Disteso a terra sul freddo pavimento dell’ufficio di Piton,
Harry fissava con sguardo vuoto il soffitto, ma in realtà ciò che vedeva erano
gli occhi di Sirius, mentre scompariva dietro al velo nei sotterranei del
Ministero della Magia.
- Alzati Potter – urlò Piton puntando
la bacchetta verso il ragazzo. – Per tutti i Gargoyle, possibile che tu sia
peggiorato rispetto all’anno passato? Eppure dovresti aver sperimentato sulla tua pelle com’è
importante chiudere la mente ad intrusioni esterne – continuò l’uomo con tono
maligno.
A quelle parole Harry si sentì fremere, e strinse la bacchetta
tra le mani con rabbia. Ma per quanto tentasse di
rivolgere la sua rabbia verso Piton, non poteva che avercela con se stesso. In
fondo Piton aveva ragione. “Se io non avessi permesso a Voldemort di usarmi, forse… “-
pensò tra se e se, mentre cercava di raccogliere le forze e rialzarsi.
- Sei pronto Potter? – chiese Piton senza
però attendere la risposta del ragazzo. – Legilimens – urlò puntando la
bacchetta contro Harry.
Il sole che si rifletteva sul lago, il suono del
vento che rimbombava nelle orecchie, e due occhi che fissavano intensamente
qualcosa come sotto ipnosi. Poi il calore di una bocca che sfiorava
soavemente un’altra.
- Noooooo – urlò Harry, che non
voleva assolutamente permettere a Piton di spiare quel momento.
Ma improvvisamente il ragazzo rivide quegli
stessi occhi, ora però più freddi e accigliati,
fissarlo con sprezzante pietà. Il vento non echeggiava più nelle
orecchie, ma soffiava impetuoso e gelido, penetrando come lame
il viso scoperto. E il sole non risplendeva
sulla riva del lago, ma si nascondeva dietro a grosse nuvole nere. Intanto
quegli stessi occhi continuavano a fissarlo, mentre lo sguardo sprezzante si
era trasformato in un ghigno beffardo.
- No – sentì urlare Harry. Avvertiva la presenza di Piton
davanti a se, ma prima che potesse vederlo era di
nuovo fuori dal castello. Nel campo di Quidditch teneva tra le braccia
qualcuno, a cui carezzava delicatamente i capelli rossi.
- Noooo – gridò nuovamente Harry, ma
questa volta non riuscì ad interrompere la visione del ricordo a Piton. Senza
poter fare niente Harry osservò se stesso mentre sollevava il viso di Ginny e
accostava lentamente le sue labbra a quelle della piccola Weasley, conscio del
fatto che anche Piton poteva assistere all’accaduto.
- Dovresti sforzarti di più Potter – disse Piton una volta che
il ragazzo si accosciò a terra stravolto. Harry lo
guardò ancora una volta furioso, e notò che anche
Piton sembrava turbato.
- Chi era quella ragazza? – chiese l’uomo
evitando lo sguardo di Harry.
- Non sono affa… - rispose Harry.
- Potter – tuonò Piton, fissando il ragazzo e sollevando la
bacchetta. – Legilimens –
Il viso di Ginny comparve davanti ad
Harry.
- No, non la signorina Weasley, l’altra – disse Piton.
All’improvviso, il viso sfocato di quella che sembrava essere Kioko rimpiazzò
quello di Ginny, mentre Harry cercava di contrapporsi in ogni modo a Piton. –
Emma – sentì dire il ragazzo dall’uomo, prima di
trovarsi nuovamente a terra.
******
- Harry – si sentì chiamare il ragazzo poco dopo essere uscito
dall’ufficio di Piton. – Ciao… - disse imbarazzata Ginny. – Tu hai per caso…sì hai visto Hermione? – balbettò la ragazza
agitata.
- No…cioè sì…ecco…l’ho vista due ore
fa a… - rispose Harry anche lui balbettava nervoso.
- Sì, noi…ti ho visto andare via ed ero
con lei. Ma poi mi sono… - spiegò la ragazza, ma si
bloccò, visto che continuava a balbettare. - Scusa devo
andare! – aggiunse, senza guardare Harry e prese a camminare. Ma poco dopo tornò indietro, e prendendo di sorpresa Harry
che era rimasto immobile a fissarla, lo bacio sulle guance lanciandogli un
sorriso.
- E così preferisci lei a me – disse
Kioko, apparsa all’improvviso dietro a Harry. Il ragazzo riusciva a sentire il
suo respiro sul collo. E il profumo dei suoi capelli
riempiva il corridoio in cui si trovavano.
- Kioko io… - cominciò a dire il ragazzo senza voltarsi. Per
qualche motivo sapeva che doveva parlare a Kioko senza guardarla, sapeva che se
avesse fissato i suoi occhi non sarebbe stato capace di chiederle di stare
lontano da lui.
- Cosa, Harry? – replicò la ragazza
mettendosi davanti a Harry e cercando il suo sguardo.
- Volevo dirti che… - continuò Harry. Cercava di evitare lo
sguardo di Kioko, ma la ragazza gli si faceva sempre più vicina.
- Harry guardami – ordinò Kioko al
ragazzo, appoggiando le mani sul suo viso e costringendolo ad incrociare il suo
sguardo.
- Tu…Cosa vuoi da me? Chi… - cominciò
a dire Harry, ma all’improvviso si sentì invadere da una strana sensazione. Una sensazione che aveva imparato a conoscere in quei giorni, lo
strano desiderio di compiacere Kioko.
- Harry portami lontano da qui. Solo per un po’, solo per un
attimo, ora – sussurrò la ragazza, fissando Harry. I suoi occhi brillavano, ma
erano freddi e cupi. Ad Harry non sembravano gli
stessi occhi di sempre, ma quelli che aveva appena visto nell’ufficio di Piton.