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Autore: Drops of Jupiter    20/08/2010    1 recensioni
Pansy Parkinson è da sempre innamorata di Draco Malfoy, ma non ha mai fatto nulla per tentare di apparire diversa da una delle tante ochette innamorate ai suoi occhi.
All'alba del sesto anno, Pansy comincia a darsi da fare perchè il biondino possa accorgersi di lei. Ma non sarà tutto così facile. Fra Draco che la considererà soltanto un'amica e comincerà a trattarla diversamente appena l'approccio con lei cambierà natura, un'amica sempre pronta a darle consigli e un'orda di ragazzine urlanti a far da scia a Draco, ce la farà la nostra Pansy a conquistare il cuore del giovane erede Malfoy?
Lo scoprirete soltanto leggendo! (:
Mi raccomando, se vi piace, lasciate tante recensioni, mi farebbero davvero tanto piacere! *_*
Pairing: Draco/Pansy.
Rating: Arancione.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Millicent Bullstrode, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Pansy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Spazio Autore:  ringrazio chi sta seguendo questa FF e chi ha commentato. Ringrazio particolar modo PunkGirl_ che ha commentato il primo capitolo di questa FF (: Grazie tante ^^
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3. Incomprensibili confessioni.

<< Non sempre quel che si crede giusto per noi lo è per gli altri. Non ci sono schemi, non ci sono tabelle che tengano la contabilità dei nostri sentimenti. Impariamo a conoscere noi stessi e gli altri soltanto vivendo giorno dopo giorno. Scopriamo lati di noi nascosti, cose non dette… Come se tutto ciò che siamo stati finora non sia che una labile scultura di sabbia che alla prima onda è destinata a cadere per poi essere nuovamente innalzata alla ricerca di quella che noi consideriamo la perfezione… Anche se nessuno ci ha mai insegnato che la perfezione non esiste. >>

Sala Grande
Domenica mattina, h. 8.00

“E adesso che sei dovunque sei
Chissà se ti arriva il mio pensiero?
Chissà se ne ridi
O se ti fa piacere…”

Quella mattina Pansy s’era alzata di buonora. Nonostante non avesse fame, aveva appuntamento con una studentessa del terzo, ragion per cui aveva optato, una volta tanto, per la puntualità.
Aveva ancora sotto gli occhi la scena della sera precedente: Draco che bussava alla sua porta, il maglione verde-argento, il sorriso ammaliatore del ragazzo.. Ripensare a tutte quelle cose l’aveva fatta andare in un brodo di giuggiole, e non era certo nel suo stile scomporsi per così poco.
Erano ormai le otto passate e la studentessa del terzo non s’era ancora fatta viva. Pansy sbuffò, piuttosto infastidita. Decise che avrebbe aspettato ancora qualche minuto e se la ragazza non si fosse presentata entro quell’ora sarebbe uscita quanto prima dalla Sala. Tamburellava nervosamente con le dita sulla superficie liscia del tavolo, ma della ragazza nemmeno l’ombra.
“Al diavolo…” sbottò, alzandosi e uscendo dalla Sala, la mente immersa in mille e più pensieri. Camminava a testa bassa, quel giorno, e la cosa risultava alquanto strana. Pansy generalmente camminava per i corridoi tronfia e a testa alta. Amava mettersi in mostra, amava cacciare su di sé l’attenzione. Ora camminava a testa bassa…
“Mannaggia a te, guarda dove metti i piedi!”
“Scusa Malfoy.”
Non potè far a meno di arrossire. Di nuovo, la piccola Pansy si ritrovava a dover fare i conti con una sensazione a lei totalmente nuova, il rossore.
“Guarda dove vai la prossima volta, Parkinson.”
“Sì… Scusa…”
Draco tirò via diritto, mentre in Pansy tornava a riemergere quella stranissima e ormai conosciuta sensazione di vuoto opprimente, tipica conseguenza di tutte le volte che Draco la trattava come ‘una delle tante’. Se solo non fosse stato per quel suo orgoglio da Serpeverde, forse ora non avrebbe esitato a mettersi a piangere. Ma no, lei era Pansy Parkinson, non poteva mettersi a piangere, aveva un nome e una dignità da mantenere alti.

“Cosa mi aspetto dal domani?
Beh, credo che
Sia giusto dirti che non voglio
Niente senza te…”

“Io non la capisco, Blaise.”
“Nemmeno io.” Mentì il ragazzo di tutta risposta.
“E’ diversa, è cambiata. Non è più la stessa.”
Blaise ascoltava le parole di Draco con superficialità, ormai tutti s’erano resi conto di quel che provava Pansy nei confronti di Malfoy. Tutti tranne il biondino, ovviamente.
“Sembra quasi che cerchi di farsi trovare negli stessi posti che frequento io per poi sparire con la stessa bravura di un’iguana che si mimetizza fra le foglie.”
A quel paragone Blaise inarcò un sopracciglio. Di tutti i paragoni fini che Draco avrebbe potuto utilizzare per parlare di Pansy aveva scelto proprio uno dei meno belli e, soprattutto, meno delicati.
“Sai, Draco, in quanto a commenti lasci parecchio a desiderare…”
“Eh?”
“Lascia perdere…”
Malfoy guardò con aria corrucciata Blaise: detestava quando l’amica sfruttava il suo intelletto per metterlo in difficoltà. Mugugnò qualcosa di incomprensibile, quando Blaise s’alzò.
“Dove vai?”
“Torno in Sala Comune, ho una faccenda da sbrigare…”
“Bah…”
“Che c’è, solo tu sei impegnato qui?”
“No, no, vai pure…”
Draco seguì con lo sguardo Blaise uscire dalla Sala Grande, rimanendo seduto al tavolo. L’appetito gli era passato nel momento in cui aveva capito che Zabini sapeva qualcosa su Pansy ma glielo stava tenendo nascosto. Si sentiva in un certo senso tradito: Blaise fondamentalmente era amico di entrambi, ma in principio era il suo migliore amico, Pansy doveva venire per forza di cose dopo di lui. Che forse Pansy nascondesse un segreto più grande di quel che lui stesso potesse anche solo minimamente pensare?
Prese a giocare nervosamente con la forchetta e il piatto di pudding che aveva sotto il naso.
“Devo parlare con Pansy.” si disse, convinto della decisione che aveva appena preso. S’alzò di scatto dal tavolo, totalmente dimentico della colazione per seguire il percorso fatto poco prima da Blaise per raggiungere la Sala Comune.

“Distratto, stupido e testardo
Come sempre torno a farlo
Ho deciso di fermarlo
Per poterti avere ancora…
Non dire una parola…”

Sala Comune

Domenica mattina, pochi minuti dopo

La Sala Comune era pressoché deserta, e lungo tutto il tragitto Draco non aveva fatto nient’altro che sperare, in cuor suo, che Pansy non fosse né lì né in camera, in modo tale da rimandare quella chiacchierata, che, doveva ammetterlo, non sapeva nemmeno da che parte fare iniziare. In qualunque caso, in Sala Comune c’erano soltanto alcuni studentelli del primo anno che ripassavano freneticamente in vista di un’esercitazione di Trasfigurazione prefissata per il venerdì mattina. Con passo incerto si diresse verso la camera di Pansy. Chissà, se non era in Sala Comune, forse,l’avrebbe trovata in camera.
Era soltanto nel corridoio, quando udì delle voci provenire dalla camera della ragazza: Millicent e Pansy.
Per la prima volta dopo sedici anni, il cuore balzò in gola al ragazzo, che improvvisamente aveva perso tutta la spavalderia e la superbia che lo caratterizzavano generalmente. S’avvicinò alla porta, la mano appoggiata alla maniglia. Le voci erano più chiare, nitide, udibili.
“Pansy, dovresti dirglielo.”
“Non capirebbe.”
“Ma devi provare, se non provi non potrai mai sapere se hai sprecato o meno un’occasione.”
“Ma l’hai detto tu che vuole solo divertirsi.”
“Certo, ma allora vale la pena che tu stia in queste condizioni solo per la tua futile paura di parlargli?”
Pansy si lasciò andare sul letto all’indietro, affondando la testa nel cuscino e ricacciando indietro alcune lacrime che avevano accennato a sgorgare lungo le sue guance.
“Ma Milly, te l’ho già spiegato perché non voglio parlargli…”
E intanto Draco ascoltava, spinto da una curiosità nuova, sconosciuta. Una parte di lui lo avrebbe indotto a spingere quella maniglia, ad entrare con i suoi soliti modi bruschi e spicci. L’altra parte di lui lo tratteneva dietro quella porta, nella vana attesa che una delle due si sbilanciasse un po’ di più permettendogli di capire cosa stesse succedendo. Le due ragazze continuarono a lungo a parlare in codice, e Draco continuava a capire sempre meno del loro discorso, anzi, se possibile si ritrovò più confuso di quanto già non fosse in precedenza.
“Pansy, torno dopo. Pensaci.”
“Sì, Milly…”
Pansy si sollevò leggermente dal cuscino, ma il suo viso persisteva nell’essere segnato da un velo di tristezza e combattimento che non aveva mai visto fino a quel momento.
“Malfoy?”
“Bulstrode”
“Stavi origliando?”
“Sono appena arrivato, dovrei parlare con Pansy se non ti dispiace. Sempre che tu non ritenga che ciò sia solo prerogativa tua.”
“Certo che no.”
Millicent s’allontanò, sebbene poco convinta dei modi troppo accondiscendenti di Malfoy. In quel mentre Draco bussò.
“Posso?”
Alla sola vista dell’oggetto dei suoi pensieri, la piccola Serpeverde non potè evitare di non sbiancare in maniera piuttosto palese. Ma al solito, Draco era sempre troppo preso da sé stesso per potersi accorgere che c’era molta più diversità di quanto credesse, in Pansy. Il ragazzo, con nonchalance, si sedette sulla sponda del letto della ragazza. L’ultima volta che l’aveva vista era stato il venerdì sera ad Hogsmeade, poi fra una cosa e l’altra, una partita di Quidditch dall’esito più che deprimente, l’umore sotto la suola delle scarpe, Pansy era decisamente passata in secondo piano per almeno un paio di giorni.
“Come mai sei qui, Draco?”
“Sono venuto a trovare la mia migliore amica.”
Pansy ammutolì. Draco era venuto a trovare la sua migliore amica. Ma generalmente, un Malfoy non va a trovare qualcuno se non ha un secondo fine. Rimuginò a lungo su quali potessero essere le motivazioni che potessero aver spinto Draco a presentarsi così, in camera sua, di punto in bianco, senza una motivazione più che fondata. Aveva forse bisogno di un’amante? Aveva bisogno di qualcuno che gli facesse il tema di incantesimi? Eppure sapeva che lei non fosse una cima in quella materia. O forse aveva mire verso Millicent? D’altronde, se fosse stato interessato a lei il venerdì avrebbe fatto in modo di combinare qualcosa, o no? O davvero, molto semplicemente, come aveva anche detto lui, l’unico suo scopo in quel momento era quello di trascorrere un po’ di tempo con la sua migliore amica? No, non poteva essere di certo così, era una soluzione troppo ovvia. E con Malfoy non si poteva mai dar nulla per scontato.
“Capisco…” rispose, dopo un po’ di tempo, la voce tremante.
“Sai, Pansy, sei strana ultimamente.”
Ecco, Draco era arrivato direttamente al punto, con il suo solito tatto proverbiale, e il cuore di Pansy aveva smesso di battere per una manciata di secondi che per la ragazza equivalsero a almeno un paio di minuti.
“Strana?”
“Sì, strana. E’ come se…”
Ricordò il commento di Blaise sul paragone di Pansy ad un’iguana, così decise di prenderne uo più ‘colto’.
“E’ come se stessimo giocando a nascondino?”
“Nascondino?”
“Sì, Pansy, quel gioco schifosamente babbano che fanno i bambini piccoli, quando si nascondono dietro i muri e saltano fuori all’improvviso gridando tana.”
“Strana?” ripetè nuovamente. Forse Draco non se ne sarebbe accorto, ma la ragazza aveva iniziato a tremare impercettibilmente.
“Strana, Pansy. Cosa c’è di strano nel fatto che io ti trovi strana?” domandò vagamente sconcertato da quel suo strano quanto più inutile gioco di parole basato sul termine ‘strano’.
“Sei cambiata, non sei più la stessa. E’ successo qualcosa?”
“No.”
“E allora perché questo cambiamento?”
“Non lo so”
“Come puoi non saperlo?”
“Non lo so” ribadì Pansy, stringendosi nelle spalle. Quella conversazione iniziava ad andarle stretta. Già, ora aveva capito quale fosse il doppio fine di Draco. Il biondino aveva un solo obiettivo, ed era scoprire di chi stessero parlando poco prima lui e Millicent. Evidentemente era rimasto fuori dalla porta per un lasso di tempo necessario perché potesse carpire alcune frasi fondamentali del discorso. Ed era palese, sottolineo palese, che stessero parlando di un ragazzo.
Era anche più che certa che l’ego smisurato di Draco gli aveva suggerito d’essere lui stesso l’oggetto della conversazione delle due ragazze e l’oggetto dei desideri di Pansy. E quel suo egocentrismo l’aveva indirizzato sulla giusta via. Quella sarebbe potuta rivelarsi l’occasione migliore anche solo per lasciargli qualche indizio, per permettergli di iniziare a riflettere su quelli che erano diventati i suoi sentimenti. Ma improvvisamente anche Pansy era diventata vigliacca, aveva paura a mettersi in gioco. Aveva paura che così facendo avrebbe potuto perdere per sempre il biondino. E non si rendeva conto che, forse, rischiava di perderlo anche continuando a scappare e a schermirsi.
Draco s’alzò improvvisamente, col suo modo di fare imperioso.
“Quando avrai voglia di spiegarmi cosa ti succede saprai dove trovarmi.”
“Sì.”
“Ciao Pansy.”
“Ciao Draco.”
L’osservò uscire dalla sua stanza e richiudersi la porta alle spalle. Pansy si lasciò cadere nuovamente sul letto di peso, affondando la faccia nel cuscino, costringendosi nuovamente a soffocare le lacrime che avevano voglia di sgorgare, di liberarsi, di scappare al controllo di quell’orgoglio troppo marcato. Ora la Serpeverde non faceva altro che darsi dell’idiota. Aveva appena realizzato che s’era nuovamente lasciata sfuggire dalle mani un’occasione. E questa volta non riuscì a trattenere il pianto. In fondo era sola, e nessuno sarebbe venuto a sapere delle sue lacrime, all’infuori di lei. E del suo orgoglio.

  
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