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Autore: BeGD    20/08/2010    1 recensioni
una fuga d' amore mette scompiglio nel mondo della musica e all' interno dei Green Day. Vecchi rancori emergono nella preoccupazione, mentre la compagna d' avventura di Billie Joe, Eleonora, vive esperienze straordinarie con colui che credeva essere solo un sogno. E' la mia prima ff.. gradita clemenza..
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Adrienne arrivò di corsa all’ ospedale, chiedendo dove fosse ricoverato John Kiffmeyer: non ebbe risposta. Certo, non era sicura che John fosse ricoverato. Si diede della stupida e andò avanti, girando in tutto l’ ospedale, finchè non lo trovò. Era su una sedia in una sala d’ attesa, e si tamponava un labbro gonfio. I capelli biondi erano più scompigliati del solito e il giubbotto di pelle pareva andargli largo sui fianchi, come se questi fossero improvvisamente dimagriti. Era bello, bello, selvaggio e indifeso. Adrienne, seppur amando suo marito, lo aveva sempre trovato un uomo affascinante, interessante, oltre che un’ ottima persona, sveglia e sempre con la battuta pronta. Ma non quel giorno. Quel giorno Mike era spento, sofferente, colpevole e disperato. Appena vide Adrienne, raddrizzò la schiena con uno scatto, salutandola con un cenno della mano. Adie quasi lo ignorò,passando al sodo.

-cosa è successo, Mike? Hai scoperto qualcosa? John sa qualcosa?-

-è uno stronzo, solo uno stronzo- disse Mike scuotendo il capo –ma non credo che sia stato lui. Non sa niente.-

-pista sbagliata, quindi.. ora concentriamoci su sua moglie, credo che sia l’ unica persona che ci rimane come possibile rapitore. Ma tu che ci facevi qui, scusa?- sbottò all’ improvviso la donna.

-ero venuto a trovare Gerard Way. Ha tentato il suicidio, sai?-

-il suicidio? Gerard? Non lo sapevo. Oh, Mike , è terribile.. e perché mai avrebbe dovuto fare una cosa del genere?!-

-non ho idea.- rispose l’ altro. Non aveva voglia di raccontarle tutto, della telefonata dopo l’ uscita dell’ articolo e di tutti i sensi di colpa che lo angosciavano.

Billie stava facendo le valigie. Eleonora era sulla spiaggia, ma sarebbe tornata per farle anche lei. Andavano via. Affrontavano la situazione di petto. Billie avrebbe dato il motivo della sua fuga ed Eleonora si sarebbe preparata.

Ma Billie era tormentato. Lui aveva preso una decisione, ma Eleonora lo preoccupava. Coma avrebbe fatto a lasciarla sola, con un bambino anche suo a carico? Non poteva, assolutamente. E tutto andava a rotoli. Il suo progetto, la sua decisione. Ma come avrebbe fatto? Si sarebbe sentito morire. Doveva tenerla con sé anche se, ormai l’ aveva capito, non la amava quanto si sarebbe meritato. Non la amava davvero. Non avrebbe abbandonato ciò che gli era più caro per lei. Non era amore. Non come quell’ altra persona, almeno. Quella che gli era stata vicina nei momenti più difficili, quella che gli aveva donato i suoi più bei gioielli, quella con cui aveva condiviso tutto, quella persona per cui lui stesso aveva rinunciato alla sua fetta di pane quotidiano per dargliela, sapendo che ne aveva più bisogno. Era quella la persona della sua vita, la prima da cui sarebbe andato, al suo ritorno.

Clarissa e Livia erano al parco con Jacob. Quel ragazzino era una gioia, una caramella effervescente, metteva un’ allegria incredibile. Lui, al contrario di Joey, adorava suo padre, lo stimava, lo credeva il suo mito. Era molto agitato da quando aveva saputo che era sparito, ma confidava nel fatto che il suo papà fosse partito per salvare delle persone in un Paese e che sarebbe tornato presto, non appena gli sventurati non fossero stati tratti in salvo. Clarissa, invece, era preoccupata per sua sorella: non si faceva viva da tempo, ormai, e Diane non le era piaciuta per nulla. Era sempre stata sincera ed era una pessima attrice. Si era lasciata sfuggire che quella di Eleonora si trattava di una fuga d’ amore e Clarissa ne era sempre più convinta, ormai. Anche Livia era della stessa opinione, ormai, anche se, prima, aveva pensato che le fughe di Billie Joe e di Eleonora fossero collegate da una specie di filo, come se il rapitore avesse voluto sequestrarli insieme. Si era ricreduta non appena Diane aveva accennato  a una fuga amorosa. Non poteva collegarsi, e pareva chiaro che Eleonora non fosse a conoscenza della scomparsa di Armstrong, date le sua risposte all’ ultima telefonata di Clarissa. Dopo, era stata irrintracciabile.

Clarissa non aveva ancora informato i genitori della sparizione della sorella maggiore. Si sarebbero preoccupati eccessivamente e troppe tensioni sarebbero state fatali per suo padre, sofferente di cuore. L’ avrebbe trovata lei, le avrebbe fatto un bel discorsetto e tutto si sarebbe aggiustato. Peccato che la faccenda si stesse complicando sempre di più, e lei e Livia non potevano pesare eccessivamente sulla già provata famiglia del cantante dei Green Day. Doveva trovare una soluzione, subito. Ma come??

Adrienne portò Mike a casa, lo mise sul divano e gli preparò una tisana rilassante. John aveva deciso di non sporgere denuncia, ma Mike era distrutto lo stesso. Si sentiva in colpa, sporco, reo di qualcosa che non voleva fare, ma che era stato costretto a compiere dalla pura collera, dalla rabbia, da un ‘ impulso irrefrenabile di protezione. Dalla gelosia.

Adrienne uscì di casa senza che Mike la sentisse nemmeno: era una donna fantastica, pronta e generosa verso tutti. Mike l’ aveva sempre ritenuta una protettrice perfetta per Billie, una specie di angelo custode che vegliava su di lui in ogni momento, ma mai una moglie. Mai la persona che amava Billie più di chiunque altro al mondo, non la persona legata a Billie per sempre da un anello, una persona che Billie avrebbe dovuto amare incondizionatamente. Non era lei quella persona, e mai lo sarebbe stata. Era LUI, quella persona, solo lui.

La conferma di tutto venne subito dopo.

Suonò il campanello in casa, e l’ abitante da poco rientrato a casa si diresse sbuffando alla porta. Chi poteva essere, accidenti? Dopo una giornata così impegnativa! Che rompiscatole! Si alzò con calma, come se il corpo fosse pesante come un macigno, come se nemmeno gli appartenesse. Era stanco, l’ abitante, era appena rientrato a casa dopo aver tentato di aiutare un amico. Aveva tanto sperato di esserci riuscito, ma non ne era più tanto convinto. Sarebbe dovuto tornare da lui, al più presto, per sentire come stava. Alzarsi era una fatica, e la morbida felpa che avvolgeva la persona sembrava dura sulla pelle d’ oca. I suoi occhi erano spenti, vuoti, stanchi delle troppe preoccupazioni. Non c’ era luce in quella persona, non più. Dopo la scomparsa del suo lui, della sua metà, tutto si era spento attorno a lei. La casa, i figli, gli amici; tutto era in stand-by, e solo una persona avrebbe potuto premere il tasto di accensione di nuovo, come quasi 16 anni fa. Andò ad aprire la porta.

Due occhi, due sfere, la fecero sfrecciare nel passato, in quello che non era ancora cambiato, in quello che non aveva dolore, nella culla dell’ oblio, nelle dolci braccia dell’ incondizionato, nei meandri di quello che non poteva essere chiamato amore, perché era sbagliato, fuori posto. Ma bello, terribilmente bello, quasi come far chiudere quegli occhi che cercavano di catturare l’ istante e farlo rimanere tale per sempre, in modo che la spenta persona alla porta ritornasse a vivere pienamente, in modo che potesse riprovare quel piacere che solo quegli occhi potevano fargli provare. Non ci fu nulla da aggiungere: il pulsante di accensione fu premuto. E poi di nuovo al lavoro, di nuovo in piena attività, i muscoli della persona si contrassero e rilassarono ritmicamente, amando colui che credevano non poter rivedere mai più. Lo amò, quella sera, amò la persona che aveva pensato incessantemente tutti i giorni e tutte le notti, a tutte le ore e in ogni secondo, come se ogni secondo rivelasse all’ abitante della casa un piccolo frammento del suo amore perduto, come se gli istanti si schiudessero in una reazione a catena, completando il puzzle che ricostruisse la figura della persona più importante che conoscesse, della persona che rinchiudeva dentro di sé l’ algoritmo essenziale della sua esistenza. Lo amò fino allo sfinimento, il suo ospite, finché non vide chiudersi i suoi occhi dal piacere, finché non li vide soddisfatti, finché non sentì fremere ogni cellula del suo corpo perfetto, finché non sentì la sua voce pronunciare, finalmente, in un groviglio di lenzuola:

-sono tornato, Mike.-

 

 

Ebbene, stavolta ci siamo!! Allora, vi è piaciuto questo finale di capitolo?! Un po’ languido, forse?? O avreste preferito qualcosa di più forte?! Beh, per quello voglio farvi aspettare ancora un po’. Intanto, stuzzicate la vostra fervida fantasia finchè non vedete la bavetta uscirvi dai lati della bocca.. Bene, come al solito non abbandono le sane abitudini, ovvero la parentesi sclero..

Seriamente, spero che vi stiate divertendo con questa ff e spero di avere il tempo di aggiornare anche l’ altra, anche se questo è un periodo infernale per me. Ringrazio ancora tutti coloro che seguono la storia e soprattutto Drunky Bunny, di cui aspetto la recensione (come la aspetto da tutti). Un bacio e alla prossima!!

   
 
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