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Autore: candidalametta    21/08/2010    4 recensioni
-Guarda quel tatuaggio, lasciando cadere la presa morbida dalla sua carne solo per alzare lo sguardo su di lei, rischiando seriamente di farla tremare, quando nei suoi occhi legge una verità scomoda che da quel momento renderà memorabile la vacanza di quel cliente.------ I due modi di vivere l'estate, dietro e fuori il bancone di un piccolo chiosco sulla spiaggia, lo strano rapporto tra una barista e un turista. Complice il troppo caldo alla scoperta di strani simboli sulla pelle abbronzata.
Genere: Avventura, Commedia, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza si guarda intorno sospettosa, come se da un secondo all’altro l’ombra di un condor famelico si potesse proiettare sulla sua schiena indifesa. Nonostante il paesaggio a volte ricordi un deserto, grazie alle dune pallide, il mare turchese a pochi passi mitiga un po’ la sensazione da landa desolata.
Ma non il sospetto che la proprietaria del bar nel lido in cui lavora possa sbucare fuori da un secondo all’altro vista la sua straordinaria capacità di trovarla ogni volta in cui cerca di sgarrare dalle direttive del capo.
Come quella di tenere della musica orecchiabile e neutra per tutta la giornata, cosa che in effetti alla ragazza pesa infinitamente tanto da sembrare ancora più assorta gran parte della giornata nella speranza di non ascoltare l’ennesimo remix anni 80.
Una mano fruga sul fondo della borsa quindi, mentre abbassa per un attimo gli occhi sull’improbabile confusione che continua a tenerci dentro, nonostante si sia ripromessa più volte di non imitare un bazar marocchino.
Quando li rialza, con l’oggetto dei suoi desideri in mano, un cespuglio arruffato la sta già fissando oltre il bancone, con il cipiglio tipico di ogni mattina, quando ancora i turisti non sono scesi in spiaggia e l’aria è calma tra le onde al risveglio.
“solo una …” concede con tono benevolo mentre la ragazza torna a respirare più leggera.
Il disco rotondo e piatto scivola nella fessura meccanica e la traccia parte senza ritegno.
Come se non aspettasse altro che essere chiamata alla luce del mattino.
“Heaven and Hell ”
La ragazza sorride al grido roco del falco, quasi avesse ricevuto un abbraccio più forte del sole caldo al mattino.
Canta a voce alta, sicura della sua solitudine tra la macchinetta dei caffè e il piano dei cocktail inutilizzato a quest’ora, sistemando le ultime bottiglie di succhi di frutta nel maniacale ordine del frigo vicino le sue gambe, accucciandosi per raddrizzare in centrifugato di fragole.
“devo cantare anch’io per ordinare qualcosa?”
Incespiacando sui suoi piedi finisce per rialzarsi, lentamente, aggrappandosi con le dita macchiata di smalto improbabile al bancone.
E dalla sua espressione confusa e intimidita si potrebbero capire molte cose; una per tutte che l’ultima cosa da fare di prima mattina è prenderla in giro, come si concede di fare in ragazzo davanti a lei semplicemente guardandola, con i gomiti poggiati dall’altra parte del banco e il sorriso strafottente sulle labbra piene.
“potresti provare, ma dubito tu possa raggiungere il mio livello”, sbuffa, quasi a darsi contegno mentre furtivamente fa uscire il cd e lo ripone frettolosamente in borsa, come se un solo minuto all’aria aperta lo potesse rovinare.
Privandolo di strane virtù.
Il ragazzo non guarda nemmeno la copertina, preferisce fissarla negli occhi, con quel risolino beffardo all’angolo della bocca che le fa prudere le mani, costringendola a spostare i bicchieri di varie altezze da un angolo all’altro, rischiando di sparpagliare le cannucce sul tappetino gommato o chissà quanti altri disastri, che la farebbero apparire ancora più goffa di quanto già immagina nelle iridi scure di lui, che continua a guardarla, senza dire una parola.
“insomma!” sbotta improvvisamente la ragazza, lui smette di ridere, un sopracciglio appena alzato, e la barista capisce di stare uscendo dal suo ruolo.
“insomma … “ ripete con più calma, “posso fare qualcosa per te?”, lui riprende il suo sorriso, più pacato, meno convinto, come se fosse solo un riflesso di buon costume.
In fondo è il cliente.
“vorrei un caffè grazie, e un bicchiere d’acqua se puoi”, ha un’eleganza strana nel chiedere, come se non si ponesse il problema di non essere esaudito, nonostante la forma accomodante.
Lei non risponde nemmeno, si gira su in fianco cominciando il classico rituale con il pezzo d’epoca che è il suo collega di lavoro preferito.
Una macchinetta del caffè dalle dimensioni di una petroliera.
La ragazza è convinta che abbia la stessa potenza visto che le ha quasi fatto saltare una mano un giorno, mentre faceva uscire il vapore.
Sospira, battendo via la polvere pressata dell’ultimo caffè per metterne di nuova.
“non per essere invadente …” sibilla il ragazzo che non può vedere, presa com’è dal mettere la giusta quantità di miscela nel bracciolo, “ma com’è che si chiamava il gruppo di prima?”, lei accenna un sorriso, stringendo l’avvitatura, “30 seconds to mars … se non li hai mai sentiti nominare non preoccuparti … non sono molto conosciuti in Italia”, preme il piccolo bottone e la vecchia caffettiera lascia scorrere un rivolo scuro e profumato nella tazzina che si è ricordata di mettere sotto lo scolo.
“certo che li conosco …” la sorprende invece, e lei per un attimo abbandona il caffè, per gustare un miracolo così insolito.
Si volta per osservarlo, e il suo volto deve essere di pura gioia visto che il ragazzo atteggia un smorfia prima di aggiungere con studiata semplicità, “ho una sorellina di tredici anni quindi …”.
“ah”, è l’unica cosa che riesce a dire, mentre invisibili parolacce si accavallano sul suo viso in maniera evidente visto che il giovane ha di nuovo il suo sorriso sardonico sulle labbra.
In una piega che ricorda la truffa in cui è caduta la ragazza.
Nel sentirsi mortalmente offesa perché alla veneranda età di ventun anni il suo gruppo preferito è stato equiparato allo svago di un teenager.
Lo si capisce, dal tono leggero del ragazzo; come se in fondo a lui non importasse neanche che la sua vita sia legata ad un band d’oltreoceano.
Ma poi perché dovrebbe?
Lui non la conosce neanche, non sa il suo nome, non sa da dove viene.
Come lei, che non si chiede perché lui abbia la pelle troppo bianca di città contro la luce cangiante del mattino, che aspetta solo di colorarlo un po’.
Mettere del rossore su quelle guance affilate invece di lasciarlo tutto sui suoi zigomi.
In bella mostra.
Mentre l’orgoglio di appartenenza finisce per ridursi allo scherzo di un turista svogliato.

Il caffè quasi schizza fuori dalla tazzina mentre lo poggia con troppa decisione sul piattino, le mani tremano di rabbia mentre afferra la bottiglia d’acqua, la più calda che trova sul banco, in un dispetto sommerso, e la versa nel bicchiere di plastica che vorrebbe gettargli addosso.
Con forza magari, ad un tale insensibile.
Ha intenzione di lasciarlo li al bancone e allontanarsi, senza dargli la soddisfazione di vederlo bere lentamente il suo stramaledetto caffè, pagare e ringraziarla magari, aggiungendo oltre al danno la beffa.
Invece, appena poggia il bicchiere sul legno liscio la mano di lui le ferma il polso, liberandole le dita e osservando per una manciata di secondi la pelle segnata sulle vene di un simbolo strano, che significa trenta, ma che nel suo caso vuoi dire famiglia.
Guarda quel tatuaggio, lasciando cadere la presa morbida dalla sua carne solo per alzare lo sguardo su di lei, rischiando seriamente di farla tremare, quando nei suoi occhi legge una verità scomoda che da quel momento renderà memorabile la vacanza di quel cliente.
“mi piace”.



Lo so che ho una ff in atto sui 30stm e un altro migliaio che non aggiorno da una vita. Ma per ora non riesco a pensare ad altro che a questa storia che al contrario di tutte quelle che mi ronzano in testa ha bisogno di essere pubblicata adesso. Anche se non l’ho neanche finita. Credo sia Agosto (mese maledetto!) comunque è una cosa corta. Non più di 4 capitoli badate bene.
Ok.
Detto questo vorrei umilmente ringraziare chiunque abbia commentato “la notte delle stelle”.
Ho provato molte volte ad aprire la pagina “contatta” e ringraziarvi in maniera adeguata per le più belle recensioni che io abbia mai ricevuto ma… non ci sono riuscita. Finivo per essere banale e io odio essere così.
Quindi approfitto di questo scritto e di tutti quelli che verranno per ringraziarvi.
Perché mi avete fatto immensamente felice, e avete lenito un po’ della mia solitudine in queste notti.
ps; il banner è roba mia, incluso lo sfondo che è veramente il posto dove sto lavorando -.-
Un bacio.
A prestissimo.
Lori
  
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