CAPITOLO 4
Emma dall’altra parte del vetro non poté fare a meno di
soffermarsi a osservarli: Ianto seduto sulla scrivania di Jack mentre il
Capitano era intento a fasciargli la mano, quei gesti, quegli sguardi, la
delicatezza con cui lui gli teneva la mano …
Probabilmente non si definivano una coppia, forse non si erano neanche
mai detti di amarsi, ma il sentimento che li univa era così evidente. Bastava
guardarli, lasciare da parte parole e definizioni, concentrarsi solo sul loro
atteggiamento: il modo in cui Jack continuava a massaggiargli il palmo della
mano, lentamente, come per bloccare in eterno quel momento d’intimità che
riguardava solo loro due. E l’espressione di Ianto, il modo in cui guardava il
suo capitano… Si chiese come avesse fatto a non rendersi conto prima del loro
rapporto.
Persa nei suoi pensieri non si era accorta che adesso Ianto era uscito dall’ufficio
di Jack e che le stava davanti.
- Che ci fai ancora qui? Gwen se n’è andata da un pezzo.
- Niente, volevo solo sapere come stavi e chiederti se avevi bisogno di un
passaggio, dubito che riuscirai a guidare con la mano in quelle condizioni.
- Grazie, sei gentile, ma si è già offerto Jack di riaccompagnarmi a casa, tu
vai a riposarti, la giornata è stata lunga e piuttosto pesante, sarai
distrutta. Domattina prima di venire qui passo da casa tua, così ti lascio quei
fascicoli che cercavi oggi pomeriggio ok?
- D’accordo, allora vado a salutare Jack e poi me ne torno in albergo.
Affacciandosi alla porta dell’ufficio vide il capitano che stava riordinando la
cassetta del pronto soccorso con aria pensierosa.
- Buonanotte Jack, a domani.
- ‘Notte Emma.
La ragazza fece per uscire ma poi tornò sui suoi passi.
- Scusa se mi intrometto, so che non spetta a me dirlo, ma … sono preoccupata
per voi. Non potete reggere questo ritmo Jack, non da soli. Vivete
letteralmente sopra una fessura spaziotemporale e in tre siete troppo pochi per
questo lavoro, dovresti assumere qualcuno, non potete continuare così.
Jack si voltò verso di lei con un’espressione seccata.
- Proprio quello di cui avevo bisogno, un’altra collega che vuole insegnarmi
come fare il lavoro che svolgo da 150 anni!
- Ok, me lo sono meritato e so bene di parlare troppo, e spesso a sproposito,
ma ci tengo a questa squadra, anche se sono qui da poco. State facendo un
ottimo lavoro, l’avete sempre fatto e sono sicura che continuerete a farlo, ma
avete perso due colleghi e so benissimo che nessuno di voi ha intenzione di
vedere qualcun altro al loro posto, così come so che siete disposti ad
ammazzarvi di lavoro pur di non sostituirli; però il lavoro qui è
maledettamente difficile e voi siete troppo stanchi. E ho paura, una paura
tremenda che un giorno o l’altro la fortuna vi abbandonerà, che la stanchezza
vi farà commettere un errore di troppo; stasera ci è andata bene, ma se continuerete
così, presto o tardi potrebbe succedere qualcosa di grave.
Mentre si allontanava sentì la voce di Jack alle sue spalle.
- Non siamo pronti, non ancora …
Continuo a reclutare persone per questo lavoro, persone straordinarie, e
continuo a vederle morire. Le mando a morire, mentre a me non succede mai
niente e l’unica cosa che posso fare è cercare di tenere vivo il loro ricordo.
Lo devo a loro e lo devo a chi resta. Devono saperlo, capisci? Devono sapere
che ognuno di loro è importante, che è importante quello che fanno e che non
saranno mai dimenticati. Ecco perché è così difficile anche solo pensare di
assumere altre persone. So che hai ragione e so che è necessario, ma ci serve
ancora tempo.
Jack parcheggiò il suv davanti alla casa di Ianto e scese mentre il ragazzo lo
guardava sorpreso.
- Che fai?
- Vengo da te!
- Qui? A casa mia?
- Sì, che c’è, non mi vuoi? Hai la casa in disordine?
- Tu non ti fermi mai a casa mia …
- Lo sai, sono imprevedibile … allora mi fai salire o devo restare qui fuori al
freddo?
Scostando le coperte Ianto si allungò sopra Jack per spengere la luce sul
comodino, ma il Capitano lo bloccò
- Non sarai mica già stanco?
- Beh veramente domattina devo alzarmi presto, volevo passare da Emma prima del
lavoro.
- Mmm stai passando molto tempo con Emma …
- … sì, è vero … non sarai mica geloso?
- Certo che no!
- Ah ecco, volevo ben dire … insomma un uomo evoluto come te non si
ritroverebbe mai in balìa di un sentimento così irrazionale e tipico di noi
sciocchi mortali del ventunesimo secolo … però non posso certo negare che Emma
…
Jack interruppe Ianto e tenendolo bloccato per i polsi si mise sopra di lui
- Non pensarci neanche- disse
cominciando a baciarlo sul collo –Tu sei
mio Ianto Jones, solo mio!
Quando Jack uscì dalla doccia si fermò a osservare Ianto riflesso nello
specchio mentre si annodava la cravatta. Si era fermato lì a dormire, una cosa
che non faceva mai; forse Ianto aveva ragione? Forse il legame che si stava creando
tra lui ed Emma cominciava ad infastidirlo più di quanto avrebbe potuto
immaginare e pensò tra sé
- Sei proprio un bastardo, continui a sbattergli in faccia le tue storie con
gli altri, a farti sorprendere da lui mentre ci provi con tutti, ma appena hai
il sospetto che sia lui a provare interesse per qualcun altro devi subito
marcare il territorio.
I suoi pensieri furono interrotti da Ianto
- Doccia lunga …
- A dire la verità speravo che tu mi raggiungessi.
Ianto si avvicinò baciandolo sulle labbra
-Così poi mi avresti incolpato di farti arrivare tardi a lavoro. Finisco di
prepararti la colazione, intanto cambiati. Ti ho lasciato i vestiti sul letto.
Aggiungendo dopo qualche minuto
- Vado da Emma, ci vediamo più tardi, le chiavi sono sul tavolo, per favore cerca di non perdermele.
Dopo aver consegnato ad Emma il materiale che le serviva Ianto l’aiutò a fare
un po’ d’ordine; il trambusto del giorno prima non le aveva lasciato il tempo
di disfare i bagagli e riorganizzare le cartelle che si era portata da Glasgow.
Mentre lavoravano ne approfittarono per fare due chiacchiere e Ianto si
sorprese nel costatare quanto gli fosse facile aprirsi con lei. Poi quando si
trovavano sulla porta, pronti per uscire lei lo sorprese con una richiesta
- Posso farti una domanda indiscreta?
- Sono abituato alle domande indiscrete, fai pure.
- Perché Jack?
- Che intendi?
- Tu e lui … perché proprio Jack? Insomma, sì è incredibilmente bello e sexy,
salva il mondo, è misterioso e carismatico ma a parte questo cos’è che ti ha
fatto capire che lui è … insomma, hai capito dai …
- La verità è che non credo di essere in grado di darti una risposta, oltre
alle ragioni che hai detto, ci sono mille motivi per cui dovrei scappare da lui
a gambe levate, ma sinceramente non riesco più a immaginare la mia vita senza
di lui. So che alla fine mi spezzerà il cuore, ma d’altra parte se l’amore
fosse una scelta pensi che qualcuno sceglierebbe mai di soffrire così? No, non
so spiegartelo, davvero, ogni volta che tento di trovare le parole per definire
ciò che sento per lui, mi sembra sempre che non ne esistano di adatte per
spiegare i miei sentimenti. È qualcosa che non ho mai provato, qualcosa che mi
rende felice come non lo sono mai stato e che allo stesso tempo mi terrorizza.
È come se con lui ogni emozione fosse amplificata, è come vivere la vita con
un’ intensità tale che prima di conoscerlo mi sarebbe sembrata impossibile.
- Wow, sembra qualcosa di estremamente difficile con cui competere.
- Già, penso di sì.
- Un’ultima curiosità, considerando che ha più di 150 anni … non ti fa un po’
impressione farci …
- Ti assicuro che per uno della sua età si muove ancora piuttosto bene! –
concluse Ianto accennando un sorriso compiaciuto.
Jack osservò nuovamente l’orologio, poi
ancora la porta; Ianto era in ritardo e questo non era mai successo, anche Gwen
cominciava a preoccuparsi. Finalmente sentirono il rumore della porta che si
apriva e videro Emma e Ianto che entravano
- Era ora, ma che fine avevate fatto?- dissero quasi all’unisono
- Weevil, per la precisione tre, nel parcheggio del mio albergo
La risposta scatenò una valanga di domande di Gwen
- Cosa? Weevil in pieno giorno? State bene?
- Sì, tutto sotto controllo- la rassicurò Ianto –ma temo che la situazione ci
stia sfuggendo di mano. Adesso se permettete penso di avere proprio bisogno di
un caffè, qualcuno ne vuole?
Dopo aver distribuito alle due donne le loro tazze Ianto entrò nell’ufficio di
Jack
- Il tuo caffè.
- Grazie … e così non posso lasciarti solo un attimo che subito ti vai a
infilare in un’imboscata weevil …
- Ti ho forse fatto preoccupare?
- No, so che sei in grado do cavartela in ogni situazione, ma preferirei che tu
evitassi di cacciarti così spesso nei guai … Oh dimenticavo, ecco le tue
preziose chiavi.
Ianto prese il mazzo che Jack gli porgeva, poi rigirandoselo un po’ in mano
aggiunse
- Sai stavo pensando che, in fin dei conti, tu vivi qui, insomma si potrebbe
quasi dire che questa è casa tua e in pratica io posso entrare tutte le volte
che voglio … magari potrebbe essere corretto se anche tu avessi la stessa
possibilità.
- Non sono sicuro di aver capito quello che stai dicendo.
- Beh, stavo dicendo che magari tu potresti tenere le chiavi di casa mia e, se
ti va, qualche volta potresti … insomma non è un impegno o niente di simile
solo …
- Solo che, se qualche volta, mi venisse in mente di farti, che so, una
sorpresa a casa, potrei farlo perché avrei le chiavi.
- Sì, intendevo qualcosa del genere.
Jack riprese le chiavi dalle mani di Ianto
- Mi sembra un’ottima idea!
Jack scese nei sotterranei sorridendo nel sentire il rumore delle chiavi di
Ianto che gli tintinnavano in tasca. Aprì la porta e fu sorpreso di trovare
Emma davanti alla creatura catturata la sera prima e soprattutto nel notare che
una creatura così feroce e indomabile restava davanti a lei, fissandola senza
muoversi. Rimase immobile per alcuni
istanti, poi tornò sui suoi passi senza fare il minimo rumore. Com’era
possibile un tale cambiamento? Gwen aveva visto la creatura solo un’ora prima e
gli aveva riferito che le era sembrata così rabbiosa da farle temere che
avrebbe finito col distruggere la cella. Tornando verso il suo ufficio cominciò
a chiedersi se non fosse il caso di indagare sul legame che poteva esserci tra
l’arrivo della ragazza e l’aumento dell’attività della fessura.
continua...