POV
ISABELLA
You
touch her skin and then you think
that
she is beautiful, but she don’t mean
a
thing to me.
Yeah,
she is beautiful, but she don’t mean
a
thing to me…
[Tiny
Vessels- Death Cab For Cutie]
A
mensa era successo un putiferio.
Jessica
aveva invitato Edward alla serata sotto le stelle… Alla fine
quella serata era
solo una scusa per i ragazzi. I genitori li mandano pensando che
passino una
serata tranquilla insieme ai loro compagni di classe, ma in
realtà tutti gli
anni circolano vodka, birra e altri alcolici. Mi divertivo ad
andarci… prima
che succedesse.
Ero
come tutti gli altri. Me ne accorsi con amarezza. Probabilmente, se
fosse
successo tutto l’anno scorso, anche io ci avrei provato
spudoratamente con
Edward ma a quel punto mi sentivo un’ipocrita.
Sei
attratta da lui, ammettilo Bella…
Poi
Jessica era tornata al tavolo con un sorriso da idiota stampato in
faccia. Che
avesse visto di nuovo il suo fondoschiena? “Bella, noi siamo
amiche vero?” NO! “Ehm…
sì, perché?” “Tu stasera
verrai alla serata sotto le stelle” io scossi il capo. Lei
sbuffò.
“Senti,
so cosa ti è successo… Ma ormai è
passato, tutti lo hanno dimenticato… e
dovresti farlo anche tu. La gente non ti crede più
colpevole” non potevo
credere che Jessica la vedesse con tanta leggerezza. Era
vero… tutti se lo
erano scordato.
Ed
io non potevo vivere seppellita nel passato, insieme ai morti.
“D’accordo…”
dovevo almeno provare ad essere felice.
Mi
alzai repentinamente ed andai spedita verso Alice, era ancora al
tavolo… ma non
me ne preoccupai. Quando qualcuno tirava fuori il mio argomento
tabù, diventavo
improvvisamente inquieta.
In
quel momento sapevo di dover uscire dalla stanza.
Alice
mi guardò sorpresa. “Isa,
cos’hai?” “Niente io voglio
solo…” poi mi accorsi che
stava parlando con Edward, e mi sembrò che fosse una cosa
importante. Non avevo
il coraggio di guardarlo, e di sicuro non di parlarci. Così
rivolsi il mio
sguardo dispiaciuto ad Alice: “Oh, scusate… vi ho
interrotto” “No, non fa
niente… posso parlare dopo con mia sorella” lo
guardò. Non sembrava arrabbiato
o qualcosa del genere, anzi. Le rivolgeva un sorriso che la stava
facendo
sciogliere.
Prese
per mano Alice e la fece uscire velocemente dalla mensa.
Stavamo
camminando verso l’aula di biologia, anche se la mia era
più una corsa. “Isabella,
calmati!” mi urlò Alice.
Oddio…
devo mantenere la calma. “Scusa Alice…
e che… con Jessica stavo impazzendo e
poi…” lei mi zittì. “Mio
fratello non è arrabbiato con te, Isa” era
incredibile
quanto fosse brava a capirla.
“Sarei
un’ipocrita se mi presentassi da lui adesso… Ma
non lo voglio conoscere solo
per quello che è adesso.
Lo volevo
conoscere anche il mese scorso è solo che non volevo perdere
la mia reputazione…”
sospirai. “Ma non è solo per Edward che ti
preoccupi, vero?” io scossi il capo
repentinamente. “Posso saperlo…”
“Il ventuno aprile…” mi bloccai. Cosa
stavo
facendo? Non le potevo raccontare tutto… non adesso. Del
resto la conoscevo
solo da qualche ora.
Entrai
velocemente nell’aula di biologia, lasciandomi Alice alle
spalle.
“E’
in ritardo signorina Swan…” sentenziò
duro il professore. “Lo so…” mi andai a
sedere al posto che occupavo di solito, al posto di fianco a Edward.
“Oggi
vi propongo un lavoro a coppie… Voglio su un foglio le varie
fasi della mitosi
di questi campioncini” consegnò per ogni banco un
microscopio e sette vetrini.
“Chi
inizia?” mi voltai in direzione di Edward. “Fai tu
per primo…” lo incitai. Avrei
voluto presentarmi, ma le parole non mi uscivano di bocca. Lui sorrise.
“Anafase…
Piacere, Edward” mi tese la mano da sotto il banco. La
strinsi.
Era
fredda, innaturalmente fredda. Rabbrividii. Mi passò il
microscopio con il
secondo vetrino. “Metafase… Piacere,
Isa” vicino a sé aveva un foglio sul quale
scriveva ordinatamente gli appunti che stavamo prendendo.
Però sulla sua parte
di banco c’era anche una gomma da cancellare. Era tutta
scritta.
Poco
dopo mi accorsi che erano i versi di alcune canzoni, con tanto di
accordi. “Le
hai scritte tutte tu?” lui si girò verso di me.
Non si era accorto del fatto
che avessi preso la gomma. “Oh, sì…
quelle sono di qualche settimana fa… le
altre le ho a casa” “Che genere?”
“Come, scusa?” domandò lui gentilmente.
“Di
che genere sono?” “Ah…
Indie
Rock” io misi su una
faccia seriamente sbalordita. “Stai scherzando? E’
il mio genere preferito!”
intanto continuavamo ad analizzare i vetrini. Lui mi guardò
sbigottito.
“Tu?
La cheerleader, ascolti musica Indie Rock?” io anuii e risi.
Una risata sana,
per una volta.
Era
da quasi un anno che non ridevo di gusto. “Wow…
non me l’aspettavo. Tu verrai
stasera al parco?” io lo guardai di sottecchi. “Io
invece non pensavo che tu
fossi un tipo a cui piaceva ubriacarsi!” lui
strabuzzò gli occhi. “Jessica non
mi aveva parlato di ubriacarsi…” risi di nuovo.
“Ovvio che non te ne ha parlato…
non saresti venuto. Comunque siamo in due. Io sono astemia da un
po’…” “Da un
po’?” io feci un cenno con la mano. “E va
bene, in passato mi è capitato di
sbronzarmi di brutto due o tre volte…” lui mi
guardò. Anzi, mi scrutò. Perché
la profondità di quegli occhi color topazio andava oltre
ogni mia immaginazione.
“Allora
stasera verrai?” mi domandò di nuovo. Io gli
sorrisi un po’ amaramente e dissi:
“Sì ci vado” lui mi scrutò di
nuovo. “Stai bene?” chiese.
“Sì”
e per la prima volta dopo tanto tempo era vero.