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Autore: LoveTH    22/08/2010    3 recensioni
Nei suoi occhi c’era tanta tristezza, tanta rabbia, io con suo fratello. Lui che era quasi l’unica persona per cui poteva fidarsi veramente ora lo stava tradendo. Il nostro baciò durò ancora per molto, nel frattempo Tom si girò e se ne andò.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sono le 10:00 di mattina, Tommaso lo lasciai con la nonna mentre io e Simone andammo al tribunale. Ero molto agitata, prima di scendere di casa diedi un bacio fortissimo a mio figlio, ero quasi sicura che il giudice avrebbe detto che Tom doveva portarselo in Germania per un po’. Simone chiamò il nostro avvocato e disse chi ci avrebbe raggiunto direttamente li.

S: “Sei agitata?”

Mi disse Simone ormai in macchina.

A: “Si, certo”

S: “Dai che andrà tutto bene”

A: “Invece no, so che mi porterà via il piccolo, e io non posso stare senza di lui”

S: “Anche io, in fondo sono il padre”

A: “Tu non sei il padre”

Dissi arrabbiata. Lui ci rimase molto male e io me ne accorsi.

A: “Scusami amore, non volevo dire questo è che davvero sono ansiosa, perdonami”

S: “Tranquilla”

Arrivammo, fuori c’era gia parcheggiata la macchina dei ragazzi. Entrammo. Vidi Bill che mi salutò, questa volta ero più fredda.

B: “Anna sai che non sono d’accordo di essere arrivati fino a questo punto, ma ho accompagnato Tom”

A: “Bill per favore, non mi va di parlare con voi”

B: “So come ti senti”

Tom ci interruppe.

T: “Bill vieni immediatamente qui”

Disse arrabbiato verso il fratello.

A: “Vai su”

B: “Buona fortuna”

Andai a sedermi dalla parte sinistra della sala, mentre dall’altra parte c’era Tom e il suo avvocato. Ci guardavamo malissimo, neanche un ciao, una semplice parola. Solo sguardi fulminanti. Poco dopo entrò il giudice.

G: “Silenzio in aula”

Spiegò la situazione alle persone che assistevano, mi fece molte domande.

G: “Chi si è preso cura fino ad oggi del bambino?”

Risposi molto timida.

A: “Io e questo ragazzo, ha preso tutte le parti di una padre, di un vero padre, non ha mai fatto mancare niente al piccolo”

S: “Concordo Signor Giudice, per me il piccolo Tommaso è come un figlio, solo di sangue diverso”

Intervenne Tom.

T: “Ma io ho comunque il diritto di passare un po’ di tempo insieme”

G: “Silenzio, non è stato chiamato lei Signor Kaulitz”

T: “Mi scusi”

Si sedette.

G: “Bè, lei signorina ha sbagliato a non dire la verità al padre del bambino, ora non metto in dubbio il suo desiderio, la sua voglia di passare un po’ di tempo con lui e, anche tutti i suoi familiari.”

A: “Signor Giudice, mi scusi se la interrompo, ma come posso stare senza mio figlio per molti giorni? Senza sapere come sta, se vive bene, se si diverte! Non ci sarà la presenza di nessuna donna..”

T: “Mi scusi Signore, come donna c’è mia madre ovvero sua nonna, se io non sono in grado di farcela c’è lei a darmi una mano e ha cresciuto due figli, me e il mio fratello gemello, non credo ci siano problemi”

G: “Si, si signor Kaulitz lei ha ragione; ora mi ritiro per decidere il verdetto”

Quei minuti non passavano mai, io fissavo Tom, arrabbiata, innamorata.. non sapevo neanche io cosa provavo per quel ragazzo. Bill mi fece segno di forza, di non mollare, che sono forte. Dopo un po’ ecco di nuovo il Giudice.

G: “Silenzio, facciamo un piccolo riassunto..”

Non sentii nulla, le gambe mi tremavano, il cuore batteva fortissimo, sudavo freddo.

G: “Così sono arrivato a questa conclusione…”

Ecco ci siamo, ora mette le carte in tavola.

G: “Concedo al Signor Kaulitz una settimana per stare con il bambino senza la mamma”

Un mattone mi era appena caduto addosso schiacciandomi completamente. Una settimana senza il mio bambino. Gli avrei dovuto raccontare tutta la verità, del vero padre.. Uscii di fretta dalla sala per prendere un po’ d’aria, Simone mi seguiva disperato, cercando di farmi tranquillizzare.

B: “Anna, Anna, fermati, vieni qui”

A: “Trattatemi bene mio figlio”

All’apertura della porta una massa di giornalisti ci fecero tantissime domande.

“Tom, Tom hai un figlio perché non ne hai mai parlato”

“Anna, pensate di vivere insieme”

"ora dov’è il bambino?”

Camminammo tutti a testa calata cercando di fuggire a quelle guardie.

B: “Ci vediamo sotto casa tua”

Disse Bill di sfuggita. Salii in macchina con Simone senza dire una parola, cercavo di trattenere le lacrime guardando in alto e mordendomi il labbro.

S: “Dai amore, una settimana passa presto”

A: “Invece no. Non posso stare lontana da mio figlio”

S: “Lo tratteranno anche bene dai”

Non risposi più fino a quando non arrivammo a casa. Loro erano gia li ad aspettarmi.

A: “Salite”

Dissi coprendo il mio volto triste, spento. Tutti presero l’ascensore io salii a piedi da sola.

Tommaso: “Mammaaaa”

A: “Amore mio, vieni qui fatti abbracciare”

Abbracciai fortissimo il bambino come mai feci prima. Iniziai a piangere.

Tommaso: “Mammina perché piangi?”

A: “No amore è che prima sono caduta e mi fa male il piede, non ti preoccupare”

Dissi asciugandomi le lacrime. Quel dolce faccino, quel suo sorriso così ingenuo, sarà stato assente per una settimana. Forse era poco, passava in fretta, ma non avrei resistito.

A: “Sai che andrai a fare il viaggio con lui? Anzi vieni qui che ti devo dire una cosa”

Dovevo dirgli la verità subito.

A: “Amore, sai che lui”

Dissi indicando Tom.

A: “Lui è il tuo vero papà?”

Tommaso: “Mamma ma il mio papà si chiama Simone”

A: “No amore, lui ti ha cresciuto, ma il vero papà è lui”

Tommaso: “E ora a lui come lo devo chiamare?”

Disse indicando Simone.

S: “Sempre papà”

Disse avvicinandosi al piccolo mettendosi in ginocchio.

S: “Anche se io non sono il tuo vero papà, ti voglio bene come se lo fossi, io rimarrò sempre il tuo papà, vieni abbracciami”

Si abbracciarono fortissimo.

Tommaso: “E a lui?”

Disse rivolto a Tom.

T: “Non ti preoccupare ora, di questo parleremo in questi giorni, insomma sei contento di questa vacanza?”

Tommaso: “Siii, mamma fai la valigia?”

A: “Certo, andiamo”

Andammo in camera, presi una valigia, la stesa valigia che portai sulla nave. Misi un po’ di vestiti. Urlai dal corridoio.

A: “Tom vieni qui” Venne.

T: “Che vuoi?”

A: “Calmati, ti devo far vedere dove metto i vestiti cosa è per dormire e tutto il resto”

Gli feci vedere tutto per bene, gli spiegai che alcune cose erano per la casa, poi i pigiami, i ricambi. Io ero molto fredda con lui e lo stesso anche Tom. Era sparito tutto il legame che ci univa.

Tommaso: “Mamma ma tu e il mio vero papà state insieme?”

Guardai Tom.

A: “No amore, non stiamo insieme”

Tommaso: “Perché?”

T: “Bè tesoro, non ci vogliamo abbastanza bene per essere una famiglia

Quelle parole furono un duro colpo al cuore, io lo amavo come poteva dire una cosa del genere.

A: “Tom ti sbagli io..”

T: “Zitta per favore, non torniamo sull’argomento, sai come la penso”

A: “Si mai…”

T: “Chiudi la valigia che andiamo”

Chiusi la valigia con forza. Tom la prese e la portò in sala.

B: “Siete pronti?”

Tommaso: “Siii”

B: “Saluta la mamma e gli altri su”

Tommaso: “Ciao mamma, ti voglio bene”

A: “Anche io amore mio”

Lo baciai fortissimo abbracciandolo.

A: “Chiamami tutti i giorni eh, e se vuoi tornare a casa dimmelo che mamma ti viene a prendere subito”

S: “Ciao amore mio, fai il bravo”

Lo abbracciò. Salutò anche la nonna.

A: “Fate attenzione a lui vi prego”

B: “Non ti preoccupare, se Tom non è capace ci pensa mamma”

A: “Ok”

Gli accompagnai alla porta, diedi un ultimo bacio a mio figlio, non salutai nessuno, né Tom ne Gustav. Li vidi andare via dalla finestra. In quella macchina nera c’era mio figlio. Avevo troppa paura che gli fosse accaduto qualcosa, però in fondo loro erano i Tokio Hotel, cosa poteva succedere di male?

S: “Dai perché non vai a riposarti? È stata una giornata molto faticosa”

A: “No, non mi va, voglio uscire”

S: “Ok prendo le chiavi della macchina”

Disse avvicinandosi al mobile.

A: “No, da sola”

Presi la giacca e andai via. Chiusi violentemente il portone, camminai fino al corso della mia città, da sola, senza mio figlio cosa che ormai facevo tutti i giorni. Le persone che mi conoscevano mi salutavano ma io non ricambiai, ero troppo pensierosa da non notare nulla. Per la strada incontrai un paio di giornalisti, vollero sapere di più di mio figlio e di Tom. Io non risposi e continuai a camminare dritto. Andai in spiaggia, fissai quel castello, quando una volta era appeso un lenzuolo con su scritto: “Ti amo Anna” quelle parole dette da Tom, ma ora non prova più niente. Ho fatto l’errore più grosso della mia vita a nascondere quella cosa; come potevo sperare che finisse bene questa storia? Sentii i tuoni, forse era meglio se rientravo. Ma la testa non ragionava. Rimasi sulla spiaggia fino a tardi; cominciò a piovere fortissimo, avevo freddo molto freddo. Ma non sentivo nulla, il dolore che aveva dentro ero più forte di qualsiasi altra cosa. Il cielo piangeva con me. Il mare era molto agitato, divenne marrone travolto dalla sabbia. Le onde arrivavano fino alle scarpe bagnandole. Ero completamente bagnata, ma non mi importava nulla. Iniziai a urlare al cielo, imploravo a Dio di darmi una vita felice, imploravo per farmi perdonare da Tom. Lo volevo, lo volevo più di ogni altra cosa. Lo amavo e non riuscivo a smettere di farlo. Il telefono squillava, Simone, mia madre, sicuramente erano preoccupati vedendo il tempo e non vedendomi tornare a casa. Non risposi a nessuno, volevo stare da sola con il mondo, quel mondo crudele che mi circondava. Volevo morire, cosa avevo di importante in quel momento? Cosa avevo di importante per continuare a vivere? Niente, mio figlio era in Germania, il ragazzo che amavo anche. A casa c’era lui, Simone che mi amava, ma io non abbastanza; mi sentivo in colpa per questo, lo sfruttavo, non potevo continuare così con lui. “devi rimanere con lui, ti rende felice, ti ama davvero” Dissi ad alta voce rivolta a Simone. Esatto, dovevo rimanere con lui, mi avrebbe resa felice come ha fatto in questi anni e, dovevo dimenticare Tom. Le lacrime scendevano, la pioggia non finiva, il vento mi trasportava via in mille pensieri, tutti brutti. Cercavo di pensare a qualcosa di felice, ma tutto si trasformare in tragedia; la mia vita era una tragedia. Dopo un po’ decidi di tornare a casa ormai era troppo tardi. Per il corso non c’era nessuno, ovviamente stava diluviando. Suonai, subito mi aprirono Simone e mia madre. Salii le scale lentamente ancora piangendo.

S: “Ma che fine hai fatto? Ci hai fatto preoccupare”

A: “scusate non volevo”

S: “Guarda sei tutta bagnata, va a farti una doccia”

A: “Ok, però vi prego lasciatemi in pace, mi devo calmare”

Andai in bagno aprii l’acqua della doccia, la misi calda, bollente. Iniziai a togliermi da dosso quei panni ormai fradici. Gli buttai nell’angolo per terra. Entrai nella doccia, facendo un piccolo passo indietro troppo che era calda, la misi un po’ più fredda. Ero sotto, l’acqua che cadeva su di me. Quella che si mischiava con le mie lacrime amare. Pensavo in continuazione a Tom. Dopo mezz’ora uscii dalla doccia, mi asciugai guardandomi dallo specchio del bagno. “te lo meriti, si ti meriti tutto questo” Dissi allo specchio guardando i miei occhi rossi e gonfi troppe le lacrime. Uscii e andai a mettermi nel letto. Dormii pochissimo. Il giorno dopo ero ancora distrutta, non passava mai il tempo; mio figlio mi mancava gia tantissimo. Nel pomeriggio mi chiamò, a farlo però fu Bill, mi disse che Tom non voleva nemmeno sentirmi.

B: “è bravissimo il bambino, ci stiamo divertendo un mondo”

A: “Mi fa piacere”

B: “E tu come stai?”

A: “Male Bill, molto male, ho tutto il mondo addosso, non ce la faccio più”

B: “Ma per il bambino o per Tom?”

A: “Per il bambino, ma soprattutto per Tom, non puoi capire come mi manca, e come sto sapendo che lui mi odia”

B: “Mi dispiace, comunque ti vuole parlare una persona”

Aspettai due secondi.

Tommaso: “Mammaaaa, ciaoooo”

A: “Amore mioooo, oddio come mi manchii, senti che bella vocee,.. come stai? Ti diverti?”

Tommaso: “Si mamma, mi diverto, gioco tanto, tanto”

A: “Mi fa davvero piacere amore mio e, dimmi sono bravi loro?”

Tommaso: “Si mamma bravissimi, mi vogliono bene”

A: “Sono davvero contenta”

Tommaso: “Dai amma, Zio Bill dice che devo salutarti”

A: “Ok amore mio, a presto e fai il bravo. Pensami”

Tommaso: “Si mamma ciao, ti voglio bene”

A: “Anche io ciao amore”

Chiuse il telefono, quella chiamata mi tranquillizzò molto; mi dispiaceva da morire solo che Tom non volle parlarmi per niente. Passò quella infernale settimana. Dalla finestra vidi quella macchina nera parcheggiarsi. Capii subito che erano loro, mio figlio, lui… Scesi di corsa per le scale per raggiungerli.

A: “Amoreeee”

Dissi urlando.

Tommaso: “Mammaaaaaaa”

Disse uscendo di corsa dalla macchina. Si buttò tra le mie braccia, quell’abbraccio durato tantissimo tempo. Lo baciai tantissimo.

A: “Sei bellissimo, oddio come mi sei mancato”

Lo presi in braccio.

Tommaso: “Anche tu mamma”

A: “Volete salire?”

Bill fece cenno con la testa di si. Salimmo in casa.

S: “Tommasoooooo”

Corse tra le braccia di Simone, era molto felice di vederci. Diedi da bere a Bill e Tom, vennero solo loro due. Tom non mi rivolse per niente la parola.

A: “Ha fatto il bravo?”

B: “Si, è un amore”

A: “Mi fa piacere, dopo racconti tutto a mamma”

Parlammo un po’ di quello che fecero, poi Tom disse al fratello che dovettero andare via.

B: “Bene Anna, spero di vedere presto te e mio nipote”

A: “Certo Bill, quando vuoi io sono qui”

Si salutarono.

Tommaso: “Ciao.. papà..”

Disse il piccolo riferitosi a Tom.

T: “Oh.. è la prima volta che mi chiami papà, vieni qui”

Lo abbracciò fortissimo iniziando a piangere come un bambino.

T: “Mi mancherai”

Tommaso: “Anche tu, vieni a trovarmi”

Simone scese di casa, non riusciva a vedere quella scena, anche lui stava troppo male, aveva paura che Tom gli avesse portato via l’amore del figlio.

A: “Tom posso parlarti? Ti prego.”

T: “Che vuoi”

A: “Ti prego perdonami, possiamo sempre ricominciare, io ti amo davvero, sei troppo importante, sei quello che voglio vivere insieme per il resto della mia vita, ti prego”

T: “No, non posso perdonarti, mi dispiace ma è così, hai ragione i nostri mondi sono davvero diversi, non possiamo mischiarli. Riguardo al bambino ogni tanto verrò a trovarlo, ma io e te non possiamo stare insieme”

Era sicuro di ciò che diceva. Iniziai a piangere.

A: “Quindi hai proprio deciso?”

T: “Si”

A: “Va bene allora ADDIO”

Quella volta quell’addio era vero, troppe volte lo avevo detto, ma questo.. Si salutarono di nuovo poi andarono via; Bill mi salutò con un abbraccio fortissimo e mi disse di essere forte più che mai. Quella fu una delle ultime volte che vidi Tom Kaulitz. Quando veniva per prendere il bambino mandava o solo Bill o Gustav, delle volte anche Georg. Venne solo per la sua prima Comunione.

Col passare degli anni io e Simone ci sposammo, ma non smisi mai di amare Tom. Rimase sempre la persona più importante della mia vita. Si può dire che vissi una vita felice, Simone non mi faceva mancare nulla, il piccolo cresceva benissimo. Ormai divenne un piccolo ragazzo, somigliando sempre di più al padre.. Quel ragazzo ormai che divenne un uomo, quel ragazzo che mi fece innamorare, quel ragazzo famoso e ora non tanto più; i Tokio Hotel ebbero un calo incredibile con il passare del tempo. Ma in fondo io rimasi sempre una loro piccola fan, pensando sempre a quel ragazzo che non dimenticherò mai fino al giorno che si chiuderanno per sempre i miei occhi e il mio cuore smetterà di battere pensando a i suoi occhi, alla sua anima.

THE END

   
 
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