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Autore: Beads and Flowers    22/08/2010    1 recensioni
Questa è la mia prima fanfic, vi prego, siate clementi. Si tratta di una storia comica-dark, inventata da me e i miei amici, trattante l' avventura di una delle più famose tate italiane alla presa con il suo peggior incubo: degli adolescenti decisamente fuori dal comune.
Genere: Comico, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Tate contro i MEREH'
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 “R” di “Rapper”.

Era vero. Gabriele era indistruttibile. Non poteva essere trafitto da nulla. La sua pelle era resistentissima al punto di sembrare gomma mischiata a ferro. La Tata era sempre più spaventata, ma anche sempre più decisa a scoprire i segreti di quella banda di teppistelli. E dire che solamente ieri mattina li aveva definiti una famigliola un po’ stramba. Pensava a tutto questo mentre ripuliva il bagno che, appena ieri sera, era stato utilizzato da Nik come pista da ballo.
‘Dovrò fare due chiacchere con quel ragazzino!’ pensò lei, mentre si dirigeva verso il water.
Non aveva neanche fatto in tempo ad infilare lo sturalavandini nella tavoletta,  che all’ improvviso un gigantesco coccodrillo si levò dall’ aqua, distruggendo completamente il gabinetto.
Dopo anni ed anni di esperienza passati a difendere bambini da zanzare, mosche o api usando qualsiasi cosa avese in mano, la sua mira si era fatta precisa e potente. Colpì ripetutamente il coccodrillo, urlando come una forsennata:
“Gianni! Stai indietro, Gianni! Esterina, quell’ orribile essere può ucciderti! Lascia fare a me, Emanuele!” eccetera eccetera, immaginando, per darsi grinta, che tutti i bambini del mondo allergici alle api o alle vespi che conosceva fossero lì e che solo lei poteva difenderli.
Dopo un po’ il povero rettile ritornò nelle viscere da cui proveniva, con il peso della sconfitta sulle spalle.
“E ora chi pulirà codesto tafferuglio?” mormorò, fissando il caos di ciottoli ed aqua davantia sè.
“ORA BASTA! Quel ragazzino ed io non discuteremo solo dei suoi balli sfrenati. Dovrà anche darmi una spiegazione logica a tutti i suoi ‘animaletti domestici’. Sono fin troppi! O li regala a qualche zoo o li insegna a controllare i loro raptus omicida! ROBERTA! VIENI A PULIRE QUI!”
“Per caso Ticchete ne ha combinate una delle sue?”
“NON LO SO! SO SOLO CHE UN COCCODRILLO HA DISTRUTTO IL BAGNO!!”
“Ah, beh, in quel caso non è stato lui. Sai, Ticchete non è un coccodrillo, bensì un alligatore. E poi, è molto educato. Non distruggerebbe mai il bagno, ma solo il trono. E’ stato addestrato benissimo.”
“IL TRONO??!!”
“Sì, sai... o’ cesso!”
“Dobbiamo parlare del tup linguaggio, signorina. “
“Sei tu che non sei informata. Nel Medioevo, il trono dei nobili e del re aveva uno speciale scompartimento dove poteva fare tranquillamente i suoi bisogni senza allontanarsi. Poi veniva un servo per svuotarlo e così il re poteva risedersi tranquillamente. Aveva persino una specie di tavolo pieghevole che lo faceva assomigliare ad un seggiolino così che il re poteva tranquillamente mangiare. Vedi, l’ IKEA non ha inventato un bel niente! Persino le dame, i feudatari ed i vassalli ne avevano uno accanto al letto in camera loro, così che potevano fare colazione a letto e fare i bisogni durante la notte. Ma poi, nel XV secolo...”
“SENTI ROBERTA, NON M’ IMPORTA!!! PER FAVORE, PULISCI QUA, D’ ACORDO?”
“...Veramente, questo sarebbe il tuo lavoro...”
Non la sentì, perchè era uscita sbattendo con violenza la porta.
Passò velocemente per camera sua, dovè afferrò il quadernino, ormai così pesantemente scritto che le pagine bianche erano quasi completamente nere d’ inchiostro. Poi corse velocemente giù per le scale, arrivò di fronte alla botola, entrò, percorse il cunicolo per arrivare alla porta ed la spalancò, per essere subito abbagliata dalla luce dell’ oro. Tastando l’ aria con una mano, entrò barcollando nella stanza. Bummino giocherellava con un sasso dalla forma e dal colore strano. Nik scriveva freneticamente sul computer, senza neanche fermarsi a guardarla.
“Ehrm-ehrm.”
Nulla.
“Ehrm-ehrm?”
Niente, nothing, rien, nichts, nada, ingenting, intet,  هیچ, 何も.
“EHRM-EHRM!!!”
“EH? Cosa? C-che me cerca?”
“Io...”
“Ah! Si’ tu! Ma che cacchio te salta in testa a’ urlà così?”
“Veramente ti sto chiamano da circa cinque minuti.”
“Mica te ho sentito, sai?”
“Lasciamo stare. Comunque, Nicola, dobbiamo affrontare certi argomenti, io e te.”
“Se, se, magari dopo...”
“No,ora.”
“Dopo, ora sto a lavorà.”
“In che senso, stai lavorando?”
“Lavoro. Come credi che ci’ arrivano li dindi belli ca’?”
“E che ne so io? Senti, sono stanca di questo attegiamento: un po’ di maturità va bene, ma il fatto che tu creda di poter lavorare è un po’ troppo. Mi dispiace, ma è così.”
“No, no, bella zì, sei tu chella che se sbaglia. Io lavoro, e ho anche molto successo.

Non capiscono la differenza tra realtà e finzione, sono completamente attratti dalla vita surreale.

“Ah, veramente? E in che cosa consisterebbe il tuo lavoro?”
Con una punta d’ orgoglio nella voce, Nik spiegò:
“Sono o’ fortunato possesore de a’ più grande società per la produzione de a’ roba buona , con sedi piazzate in tutto o’ Stivale.”
“Che cosa intendi con ‘roba buona’... ah, capisco! Come ti piacciono, arancioni, rosa o verdi?”
“Ma che ca*** me stai a’ dì? Non posso mica mica esse’ più chiaro di così!”
“Scusa? Di che parli?”
“Sto’ a parlà de droga, chiaro.”
“In che senzo, DROGA?! Ah, beh, è vero, le caramelle possono creare dipendenza, anche se io non sarei mai arrivata ad usare una metafora simile, questo è certo!”
“Ma se’ scema, allora! Io parlo de’ erba!”
“C- COME!?”
Nik si schiarì la voce, forse per dare più effetto alle sue parole, o forse perchè aveva bisogno di molto fiato per elencare tutti quei nomi:
“Anfetamine, cocaina, crack, barbiturici, oppio, morfina, eroina, marijana, hashish, LSD. Questo è o’ grande della mia azienda... Tutto bene?”
Lo disse perchè la Tata era diventata pallidissima. Ora, sono convinta che troverete strano il fatto che Camilla non si sia abituata a tutte queste stranezze, ma aveva dedicato metà della sua vita con le famiglie in bisogno di aiuto (di una quantità misera in confronto a quello di cui avevano bisogno i MEREH) e l’ altra metà negli edifici scolastici. Il solo fatto di sentire Nik menzionare la droga sarebbe stato fatale per lei, se non avesse visto una ragazzina venire squartata e divorata da un vorace demone gazza. Quindi si sforzò di sorridere e domandò, la voce impastata come se avesse bevuto:
“Ma in che razza di scuola siete andati, voi?”
“La scuola e inutile, non serve a un ca***.”

Poco rispetto per l’ educazione e per i maestri di vita.

ATTENZIONE: SPOILER

“Sono sicura che ti sbagli, magari un giorno ti dimostrerò che la scuola è importante e può persino essere emozionante.”
“Sarà, sarà...”

FINE SPOILER.

“Viè qua, te faccio vedè o’ bisness mio.”
La poveretta si chinò sull’ apparecchio, a lei praticamente sconosciuto e considerato arma di distruzione di massa, per vedere un’ immagine su internet raffigurane la formula di Erone. Nik ci cliccò sopra. Subito apparve una finestra verde acido, con le parole “ROBA BUONA” spiccanti in un rosso sangue. Un’ introduzione, spazio per digitare dose, qualità e prezzo e alcune immagine dei prodotti.
“Ma come hai fatto a...”
“Vieni con mì, e capirai.”
Conoscendo gli effetti del seguire uno dei MEREH (assistere ad un sacrificio e rischiare di essere trafitti da una pioggia di chiodi) una persona normale ci avrebbe pensato due vote rima di dare retta a Nik. Ma, se doveva scoprire tutti i loro segreti, per riportarli poi sulla buona strada, era un rischio che doveva correre. Ma, stranamente, non ci fu poi così tanto da preoccuparsi. Nik si accontentò di portarla nel frutteto, dove le splendide mele pendevano dagli alberi circondati da foglie di un verde brillante. Con le lacrime agli occhi, vide il cancello a pochi metri di distanza. Ma, ricoradandosi delle punizioni che il gruppo poteva infliggerle, si concentrò sui frutti che Nik le indicava.
“Ecco o’ segreto de’ o’ successo mio. Queste mele sono intrise de tutti i’ tipi de droga possibili ed immaginabili. A poco a poco se so’ evolute in veri e propri frutti de droga, e crescono così che basta estrarre o’ succo per avere un po’ de cocaina al gusto de mela... figo, no?”
Non rispose. Era troppo scioccata per proferir parola. Nik sembrò accorgersene perchè le consigliò di rientrare in casa.
“Senti un po’. A proposeto de’ Ticchete, non te a’ prende’ con lui. Ha solo avuto un’ infanzia difficile.” disse, mentre proseguivano verso il Maniero.
“Io, Bummino, Ticchete, Titti, Colecisti, Cogli, One e Banana semo stati tutti rinchiusi in un laboratorio nel Lazio. Io e Bummino semo stati separati dai nostri genitori, che furono riputati un po’ troppo pericolosi per esse’ esaminati. Ce renchiusero nel laboratorio insieme agli animali per esaminare il nostro potere. Un giorno Bummino stava a’ gioca’, e’ gabbie vennero distrutte e noi uscimmo ensieme a’ gli anemaletti belli.”
“...”
“Bhè?”
“ ‘Bhè’ cosa?”
“De solito me fa’ una de quelle sue strambe domande da strezzacervelli. Mo’ nun me dice nulla?”
“No. Per qualche ragione non mi fa alcun effetto, in questo caso. E poi, è positivo il fatto che tu rispetti ed ammiri gli animali.”
“Siii... Ceerto. Dobbiemo parlà de o’ linguaggio tuo, è orribile.”
“Potrei dire lo stesso di te, caro, potrei dire lo stesso di te.”
“Stà tranquilla. Un paio de gorni con mì e parlerai anche tu in romanaccio, fidate.”
“Scongiuro Iddio che non sia così. Comunque, tanto per abitudine, ti accontenterò e ti rivolgerò una domanda. Dimmi: chi sono Arpo, Cogli, One e Banana? Sono forse gli animaletti del laboratorio?”
“Già. Ticchete è o’ alligatore che sta nel bagno. Titti o’ corvo che ve ha consegnato o’ messaggio e vive sull’ albero vicino al Maniero. Colecisti è o’ coniglietto nero de Klara. Cogli e One sono i Dobermans de a’ Metallara e Banana o’ scimpanzè. Tutti so’ stati modeficati geneticamnete.”
La casta Tata arricciò il naso. Tutto quello che era modificato genicamnete era il frutto del diavolo.
“Ma perchè tu e la tua famiglia siete stati condotti nel laboratorio?”
“Mamy e Bummino avevano o’ stesso potere. Io e Papy eravamo entrambi in grado di fare esto’...”
Si voltò verso il castello vittoriano, mentre un lampo di malefica distruzione gli saettò negli occhi. Alzò le mani, con una lentezza angosciante, verso l’ edificio.
A un certo punto le abbassò e si voltò con fare prudente verso la Tata.
“Senti un po’, forse dovresti tapparte le orecchie.”
Ubbidiente, la Tata si coprì le orecchie con le mani.
Come stavo scrivendo prima della rude interruzione da parte di Nik (che ha rovinato un momento di perfetta suspence solamente per avvertire quell’ orribile Tata, che non piace a nessuno, di un pericolo), il ragazzino si voltò verso il castello vittoriano, mentre un lampo di malefica distruzione gli saettò negli occhi. Alzò le mani, con una lentezza angosciante, verso l’ edificio. All’ improvviso, ci fu come una specie di grossa onda invisibile che attraversò velocemente il giardino. Camilla abbassò velocemente lo sguardo, come per proteggersi. Si sentì un forte rumore, come se un gigantesco vaso di vetro si fose rotto. Ma, quando rialzò lo sguardo, la Tata vide con immaenso stupore che tutte le finestre erano scomparse.
“Ecco, è isto o’ potere mio. So controllare gli ultrasuononi e, in isto modo, posso distruggere calsiasi cosa io voglia.”
Solo allora, Camilla Rizzi vide che, in effetti, le finestre non erano semplicemente scomparse nel nulla, ma erano per terra, in frantumi, fracassate in mille scheggie.
“Ah...ah...”
Senza dir una parola, seguì come un cagnolino Nik, il quale parlava a vanvera delle sue allegre vite geneticamente modificate e clonate, frutti del diavolo, che tenevano compagnia a quegli animali chee erano i MEREH.

 

SPAZIO DELL’ AUTRICE.

 

A Caos:  Il tuo commento è stato il primo, e l’ ho molto apprezzato. Ti ringrazio molto, davvero. Spero che continuerai a leggere le avventure dei MEREH.

 

A GreedFan: Grazie mille Roberta! Spero che ti sia piaciuto anche questa storia anche se non fa molto ridere, lo ammetto. Bhè, che dire, sono ancora agli inizi. Ma migliorerò, te lo prometto.



   
 
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