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Autore: minimelania    22/08/2010    3 recensioni
Dall'Incipit: 'Il sole galleggiava immobile quando giunse la nave della peste. Si chiusero i cancelli del porto, e si aspettò di vedere che passava. Ne capitavano spesso in quei giorni di navi piene di gente, stracci marci e gemiti simili al verso dei gabbiani. Sfilavano all'orizzonte nel tetro ronzio delle api. Erano tempi in cui la disgrazia d'altri costituiva già da sola una fortuna...'
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primavera

Adesso, all'ora di pranzo, la ragazza Occhi Verdi cucinava per loro. Cèsar le aveva mostrato dove trovare l'occorrente per il fuoco e le pentole.
Quando i due uomini entrarono nella stanza, era chinata ad armeggiare al fuoco. Si alzò di scatto.
- Che profumo - sorrise Cèsar con le mani pesanti di zappa, e gli occhi arrossati dal sudore. Lavoravano all'orto, la mattina.
Lei tolse la pentola dal fuoco, e lisciandosi le mani allo straccio che si era messa a mo' di grembiule, si avvicinò al tavolo.
- Ho fatto del mio meglio. Non so … c'erano delle verdure, e del lardo dentro quell'armadio.
Il lardo era ammuffito, ma Occhi Verdi aveva cercato di pulirlo. Aveva gettato nell'acqua una manciata di piselli mezzo secchi e qualche gambo di sedano che Luìs aveva lasciato sulla panca davanti alla cucina. Non entrava mai in cucina da solo, se sapeva che c'era anche lei. E ormai quello era diventato il suo regno.
Cèsar si fregò le mani.
- Sarà buonissimo - disse, e poi allungò una mano sotto il tavolo. Ne trasse un fiasco. La paglia veniva via in più punti e nascondeva il liquido scuro.
- Ne vuoi?
Lei fece segno di no con la testa.
- No bevo mai. Non più.
- Fai bene.
Versò del vino all'altro, che se ne stava in silenzio accanto al tavolo. Era seduto, aveva gambe lunghe e una lunga veste polverosa. Occhi Verdi giudicò che all'inizio le era parso più vecchio. Ma ora che lo vedeva ogni giorno, contro la luce che impolverava il tavolo, notò che non poteva dimostrare più che trent'anni. Era alto, solenne, silenzioso. Non parlava mai mentre mangiava. E lei, intimorita, preferiva la compagnia del vecchio. Anche quel giorno si sedette accanto a lui.
- Ragazza ricca - disse Cèsar risucchiando il primo cucchiaio di minestra - Ricca e anche buona cuoca.
Occhi Verdi sgranò gli occhi.
- Le mani - disse Cèsar - io ne ho viste di persone, in vita mia. Di tutti i generi. E le tue mani sono morbide, bianche. E' già un po' che l'ho notato, ma non voglio sapere niente. Solo si vede che non sai cos'è la lana. O la zappa, o la cenere del fuoco. Non hai tagli o bruciature. Non un callo, un brutto segno, una stortura. Sono perfette, segno che non lavori. E una ragazza della tua età non lavora solo se è ricca.
- Si può lavorare in molti modi.
Tutti e due si voltarono verso Luìs. Mangiava la sua minestra fissando il piatto come se non avesse parlato. Non parlava mai mentre mangiava. Ma quella frase l'aveva detta lui.
Cèsar rise, forse contento di sentire la sua voce.
- Non penserai …
- Non penso nulla. Pensare non serve. Basta avere gli occhi.
La ragazza Occhi Verdi li abbassò.
- Vuoi dire che si può lavorare anche senza le mani? - chiese.
Il prete la fissò con astio, ma solo per il tempo di un soffio. Era la prima volta che incrociava il suo sguardo.
- Si può lavorare in molti modi. Non tutti onorevoli - disse, di nuovo con il naso nel piatto.
Occhi Verdi notò che era un bel naso, nonostante lui cercasse di nasconderlo. Ogni tanto le persone lo fanno, di tentare di imbruttirsi apposta. Anche lei ci aveva provato, quando erano cominciate le disgrazie. In fin dei conti se ci riescono i fiori a tirar dentro i petali, di notte, perché non avrebbe dovuto provarci lei? Ma era stato tutto inutile purtroppo. Gli occhi di un falco non si possono ingannare.
Cèsar portava avanti la discussione tutto da solo. Era un vecchio allegro, e Occhi Verdi era lieta di averlo vicino. Se per caso l'avesse raccolta il prete … Cèsar lodò la zuppa di Occhi Verdi, si informò se le piacevano le pesche ('abbiamo in sacco di pesche, di questa stagione, e a Luìs le cose dolci non piacciono, per cui finisce che marciscono per terra'), le chiese se le sarebbe piaciuto fare un giro nel giardino e nell'orto, quando il sole fosse stato meno caldo.
- Non sono un granché in questo periodo. E' ancora tutto secco, ma penso che presto avremo di nuovo un po' di pioggia e allora vedrai che bellezza, bambina.
La ragazza disse di sì, e poi si alzò per togliere i piatti dalla tavola. Il prete, con la mano sugli occhi, sembrava essere altrove. Cèsar tirò fuori delle noci, ne spaccò quattro per lei e ne mise due davanti a Luìs. Ma lui si alzò, ignorandole, e disse che andava a pregare.  Loro lo lasciarono andare.
- Chi è? - chiese Occhi Verdi quando il prete fu sparito nel sole del giardino.
- Tu vorresti che ti chiedessi lo stesso?
- No.
- Neanche lui lo vuole. Luìs … vuole soltanto scomparire. Ecco tutto.
La ragazza fissò il vecchio qualche istante.
- Scomparire?
- Diventare talmente sottile da non esistere più per nessuno. Non lo vedi? Non ti vede mai davvero quando parla. E se deve proprio ti dice qualcosa che ti mette i brividi. Non dorme mai e non si riposa. Vedessi come zappa. Una furia. Ma io ormai ci ho fatto l'abitudine.  
- Perché? - chiese lei. Ogni volta che pensava a Luìs non poteva impedirsi di pensare alle ginocchia. Allo straccio bagnato, alla vasca. Alla furia gelata di quel tocco. Per lei Luìs era una mano di ghiaccio sulla schiena, acqua gelida, forbici, uno straccio cacciato a forza in mezzo alle ginocchia.
Rabbrividì.
- Stai bene?
In un angolo c'era una vasca come tutte le altre, ma questa aveva una brocca d'acqua accanto. Si chinò per non mostrare al vecchio che aveva le guance in fiamme.

Le ginocchia.
Ma in quell'istante il suono di una campanella ruppe l'immobilità dell'aria.
- Aspetta - fece Cèsar alzandosi - tu non muoverti di qui.
E sparì zoppicando in giardino.
La ragazza Occhi Verdi rimase a chiedersi che fosse quel suono. Nella penombra scura della cucina, sembrava il trillo di un violino, una musica. Come il giorno del suo primo ballo, a casa, quando c'era la musica, e l'atrio di marmo era pieno di gente che saliva lo scalone. Lei era lì, sopra la balaustra, con la sua balia, a spiare chi arrivava. Poi era passata sua madre. Il vestito le stringeva, le aveva chiesto di allentarlo, ma sua madre … sua madre aveva detto che doveva. Gli aveva anzi stretto un bottone sul collo. Ogni bottone era una piccola spilla. Ricordava ancora lo schiocco che facevano quando il gancio del fermaglio …
- Era Juan - ansimò il vecchio rientrando con un paio di conigli uccisi che pendevano da una cordicella - Viene una volta alla settimana. Ci porta quello di cui abbiamo bisogno e poi se ne torna in paese. E' l'unico che accetta di farlo. Ma qui non c'è mica la peste … penso che sia Luìs a spaventarlo. Prima certe volte si fermava. Adesso resta sempre sulla soglia.
Posò i conigli sul tavolo. Uno aveva gli occhi spalancati.
- Non pensavo che venisse qualcuno. Qualcuno dal paese. Fin qui, intendo.
Cèsar sorrise.
- I conigli non crescono nell'orto.
Anche Occhi Verdi rise. Accarezzò il pelo del coniglio. Era bianco e morbido.
- Perché mi hai detto di aspettare qui? Mi occupo io della cucina, avrei potuto andare io a prenderli…
- E' meglio che Juan  non ti veda - disse Cèsar avvicinandosi alla brocca - è meglio che non ti veda nessuno, per il momento. Vuoi un po' d'acqua?
- E perché mai? - chiese lei, senza ascoltarlo.
Cèsar gonfiò le guance d'acqua, con la strana parodia di un mostro cattivo. Poi fece una specie di sorriso.
- Perché voglio tenerti sempre qui - disse posandole una mano sul braccio - E non voglio che a qualcuno, vedendoti, possa venire in mente di rubarti.
Occhi Verdi sbiancò a quel contatto, si ritrasse come se il tocco del vecchio fosse di calce viva.
Cèsar si accorse che arrossiva con violenza e strofinava la mano allo straccio come volesse sfinirla.
- Scusami, non sapevo che …
Ma lei era già oltre la porta.
- Forse ho la peste. Sono infetta - disse. E poi sparì nella luce del giardino.
Cèsar rimase seduto a contemplare i conigli. Quello dagli occhi addormentati aveva un po' di sangue alle gengive. Le mosche si davano da fare.
Non fece niente per scacciarle. Sospirò. Sapeva che non era né la peste né il sangue a far sentire così sporchi gli uomini.  
 

 

  
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