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Autore: Babu 17    24/08/2010    1 recensioni
[...] era solamente uno stupido essere umano e si sa' gli esseri umani mentono, gli esseri umani si giustificano, fingono, uccidono, soffocano i propri istinti fino a farli esplodere. Poi muoiono. C'era da chiedersi il "perché" di tutta questa sofferenza e dolore e disperazione. Se l'uomo era così assurdamente imperfetto, perché riusciva a sopravvivere?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ispirato a una storia vera.

Scambio Equo

Era il momento più caldo della giornata, il sole picchiava forte e le gocce di sudore scivolavano veloci solcando la fronte e le tempie tese per colpa della tensione. Aveva passato l'ennesima notte insonne aspettando una risposta che non sarebbe arrivata, un messaggio che non le avrebbero mai inviato, il cellulare non avrebbe squillato.
Glielo avevano detto di fare attenzione, secondo tutti qualcosa in quella relazione non quadrava, non stava andando nel verso giusto; probabilmente era colpa sua, le cose si rompevano sempre per colpa sua. Il motivo consisteva nel fatto che era solamente uno stupido essere umano e si sa' gli esseri umani mentono, gli esseri umani si giustificano, fingono, uccidono, soffocano i propri istinti fino a farli esplodere. Poi muoiono.
C'era da chiedersi il "perché" di tutta questa sofferenza e dolore e disperazione. Se l'uomo era così assurdamente imperfetto, perché riusciva a sopravvivere?
Non c'era risposta.
Lei non si era mai sforzata veramente per trovarla, comunque.
Restava il fatto che era di nuovo su quello stupido divano, immersa in quei setosi cuscini, davanti alla solita televisione spenta, ad aspettare. Ad attendere cosa, poi? Qualcuno che si facesse sentire dandole la breve illusione di non averla dimenticata? Beh, in quelle ultime settimane era bastato anche un freddo "ciao" per renderla felice e di buonumore. O perlomeno era bastato fino a che non si era resa conto che non era più sufficiente, voleva di più, ne aveva estremamente bisogno e sentiva di meritarselo; sapeva che non avrebbe dovuto osarsi di chiedere di poter apprezzare un po' di più la sua presenza fasulla attraverso il telefono, eppure l'aveva fatto. L'aveva disturbato e glielo aveva chiesto e quando lui le aveva risposto che non aveva tempo si era sentita spezzare. Per l'ennesima volta, qualcosa dentro di lei si era rotto definitivamente.
Che cosa era successo?
Come era possibile che il suo comportamento fosse cambiato in così poco tempo?
Aveva già perso interesse nei suoi confronti?
Beh, in parte lo capiva, lei non sarebbe mai stata la ragazza di se stessa: di certo non avrebbe potuto sopportarsi!
Invece, lui, oltre ogni aspettativa, l'aveva trovata "interessante", forse "attraente" e l'aveva afferrata come una bambola da uno scaffale, gettandola amaramente in un mondo che lei non voleva conoscere, che non voleva vedere.
L'aveva fatta sentire in colpa, amareggiata, sostituita, abbandonata; poi l'aveva abbracciata, desiderata ed amata, ed il tutto era parso infine così perfetto da non sembrare più nemmeno reale.
Ed ora? Ora, quello strano essere umano che cosa stava facendo? La stava ignorando, dimenticando, stava semplicemente perdendo l'interesse: lei non era più il giocattolino nuovo da mostrare agli amici con orgoglio, adesso era il peso, la zavorra, l'ancora infilata fin troppo sotto la sabbia che non si riesce più a riportare in superficie. Dunque era oramai inutile.
Tutto ciò era a dir poco assurdo.
Aveva detto di amarla, di volerle bene distinguendo chiaramente i due modi di dimostrare affetto giurando che per lei li provava entrambi. Aveva detto che era stupenda, dolce, intelligente, interessante. L'aveva fatta arrossire con tutti i suoi strani e continui complimenti, facendola innamorare.
Probabilmente il problema era proprio quello: lui poteva permettersi di "innamorarsi", ma lei no, lei non poteva. L'amore è pericoloso per le donne, l'amore distrugge, l'amore uccide. Ti getta via come il filtro di una sigaretta e ti abbandona al tuo destino solitario, esattamente come aveva fatto lui.
L'amore ti dimentica, ma tu non riesci a dimenticarlo. Si insidia nelle tue vene, ti fa credere di essere il tuo sole per poi eclissarsi dietro una fluida nuvola di menzogne e verità che ti colpiscono al petto un'infinità di volte per uccidere ogni più piccola parte umana che vive ancora nel tuo cuore. Ti lascia lì, sgomento, disteso a terra, cadavere di te stesso.
L'amore uccide.
Lei stava morendo.
Lo sentiva dentro, mentre mangiava - sempre che riuscisse a mangiare - o passava la notte senza chiudere occhio. Qualcosa la stava divorando, forse i sensi di colpa, o il dubbio di aver fatto qualcosa di sbagliato, nonostante dentro il suo cuore sapesse che non esistevano scuse e che l'unica verità che doveva accettare era che l'essere umano da lei amato le aveva mentito spudoratamente: non l'aveva mai amata, per lei non aveva mai provato il minimo lurido interesse.
Cosa fare ora? Adesso che sentiva che tutto era distrutto?
Restare in silenzio?
Piangere?
Forse urlare...
Picchiare la testa contro il muro della sua stanza, bere e vomitare fino allo svenimento, tagliarsi la gola con un coltello da cucina. Di cose divertenti da fare ce ne erano tante, forse troppe, o troppo poche. Comunque, non ne avrebbe scelta nessuna tra quelle, poiché già sapeva qual'era in verità il suo compito.
Il fatto che lui non si facesse sentire era un segno ben chiaro di cosa volesse in realtà da lei: il suo sacrificio. Codardo ed insulso non si sarebbe mai abbassato a darle una giustificazione, a chiederle scusa o a riempirle la testa di stronzate; assolutamente no, semplicemente l'avrebbe ignorata fino a che lei non avrebbe deciso di compiere interamente la parte teatrale che le era stata assegnata fin dal principio. Per lui era solo un gioco, un giochetto senza importanza da vivere per qualche tempo illudendo la povera bambola che lo seguiva come un orso attirato dal miele.
Perciò lei sarebbe stata non solo la reale vittima dei suoi giochi infantili, ma addirittura la strega malvagia che avrebbe distrutto tutto.
Infine era questo ciò che voleva da lei.
Voleva umiliarla, deriderla, farla passare per la "cattiva".
Aveva intenzione di abbandonarla, ma non trovava il coraggio per farlo. Era un codardo. Quindi lei sarebbe stata coraggiosa per entrambi.
Prese il cellulare, ovviamente non c'erano messaggi, digitò il suo numero ed attese solo alcuni istanti che parvero comunque terribilmente eterni.
Fino a che non rispose...
- Pronto? -.
- Ciao, sono io... -.
- Oh, ciao... -.
- Dato il fatto che continui ad ignorarmi, immagino che da parte tua non ci sia più il minimo interesse -.
- ... -.
- Si, lo sospettavo da un po' di tempo. Dunque è finita -.
- ... -.
- Beh, allora ciao -.
Non attese la risposta, chiuse semplicemente la comunicazione.
Aveva fatto ciò che lui aveva voluto che facesse. Non si chiese il perché fosse rimasto in silenzio mentre lei aveva parlato e risolto la situazione, immaginò che l'imbarazzo l'avesse paralizzato e quella spiegazione le bastò per tutta la vita.
Non pensò mai che potesse essercene un'altra ed arrivò al punto che smise persino di preoccuparsene.
Obliò il suo dolore nell'angolo più remoto del suo cuore sapendo che aveva scambiato la sua felicità per quella della persona che amava, che finalmente era libera e poteva vivere senza avere una come lei tra i piedi.
La felicità del ragazzo per quella della ragazza, uno scambio equo e neppure tanto ingiusto.
Ora una sola parola volteggiava nella sua anima: fine.
  
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