Eleonora stava male, per
tutto. Per la nausea che non le dava tregua, per il dolore che la distruggeva.
Era all’ aeroporto, e l’ aria sterile e sana la distruggeva. Era così vuoto,
quel maledetto aeroporto, così bianco, che ogni angolo glielo ricordava ancora
di più. Gli ricordava lui il biancore delle pareti, la scritta su un giornale,
l’ odore dei caffè e il sorriso dei bambini. Gli ricordava lui toccarsi il
ventre, che conteneva qualcosa di lui più di ogni altra cosa. Aveva un bambino,
lì dentro, e doveva proteggerlo. Doveva tornare a una vita serena, normale,
pulita e sicura dove crescerlo. Non poteva rimanere l’, su una spiaggia in un
camper, come una nomade, come una.. clandestina. Ecco cos’ era stata, una
clandestina in preda alla frenesia dell’ amore. Una stupida che si era lasciata
trasportare dal tappeto volante dei sogni, che l’ aveva lasciata seduta sul
nulla a metà strada, l’ aveva fatta precipitare legata a un masso di pietra e
guai. Cosa avrebbe detto ai suoi?? La verità, che non valeva più nulla, ormai,
che tutti i suoi sogni erano infranti e che la possibilità di diventare
qualcuno era persa, ormai. Doveva fare la madre. La madre sola. Una lacrima le
bagnò la guancia pallida, mentre lo speaker annunciava il suo aereo.
…
Jared era steso sul letto
di casa sua, a Los Angeles. Aveva gli occhi chiusi e pensava a quella sera.
Quella sera in cui tutto era cambiato.
Erano a una festa. Gli
MTV Video Music Awards erano finiti da poco e l’ after party era in pieno svolgimento. Tutti erano stanchi
ma felici, Beyoncè
si scatenava sul cubo come una forsennata mentre un’ ubriaca Lady Gaga dava spettacolo vicino al piano bar, cercando di
rubare la scena alla collega e tentando di abbordare chiunque le capitasse a
tiro. Era sempre stata una bella figurina, pensò Jared, era una che la dava
facile per una notte e si dileguava. Aveva bei fianchi e un sedere perfetto,
tondo, sodo e ben proporzionato al corpo piccolo, oltre ad avere un bel seno
non prosperoso al punto giusto e messo bene in mostra per l’ occasione. Jared
avrebbe avuto facile preda: la cantante aveva sempre avuto un occhio
particolare per lui, nonostante fosse attorniata da bei ragazzi, in quel
momento. Proprio mentre era intento a pensare sul da farsi, spuntò la persona
che, più di ogni altro, Jared desiderava possedere.
Gli si sedette accanto
sul divanetto e, scompigliandosi i capelli, gli porse un cocktail dall’ aspetto
molto pesante e colorato. Jared lo bevve senza esitare: si doveva dimostrare
forte e deciso, se avesse voluto attirare l’ attenzione dell’ altra persona
efficacemente. L’ ospite del divanetto aveva raggiunto Jared tra la folla,
destreggiandosi con le belle gambe magre, messe in mostra dal completo che
indossava. Aveva delle forme irresistibili, né troppo né poco. Tutto il suo
essere era bello e armonioso: non aveva un’ imperfezione, nulla fuori posto,
nonostante non fosse più tanto giovane. I capelli ricadevano sul viso
dolcemente, non ferendolo ma accarezzandolo, non coprendolo ma proteggendolo,
preservando quell’ enorme pietra preziosa da attacchi esterni. Era una pietra preziosa,
quel viso: ovale e delicato, dal naso dritto e la bocca dal contorno
strabiliante, dolce, non pretenzioso, dalla carne rosea e distribuita bene in
tutta la superficie, dalle labbra che cercavano ospite, amore. Una scia nera
esaltava la bellezza più pura, più autentica, la perla più pregiata. Un’ iride
verdazzurro ammaliava l’ osservatore, lo catturava. Era più di un occhio, più
di tutto: era qualcosa di inspiegabile, stregato, dotato di una grazia e di un’
eleganza infinita, nonostante si muovesse in continuazione. Ma ora no. Ora era
fisso su Jared, che giaceva, completamente imbambolato. Tutta quella bellezza
tutta insieme, tutta quella finezza, lo avevano disarcionato con la sua
superficialità, con lo stupido pensiero di abbordare Lady Gaga,
così insulsa e volgare, nulla in confronto alla persona che Jared bramava da
sempre e che, quella sera, aveva deciso di concedergli la sua attenzione.
-tutto ok?- disse Billie,
e Jared cade perso allo schiudersi delle sue labbra.
Non ci vide più.
Sovrappose la sua bocca a quella del collega e tutto fu uno scoppiettio. Billie
gli cinse le spalle aggrappandosi a lui, spingendolo su di sé, facendogli
capire che, quella sera, i baci non sarebbero bastati. Jared era fuori di sé, e
spingeva la lingua dentro la bocca di colui che non avrebbe mai immaginato
nemmeno di poter toccare, temendo che si infrangesse come una bambolina di
ceramica. Si baciarono per non si seppe quanto tempo, fatto sta che le unghie
di Billie sulla giacca di pelle dell’ altro avevano lasciato profondi segni,
oltre alle pieghe dovute alla stretta.
Dopo, si recarono in
albergo, e lì tutto si risolse. Billie si spogliò non appena furono dentro,
rimanendo nudo davanti a un estasiato Jared, e ammiccando in un maniera
disgustosa. Disgustosamente sexy. Jared non si fece pregare, spogliandosi
velocemente e fiondandosi sul letto dove Billie lo attendeva con le gambe
spalancate. Il frontman dei 30 Second to Mars era convinto che sarebbe
andata a finire così, toccata e fuga, senza preliminari, ma fu quando si accomodò
tra le cosce dell’ altro che questi ribaltò le posizioni, sorridendo
maliziosamente, mentre prendeva tra le mani la virilità di Jared e cominciava a
giocarci.
Jared si sentì avvampare
mentre Billie percorreva la lunghezza della sua asta con le dita lunghe e
sottili, disegnando piccole, invisibili, decorazioni sulla carne bollente.
Voleva farlo soffrire, e ci stava riuscendo splendidamente. Jared ansimava
pregandolo di sbrigarsi, ma lui rideva sguaiatamente, continuando la sua opera.
Jared era confuso ed eccitato, voleva qualcosa in più, avrebbe voluto scalciare
Billie per ottenere velocità dalle sue mani, altrimenti avrebbe continuato da
solo, ma così non poteva stare. Tutt’ un tratto, Billie si scostò da lui,
dicendo che era stufo: si mise in piedi sul letto e cominciò a masturbarsi.
Jared era attonito e venne preso da una voglia irrefrenabile di toccarsi lui
stesso, ma fu prontamente bloccato dall’ altro, che continuò ad accarezzarsi,
imperterrito.
Allora Jared non pensò
più a nulla: spinse Billie steso sul letto e, con un sorriso malvagio, gli salì
sopra.
-questo volevo vedere, Leto. Finalmente un po’ di palle. Ma ora sai cosa voglio,
vero?- ammiccò la vittima, socchiudendo gli occhi allo scontro delle due
erezioni e aprendo e gambe.
Jared vi passò in mezzo e
non si fece attendere: preparò l’ altro finchè non
dovette gemere di insoddisfazione e poi lo penetrò con forza, strappandogli un
gridolino soffocato. Si fusero tra gemiti e urli, finchè
non vennero quasi insieme, al buio di una stanza del peccato.
Billie si rivestì e se ne
andò velocemente, in maniera frenetica, stentando un –ciao-.
Jared si svegliò. Era a
casa, e quel flashback lo aveva riportato indietro nel tempo tanto
realisticamente che non si diede contegno. Non riuscì a resistere. Si infilò
una mano nei boxer.
…
Mike era andato a
rivestirsi. Accidenti, che casino. Non poteva essere andato tutto così, non
poteva essere finita in quel modo. Una soluzione ci doveva essere, da qualche
parte.
Billie era in cucina, a
bere del latte per rilassarsi. Lo faceva da sempre quando aveva bisogno di
cancellare i pensieri, di sprofondare nell’ oblio della tenerezza, dell’
ingenuità.
Era sconvolto, e Mike non
poteva certo biasimarlo. Era andato tutto storto, tutto.
Billie, seduto al tavolo,
prese il telefono e compose il numero che conosceva a memoria meglio di tutti
gli altri.
-pronto?- rispose la voce
squillante di un ragazzino. La conosceva benissimo, quella voce. Era sveglia e
vivace, al massimo del volume. Esprimeva gioia come al solito, ma racchiudeva
una nota di tristezza, come fosse un tono più sotto. A uno sguardo superficiale
poteva essere la voce solita, ma non lo era. Billie non volle turbarla
definitivamente, non volle strappare quel velo sottile e superficiale di gioia
che ancora mascherava la malinconia, la preoccupazione. Chiuse.
…
-dovevamo
aspettarcelo. Prima o poi sarebbe
successo.-
Joey era freddo e rigido
come una statua, mentre pronunciava quelle parole. Aveva lasciato il fratello
in camera da poco, e già ricominciava ad udirne le lacrime. Stava inzuppando il
cuscino, Jakob. Era accaduto l’ inevitabile, e Joey non era riuscito a
prevenire nulla. Clarissa e Livia assistevano attonite alla scena di
disperazione che si allargava, come se, in un teatro, la scena di dolore si
stesse estendendo oltre il palco, ad assorbire gli spettatori.
-Joey, tu non potevi fare nulla, forse, se io non lo
avessi lasciato andare.. se gli avessi detto di avvisare te..- sussurrò
Clarissa.
-non c’ entri nulla, Clà. Nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Da Mike,
poi. All’ improvviso, è da lui. Stronzo. Ha rovinato anche mio fratello. Io ci
ho fatto il callo, ormai, ma lui.. è ancora così piccolo, senza forze. È debole,
e questo è stato il colpo di grazia. Ora non ho idea di come potrebbe reagire.-
-vedrai che capirà,
diverrà come te, tranquillo..- provò Livia, confusa come non mai. Quella storia
era complicata più di qualsiasi giallo lei avesse mai letto.
-lui è diverso da me, è
sempre stato quello da proteggere, fidati. Ora una cosa si deve fare:
cancellare Billie Joe Armstrong dalle nostre vite. Per sempre.-
-non esagerare, Joey.- sbottò Clarissa, sempre con una parola a favore di
Billie Joe, nonostante tutto. Lo amava, da morire, il suo nome le dava i
brividi da anni. come non avrebbe potuto difenderlo? –vedrai che è stato solo
un momento i debolezza, magari è stato appena liberato, è.. insomma, non
normale, ma..-
-beh, almeno non hai il
coraggio di definire normale questo genere di comportamento. Clarissa, tu sei
come mia madre, lo amate a tal punto da non vedere lo schifo di cui è fatto
quell’ uomo.-
-e tu, non lo ami, Joey?-
chiese Clarissa, a bruciapelo.
-lo amavo tanto, sai? Lo amavo,
è mio padre. lo amavo finchè non scoprii le sue
schifezze. Da quel momento lo disprezzai segretamente, come ora. Per un attimo,
solo un attimo, ho provato pietà per lui, pensando che fosse stato rapito. Ma ora
no, mi fa solo ribrezzo.-
-voglio che muoia, Joey.- affermò una voce tremante. –ha chiamato, ne sono
sicuro. Non ha parlato.-