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Autore: BeGD    24/08/2010    1 recensioni
una fuga d' amore mette scompiglio nel mondo della musica e all' interno dei Green Day. Vecchi rancori emergono nella preoccupazione, mentre la compagna d' avventura di Billie Joe, Eleonora, vive esperienze straordinarie con colui che credeva essere solo un sogno. E' la mia prima ff.. gradita clemenza..
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eleonora stava male, per tutto. Per la nausea che non le dava tregua, per il dolore che la distruggeva. Era all’ aeroporto, e l’ aria sterile e sana la distruggeva. Era così vuoto, quel maledetto aeroporto, così bianco, che ogni angolo glielo ricordava ancora di più. Gli ricordava lui il biancore delle pareti, la scritta su un giornale, l’ odore dei caffè e il sorriso dei bambini. Gli ricordava lui toccarsi il ventre, che conteneva qualcosa di lui più di ogni altra cosa. Aveva un bambino, lì dentro, e doveva proteggerlo. Doveva tornare a una vita serena, normale, pulita e sicura dove crescerlo. Non poteva rimanere l’, su una spiaggia in un camper, come una nomade, come una.. clandestina. Ecco cos’ era stata, una clandestina in preda alla frenesia dell’ amore. Una stupida che si era lasciata trasportare dal tappeto volante dei sogni, che l’ aveva lasciata seduta sul nulla a metà strada, l’ aveva fatta precipitare legata a un masso di pietra e guai. Cosa avrebbe detto ai suoi?? La verità, che non valeva più nulla, ormai, che tutti i suoi sogni erano infranti e che la possibilità di diventare qualcuno era persa, ormai. Doveva fare la madre. La madre sola. Una lacrima le bagnò la guancia pallida, mentre lo speaker annunciava il suo aereo.

Jared era steso sul letto di casa sua, a Los Angeles. Aveva gli occhi chiusi e pensava a quella sera. Quella sera in cui tutto era cambiato.

Erano a una festa. Gli MTV Video Music Awards erano finiti da poco e l’ after party era in pieno svolgimento. Tutti erano stanchi ma felici, Beyoncè  si scatenava sul cubo come una forsennata mentre un’ ubriaca Lady Gaga dava spettacolo vicino al piano bar, cercando di rubare la scena alla collega e tentando di abbordare chiunque le capitasse a tiro. Era sempre stata una bella figurina, pensò Jared, era una che la dava facile per una notte e si dileguava. Aveva bei fianchi e un sedere perfetto, tondo, sodo e ben proporzionato al corpo piccolo, oltre ad avere un bel seno non prosperoso al punto giusto e messo bene in mostra per l’ occasione. Jared avrebbe avuto facile preda: la cantante aveva sempre avuto un occhio particolare per lui, nonostante fosse attorniata da bei ragazzi, in quel momento. Proprio mentre era intento a pensare sul da farsi, spuntò la persona che, più di ogni altro, Jared desiderava possedere.

Gli si sedette accanto sul divanetto e, scompigliandosi i capelli, gli porse un cocktail dall’ aspetto molto pesante e colorato. Jared lo bevve senza esitare: si doveva dimostrare forte e deciso, se avesse voluto attirare l’ attenzione dell’ altra persona efficacemente. L’ ospite del divanetto aveva raggiunto Jared tra la folla, destreggiandosi con le belle gambe magre, messe in mostra dal completo che indossava. Aveva delle forme irresistibili, né troppo né poco. Tutto il suo essere era bello e armonioso: non aveva un’ imperfezione, nulla fuori posto, nonostante non fosse più tanto giovane. I capelli ricadevano sul viso dolcemente, non ferendolo ma accarezzandolo, non coprendolo ma proteggendolo, preservando quell’ enorme pietra preziosa da attacchi esterni. Era una pietra preziosa, quel viso: ovale e delicato, dal naso dritto e la bocca dal contorno strabiliante, dolce, non pretenzioso, dalla carne rosea e distribuita bene in tutta la superficie, dalle labbra che cercavano ospite, amore. Una scia nera esaltava la bellezza più pura, più autentica, la perla più pregiata. Un’ iride verdazzurro ammaliava l’ osservatore, lo catturava. Era più di un occhio, più di tutto: era qualcosa di inspiegabile, stregato, dotato di una grazia e di un’ eleganza infinita, nonostante si muovesse in continuazione. Ma ora no. Ora era fisso su Jared, che giaceva, completamente imbambolato. Tutta quella bellezza tutta insieme, tutta quella finezza, lo avevano disarcionato con la sua superficialità, con lo stupido pensiero di abbordare Lady Gaga, così insulsa e volgare, nulla in confronto alla persona che Jared bramava da sempre e che, quella sera, aveva deciso di concedergli la sua attenzione.

-tutto ok?- disse Billie, e Jared cade perso allo schiudersi delle sue labbra.

Non ci vide più. Sovrappose la sua bocca a quella del collega e tutto fu uno scoppiettio. Billie gli cinse le spalle aggrappandosi a lui, spingendolo su di sé, facendogli capire che, quella sera, i baci non sarebbero bastati. Jared era fuori di sé, e spingeva la lingua dentro la bocca di colui che non avrebbe mai immaginato nemmeno di poter toccare, temendo che si infrangesse come una bambolina di ceramica. Si baciarono per non si seppe quanto tempo, fatto sta che le unghie di Billie sulla giacca di pelle dell’ altro avevano lasciato profondi segni, oltre alle pieghe dovute alla stretta.

Dopo, si recarono in albergo, e lì tutto si risolse. Billie si spogliò non appena furono dentro, rimanendo nudo davanti a un estasiato Jared, e ammiccando in un maniera disgustosa. Disgustosamente sexy. Jared non si fece pregare, spogliandosi velocemente e fiondandosi sul letto dove Billie lo attendeva con le gambe spalancate. Il frontman dei 30 Second to Mars era convinto che sarebbe andata a finire così, toccata e fuga, senza preliminari, ma fu quando si accomodò tra le cosce dell’ altro che questi ribaltò le posizioni, sorridendo maliziosamente, mentre prendeva tra le mani la virilità di Jared e cominciava a giocarci.

Jared si sentì avvampare mentre Billie percorreva la lunghezza della sua asta con le dita lunghe e sottili, disegnando piccole, invisibili, decorazioni sulla carne bollente. Voleva farlo soffrire, e ci stava riuscendo splendidamente. Jared ansimava pregandolo di sbrigarsi, ma lui rideva sguaiatamente, continuando la sua opera. Jared era confuso ed eccitato, voleva qualcosa in più, avrebbe voluto scalciare Billie per ottenere velocità dalle sue mani, altrimenti avrebbe continuato da solo, ma così non poteva stare. Tutt’ un tratto, Billie si scostò da lui, dicendo che era stufo: si mise in piedi sul letto e cominciò a masturbarsi. Jared era attonito e venne preso da una voglia irrefrenabile di toccarsi lui stesso, ma fu prontamente bloccato dall’ altro, che continuò ad accarezzarsi, imperterrito.

Allora Jared non pensò più a nulla: spinse Billie steso sul letto e, con un sorriso malvagio, gli salì sopra.

-questo volevo vedere, Leto. Finalmente un po’ di palle. Ma ora sai cosa voglio, vero?- ammiccò la vittima, socchiudendo gli occhi allo scontro delle due erezioni e aprendo e gambe.

Jared vi passò in mezzo e non si fece attendere: preparò l’ altro finchè non dovette gemere di insoddisfazione e poi lo penetrò con forza, strappandogli un gridolino soffocato. Si fusero tra gemiti e urli, finchè non vennero quasi insieme, al buio di una stanza del peccato.

Billie si rivestì e se ne andò velocemente, in maniera frenetica, stentando un –ciao-.

Jared si svegliò. Era a casa, e quel flashback lo aveva riportato indietro nel tempo tanto realisticamente che non si diede contegno. Non riuscì a resistere. Si infilò una mano nei boxer.

Mike era andato a rivestirsi. Accidenti, che casino. Non poteva essere andato tutto così, non poteva essere finita in quel modo. Una soluzione ci doveva essere, da qualche parte.

Billie era in cucina, a bere del latte per rilassarsi. Lo faceva da sempre quando aveva bisogno di cancellare i pensieri, di sprofondare nell’ oblio della tenerezza, dell’ ingenuità.

Era sconvolto, e Mike non poteva certo biasimarlo. Era andato tutto storto, tutto.

Billie, seduto al tavolo, prese il telefono e compose il numero che conosceva a memoria meglio di tutti gli altri.

-pronto?- rispose la voce squillante di un ragazzino. La conosceva benissimo, quella voce. Era sveglia e vivace, al massimo del volume. Esprimeva gioia come al solito, ma racchiudeva una nota di tristezza, come fosse un tono più sotto. A uno sguardo superficiale poteva essere la voce solita, ma non lo era. Billie non volle turbarla definitivamente, non volle strappare quel velo sottile e superficiale di gioia che ancora mascherava la malinconia, la preoccupazione. Chiuse.

-dovevamo aspettarcelo.  Prima o poi sarebbe successo.-

Joey era freddo e rigido come una statua, mentre pronunciava quelle parole. Aveva lasciato il fratello in camera da poco, e già ricominciava ad udirne le lacrime. Stava inzuppando il cuscino, Jakob. Era accaduto l’ inevitabile, e Joey non era riuscito a prevenire nulla. Clarissa e Livia assistevano attonite alla scena di disperazione che si allargava, come se, in un teatro, la scena di dolore si stesse estendendo oltre il palco, ad assorbire gli spettatori.

-Joey, tu non potevi fare nulla, forse, se io non lo avessi lasciato andare.. se gli avessi detto di avvisare te..- sussurrò Clarissa.

-non c’ entri nulla, Clà. Nessuno poteva immaginare una cosa del genere. Da Mike, poi. All’ improvviso, è da lui. Stronzo. Ha rovinato anche mio fratello. Io ci ho fatto il callo, ormai, ma lui.. è ancora così piccolo, senza forze. È debole, e questo è stato il colpo di grazia. Ora non ho idea di come potrebbe reagire.-

-vedrai che capirà, diverrà come te, tranquillo..- provò Livia, confusa come non mai. Quella storia era complicata più di qualsiasi giallo lei avesse mai letto.

-lui è diverso da me, è sempre stato quello da proteggere, fidati. Ora una cosa si deve fare: cancellare Billie Joe Armstrong dalle nostre vite. Per sempre.-

-non esagerare, Joey.- sbottò Clarissa, sempre con una parola a favore di Billie Joe, nonostante tutto. Lo amava, da morire, il suo nome le dava i brividi da anni. come non avrebbe potuto difenderlo? –vedrai che è stato solo un momento i debolezza, magari è stato appena liberato, è.. insomma, non normale, ma..-

-beh, almeno non hai il coraggio di definire normale questo genere di comportamento. Clarissa, tu sei come mia madre, lo amate a tal punto da non vedere lo schifo di cui è fatto quell’ uomo.-

-e tu, non lo ami, Joey?- chiese Clarissa, a bruciapelo.

-lo amavo tanto, sai? Lo amavo, è mio padre. lo amavo finchè non scoprii le sue schifezze. Da quel momento lo disprezzai segretamente, come ora. Per un attimo, solo un attimo, ho provato pietà per lui, pensando che fosse stato rapito. Ma ora no, mi fa solo ribrezzo.-

-voglio che muoia, Joey.- affermò una voce tremante. –ha chiamato, ne sono sicuro. Non ha parlato.-

 

   
 
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