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Autore: nous    24/08/2010    1 recensioni
Arancio è il colore dell'ipocrisa. Gli eroi sono caduti: il presente è diverso dal futuro che si erano immaginati. La prepotente verità di Konoha nasconde la verità di Naruto. Sasuke non sa più qual'è la verità. Basta sapere che Madara è morto e che si festeggia un eroe fasullo. C'è chi ha aperto gli occhi. Chi vive di sogni. Konoha ignora tutto e continua a vivere.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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arancio V

 

V.

Per una vita ti insegnano cosa devi fare e come lo devi fare. Ti insegnano a seguire uno schema prefissato. Un qualcosa che c’è e che non si vede. Uno schifo di vita, in uno schifo di mattina.

Naruto voleva ignorare l’immagine riflessa sullo specchio del bagno. La luce alogena e la pelle di un’innaturale tonalità verdognola. Il fusibile ancora freddo e il sole ancora spento. In quelle prime ore del giorno, simili a tante altre, portava i segni di una notte dal sonno disturbato. Ravvivarsi i capelli, legare il copri fronte. Spegnere la luce uscendo dal bagno. Prendere la bisaccia e agganciarla. La solita routine che Naruto odiava, eppure non sapeva farne a meno. Perché sapeva, o meglio sentiva, che se solo una volta fosse uscito da quello sistema, che gli si era creato attorno, sarebbe caduto. Il suo equilibrio era nato perdendo l’avventatezza dei suoi anni. La battaglia, che lo aveva fatto cambiare, la stava ancora combattendo. Costantemente in allerta contro la sua realtà. L’Uzumaki aveva un nemico, un solo nemico da cui temeva la morte: il se stesso in cui lo avevano fatto diventare.

Uscì di casa, senza nemmeno inchiavare. Dentro quelle mura non vi era nulla di interessante, in più nessuno sarebbe mai voluto entrare lì dentro, eccezione fatta per Sakura. Il biondo non si curava dell’interesse che la compagna nutriva nel fargli le pulizie. Quella ragazza era la persona più vicina quando voleva ognuno lontano. Stava lì e cercava di avvicinarselo e lui freddamente la respingeva. E dire che l’aveva desiderata a lungo. E dire che lei lo aveva desiderato a lungo. Lui ora era simile a quell’altro lui.

Come un’ombra si aggirava tra le vie avvolte nel gelo mattutino. Ovunque il silenzio, lo stesso che si respira nei cimiteri. La notte era il regno degli avi di Konoha. La città che cade e risorge. La città che non dorme mai.

Naruto sentiva su di se gli occhi nascosti degli Anbu, ma continuava a sfrecciare come il vento, ignorandoli. Davanti a lui solo il profilo delle porta principale. I passi che si rallentano fino a interrompersi davanti al blocco delle sentinelle.

Con un gesto meccanico, estrasse dalla tasca i permessi redatti dall’Hokage. Non li sfiorarono nemmeno, bastò il nome di Kakashi a farlo passare. Quanta fiducia in un semplice nome. Se fosse stato lui la guida di Konoha, altri avrebbero avuto fiducia nel prossimo semplicemente leggendo la sua firma su un foglietto.

A passo lento oltrepassò la monolitica costruzione. Se avesse voltato il capo avrebbe ancora visto l’amico con lo sguardo perso, le macerie e quell’ultimo incontro. Naruto, nelle mille e una volte che aveva lasciato il villaggio in quegli anni, non aveva mai avuto la forza di compiere quel gesto. Guardarsi alle spalle per vedere quello che stato era troppo doloroso e lui era un debole. Andare avanti sempre e comunque. Ingoiare il rospo e con il groppo alla gola non confidare nel passato.

Erano compagni. Erano amici. Erano fratelli. Erano nemici. I migliori nemici che potessero essere. Perché rivaleggiare implicava conoscersi e ammirarsi. Provare invidia per l’altro e tentare di superarlo. Sia lui che Sasuke avevano imparato a dire addio per inseguire la propria strada. Naruto comprendeva che la sua strada si era interrotta, o aveva subito una lunga deviazione.

Nel bosco soffocato dalla nebbia ogni pensiero si faceva ovattato. Non era mai stato riconosciuto come un grande pensatore, ma quel silenzio e quell’atmosfera gli strappavano dal cuore le più belle e tristi riflessioni mai uscite dalla bocca di uno shinobi. Da solo, nel vuoto del salto, il ninja pensava che il villaggio avesse tradito lui.

 

 

L’aria densa del mattino gli fece aprire gli occhi. Il gelo, che da terra gli penetrava nelle ossa, lo fece alzare. Poi la fame. L’odore della brace. Il ricordo di una cena lontana.

Sasuke sentiva l’aria umida del mattino scivolargli addosso. Non sentiva particolarmente l’esigenza di cibo.

Si sentiva bene, in pace con il suo mondo.

Tutto quello che c’era stato e tutto ciò che non era mai avvenuto, era passato. Non gli importava. Un nuovo giorno, un nuovo inizio, dopo il caos. Aprire gli occhi e riconoscere la realtà. Ciò che è vero si distingue da ciò che non lo è. Sasuke non aveva la certezza di ciò che era stato e quando. Il tempo aveva perso consistenza davanti all’ombra della sua vita. Un Uchiha che non sa più come vivere il suo nome. Disperso in un bosco dove gli anni durano secondi e tutto perde senso.

Sasuke  non aveva capito nulla. Non sapeva se darsi dello stupido od elogiarsi della sua genialità. Era stato uno stupido, ma era stato eccezionale nell’essersi accorto di quanto si fosse  mosso bene in quel ruolo. La superbia e la stupidità sono compagne. Se gli altri erano stati esseri inferiori, lui era inferiore a tutti. Non era stato capace di riconoscere la mano che il suo vecchio mondo avrebbero potuto tendergli. Ma andava bene così.  

Ormai aveva visto tutto, quello sguardo lo aveva portato lontano. E andava tutto bene.

 Una scintilla di fuoco, frammenti incandescenti, che come lucciole, si alzano dal braciere, per poi spegnersi. La vita del guerriero era quella. Ora che galleggiava nella aria aveva la certezza che presto il contatto con la terra l’avrebbe spento. Il campo di battaglia era la tomba degli shinobi.

Camminava vicino la riva del fiumiciattolo. Non aveva una meta precisa. Non un luogo dove andare.  Seguiva l’acqua a ritroso addentrarsi nella vegetazione selvaggia.

 

 

Fratellino ti sei perso nel bosco?

Hai gambe per saltare e polmoni per respirare. Corri. Lascia per i rami secchi ti graffino la pelle. Lascia che l’aria ti si scontri addosso.  Se ti fermi sei morto.  Nessuno qui è pronto a spingerti. Nessuno ti salva. I grilli scappano al tuo passaggio. Le mosche volano via.

Sei entrato nel bosco. Sei partito con l’intenzione di andare a caccia. A caccia di cosa?

 Di una preda, un’illusione, un’utopia, un sogno, un’idea. È una persona quella che vai inseguendo?

 Per cosa sei entrato nel bosco, per inseguire l’immagine che hai di quell’individuo…

Salta. Più in alto. Fino a raggiungere la volta degli alberi. Non restare fermo a guardare. Se riesci mantieniti sempre in moto. Le gambe possono riposare ma tu devi continuare a procedere. Lontano. Il limite non è stabilito.

 E dopo che avrai trovato l’idea inseguita, che farai?

La ucciderai e ti ciberai delle sue carni. Allora sarai tu a scappare dai ricordi. 

La lascerai scappare. Allora continuerai a vagare nel bosco scappando e inseguendo. 

La ignorerai e passerai oltre. Ti sei già fermato.

Fratellino, ti sei già perso!?

 Il bosco è grande e inghiotte tutto. Il bosco non attende che altri corpi per rinnovarsi. Tu lo sai: la terra reclama i suoi figli. Elementi chimici che rinnovano il mondo. Un giorno anche tu tornerai a casa.

Sono io, fratellino, l’incubo che devi inseguire?

 Se sì, io non scappo. Correrò con te che mi cerchi. Sarò l’ombra dei tuoi passi e la gioia dei tuoi tormenti. Un ricordo che ogni giorno perde di consistenza.

 Ho visto le stelle cedere posto all’alba e tu hai guardato con me il sole morire all’orizzonte, anche lui inseguito dalla notte. Il buio rincorre la luce, poiché coesistono e senza l’una non esiste l’altro. Corrono insieme , come noi due.

Il bosco finge di essere immobile e vede tutto passare. Ha visto anche te. Ha riso.

Fratellino, sei tu il mio vero nemico?

O sono io il tuo?

 Il sangue non crea fratelli. Siamo diversi, ma non siamo mai stati così simili. Fratello. Quello che ci unisce non si vede.

Fratellino, sei mio amico?

Vuoi uccidermi tu?

 Sono stanco e ho bisogno di qualcuno di cui mi fido. Non voglio più sentire i discorsi della gente. In quel bosco di persone mi sono già perso. Da quel punto non ho più ritrovato la strada.

Fratellino, siamo pronti a lasciarci alle spalle i sogni?

 Vivremmo per nulla, forse ci basteranno i ricordi. Sarà un rassegnarsi e perdersi. Ma nulla è perfetto. Se sei entrato nel bosco, te ne sei già accorto. Credimi nulla è più bello e deprimente di inseguire una chimera.

È giorno e poi sarà di nuovo notte.

Fratello, amico, compagno, ma soprattutto, nemico, prega per me.

 Che la fine di questo mio viaggio sia piacevole.

egregi signori che per sbaglio seguite questa storia mi scuso per il ritardo, impegni vari mi hanno impedito di avvicinarmi al pc e dunque inviare.

ringuazio la  fedele p_chan che ha recensito gli ultimi due capitoli , nonchè una mia storia originale, il che mi ha fatto molto piacere. grazie mille p_chan!!!

 

   
 
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