Buonasera o meglio dovrei dire buonanotte vista l'ora.
So che il mio aggiornamento vi sembrerà un miraggio, ma non è così.
Sono veramente io e ho postato un nuovo capitolo.
Scusate l'enorme ritardo, non è mancanza di rispetto verso chi mi legge, semplicemente la mia ispirazione ha deciso di andare in letargo prima del previsto e ne posso approfittare solo quando mi fa la grazia di venire a bussare alla porta dei miei due, tre neuroni rimasti!
Avrei dovuto postare domani, ma siccome non riesco a dormire, mi son detta "Perchè non aggiornare stasera stessa?" ed eccomi qua.
Probabilmente molti di voi sono ancora in vacanza e neanche mi leggeranno.
E' pur vero che non mi segue quasi nessuno -.-', però lasciatemi illudere.
Sapete cosa penso? Penso che recensire sia importante, anche se va detto qualcosa di negativo. Le critiche costruttive sono importanti ed io ne ho bisogno per poter crescere nella scrittura, altrimenti rimarrò sempre ferma e limitata.
Per questo vi dico che se avete da dirmi qualsiasi cosa, fatelo! Accetto tutto!
Potete anche scrivermi privatamente.
Bene, vi lascio.
Buona lettura e buonanotte :)
Capitolo 3 “La festa”
Percorremmo in macchina le principali strade di Londra,
guidati dalla musica trasmessa alla radio quella sera. Musica da discoteca,
quella che ti rimbombava nel cervello, fino ad assordarti.
Conoscendo John, lo aveva fatto apposta per farmi abituare al
casino in cui ci saremmo trovati una volta entrati nel locale. Erano anni che
non mettevo piede in posti del genere.
Aveva ragione Jenny: ero diventata una nonna a furia di stare
chiusa in casa!
“Allora Maggie!” proruppe John all’improvviso, alzando il
tono di un ottava per sovrastare la musica “Pronta a divertirti e ad andare col
primo che incontri?” domandò sghignazzando per poi aggiungere con tono
d’ammonimento “Basta non sia Rayan!”.
Quando ci si metteva, era un vero tormento.
Sbuffai, guardando fuori dal finestrino. Ero facilmente
irritabile quel giorno.
Ma non era colpa sua. Come al solito, ero io a sentirmi fuori
posto.
“Eddai!!! Musona!!!” esclamò, mettendomi una mano sulla gamba
e scuotendomi appena “Avanti! Sorridimi!” m’invitò, sorridendo a sua volta; lo
fissai fintamente arrabbiata e gli feci una pernacchia, provocando la sua
risata cristallina.
“Sei unica!” asserì convinto “Però davvero!” continuò assumendo
un’aria vagamente seriosa, decisamente non tipica di lui “Amica mia, sii
serena. Stasera passeremo una serata diversa e conosceremo nuove persone.” Mi
guardò, i suoi occhi erano stranamente cauti, quasi timorosi “Magari…” sviò il
mio sguardo “Tra loro potrebbe esserci quel ragazzo misterioso…” azzardò,
lasciando la frase sospesa.
Mi irrigidii immediatamente.
Non ci avevo minimamente pensato. Dopo il pomeriggio
trascorso a crogiolarmi nel suo ricordo fulmineo, non avevo più permesso al mio
cervello di tornare a quel giorno.
D’improvviso la mia mente s’oscurò, gli occhi si chiusero, segno
che non volevo saperne.
Non ero pronta. In realtà non lo ero mai, per nulla.
Eppure lo aspettavo da tanto, nonostante fingessi che non era
così. D’altronde perché quel pomeriggio ero tornata a quell’incrocio? Me l’ero
chiesto diverse volte nelle ore precedenti, ma senza riuscire a rispondermi
sinceramente.
Inutile ingannare me stessa. Era ovvio che volevo mantenere
vivo quel fioco ricordo, temevo che potessi dimenticarmi del suo volto,
perderne anche solo un tratto, mi spaventava! Infondo al cuore speravo di
poterlo incontrare di nuovo e volevo essere pronta a riconoscerlo.
Desideravo ardentemente che quelle pozze d’oceano si
soffermassero su di me, risucchiandomi tutta in lui, fino a che non restasse
assolutamente niente della mia anima perduta.
“Ehi, ehi” John fermò l’auto d’improvviso, mi prese,
tirandomi verso di lui e mi strinse così forte che sentii dolore.
Gemetti, non capendo perché lo stesse facendo.
Nell’istante in cui notai il suo maglione bagnarsi, mi resi
conto di stare piangendo.
“Ops” mormorai con voce rauca “Scusami” dissi
scostandomi da
lui, facendo leva sulle mani “Non volevo rovinarti il
maglione” e toccai la zona bagnata col dito indice, disegnando
cerchi immaginari, fissandola
incredula.
Anche John fissò la
macchia “Naa! Che me ne importa!”
rispose serio. Con un dito tolse le lacrime accumulatesi sotto le mie ciglia
“Fortunatamente il trucco non si è sciolto” mi fece notare, ammiccando “Sei
sempre perfetta” aggiunse dandomi un bacio leggero sulla guancia, molto vicino
all’angolo della mia bocca “Ora su riprenditi e andiamo. Siamo quasi arrivati”
annunciò riprendendo a guidare, mentre io mi sistemavo al mio posto ancora un
po’ scossa.
Qualche istante dopo, John parcheggiò l’auto e m’invitò a
scendere.
Mi tese la mano in un gesto elegante, strappandomi una
risata.
“Sei un uomo d’altri tempi?” gli chiesi, sistemandomi la
gonna del vestito.
“Così mi offendi, Maggie!” asserì, arricciando il naso e
mettendosi dritto “Lo sanno tutti che sono un ragazzo all’antica, tzè” e mi
voltò la faccia.
Inizialmente rimasi spiazzata, poi comprendendo la sua
ironia, sghignazzai allegra. Mi aveva fatto tornare il buonumore, come suo
solito. Gliene fui grata.
“Vogliamo andare, Mademoiselle?” proferì in tono scherzoso,
offrendomi il braccio.
“Certamente, Monsieur” risposi, appoggiandomi a lui.
Ridendo e scherzando, entrammo nel locale di Rayan.
Era tutto buio, solo qualche luce sfarfallava e creava, qua e
là, strane ombre. La musica, come immaginavo, rimbombava da una parete
all’altra creando uno strano eco, anche se non sembrava essere a tutto volume.
Mi guardai attorno, non riconoscendo nessuno.
Poco dopo mi sentii toccare la spalla da John, il quale
fissava con occhi dilatati, un punto in fondo al locale.
Seguii la traittoria del suo sguardo e riconobbi Rayan che se
ne stava appiccicato ad una ragazza. Sembrava se la stesse divorando con quei
baci.
Sul mio volto si dipinse un’espressione alquanto schifata, ma
mi preoccupai quando notai lo sguardo afflitto e triste di John.
“Ti va se beviamo qualcosa?” gli proposi provando a
distrarlo.
“Si. È meglio se ci bevo su” rispose mettendo le mani in
tasca “Un drink basta e avanza. Ti ricordo che devi riaccompagnare a casa la
sottoscritta” dissi indicandomi e poi incrociando le braccia sotto il seno.
John inarcò un sopracciglio “Bellezza mia, muovi il tuo bel
culo e fattela a piedi!” sbarrai gli occhi sconvolta, mentre il mio amico si
piegava in due per le risate.
“Stupido” sibilai piccata “Dai scherzavo” mi sorrise
prendondomi sotto braccio e trascinandomi verso il bancone del bar.
“Cosa prendi?” mi chiese, una volta che ci fummo seduti
“Mmm…che mi consigli?” “Niente di pesante, non credo tu regga l’alcool”
sghignazzò “In effetti…” mormorai pensandoci.
“Cosa vi porto da bere?” il barman vestito di bianco e blu si
sporse verso di noi, sorridendo in modo cordiale, come si addiceva ad uno del
suo mestiere.
“Per me una Caipirosca” disse John “Per Lei, Signorina?”
domandò il barman rivolgendosi a me. Mi grattai la testa pensierosa e alla fine
optai per qualcosa di semplice “Un Bayles liscio senza ghiaccio, grazie”
sorrisi “Arrivo subito” annunciò l’uomo
sparendo dietro al bancone.
Tornai a spostare la mia attenzione nei vari reparti del
locale, scorgendo un gran numero di persone intente a ballare, uno addosso
all’altro. Mani che si sfioravana, corpi che si surriscaldavano a ritmo di
musica. Bocche che si impossessavano l’una dell’altra. Lingue alla ricerca di
un contatto più profondo.
Distolsi l’attenzione per fissare John che s’era ammutolito.
Lo ritrovai con gli occhi fissi verso il punto in cui prima Rayan era appartato
con quella ragazza.
“Ecco i vostri drink!” trillò il barman alle nostre spalle,
entrambi sobbalzammo nello stesso istante. “Grazie” risposi prendendo il mio
bicchiere e iniziando a sorseggiare.
Il mio amico fece altrettanto mantenendo un rigoroso silenzio
che stava divenendo eccessivo per un tipo logorroico come lui.
“John!” lo chiamai, allungando una mano verso il suo braccio,
lui non mi guardò, semplicemente immerse le sue labbra nel suo drink.
Trascorse mezz’ora nella quale John era riuscito a bere altre
due Caipirosche non prendendo minimamente in considerazione le mie
raccomandazioni.
“John adesso bassa!” urlai esausta “Non credi di stare
esagerando!” lo ammonii, lui mi sfiorò per qualche secondo con lo sguardo, ma
non si soffermò su di me “Lo dico per te,
forse non te ne frega un accidenti, ma io ti voglio bene e non voglio
che ti annulli per quello stupido!” dissi sentendo una strana rabbia ribollirmi
nello stomaco “Lo sappiamo tutti che Rayan è uno sciupafemmine! Il suo
interesse è limitato a portarsi a letto quante donne può in una serata. Non
merita assolutamente il tuo amore, né tantomento il tuo dolore!”. Solo in
quell’istante John decise di fissare me “Non decidiamo di chi innamorarci,
Maggie” sussurrò.
Avvertii appena le sue parole.
Abbassai lo sguardo afflitta. Come potevo tirarlo su di
morale?
“Salve ragazzi!” esclamò allegra una voce familiare alle
nostre spalle.
Lupus in fabula!
Sia io che John ci voltammo “Rayan!” strillai. Lui ci sorrise
e si sporse maggiormente verso di noi per farsi sentire “Sono felice che alla
fine siate venuti” disse “Che ne pensate di questo posto?” domandò “E’ davvero
molto bello” mormorò John.
I suoi occhi dilatati erano fermi sulla figura possente di
Rayan, era facile scorgervi sorpresa e…amore!
“Ti ringrazio, amico!” rispose, poi i suoi occhi fissarono
me, indugiò un po’ troppo sulla mia scollatura, facendomi arrossire e allo
stesso tempo, irritare.
“Come siamo belle stasera” ammiccò avvicinandosi “Che ne dici
di ballare un po’ con me, tesoro?” la sua più che una richiesta sembrava un
ordine.
Ma credeva per caso che fossi una stupida qualsiasi? Quel
ragazzo mi aveva sempre dato i brividi, non certo di piacere. Era un insulso
maschio, infimo e bastardo.
Avevo avuto quell’idea fin dal primo momento che l’avevo
conosciuto.
Sua madre era una persona severa, ma non cattiva come lui.
“No, grazie” risposi con acidità, scostando la sua mano che
nel frattempo, s’era posata sul mio volto, scendendo fino alle mie labbra.
“Peccato darling. Non sai che ti perdi!” affermò sogghignando “Fai bere loro
ciò che desiderano, offre la casa” disse al barman in tono superbo, riprendendo
poi a camminare verso il centro della sala e lasciandoci soli.
“Che viscido idiota!” sbottai pulendo il viso. Sentivo ancora
le sue mani sudaticcie sopra di me.
Un singhiozzo attirò la mia attenzione. Alzai immediatamente
il volto verso John, il quale era chino sul bancone, il viso nascosto da un
braccio.
“John! John!” saltai dallo sgabello e mi avvicinai a lui “Ti
prego non fare così…io…” mi portai entrambe le mani ai capelli non sapendo cosa
fare.
Sbuffai, poi udii uno strano rumore: John aveva appena dato
un pugno sul bancone. Sbarrai gli occhi: il suo viso una maschera d’ira. Deglutii.
“John…” lo chiamai titubante “Un’altra Caipirosca” ordinò al
barman, ignorandomi. “Tanto offre la casa!” sputò quelle parole con una
cattiveria che non riconobbi come sua.
“Sai che ti dico?” dissi rivolta a lui “Prendo una Caipirosca
anche io. Per berne così tante deve essere buona” ammisi, strappando un piccolo
sorriso al mio amico.
“Balliamo?” propose John dopo l’ennesimo drink “Ma si! Che
sarà mai!” sorrisi stringendo la mano del mio amico e iniziando a muovermi a
ritmo di musica.
Ci gettammo in pista come due pazzi scatenati seguendo le
note di “Stereo Love” di Edward Maya.
Attorno a noi i corpi di donne e uomini si dimenavano
impazziti, occhi chiusi, mani in alto, voci eccitate urlavano sovrastando la
musica. Tutti erano su di giri. Troppo. Ed anche io cominciavo ad esserlo.
Avvertivo i primi effetti dell’alcol.
D’un tratto reclinai la testa all’indietro e lasciai che le
palpebre si chiudessero. Mi immersi corpo e mente nella musica, per la prima
volta mi sentii così leggera che quasi potevo spiccare il volo. John era
davanti a me, sentivo il suo corpo muoversi nel piccolo spazio che eravamo
riusciti a ritagliarci e anche lui sembrava divertirsi.
Riaprii gli occhi per un istante, ma quello che vidi mi fece
raggelare.
Due fessure azzurro chiaro mi trafissero in pieno.
Raddrizzai la testa e mi voltai velocemente verso quello
sprazzo di cielo sereno, ma quando lo feci, non c’era più. Che fosse stato
frutto della mia immaginazione?
Probabile.
Mi strofinai gli occhi con le mani, ma la vista sembrò peggiorare.
Vedevo tutto appannato.
Scossi la testa e abbassai le palpebre, inspirando con calma
per placare il mio cuore impazzito. Fissai nuovamente quel punto del locale, ma
non c’erano che tre o quattro ragazzi intenti a bere un drink e a
chiacchierare.
A quel punto, mi mossi verso John che fino a quel momento
aveva continuato a ballare, circondato da alcune ragazze che si erano accostate
a lui e con mille moine provavano a conquistare la sua attenzione.
Sorrisi e guardai il mio amico palesemente scocciato.
Quando alzò lo sguardo e incontrò il mio, mi fece una
linguaccia e ammiccò, vantandosi di quelle conquiste. Ciò mi fece sorridere
maggiormente.
Provai ad avvicinarmi a lui barcollante, ma dovetti scostare
un gran numero di persone ed evitare, allo stesso tempo, di cadere.
I tacchi iniziavano a rappresentare un ostacolo per il mio
precario equilibrio da sbronza. L’alcol fluiva a fiumi in me, sentivo che mi
era arrivato fin nel cervello.
Per inseguire quello strano sguardo, mi ero spostata di
qualche passo. Quando riuscii a raggiungere John, una ragazza, per sbaglio, mi
diede una gomitata facendomi scontrare col suo corpo, lui per riflesso mi
strinse.
“Ti sei allontanata improvvisamente. Ad un tratto non ti ho
più vista!” parlò così vicino al mio orecchio che potei percepire chiaramente
il suo fiato solleticarmi piacevolmente.
“Si scusa, mi era sembrato di vedere due occhi fissi su di
me!” balbettai in risposta, imbarazzata per la mia stessa folle immaginazione.
“Maggie, credo che tu ed io abbiamo bevuto un po’ troppo”
rise forte, continuando a stringermi forte e a guidarmi nella danza.
E più ballavamo, più sentivo il suo profumo entrarmi nelle
narici e appiccicarsi sulla mia pelle, sul mio vestito.
Le mani di John si muovevano con leggiadria su di me: prima
mi accarezzavano la schiena, poi mi prendevano le mani e mi facevano girare,
per poi tirarmi nuovamente verso di sé. Erano alla base del collo, tra i miei
capelli, ovunque ne sentissi il bisogno.
Stava accadendo qualcosa. Ne percepivo i segnali nell’aria
attorno a me.
John mi stava fissando
in modo inconsueto.
Cos’era quello strano calore che avvertivo improvvisamente?
Quella fiamma ardente nei suoi occhi cosa stava a
significare?
“Che ne dici se ce ne andiamo?” disse John d’un tratto.
“Si…” soffiai, non totalmente in possesso delle mie facoltà.
Lui intrecciò la sua mano alla mia e dopo avermi lanciato
un’ultima occhiata, corremmo fuori dal locale.
Entrati in macchina, accese l’aria calda per permettere ad
entrambi di ritrovare un po’ di calore. Aveva cominciato nuovamente a piovere.
John continuava a guardarmi al punto che non potei più
ignorarlo e mi misi a fissarlo anche io.
Cosa ci spinse l’uno verso l’altro?
In quell’istante l’unica cosa che contava erano le sue labbra
schiuse sulle mie…