Primavera
Juan
tornò a portare conigli
anche il giorno dopo. Cèsar lo ricevette sospettoso.
- Non hai nient'altro da
fare, ragazzo, che portare conigli a me e a Luìs?
Il ragazzo allungò il collo e
scomparve.
Forse aveva cercato di
guardare oltre il muro del cancello che il vecchio usava per andare
nell'orto.
Era in comunicazione con la casa, e le cucine.
In un angolo del focolare Cèsar
trovò Occhi Verdi intenta a sbucciare arance.
- Questi sono per la cena -
disse solo, e lasciò andare i conigli sul tavolo.
Uno aveva, stretto tra i
denti, un minuscolo bocciolo di ginestra. Occhi Verdi rimase
lì a fissarlo per
molto tempo.
Più tardi, alzandosi
dall'angolo del tavolo dove si era ricavata un cantuccio e dove aveva i
coltelli per sbucciare e qualche coccio per la verdura, vide che tutti
e due
lavoravano nell'orto. Erano trascorsi solo pochi giorni, ma ormai quei
giorni
li sapeva a memoria. Si asciugò le mani allo straccio, si
accoccolò sul
limitare del sole, dove la soglia sfidava l'aria greve del pomeriggio.
Al mattino Luìs si alzava
presto. Prima di tutti, anche del vecchio, anche del sole, e scompariva
verso
la strada che portava al mare. A lei era proibita quella strada, la
stessa che
la prima notte aveva percorso con Cèsar. In fondo c'era una
spiaggia di sassi e
la barca. Quella che serviva a Cèsar per i morti.
Non poteva prendere neppure il
sentiero che portava al paese. Era largo, pieno di sassi e strani
cespugli
legnosi. Cèsar le aveva spiegato che c'erano rovi, e sassi
duri, e serpenti che
nascondevano la testa ad ogni pietra. Quando gli aveva chiesto
perché quei
serpenti nascondessero la testa ad ogni pietra, la sua unica risposa
era stata:
- Perché non vogliono
guardare quassù.
La ragazza aveva atteso
invano che aggiungesse qualche altra parola. Ma non ce n'erano state
altre.
Dopo che Luìs era uscito, la
mattina, era la volta di Cèsar. Lo sentiva strascicare i
piedi da qualche parte
nell'immenso labirinto quando il sole raggiungeva il rampicante contro
la sua
finestra.
A volte sembrava al piano di
sopra, a volte sotto, in una delle oscure girandole di corridoi. Doveva
avere
una stanza da qualche parte, ma lei non l'aveva mia vista. Ogni volta
che
scendeva in cucina, Cèsar era al focolare, o nell'orto. Non
una volta lo aveva
visto uscire da qualche porta.
Quando sentiva Cèsar era il
segnale di avventurarsi già dal letto anche lei.
Luìs era andato e non aveva
più motivo di temere il silenzio. Solo allora scendeva in
cucina.
Gli preparava una colazione a
base di formaggio di capra e pane piatto, poi il vecchio usciva in
giardino e
mentre il sole intiepidiva le foglie della notte trascorsa, zoppicava
fino a un
recinto fatti di giunchi. Dentro c'erano le sue galline. Sette in
tutto. Belle
come l'aurora, bianche e grasse quanto lui era secco e polveroso. Le
chiamava
per nome, una per una.
Poi Luìs tornava e in
silenzio, evitando la porta della cucina, andava fino al limitare
dell'orto. Si
chinava sul vecchio pozzo e immergeva una mano nell'acqua. Quella non
era acqua
da bere, le aveva detto Cèsar, ma lui vi immergeva la mano e
la beveva. Non
l'aveva mai visto bere altro che quell'acqua grigia e sporca in cui gli
insetti
facevano il nido.
Nel trascorrere del giorno
molte volte lo vedeva tornare alla fonte. Sembrava ci si specchiasse
dentro.
Una volta c'era andata anche lei, ma l'acqua era troppo scura e fonda.
Non ci
aveva visto niente altro che buio.
I due lavoravano nell'orto, e
ogni tanto lei andava da loro. Si accoccolava sotto il melagrano, con
le
ginocchia strette alla vita. Allora Cèsar alzava lo sguardo
e sorrideva col
sorriso ferito che hanno certi animali molto vecchi. Era una gioia
vederlo
lavorare, le ricordava le lente mucche che pascolano con grazia
infinita, le
capre sterili e testarde, la notte quando uno scricciolo fischia
lontano. Poi
veniva vicino a lei.
- Che mi hai portato?
Beveva un sorso di vino e
sorrideva alla frutta che lei aveva colto.
Luìs invece restava a
zappare. Non si fermava e non guardava mai da quella parte. Occhi Verdi
aveva
l'impressione che qualcosa nei suoi occhi lo inquietasse, che lo
straccio
bagnato, l'acqua fredda fossero a entrambi rimasti attaccati dentro la
pelle.
Non voleva sentirlo, ma a volte, quando la notte bussava oscuri passi,
lei lo
sentiva camminare avanti e indietro, muoversi lento come un fantasma
inquieto. Anche
lei si muoveva dentro il letto e non riusciva a smettere di pensare
alle
ginocchia e allo straccio che scavava freddo e sterile. Poi qualcosa la
riportava in giardino.
Cèsar, con gli occhi chiusi,
contro il tronco, ascoltava il rumore delle foglie. Poi lei andava in
cucina.
Luìs non la vedeva allontanarsi, infilarsi le unghie dentro
palmi. La pausa era
finita.
- Prima o poi passerà:
l'acqua del pozzo è rancida. Il vecchio zoppica,
manderà lei alla fonte.
La sua previsione fu colmata come
una brocca sotto il rivolo d'acqua. E Occhi Verdi una mattina apparve
dietro la
svolta del muro di cinta. C'era una grata accanto a lei, da cui un
tempo i
parenti passavano regali agli appestati. Quando lo vide era troppo
tardi,
l'unico gesto che fece fu aggrapparsi a quella a quella.
Il ragazzo, camminava avanti
e indietro.
- Sei tu quella che tengono
nascosta? - chiese.
Occhi Verdi sbatté le
palpebre. Non l'aveva visto subito, le era sbucato davanti
all'improvviso. Si
ricordò di quel che aveva detto Cèsar e con gli
occhi cercò un nascondiglio.
- Non ti voglio mica fare del
male - disse, muovendo un passo - Non scappare.
Lei si nascose dietro un
albero.
- Aspetta …
Ma la voce di Cèsar che chiamava
la sua pupilla oltre il muro lo scacciò. Fece in tempo a
lanciarle un bacio. Occhi
Verdi non disse niente al vecchio.
La sera, rientrando dall'orto
con un cesto di fichi scuri e melanzane rattrappite, Cèsar
vide Luìs che
rincasava. Era fermo vicino al melagrano.
- Sei stato alla scogliera? -
chiese - Hai visto qualcuno sulla strada? Mi era sembrato che oggi, il
ragazzo
…
Ma Luìs scosse la testa e
passò oltre.
- Ieri l'ho visto accanto al
muro - continuò Cèsar, seguendolo in cucina - e
anche oggi. Quando mi ha visto
si è nascosto dietro una pietra. Ma prima era sull'albero,
l'ho visto. Non mi
piace che stia da queste parti. Lo sai che non deve vederla,
c'è pericolo …
Sembrò che Luìs neanche
sentisse. Scosse la testa un paio di volte e fece un cenno vago con la
mano.
- Credi che si sia accorto di
lei? Che abbia capito da dove l'abbiamo portata?
- L'hai portata. Io non ho fatto
niente, ricordarlo.
Cèsar sputò per terra.
- Sei una bestia, Luìs.
Davvero credi che si doveva lasciarla …
- Lo fai da anni questo
lavoro, vecchio. Lo sai che vivi e morti non si mescolano. Non almeno
di
propria volontà.
- Non è ancora morta.
- Appunto. Ma se la voce si diffonde
in paese … allora presto lo sarà davvero. Non
dovrebbe stare qui, lo sai.
Quelli hanno ucciso per molto meno.
- Ormai è qui. Non ha ancora
la febbre. Se nessuno la vede, sarà salva.
- La febbre può venire anche
dopo. E se nessuno la vede. E quel
ragazzo?
- Quel ragazzo non la vedrà.
- Lo spero.
- E comunque ormai è qui,
insieme a noi.
- E chi è entrato non può
andarsene, vero?
Spesso sulle labbra di Luìs si
dipingeva un cartiglio di ironia.
- Posso aiutarti? - chiese
Juan. Sbucava da dietro un costone di roccia. Era da solo, a piedi
scalzi. Occhi
Verdi si guardò intorno spaventata.
- Guarda che non ti faccio
niente - e per mostrarglielo si avvicinò e le prese la
brocca.
- Dove vuoi che la porti?
- Non voglio. Cèsar ha detto
…
- Non ti farò niente.
- Ma Cèsar …
Il ragazzo staccò un ramo a una
ginestra.
- Hai guardato tra i denti
del coniglio?
- Sei stato tu?
- Chi altri?
- Non ti conosco.
- Neppure io. Andiamo?
Si incamminarono insieme alla
fonte. Lei a occhi bassi, lui che il sudore faceva somigliare a un
pesce d'oro.
- Sei tu quella che tengono
nascosta.
Occhi Verdi guardò da
un'altra parte.
- Da dove sei arrivata?
- Cèsar mi ha detto di non
dirlo. E ha detto anche, se vedo qualcuno, di nascondermi.
- Cèsar il vecchio? Lui dice
tante cose. Ma è vecchio e pazzo e non capisce bene. Davvero
ti ha detto di
nasconderti?
Occhi Verdi afferrò la
brocca.
- Non è vecchio e non è pazzo
- protestò - E' Cèsar.
- Certo. E' Cèsar proprio
perché è vecchio e pazzo. In paese tutti lo
conoscono. Lo chiamano Cèsar dei
morti.
- Cèsar dei morti?
- Sì. Oppure il vecchio del
melograno. Lui, è sempre lui. O anche Cèsar.
Occhi Verdi ci stette un po'
a pensare.
- Perché lo chiamano così?
- Cèsar dei morti? Perché
vive coi morti. Non con i vivi. Con i morti. Al lebbrosario. Ci sono i
fantasmi
al lebbrosario.
- Io non ne ho visti.
- Ah no?
- No. Neanche uno. Invece c'è
Luìs.
- Luìs?
- Il prete.
Juan scosse la testa un paio
di volte.
- Perché ti tiene prigioniera,
il vecchio Cèsar?
- Non mi tiene prigioniera,
mi ha trovata.
- E dove ti ha trovata?
- In un posto.
Juan sorrise, e strappò un
altro rametto a una ginestra.
- Tieni, lo vuoi?
Le ci fece il solletico al
naso, glie lo passò sul mento ed infine glie lo fece
scivolare oltre il bordo
della camicia. Poi le dette un bacio sulla guancia. Occhi Verdi
diventò di
fiamma.
- Sei molto bella. Come ti
chiami?
Uno strano fuoco alle viscere
le faceva tenere gli occhi bassi.
- Cèsar mi chiama la ragazza
Occhi Verdi - disse piano. E sentiva il fiore di ginestra tanto vicino,
premuto
ad un capezzolo.
Juan la prese per la vita. Lei
non seppe fare un solo gesto per tenerlo lontano.
- E perché? - sussurrò lui
ridendo. Il suo fiato sapeva di zucchero e le arrossava la punta delle
orecchie
- I tuoi occhi non sono verdi affatto.
Occhi Verdi sentì le gambe
sciogliersi. Il rametto le scivolò sul ventre.
- No. Ma a lui sembra di sì.
Io penso. E ora scusami, devo tornare. Io …
Lui la strinse ancora di più.
Contro la coscia Occhi Verdi sentì che la premeva.
- Non te ne andare - disse
baciandola. La lingua le scivolò tra i denti, morbida. Poi
sentì che le sue
mani cominciavano …
- Io devo andare - si staccò
- davvero …
Lui le prese la mano tra le
sue. Erano calde. Anzi caldissime, come se tutto il sangue di tutti gli
uomini
del mondo fosse tutto dentro le splendide vene dei polsi.
- Quando torni?
- Non lo so.
- Ma tornerai.
- Solo se Cèsar …
- Lo sai perché lo chiamano il
vecchio del Melagrano? - chiese.
Lei fece segno di no.
- Il melograno è un frutto
che secca, ma dentro resta rosso. Di sangue. E come il rosso tinge
tutto quel
che tocca. Vuoi rimanere con lui e morire?
La ragazza lo guardò.
- Che significa?
- Significa che Cèsar sta coi
morti. Tu non sei morta. Sei calda.
- Non è vero.
Si chinò ad afferrare
la brocca, Juan sedette sul bordo della strada.
- La fontana è sempre qui. E'
qui da sempre. E anche i morti devono mangiare.
- Davvero il melagrano resta
per sempre pieno di sangue, dentro?
Juan scosse la testa. Sulle labbra gli giocava un sorriso di
porpora.
- Non per sempre - soffiò piano - Solamente
finché
non torna la vera primavera.