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Autore: Vichan    17/10/2005    19 recensioni
Due mesi, incredibile. Stavano insieme da due mesi. Né uno né l’altra avevano mai creduto che, come accadeva in quel momento, avrebbero passeggiato insieme tranquillamente coscienti ognuno dei sentimenti dell’altro. La fanfiction è il seguito di "Heiji e Kazuha" pertanto è consigliabile leggere questa appena citata. buona lettura.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Per sapere se è la cosa giusta”

                                                        

“Per sapere se è la cosa giusta”

 

 

 

Cap 1: “Stare insieme vuol dire…”

 

 

 

“Davvero?! E quindi mi stai dicendo che finalmente Ran ha mandato a quel paese  quel kudo che la lascia sempre sola?! E brava la mia amica; strano che non mi abbia chiamata. Bhè! Lo farò io per  congratularmi!”

 

“Come al solito hai capito male. Kudo mi ha semplicemente detto che l’ultima volta che ha sentito Ran al telefono lei lo ha liquidato in fretta perché un suo nuovo amico la stava aspettando in un bar per commentare insieme gli appunti di matematica.”

 

Due mesi, incredibile.

Stavano insieme da due mesi. Né uno né l’altra avevano mai creduto che, come accadeva in quel momento, avrebbero passeggiato insieme tranquillamente coscienti ognuno dei sentimenti dell’altro.

 

“No, no. Non ho capito male, vedrai che questo nuovo amico è più carino di Kudo e lei che si è stancata di aspettarlo, non ci tiene neppure più a parlargli. Francamente spero che sia così, perché credo che il tuo caro amico la stia prendendo in giro.”

 

“Non è così. Lui è molto impegnato.”

 

“Fesserie. E comunque sia, Ran non dovrebbe stare buona buona ad aspettarlo in eterno. Io non lo farei!”

 

“Ah! Quindi se io dovessi star fuori per dei mesi non  potrei essere certo che tu mi rimanga fedele?!”

 

“Eh, eh, eh. Hai indovinato.”

 

“Cosa?!

 

In realtà il loro rapporto continuava a essere quello di due cari amici, che scherzavano e si prendevano in giro.

 

“Heiji, non crederai davvero che me ne starei sola ad aspettarti con tutti i bei ragazzi che ci sono in giro? Guarda quello per esempio! Quant’ è carino.”

 

“Ma questo è pazzesco! Basta me ne vado.”

 

“E dai che sto scherzando!”

 

Gli si avvicinò e lo fermò afferrandolo per le spalle.

 

“Non te la sarai presa?”

 

Il ragazzo si voltò verso di lei con aria offesa. La guardava fissa con gli occhi semichiusi e mise il broncio.

 

“Heiji, stavo scherzando. Lo sai che  non potrei stare con nessun altro che non sia tu, e poi se te ne andassi io ti seguirei.”

 

Kazuha che non vedeva cambiamenti sul espressione del ragazzo, gli si avvicinò e in un estremo tentativo pacifico ( se non avesse funzionato sicuramente avrebbe perso la pazienza) lo abbracciò.

 

“Senti un po’ non ti sembra di esager… ahahah, fermo ma che fai?! Heiji  sei un farabutto. Sta fermo!”

 

Quando finalmente si fermò:

 

“Oltre essere un detective d’eccezione, sono anche un bravo attore.”

 

“Sei un imbroglione. Hai finto di essere offeso solo per approfittarne e farmi morire per il solletico. Idiota!”

 

“Quante storie per un po’ di solletico.  Hihihi, finalmente te lo fatta pagare. Forse l’hai dimenticato ma sabato scorso per aver fatto tu il solletico a me mi hai  procurato una bella caduta con conseguente slogatura della caviglia.”

 

“Già, che caduta meravigliosa quella. Le tue urla di dolore esagerate hanno perfino fatto accorrere tutti gli abitati in quella via.”

 

“Ridi, ridi! Intanto io sono stato costretto a letto per cinque giorni fino a ieri, a causa tua.”

 

Come quand’ erano piccoli e si facevano i dispetti anche ora che avevano quasi diciotto anni le cose non erano cambiate.

 

“Heiji!”

 

“Che c’è?”

 

“Mi dispiace.”

 

“Dai vieni qua!”

 

Heiji le mise il braccio in torno alla vita e la attirò a sé. I loro cuori vicini, i loro visi vicini, le loro labbra unite in un tenero bacio.

 

Un po’ di cose in realtà erano cambiate.

Ora che stavano insieme le cose si facevano più facili anche tra loro due quali amici (almeno così credevano). Mentre prima anche stare appiccicati l’uno alla spalla dell’altro tra la folla del tram era incredibilmente imbarazzante, ora nei gesti erano più spontanei anche se ancora molto timidi.

All’inizio non era proprio così ed entrambi lo ricordavano bene. Dopo il loro primo bacio, avevano passato una settimana di inferno: non sapevano quale atteggiamento scegliere in pubblico, cosa dirsi, come comportarsi. A seguito di quel giorno nel parco, Heiji era sempre occupato in questura con Goro e  Conan (come arrivava quel ragazzino, ecco un omicidio); Kazuha invece, che aveva ospiti Ran e la famiglia,  si preoccupava di fare tutti gli onori di casa e portò Ran, a cui confidava le sue preoccupazioni e i suoi dubbi riguardo tutto ciò che era accaduto tra lei e il suo amico di infanzia, con sé a conoscere meglio la sua città.

In breve: non ebbero un momento per stare insieme, se non a scuola dove però a mala pena parlavano durante l’intervallo evitando, tra l’altro di guardarsi negli occhi, che subito finite le lezioni non potevano neppure tornare pacificamente a casa in insieme perché o Conan o chi altro  stava fuori dal cancello ad aspettarli. In quella settimana, al termine della quale il detective dell’ est tornò nella sua città,  solo una volta i due ebbero modo di accennare al loro bacio.

 

A causa di una forte pallonata presa in piena faccia da Kazuha durante la lezione di ginnastica, la ragazza era finita rintontita in infermeria. Venuto a sapere dell’accaduto Heiji l’aveva raggiunta.

 

Corse verso l’infermeria, spalancando la porta entrò ma  l’infermiera mancava.

 

“Signora infermiera, è lei? Per favore mi porti un cerotto perché questo si è staccato.”

 

Sentendo la voce della ragazza si sentì sollevato, evidentemente con quella testaccia dura che si ritrovava  non si era poi fatta così male. Nonostante ciò i suoi battiti cardiaci non rallentarono il ritmo prima velocizzatosi a causa della preoccupazione, ora infatti si trovava lì e non sapeva che dire. Vedendo una scatola di cerotti all’interno dell’armadietto dell’infermeria lo prese e si diresse verso  la vittima della palla.

 

“Kazuha, sono io. Tieni i cerotti!”

 

“Heiji? No, aspetta non entrar…”

 

Non ebbe il tempo di finire la frase che  il giovane detective aveva già spostato la tenda che lo separava dalla sua amica. Fu un attimo il tempo di voltarsi e piegarsi dietro il letto, ma all’ occhio attento di Heiji bastò per vedere  le condizioni in cui si trovava la ragazza. Spogliata degli indumenti per la lezione di ginnastica aveva tra le mani la sua divisa scolastica, pertanto era rimasta con la sola biancheria.

 

“Oh! Ehm, io… scusa.”

 

“Ma ti sembra questo modo di entrare?! Attendimi un secondo fuori.”

 

Heiji era insuperabilmente imbarazzato. Kazuha uscì qualche minuto dopo e i due si guardarono fugacemente negli occhi.

 

“Scusami, sono stato sgarbato ad entrare in quel modo.”

 

“Ok, non preoccupartene più. Ora dammi quel cerotto!”

 

Stava per fare ciò che gli aveva chiesto quando con fare molto premuroso le si avvicinò e scostandole i capelli dalla fronte le pose lui stesso il cerotto lì dove era stata colpita.

 

“Grazie, sei molto gentile”

 

“Non mi piace vederti soffrire.”

 

“Ora non esageriamo, è solo una botticella.”

 

“Già,  hai una testa così dura che è difficile solo scalfirla.”

 

Così dopo diversi giorni di silenzi e distacco, tornarono a ridere insieme.

 

“Avanti, andiamo in classe!”

 

“Heiji, sappi che sono felice che finalmente abbiamo avuto il tempo di avere una conversazione.”

 

“Avremo molto altro tempo da impiegare in altre conversazioni e non.”

 

“Heiji!?”

 

“Ehi che hai capito?”

 

“Che sei un maniaco.”

 

“Ma che dici? Stupida.”

 

“Cretino.”

 

E insieme scoppiarono a ridere di gusto. Heiji allora piegandosi verso di lei le accarezzò il voltò e le diede un bacio sulla fronte vicino il cerotto.

 

“Sappi che quello che è successo al parco era proprio quello che volevo accadesse.”

 

“Per me è lo stesso. Come ti ho già detto, Kazuha, non mi sarei ma fatto sfuggire quell’occasione.”

 

Da quel giorno le cose seguirono più facilmente, ma…

 

 

  
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