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Autore: LadyDenebola    26/08/2010    1 recensioni
La dea Imder Nysri creò due cristalli dai poteri immensi e affidò Deri, il cristallo verde, alla giovane Denebola. Tenugh, già sconfitto in passato, è tornato e vuole ritrovare Afior, il cristallo rosso, per riavere un corpo e riprendere la conquista della terra di Valdmurt. Denebola dovrà riunire dei compagni per impedirgli di trovare per primo Afior e sconfiggerlo definitivamente.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mailo aprì la finestra della loro camera e scrutò il buio sotto di loro: sembrava tutto tranquillo. Fece un segno agli altri e si calò giù per l’alto albero che si ergeva davanti la loro finestra. Tinhos, Aiska, Denebola e Alexander lo seguirono, cercando di fare il più piano possibile. Rio mise una gamba fuori dal cornicione, ma si arrestò di colpo quando sentì un rumore fuori dalla stanza. Tese le orecchie, allarmato, ma dopo un istante si udì lo scattare di una porta seguito da un sonoro starnuto.

<< Siamo sicuri che quelle guardie non siano rimaste qui alla taverna a spiarci? >>bofonchiò Mailo, strizzando gli occhi verso i piani superiori.

<< No, le ho viste uscire prima >>rispose Rio atterrandogli accanto. << Dunque, Denebola, come pensi di trovare il cristallo? >>

<< Pensavo di andare a vedere nei templi >>rispose la ragazza. << Deri reagirà quando avvertirà il suo compagno >>

<< Qual è il tempio più vicino? >>chiese Alexander mentre si incamminavano.

<< Quello del dio Baslion >>disse Tinhos. << Stando a quello che ci ha detto l’oste nessuno lo frequenta da un sacco di tempo >>

Le strade erano deserte, a parte qualche solitaria guardia che pattugliava a passo di marcia. Rio e gli altri evitarono di incrociarle o di passare sotto il fascio di luce dei lampioni. Dopo un miglio raggiunsero un vecchio cancello nero oltre il quale si ergeva un’antica costruzione in pietra semidistrutta.

<< Mailo, Aiska, accompagnate Denebola >>disse Rio. << Noi resteremo di guardia. Se succede qualcosa vi verremo a chiamare >>

Denebola oltrepassò il cancello ed entrò nel tempio, seguita da Aiska e Mailo. Era rimasta solo una parte della sala principale; il pavimento quasi non esisteva più e grossi macigni erano caduti dal soffitto lasciando un fitto strato di polvere e detriti per terra. A quanto pareva c’era stato anche un incendio, notò Mailo osservando una colonna annerita.

Denebola estrasse il cristallo verde e cominciò a passeggiare per la sala, reggendolo per la catenella e soffermandosi in qualche punto che riteneva probabile di contenere il secondo cristallo.

Intanto Mailo e Aiska esaminavano la stanza a grandi passi, osservando l’altare spoglio di ogni decorazione e la statua decapitata del dio Baslion.

<< Cosa pensi sia successo qui? >>sussurrò Aiska.

<< Si direbbe una razzia >>rispose Mailo, chinandosi ad esaminare la statua. << Evidentemente è stato qualche ladro. Oppure un terremoto. Ricordo che qualche anno fa ce ne è stato uno particolarmente violento in questa zona >>

Dietro di loro si sentì un tonfo. Mailo e Aiska si voltarono, le spade sguainate. Denebola era inginocchiata per terra, una mano sulla testa; il cristallo verde le vorticava davanti.

<< Che cosa succede? >>gridò Mailo mentre il cristallo cessava di ruotare e cadeva per terra.

<< Qui… >>Denebola si rialzò a fatica, aiutata da Aiska, << …qui non c’è nessun cristallo. Fabius si è sbagliato…non è a Royal che dobbiamo cercare >>

<< Te lo ha detto il cristallo? >>disse Aiska.

Denebola annuì ancora scossa.

<< Ma allora… >>disse Mailo. Una serie di urla all’esterno lo interruppe, e il soldato si guardò attorno allarmato. Corse alla porta. Davanti il cancello, Rio, Alexander e Tinhos combattevano contro le guardie della taverna.

<< Sono loro! >>

<< Che cosa? >>esclamò Aiska. Denebola raccolse il cristallo e lo fissò spaventata. << Non è possibile! Che si fa? >>

<< Ecco cosa si fa >>disse Mailo, voltandosi a guardare la stanza e poi la donna. << Dovete uscire dalla città. Passerete da quel foro dietro l’altare. Io vado ad aiutare gli altri. Quelli sono di Tenugh! >>

<< Dove ci rincontreremo? >>chiese Aiska.

<< Sulla strada principale. Dubito che ci siano altri seguaci di quel mostro. O almeno lo spero >>rispose Mailo. Scomparve nel buio, la spada stretta in pugno. Aiska e Denebola corsero dietro l’altare; un foro grande abbastanza da far passare un uomo si allargava davanti a loro.

<< Puoi fare un po’ di luce? >>chiese Aiska, scrutando nell’oscurità della notte.

Denebola fece apparire una piccola fiammella e seguì la compagna fuori dal tempio. Dall’altra parte si sentivano le urla degli altri e delle false guardie di Tenugh. Una stradina in terra battuta si perdeva tra alcuni alberi; Aiska e Denebola la imboccarono e ben presto si lasciarono alle spalle i compagni. Corsero attraverso il boschetto guidate dalla luce della fiammella. Dopo un quarto d’ora raggiunsero la via principale.

<< Speriamo che gli altri stiano bene >>borbottò Aiska, asciugandosi il sudore sulla fronte. Si lasciò cadere su un masso lì accanto.

Denebola si appoggiò ad un albero, sentendo un peso sullo stomaco e una debole sensazione di panico. Come avrebbero fatto adesso? Dove sarebbero dovuti andare per trovare il cristallo?

I minuti passavano lentamente e la notte si fece più cupa. Dalla città non veniva alcun rumore, cosa che non aiutò Aiska e Denebola a tranquillizzarsi. Aiska stava per decidere di andare a cercare Rio e gli altri quando una serie di passi frettolosi si udì dal bosco. Aiska levò la spada; Denebola estrasse la sua, che aveva portato con sé nonostante le parole dei Saggi, pronta a combattere.

Quattro sagome rotolarono giù dal piccolo pendio e caddero con un tonfo a pochi metri da loro.

<< Sposta quel piede, maledizione! >>sbottò la voce di Mailo.<< Me lo stai ficcando in bocca! >>

Aiska e Denebola corsero ad aiutarli. Rio si rialzò barcollante anche se la presa sulla sua spada era ancora salda. Alexander e Tinhos mostravano diversi tagli sanguinanti sul volto e Mailo si reggeva il polso con una smorfia di dolore.

<< Li avete sconfitti? >>chiese Aiska con ansia. Rio annuì respirando faticosamente.

<< Andiamo via >>disse Tinhos. << Chissà che Tenugh non abbia già messo altri mostri sulle nostre tracce >>

<< E dove andiamo? >>sbuffò Alexander, voltandosi a guardare Denebola, << Mailo ci ha detto che non hai trovato il cristallo >>

<< Non è a Royal >>rispose Denebola.

<< Dove allora? >>

<< A quanto pare in qualche città del sud >>
<< Dobbiamo andare nella Regione dei Vulcani, dunque? >>disse Rio.

<< No >>Denebola prese Deri. << Dobbiamo dirigerci ad Aquos >>

Tinhos lasciò cadere la spada; Alexander e Rio si guardarono stupiti.

<< Ne sei sicura? >>disse Aiska.

Denebola respirò profondamente e annuì.

<< E come ci arriviamo laggiù? >>chiese Alexander. << Ci vorranno giorni prima di raggiungere quella città! >>

<< Senza contare i pericoli che incontreremo> >disse Rio. << Questa volta dovremo comprarci dei cavalli, e al più presto anche >>

<< No >>esclamò Denebola facendo un passo avanti. << Possiamo raggiungere Aquos con il mio Bastone, come ho fatto prima >>

<< È un’idea, ma hai dimenticato com’eri stanca quando ci hai portati a Royal? >>disse Alexander con voce severa. << Se da Mako a qui ti sei affaticata, quando saremo arrivati ad Aquos sarai morta >>

<< Correrò questo rischio >>disse Denebola.

<< No, invece >>disse Aiska. << Aquos si trova dall’altra parte del paese. Come pensi di farcela senza farti male? >>

Denebola rifletté; il Bastone di Andromeda le avrebbe permesso di arrivare sì e no fino ai Boschi Incantati. Ma se avesse avuto un aiuto…Strinse il cristallo che aveva in mano e guardò Rio.

<< Mi farò aiutare dal cristallo verde >>disse.

<< Che cosa? >>esclamarono Mailo e Alexander.

<< Ne sei sicura? >>disse Rio.

<< Con il potere del cristallo arriveremo ad Aquos senza problemi >>disse Denebola.

Rio pensò a lungo su quell’idea. Denebola sembrava così convinta…forse aveva ragione.

<< D’accordo >>decise alla fine. << Non ci resta altro che tornare alla taverna a prendere la nostra roba. Alexander, Mailo, venite con me >>

Denebola si portò una mano al volto e si sedette sul masso, accanto ad Aiska. Era esausta e non faceva altro che pensare a quello che stava per fare. Chissà se ce l’avrebbe fatta. Forse era un’idea un po’ troppo azzardata, ma era l’unico modo per raggiungere Aquos in breve tempo.

<< Sei stata troppo precipitosa >>le disse Aiska in tono severo. << Dovresti riposarti >>

<< Ci riposeremo tutti quando saremo arrivati a destinazione >>disse Denebola.<< E poi, con il cristallo verde sarà tutto più semplice >>

Aiska annuì anche se non era molto convinta; guardò Tinhos, seduto a qualche metro da loro. Aveva rinfoderato la spada e osservava il cielo con aria tetra, immerso nei propri pensieri.

<< Senti >>disse Aiska a bassa voce a Denebola, << sei certa che il secondo cristallo si trovi ad Aquos? >>

<< Deri mi ha detto così, pochi istanti fa >>rispose Denebola. << Spero tanto che abbia ragione >>

<< Ma Fabius lo avrebbe saputo se si trovava lì >>insisté Aiska, ammiccando in direzione di Tinhos.<< Non è una cosa da poco se si trova nel territorio degli elfi >>

<< Non so dirti nulla >>disse la ragazza, << ma in realtà i Saggi mi avevano avvertito sull’eventualità di andare a cercare laggiù. Quando ho saputo chi era Tinhos avrei evitato volentieri di andare ad Aquos >>

<< Sì, ma forse è meglio così >>disse Aiska. << Per Tinhos sarebbe l’occasione giusta per ritrovare le sue origini, anche se Aquos non è l’unico territorio abitato dagli elfi >>

<< Lo spero tanto >>

Rio, Alexander e Mailo tornarono dieci minuti dopo con tutti i loro bagagli. Denebola prese il Bastone e collocò il cristallo nella fessura tra i due semicerchi bianchi. I compagni le si strinsero attorno, ansiosi. Come aveva fatto qualche ora prima, Denebola raccolse tutta l’energia che aveva e la trasmise al Bastone. Nello stesso istante il cristallo si avvolse in una luce azzurra, e la ragazza sentì una forza non sua scorrerle sotto i palmi delle mani. Il Bastone prese a tremare leggermente. Denebola concentrò la mente sulla città di Aquos, cosa piuttosto difficile dato che non ci era mai stata ma ne aveva solo sentito parlare.

In una frazione di secondo, la strada e Royal scomparvero, lasciando posto ad una radura e ad un ponte che attraversava un immenso lago. Denebola fece appena in tempo a vedere questo che sentì le forze venirle meno e il Bastone le sfuggì di mano. Chiuse gli occhi, e credé di cadere sulla terra fredda, ma un paio di mani forti la sorresse e la poggiò delicatamente al suolo.

<< Lo sapevo io >>mormorò Alexander osservando il viso addormentato di Denebola. Rio si rialzò.

<< È stata veramente brava >>disse. << Ci ha portati al confine delle terre di Sorhio >>

Guardarono l’immenso lago sul quale si rifletteva la luna. Sotto il ponte cresceva una pianta dai fiori colorati; alcuni erano caduti sulla superficie liscia del lago e galleggiavano come delle barche.

<< Quale lago è questo? >>chiese Mailo.

<< Probabilmente il Lago Taflis >>rispose Rio. << È il più vicino >>

<< Cosa pensi di fare? >>gli chiese Alexander.<< Entriamo? >>

Rio guardò l’oscurità oltre il ponte, e scosse la testa.

<< Riposeremo >>decise, << e domattina andremo da re Sorhio a chiedere informazioni sul cristallo >>

Tinhos si tirò su il cappuccio del mantello e si sdraiò sull’erba; negli occhi gli brillava una strana luce. Aiska lo osservò a lungo, finché Mailo non le consegnò una coperta, interrompendo i suoi pensieri.

 

Qualcosa di duro lo colpì rudemente al fondo schiena, facendolo gemere di dolore. Rio fece appena in tempo a girarsi sulla schiena e ad aprire gli occhi che gli puntarono la lama di una lancia alla gola. Alzando lo sguardo, vide un elfo troneggiargli sopra. Sentì dei tonfi accanto a sé e i mugolii dei compagni.

<< Alzati >>gli ordinò l’elfo a bassa voce.

Rio obbedì. L’elfo lo squadrò attentamente, gli occhi ridotti a due fessure. Una cascata di capelli biondi gli arrivava fin oltre le spalle, ma quella bellezza che andava ben oltre quella degli Uomini era offuscata dal sospetto.

<< Il mio nome è Malhair, soldato. Non provare a fuggire >>sibilò. << Non ci riusciresti >>

<< E io non ne ho intenzione >>replicò Rio. Mailo, Alexander, Tinhos, Aiska e Denebola lo raggiunsero sotto l’ordine di altri elfi. Quello che aveva svegliato Rio studiò i compagni; il suo sguardo si soffermò a lungo su Denebola e sul Bastone e sul cristallo verde.

<< Venite dalla Torre di Aldebaran? >>chiese l’elfo, cercando di nascondere il proprio stupore.

<< Sì >>rispose Rio.

<< Cosa ci fate qui? >>chiese un altro elfo che teneva sotto controllo Alexander con una spada.

<< Dobbiamo vedere il vostro sovrano >>spiegò Rio. << Dobbiamo parlargli. È urgente. Portateci da lui >>

<< Cosa avete da dirgli di così tanto urgente? >>domandò sospettoso Malhair.

<< Non sono affari che vi riguardano! >>sbottò Alexander; due elfi incoccarono le frecce.

<< Alexander >>avvertì Rio.

<< Dovremmo ricacciarvi nei vostri territori >>mormorò Malhair.

<< Dovete portarci da re Sorhio >>ripeté Rio, una nota d’impazienza nella voce.

<< Fa’ silenzio! Non sei tu qui a dare gli ordini! >>

<< Non potete negarci questa richiesta! >>ribatté Mailo. << Siamo venuti apposta qui >>

<< Per quale motivo? >>

Mailo e Rio si guardarono. Malhair ghignò.

<< Tornate indietro >>disse. << Gli uomini non sono i benvenuti, ad Aquos >>

Tinhos fece un passo avanti.

<< Gli uomini forse no >>disse. Si abbassò il cappuccio. << Ma un vostro compagno spero di sì >>

Gli elfi abbassarono immediatamente le armi. Malhair lo fissò a lungo negli occhi, poi si inchinò rispettosamente e mormorò alcune parole elfiche. Tinhos impallidì, ma gli rispose nella stessa lingua e l’altro si rialzò.

<< Che cosa ti ha detto? >>sussurrò Aiska all’elfo.

<< Seguiteci >>disse Malhair.<< La strada per Aquos è lunga. Arriveremo verso sera >>

Gli elfi li scortarono attraverso il ponte. Era appena l’alba e faceva freddo.

Entrarono in un bosco poco illuminato; Alexander mise la mano sull’elsa della spada e si guardò attentamente intorno. Nulla si muoveva là dentro, nemmeno le foglie sugli alberi.

Camminarono per molte ore e non si fermarono neanche per riposarsi. Malhair non smetteva di gettare occhiate nervose a Tinhos, che camminava a testa bassa, immerso in chissà quali pensieri appena dietro di lui. Rio lo capiva. Adesso che aveva rivelato chi era non poteva più tirarsi indietro; volente o nolente avrebbe scoperto chi era veramente.

Quando i compagni cominciarono a pensare che quel bosco fosse interminabile, giunsero in cima ad una collina che sovrastava tutto il territorio. Era il tramonto. Il comandante indicò sotto di loro.

<< Ecco >>disse, << Aquos, la dimora del re Sorhio >>

Rio e gli altri guardarono in basso. Collocata al centro di una valle ricoperta di alti alberi fioriti c’era Aquos. Le case erano costruite attorno agli alberi e sembravano fare parte di essi; avevano dei colori chiari che rispecchiavano la luce del sole. Le strade convergevano in un’unica piazza argentata, dalla quale partiva una sola via che conduceva al palazzo reale, dorato e splendente contro il cielo aranciato.

Gli elfi li condussero giù per una strada che scendeva dalla collina. Alle porte di Aquos si ergevano due statue in pietra nera alte quasi tre metri che raffiguravano un re e una regina elfici. I compagni le osservarono affascinati, stupefacendosi della bellezza degli elfi.

Attraversarono la strada principale in silenzio. La gente che era fuori li osservava con un misto di curiosità e timore, soprattutto quando videro passare Tinhos, parlando con la bocca coperta dalle mani.

Raggiunsero e superarono la piazza senza fermarsi, e si incamminarono alla volta del palazzo reale. Dopo qualche minuto di cammino tra gli alberi, si ritrovarono davanti ad un alto cancello bianco che dalla collina non avevano visto. Si aprì non appena il gruppo lo ebbe raggiunto, lasciandolo entrare in un ampio giardino fiorito. La strada si era trasformata: non era più di ghiaia, ma di lucente quarzo rosa e circondata da splendidi cespugli e querce dai rami nodosi che scomparivano oltre le loro foglie.

Il palazzo reale era alto almeno due volte la Torre di Aldebaran. Era interamente rivestito d’oro, mentre la luce del sole faceva risplendere dei rubini incastonati negli archi delle finestre. Quella che sembrava la quercia più alta e anziana delle altre sorgeva davanti il gigantesco portone di legno lucido.

Entrarono in un salone bianco poco illuminato. Attraversarono in fretta i corridoi deserti fino a ritrovarsi in un atrio che dava sulla parte posteriore del palazzo.

<< Avvertirò re Sorhio della vostra venuta >>disse Malhair. << Vi chiedo di attendere finché non sarò tornato >>. E sparì oltre una porta all’altro capo dell’atrio.

Immediatamente, i compagni si voltarono all’unisono verso Tinhos. L’elfo, come tutti loro, sembrava essere rimasto profondamente colpito da Aquos, ma in quel momento la sua espressione era una maschera.

<< Che cosa ti ha detto quell’elfo? >>gli chiese Rio.

<< Che non pensava che un elfo si trovasse insieme ad un gruppo di uomini >>rispose Tinhos, guardando un punto davanti a sé. Tremava leggermente. Rio gli si avvicinò.

<< Senti >>gli disse sottovoce, << questo potrebbe essere il momento che aspetti da tutta la vita. Forse potrai trovare risposta alle tue domande. Ti chiedo solo di essere coraggioso quanto lo sei stato in battaglia e di accettare qualunque verità sulla tua persona che ti verrà svelata >>

L’ombra di un sorriso baluginò sul volto di Tinhos, che finalmente si voltò a guardare dritto negli occhi Rio.

<< Dove le hai imparate queste cose? >>

<< Da una persona che conoscevo >>rispose Rio. << Sappi solo che la verità può far male, però >>

Tinhos scosse la testa.

<< Questi non sono gli unici elfi a Valdmurt >>mormorò.

<< Di cosa hai paura? >>chiese Rio.

<< Di scoprire finalmente chi sono. Non pensavo potesse accadere così presto >>rispose Tinhos a bassa voce.

<< Ma sono sei anni che stai aspettando questo! >>

<< Per favore >>disse Tinhos guardandolo con occhi supplichevoli, << non continuare. Lo sguardo di quel comandante mi ha detto molte e poche cose. Non mi è mai successo prima, ma ho come percepito i pensieri di Malhair >>concluse con voce timorosa.

La porta si aprì e Malhair li raggiunse, impedendo a Rio di interrogare ancora il compagno.

<< Re Sorhio vi vuole incontrare >>disse l’elfo, rivolto più a Tinhos che a Rio.<< Lasciate qui i vostri bagagli e seguitemi >>

Aprì la porta e li precedette all’interno di una lunga sala aperta su un giardino. Sui muri e sull’alto soffitto si incrociavano lunghi rami verdeggianti, mentre sulle colonne si intrecciavano foglie e fiori dai colori caldi. Attorno alla sala c’erano due file di sedie disposte a semicerchio attorno ad una scrivania di legno scuro dove stava seduto un elfo con lunghi capelli castani e tratti marcati. Si alzò quando i compagni entrarono. Sembrava stupito e incredulo allo stesso tempo.

Malhair si inchinò e uscì.

<< Dunque siete voi i prescelti venuti dalla Torre di Aldebaran >>disse re Sorhio.<< Vogliate accettare il mio benvenuto. Il Saggio Fabius mi ha avvertito del vostro probabile arrivo. Ma per attraversare mezzo Valdmurt in così poco tempo avete usato la magia >>Guardò Denebola, che non aveva lasciato il Bastone di Andromeda, ma anzi ci si appoggiava come un vecchio si appoggia al suo bastone da passeggio. << Hai un grande potere, novizia di Mira >>disse il re. << E anche l’oggetto che porti con te. È stato lui ad aiutarti, suppongo. Per quanto tu possa essere forte, pochi Saggi riescono ad usare il teletrasporto, soprattutto per una distanza così grande. E tu sei solo una novizia, oltretutto! >>

Denebola chinò leggermente il capo.

Re Sorhio squadrò Mailo, Alexander e Aiska e si fermò davanti a Rio.

<< Sei stato scelto come capitano di questo gruppo, soldato di Terrani >>disse.<< È un compito arduo, anche se non puoi immaginare quanto. Su di te grava la sorte dei tuoi compagni. Pensi di essere capace di portare questa responsabilità? >>

<< Sì, mio signore >>rispose Rio. << Non ho mai preso sottogamba un compito assegnatomi >>

Re Sorhio annuì e giunse davanti Tinhos. L’elfo fu costretto ad alzare lo sguardo di fronte a quello del re. Sorhio lo studiò a lungo. Da scettica e indifferente, la sua espressione si stava facendo incredula e meravigliata.

Trattenne il respiro a prese Tinhos per le spalle.

<< È impossibile >>sussurrò.<< Non qui >>

Tinhos aggrottò le sopracciglia, ma non fece in tempo a dire nulla che il re disse, con voce soffocata:<< Non avrei mai pensato di rivederti, figlio mio. In questa città, poi. Avevo perso ogni speranza sin da quando fummo costretti ad…abbandonarti >>Guardò Tinhos con un sorriso radioso, gli occhi lucidi.

<< Che cosa significa? >>chiese piano Tinhos, scioccato.

Ricordando d’un tratto che i compagni erano ancora presenti, re Sorhio fece loro segno di sedersi sulle sedie dietro di loro, ma fece rimanere Tinhos accanto a sé.

<< Credo che tutti voi vogliate conoscere la verità >>disse poi il re. << Soprattutto tu, Tinhos. Immagino che la tua famiglia adottiva non ti abbia raccontato nulla >>

<< Infatti >>rispose Tinhos.

<< Ne sono lieto >>disse Sorhio. << Perché non avresti capito. Vogliate perdonarmi >>aggiunse ai compagni, << ma sono anni che aspetto questo momento. È una lunga storia. Tinhos…

<< Tu avevi appena un anno quando scoppiò il complotto contro i sovrani di Aquos. Erano già molte settimane che avevamo scoperto che c’era qualcuno che cospirava contro di me, qui a palazzo. Ma né io né tua madre potevamo risolvere la faccenda senza rischiare di esporti al pericolo. C’era gente senza scrupoli, in questo luogo, che non si sarebbe preoccupata di uccidere un bambino.

<< Perciò una sera, quando un mio fedele servitore mi avvertì che la vita della mia famiglia era in pericolo e sarebbe stata solo questione di minuti prima che i ribelli venissero ad ucciderci, io e tua madre decidemmo la cosa più giusta da fare: portarti in un luogo sicuro dove saresti potuto crescere senza alcuna preoccupazione. Ti portammo a Terrani, la città più sicura di quegli anni. Scegliemmo una famiglia a caso, anche se era da tanto tempo che ne stavamo cercando una, sperando comunque di non dover ricorrere a questa soluzione. Fu proprio il mio servitore a trovare una famiglia agiata che aveva già un figlio, Naho; discendevano da ottimi artigiani e pensavamo ti saresti trovato bene con loro.

<< Così, quando arrivammo a Terrani informai Marcus, il tuo padre adottivo, e lo pregai di accudirti e crescere come se fossi suo figlio. Lui esitò ma poi accettò, giurandomi di non rivelarti nulla sulla tua vera identità quando glielo avresti chiesto >>

Sorhio si appoggiò alla scrivania e guardò con un velo di tristezza negli occhi suo figlio.

Tinhos ricambiava lo sguardo; nella testa le parole appena dette dal re gli rimbombavano con talmente tanta violenza carica di verità e realtà che temette di sentirsi male. Eppure c’erano ancora delle cose che non gli erano chiare.

<< Per quale motivo hai chiesto a mio pad…a Marcus di non dirmi nulla sulle mie origini o su quello che era successo? Avrei saputo dove andare a cercarti, poi >>

<< No >>rispose Sorhio. << Io e tua madre fummo costretti a lasciare Aquos e tutto il suo territorio e a nasconderci nei Boschi Incantati, dagli altri nostri compagni elfi. Non so se ne hai mai sentito parlare, ma quando avevi dodici anni ci fu una guerra in questa città, tra coloro che erano dalla mia parte e quelli che invece stavano con i ribelli >>

<< Ricordo >>disse lentamente Tinhos, << …Se ne parlò a lungo a Terrani, perché volevano mandare l’esercito ad aiutarvi >>

<< Esatto >>annuì Sorhio. << Ma alcuni nostri ribelli si trovavano sparsi anche nelle città del sud e temevo che ti scoprissero. È anche per questo che non sono venuto a riprenderti subito. Ci sono voluti quattro anni affinché tutto tornasse alla normalità, qui a palazzo. Allora potei finalmente venire a Terrani a cercarti. Andai da Marcus, sicuro che ti avrei rivisto, ma lui mi disse che ti eri arruolato nell’esercito della città e che eri partito in guerra. Ogni mia speranza di rivederti morì a quella notizia >>

<< Io…non lo sapevo >>disse Tinhos. << Quando tornai, scoprii che a Terrani c’era stata una carestia e che la mia famiglia si era trasferita a nord. Ritrovai solo Naho, ad Uran >>

<< Ma lui non sapeva niente della mia visita >>spiegò Sorhio con voce grave.

Tinhos annuì, lo sguardo a terra. Sorhio sospirò. Poi tornò a rivolgersi verso i compagni che avevano ascoltato ammutoliti la sua spiegazione.

<< Torniamo alla vostra missione. È da quando avete lasciato la Torre di Aldebaran che Fabius si è messo in contatto con me >>disse il re. << Mi ha sempre informato delle vostre azioni e delle direzioni che prendevate. Mi ha presentato ciascuno di voi e mi ha spiegato la vostra missione. Ora, a quanto sembra il cristallo che cercate non si trova a Royal, giusto? Perché siete venuti a cercarlo proprio qui? >>

<< Mentre stavamo cercando il cristallo, il suo gemello, Deri, mi ha parlato e mi ha detto che saremmo dovuti andare ad Aquos per trovarlo >>rispose Denebola.

Sorhio spalancò gli occhi per lo stupore.

<< Non so se il secondo cristallo si trova ad Aquos >>disse, << ma se c’è mi stupisco di non saperlo. Sei sicura di aver sentito proprio queste parole? >>

<< Sì, mio signore >>

Sorhio guardò il giardino che si univa alla sala. Il sole stava scomparendo dietro alcune colline, e quando anche l’ultimo raggio fu sparito, dei lumini nascosti tra le foglie si accesero.

<< Noi chiediamo il permesso di rimanere qui ad Aquos finché non avremo trovato il cristallo >>disse Rio, alzandosi e inchinandosi. << Dopodiché ce ne andremo >>

Sorhio lo scrutò, le sopracciglia leggermente inarcate, meditando.

<< Potete rimanere >>decise, << per tutto il tempo che volete. Io informerò subito Fabius di quello che ha detto il cristallo. Se si trova veramente qui, non dovrete preoccuparvi. Le nostre terre sono protette da potenti magie e sortilegi che si estendono fino ai due laghi >>

<< Bene >>disse Rio.

<< Alloggerete nel palazzo reale >>proseguì Sorhio, << e come miei ospiti, vi chiedo di non fare alcuna ricerca fino a domani sera. Piuttosto pensate a riposarvi e rifocillarvi. Stasera darò un banchetto in vostro onore e vi dimostrerò quanto il nostro popolo è ospitale >>

I compagni si alzarono e si diressero all’uscita. Rio lanciò un’occhiata di sottecchi a Tinhos e Sorhio prima di chiudersi la porta alle spalle.

 

   
 
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