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Autore: Jack Trussone    17/10/2005    2 recensioni
Una storia strana, vista in prima persona dagli occhi di una ragazzo malato. Inzia tutto durante il matrimonio di sua nonna, che per altro odia, infatti...XDD
Genere: Comico, Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il funerale di mia nonna non lo scorderò mai. Credo. Insomma, un funerale non è una cosa che si dimentica facilmente no? No. Decisamente no.

Bhè, ci tengo a precisare che mia nonna non era proprio una donna amabile…cioè, almeno per quanto io mi sia sforzato, nel mio passato, di trovare una sola cosa buona in lei, io non ci sono mai riuscito. Bhè, si…cioè, credo.

Comunque, come ho gia detto – ma credo sia indispensabile ripeterlo – il giorno del suo funerale rimarrà per sempre impresso nella mia testa pelata. Ma voi non fatevi pensieri assurdi! Io mia nonna la odiavo – nel caso qualcuno dovesse ancora arrivarci – così come la odio tutt’ora che è morta e sepolta a qualche metro sotto terra.

Insomma, almeno credo, voi vi starete domandando: ma perché fu una giornata così significativa per te? Bhè la risposta è facile. Il testamento.

Ovviamente non mi aspettavo nulla da quella vecchia arpia – tranne magari qualche offesa registrata in un nastro, o un gestaccio in un video – dato che comunque l’odio tra noi due era reciproco…ma non fu così. Purtroppo. O comunque…purtroppo è la parola che avrei detto qualche mese fa al ricordo di quel giorno. Ora come ora, credo che il testamento di quella psicopatica fu la cosa migliore che mi potesse capitare. Cioè, scusate se non sono il massimo della sicurezza oggi ma mi sento confuso, credo.

Ad ogni modo, ero seduto vicino a mio padre, in lacrime, che era abbracciato con sua moglie (mia madre). Il mio sguardo era come sempre: distratto e perso nel vuoto. Mia madre mi diceva sempre che sembravo un idiota senza cervello e che avrei dovuto prestare più attenzione alle cose che mi accadevano intorno…ma io non l’ascoltai mai. I consigli delle madri vanno ascoltati relativamente – almeno così la penso, dopo aver sperimentato sulla mia pelle certi fatti e conseguenze dell’ascoltar il parere materno – e che quindi vanno assecondati con un “si” orale senza però obbedire realmente.

Comunque sia – scusate per la piccola degressione ma ci tenevo molto a dare questo consiglio – tornando al giorno del funerale della bisbetica N (per comodità la definirò così d’ora in avanti mia nonna)…

Un simpatico omino in giacca e cravatta stava armeggiando con le cinghie di una borsetta vecchia e consunta, la fronte imperlata di sudore.

Ero anche io abbastanza sudato quel giorno…bhè mi sembra naturale, era l’11 di agosto Sant’Iddio!

Alla fine, tirò fuori un foglietto di carta molto magro, e una cassetta tutta bianca.

E mi venne naturale farmi una risata – ovviamente dentro la mia testona altrimenti a mio padre gli sarebbe venuto un collasso nervoso – dato che le cassette VHS sono normalmente nere…e mia nonna aveva voluto distinguersi anche in quello! Una cassetta bianca! Ma Iddio Sacramento non si può! Comunque sia…

“La signora Rossi ha registrato in una video cassetta i suoi ultimi desideri “disse il simpatico omino “e qualunque siano esse, dovranno essere rispettate, in quanto ultime parole della sua vita”.

Inserita la cassetta nel video l’omino pigiò con aria teatrale il bottone “play” e si scostò lentamente – molto lentamente – da di mezzo, in modo da non impedire la visuale agli “spettatori”.

Io sprofondai sulla sedia, e cominciai a girarmi i pollici con aria pigra: mi mancavano i poc corn, e sarei potuto benissimo essere stato scambiato per uno che sta guardando un film di blando interesse.

Comunque sia, la faccia rossa di N apparve nel video. Si schiarì quasi impercettibilmente la voce, e con voce lamentosa, inziò il suo “discorso”.

“Salve a tutti, spero stiate bene, almeno non quanto me che sto morendo, e che possiate vivere fino alla fine dei giorni”. Grazie tante.

“Io mi chiamo Francesca Rossi, e con questo video ho intenzione di esprimere le mie ultime, confidando nel rispetto dei parenti e nell’amore della famiglia”.

Ricordo che reprimere una risata fu quasi impossibile – amore della famiglia!! Era come il diavolo in persona quella befana! -.

Comunque, il discorso continuò per parecchi minuti, rotto solo dal pianto disperato di mio padre, e dai sospiri di qualche lontano parente o amico, che io sinceramente, non avevo mai visto, e con cui speravo non poterli avvicinare mai.

Sprofondato nel sonno della quiete, i miei pollici continuavano a girare.

Si fermarono solamente quando le loro compagne di bordo, le orecchie, avvisarono il signor comandante, che la malefica N, riprodotta dal videoregistratore, stava nominando il suo nome.

Così mi misi in posizione retta, e osservai incredulo le labbra consunte di quella megera.

“Ad Antonio Scato, mio nipote. Mio…carissimo nipote”. Gia. Caro come un nido di vespe assassine.

“Lascio tutte le mie banconote – lasciate da mio marito, defunto durante la guerra – con l’augurio di una vita felice con una gentile consorte e tanti marmocchi uggiolanti”.

Tonf.

Paf.

Crick.

Il cervello – quel minchione – prese a rotolare giu per le cavità oscene del mio corpo, fino a rotolarmi fuori dal culo – metaforicamente parlando, scusate ma non possiedo la raffinatezza del Manzoni -.

Sbatteva su tutto il mio corpo.

Pluff.

Peng.

Incredibile. Quella grandissima p…ehm N, mi aveva lasciato tutti i suoi soldi…e Dio solo sa quanti erano. Questo non era previsto. Ehm, cioè…non posso accertarlo.

Comunque sia – e questo fu davvero un colpo basso, ma solo in certo senso negativo – il messaggio per me non era ancora finito.

“A patto che” continuò la malefica N “Il suddetto Antonio non inizi e finisca a pieni voti, il liceo scientifico del suo paese”. Merda!

“Sono sempre stata amareggiata dal fatto che egli, appena concluse le scuole medie – in quattro anni, per precisione – non ascoltò il mio consiglio di tentare un liceo scientifico, ma si gettò direttamente nel mondo del lavoro”. Grandissima P…!

“Così…mio caro Antonio, i soldi sono tuoi, a patto che tu, ascolti, una volta per tutte, il consiglio che ti feci parecchi anni fa, quando ancora i miei capelli non erano così grigi…”. Poi il discorso se ne andava a cavolfiori nei suoi capelli e in varie lamentele varie, nella quale lei – grandissima Stronza! – chiedeva persino che tutte le guerre del mondo cessassero, come suo ultimo desiderio.

Bhè.

Allora rimasi fermo. Le orecchie che rimbombavano sordamente. Poi mi alzai, scaraventando con una manata la seggiola su cui mi ero seduto a terra, e corsi fuori dalla stanza.

Fuori, il mio commento fu solo uno: una bestemmia a cielo aperto, come ringraziamento a Dio per avermi dato una N così Stronza e Disgraziata!

 

  
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