7.01.2010
(Lina era incazzata nera: si era piazzata davanti a quel cassetto e non aveva la minima intenzione di lascirmelo aprire)
-Spostati, dai.
-No.
-Fammi avvicinare!
-Non se ne parla neanche!
-Perché?
-So quello che fai, cosa credi. Pensi che non mi sia accorta di niente? So che non appena mi sposterò da davanti questo cassetto, tu ne prenderai un coltello o una forbice o qualche altra porcheria del genere e... lo so cosa fai! Ho visto le tue braccia, la tua pelle.
-Io... non è niente! Non lo faccio per farmi male, lo giuro!
-Sei impazzita? Tu ti ferisci da sola.
-Non capisci, non puoi capire... è come quando da piccola sbattevo il ginocchio e tu mi davi un pizzicotto sul braccio. Dicevi: "così non pensi all'altro dolore". Ora è lo stesso!
-No che non è lo stesso. Tu ti tagli, ti ferisci! è spaventoso!
-Vai al diavolo, Lina! Sì, sarà pure spaventoso, ma solo perché lo vedi. A volte mi spavento un po' anche io, ma poi ci ragiono e mi dico che tutto va bene, che devo stare tranquilla, perché è solo un modo per far uscire tutto il veleno che sento. Anche tu ti spaventi quando ti ritrovi buttata sul pavimento a piangere a dirotto per questo schifo di situazione che viviamo -so che lo fai e so che ti spaventi. Ora, per cortesia, spostati.
-Vuoi farlo di nuovo?!
-Sì! Sì, voglio un'altra ferita!
-Ma non capisci che non è così che eliminerai il veleno? Quello ritorna, più ne fai uscire e più ritorna. Non puoi andare avanti così, finirai solo per portarti dei segni che rinnoveranno sempre questo dolore. Cosa vuoi fare, tagliuzzarti tutta la vita? è disgustoso.
-Sempre meglio che sputare il veleno addosso agli altri, come fai tu.
-Idiota! Gli altri esistono per questo! Taglia me se può esserti d'aiuto, tortura me. Lo vedi? Tu credi che io sia più fiacca e debole, ma in realtà probabilmente tra noi due sono io quella tosta. Non ci vuole niente a portarsi tutto dentro, come non ci vuole niente a crogiolarsi nel dolore.
-Ma è proprio evitare di crogiolarmi che voglio...
-Non è vero. Tu vuoi solo farti ancora più male, credendo che possa temprarti così tanto da annullare tutti i tuoi sentimenti. Magari speri di proteggerti. Ma non funziona così: chiuderò a chiave questo cassetto e farò sparire da questo posto tutti gli oggetti con cui tu ti possa ferire di nuovo, prima di tutto. Ma se poi non sarai tu a venire da me per vomitarmi addosso tutta la furia che hai dentro, io portò solo guardarti sprofondare sempre di più, fino a toccare il fondo. Ma, amica mia, il fondo non c'è: il dolore è una caduta continua che ti tortura costantemente, e tutto quello che noi possiamo fare è tentare di risalire. Altrimenti non finirai mai di tagliarti.
Come al solito grazie a Eirween che mi ha recensito, e a tutti quelli che, non avendo niente di meglio da fare, hanno letto questa storia. Questo capitolo mi ha fatto sollevare un po' di perplessità (una volta ho chiesto a una mia amica di leggerlo, ma a lei ha fatto troppa impressione... sono io che ho il cuore di pietra o è davvero lei ad essere troppo sensibile? xD), ma alla fine ho deciso comunque di postarlo. Spero che non sia troppo incasinato, ci ho pensato a lungo... per ogni cosa, recensite :)