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Autore: Soul Sister    28/08/2010    3 recensioni
Emmett e Jasper sono due dongiovanni. Rosalie detesta Emmett, lui non sopporta lei. Alice è innamorata persa di Jasper, Hale la considera la sua migliore amica. Senza contare che entrambi i ragazzi sono gli scapoli piu ambiti di Forks. Edward è un ragazzo chiuso, che non ha mai provato la sbornia dell'amore. Bella non ha mai avuto nemmeno l'occasione per sentirsi a casa, inseguita, braccata come un animale dagli uomini che hanno ucciso i suoi. I Cullen l'aiuteranno a rivendicare i genitori, e a ridarle la libertà e la felicità che in 17 anni non è riuscita a ottenere. Edward, in questo senso, è la persona chiave. In tutto questo casino, tra omicidi e strane capacità, sboccerà l'amore?
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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...Every time we touch

Capitolo 2- No longer alone

Sentivo la mia testa annebbiata, confusa. L’unica cosa chiara, in quel momento, era il dolore pulsante nelle tempie, e un fischio fastidioso nelle orecchie.

Pian piano feci mente locale degli ultimi avvenimenti successi. Ricordavo gli occhi verdi, i due Men in black, la forza scorrere nelle vene con l’adrenalina e poi... Be’, più nulla. Avevo come un vuoto, su quello che era stato in seguito.

Per lo meno, ero ancora viva.

Dov’ero? Sicuramente non nella foresta. Mi trovavo al caldo, su qualcosa di estremamente comodo e morbido. Potevano avermi presa, ma non mi avrebbero riservato un trattamento simile, non dopo tutto quello che avevo fatto loro.

Nonostante il desiderio di scoprire dove fossi e cosa mi fosse successo, non riuscivo ad alzare le palpebre. Ero intorpidita, e solo ora cominciavo a prendere sensibilità di braccia e gambe.

Sentii dei rumori, e mi decisi ad aprire gli occhi. La luce mi accecò, e dovetti battere più volte le palpebre per abituarmi.

- Si è svegliata! - sentii una voce femminile acuta, ma non fastidiosa, urlare quelle parole. Girai il capo appena, e potei vedere chi aveva parlato. Era la ragazza minuta che avevo visto nel bosco. Aveva un sorriso abbagliante stampato sul viso, e per un momento mi chiesi se quando avevo aperto gli occhi, non ero stata accecata da lei.

- Ciao, ben svegliata! Io sono Alice, piacere. Sai hai dormito per due giorni, ci hai fatto preoccupare tantissimo! -, aveva parlato tutto d’un fiato. Aveva una strana somiglianza con la radio, quella ragazzina, un non so che di logorroico. Ma bene o male avevo capito.

Mi schiarii la gola - Dove sono? -, domandai, eludendo la presentazione. Cercai di tirarmi su, ma un capogiro mi fece ricadere sdraiata.

- Attenta, sei ancora debole... - disse l’uomo biondo, entrando nella stanza con un sorriso mozzafiato, e dall’aria calma e paziente.- Io sono Carlisle, e sei a casa nostra. Dopo che sei svenuta, ti abbiamo portato qui. Avevi la febbre molto alta, ora è scesa. - Spiegò a tono basso, capendo che la voce troppo alta mi dava fastidio. Quell’uomo mi trasmetteva fiducia, era sicuramente una brava persona, ne ero convinta.

- ecco cara, penso tu abbia sete. –, la donna dal sorriso dolce mi porse un bicchiere d’acqua fresca, che bevvi tutto d’un sorso.

- grazie mille -, mormorai, imbarazzata da tutte queste premure.

- io sono Esme. -, mi sorrise dolcemente. Cercai di ricambiare il gesto, a modo mio, e lei l’apprezzò. – stai bene, ora, piccola? – annuii piano.

- come ti chiami? – chiese Carlisle, garbato. Dubitavo l’avrei mai visto essere maleducato. – Isabella. Isabella Marie Swan. – risposi, dicendo il mio nome per esteso. Sentivo che di loro mi potevo fidare. – ma... e gli uomini che m’inseguivano? – le tre persone presenti nella stanza ridacchiarono, alla mia domanda tentennante.

- Oh, Edward, mio figlio, li ha stesi. – Esme mi sorrise dolcemente - con noi, tesoro, sei al sicuro –

- Grazie per le premure, ma io... Dovrei proprio andare. – mormorai, scostando le coperte di dosso. La donna appoggiò delicatamente le mani sulle mie spalle, e mi bloccò. Dato che non mi ero ancora ripresa, spiegò, sarei rimasta a casa loro. Almeno, fin quando la temperatura corporea non avesse raggiunto un grado decente.

In quel momento, vidi la porta socchiudersi, e quattro ragazzi fecero il loro ingresso. C’erano: il biondo e fiero, il moro nerboruto, la bionda mozzafiato, e il ragazzo dagli occhi verdi. Il primo era sorridente come non mai, il secondo stava un po’ sulle sue, mentre la terza mi guardava con una strana espressione. Che fosse rammarico?

Il rosso, invece, Edward, mi guardava attentamente.

- Ehi, la bell’addormentata sì è svegliata! Buondì. – si schiarì la gola, con fare teatrale, e mi spuntò un sorriso divertito sulle labbra. Si avvicinò al mio letto, e afferrò la mia mano. – Bon jour, mademoiselle. Io sono Emmett, piacere. – alla fine, mi fece ridacchiare. – Bella -

- Io sono Rosalie. - fece, con sufficienza, la bionda mozzafiato. Non risposi, intimorita dalla sua magnificenza e dalla sua espressione da superiore.

- Io sono Jasper – disse infine l’altro. Lui stava molto sulle sue, nonostante non avesse un’espressione contrariata dalla mia presenza, lì. Comunque, la sua aria fiera mi metteva in soggezione quanto lo sguardo sospettoso di Rosalie.

- Edward, non ti presenti? - chiese Esme, voltandosi verso l’ultimo figlio. Lo stesso feci io, constatando che ora che l’osservavo meglio, era ancora più bello. I suoi occhi erano fissi nei miei, e non accennavano a spostare l’attenzione su qualcosa d’altro.

Nella stanza era calato il silenzio totale. La tensione era talmente densa che si poteva tagliare col coltello. Nessuno fiatava.

Ma era possibile che fosse davvero il ragazzo dei miei sogni?

Anche lui pareva confuso quanto me. possibile che anche lui avesse sognato me? Qualcuno si schiarì la gola, ed entrambi spostammo lo sguardo. - io.. sono Edward – fece lui, mentre una leggera sfumatura rosea colorava le sue guance.

- Io sono Bella. – ripetei, per l’ennesima volta.

Poi, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, mi chiesi perché mi avessero salvata e ospitata, non conoscendomi neppure. Sarei potuta davvero essere pericolosa, stando alle parole dei due tizi. Io sapevo che mentivano, ma queste persone non conoscevano la mia storia. Perché prendermi con loro, rischiando tanto? Valeva di più ciò che dicevano due adulti, o una ragazzina dal carattere molto suscettibile, che si era mostrata un po’ troppo strana ai loro occhi?

- Mi chiedevo... – tentennai, guardandomi le mani che tormentavo – perché mi avete salvata? Insomma, quelle persone avrebbero potuto avere ragione sul mio conto -.

- Avrebbero potuto, ma noi non gli abbiamo creduto. Sappiamo che sei pericolosa quanto potremmo esserlo noi. – fece Carlisle.

Poi prese la parola sua moglie: - E ovviamente, non avremmo mai potuto lasciarti in quelle condizioni. -

- Bella, sappiamo il tuo segreto – fece Alice con un sorriso – noi siamo come te. – Rimasi perplessa, davanti a quest’affermazione. Insomma, credevo che fosse una maledizione caduta solo sugli Swan, invece mi sbagliavo. Non era così, c’erano altre persone come me, come i miei genitori e mia nonna. Non ero più sola.

- io riesco a capire poteri e a teletrasportarmi, per esempio. – fece Carlisle, facendomi rimanere a bocca aperta.

- Ed io sono davvero molto forte, potrei abbattere una casa soffiando solamente! – Si vantò Emmett. – un giorno ti farò vedere, se non mi credi – sorrise vittorioso.

– Io prevedo il futuro! – sopraggiunse Alice, - e Rose ha una certa influenza sulla natura. – E io che credevo di essere speciale. Le loro doti andavano ben oltre le mie.

- Io sono un empatico, percepisco e manipolo le emozioni – spiegò Jasper, - mentre Esme capisce chi mente, e trasmette fiducia; è molto simile al mio -

- Edward legge il pensiero, sa diventare invisibile ed è molto veloce! - elogiò Alice. Edward leggeva il pensiero.

Arrossii inevitabilmente.

- A parte il suo. - fece lui, evidentemente deluso da quella situazione. L’intera famiglia guardò lui, sorpresa, e poi me.

- Tu che dote possiedi? – proruppe poi Emmett, rompendo il silenzio con la sua curiosità. - Sono uno scudo, mentale e fisico e poi possiedo la telecinesi. >> dissi.

Vorrei mi facesse sentire ciò che pensa, è frustrante non sentirla! Il pensiero era di Edward, che a quanto pareva, era piuttosto infastidito dal mio mutismo mentale.

- Mi sto ancora esercitando ad alzarlo, quello psichico. E’ ancora difficile per me. - Fammi indovinare: tu leggi anche nel pensiero. Pensò il rosso, e giustamente, annuii. Oh, è bello sapere che non sarò il solo a essere tormentato dai pensieri altrui.

- non credo per molto, io non posso rimanere qui troppo a lungo. Vi metterei nei guai. – feci, a capo chino.

- prego?- chiese Emmett.

- non c’entri tu – ribatté Edward al fratello.

- gne gne, Edward, gne gne. -

- uh, ho capito: leggi nel pensiero? – domandò Alice, esaltata – come Eddy! -

- sì, è molto fastidioso a volte. – ammisi.

E’ sempre molto fastidioso. Corresse Edward.

- a volte può essere utile. - ribattei .

A volte, hai detto bene. Però tu non vivi in una famiglia dove tutti non sanno controllare ciò che pensano: non è bello scoprire certi particolari. Pensò Edward, infastidito.

- non hai tutti i torti – concordai.

- la smettete di estraniarci dalla vostra conversazione!? – esclamò Alice, innervosita. Incrociò le braccia al petto, il suo piede scalpitava sul parquet.

- comunque, Bella, non vogliamo assolutamente che tu te ne vada. Forks è un luogo sicuro, poco abitato e praticamene fuori dal mondo. Non verranno mai a cercarti qui. Potresti stabilirti da noi per un po’. – propose Carlisle.

- Bellina, tu rimani qui! E poi, otto sono meglio di una, contro quei bifolchi! >> disse Emmett, gonfiando il petto.

- saresti la benvenuta – insistette Esme, con sguardo accorato.

- E poi, Emmett ha ragione. Ti potremmo aiutare – fece Alice, implorante, congiungendo le mani, - ti prego, rimani! –

- Io non vorrei crearvi qualche guaio; non c’entrate in questa storia, non voglio coinvolgervi in questa faccenda.. Si sono sacrificate già troppe persone innocenti – feci, cupa.

Siamo già coinvolti, ormai. Resta, Bella.

Edward mi guardò implorante, con quegli occhi verdi splendidi luminosi di speranza.

Ti prego.

Fu forse questa, la goccia che mi fece cedere.

- EVVAI‼ - Alice cominciò a saltellare per la stanza, battendo le mani e ridacchiando. Ah, veggenti! Pensammo all’unisono io e il rosso ricattatore.

- quindi, deduco tu abbia deciso di rimanere. – Carlisle mi sorrise.

- SI’,SI’,SI’,SI’! - urlò Alice in risposta, al mio posto, felice come non mai.

Diventeremo grandi amiche, Bella. Alice era entusiasta.

Bellina resta!So già che mi divertirò un mondo con lei. I pensieri di Emmett m’inquietarono. Aveva in mente già una serie di scherzi e battutine da farmi.

So che non è pericolosa, spero solo che non ci crei davvero dei problemi. Questa era Rosalie, un po’ diffidente. Per lo meno, una persona con una reazione normale c’era.

E’ una brava persona, dopotutto. Magari, riuscirò ad esserle amico. Voglio provarci.

Grazie. L’unica cosa che pensò Edward. Provai ad alzare lo scudo, ero ancora debole per permettermi di lasciarlo su troppo a lungo.

Pensai solo una cosa: grazie a voi. E ricedette.

Lui mi guardò sbalordito. ti ho sentita… Annuii, sorridendo. Ricambiò il sorriso, sincero. - Emmett, Soffoco! – esclamai, quando quel ragazzo mi prese tra le braccia, muscolose. Lui scoppiò in una fragorosa risata, riadagiandomi sul letto. Vidi cosa indossavo solo in quel momento. Rimasi allibita, disgustata anche. Vestivo un pigiama rosa confetto, con merletti di qui e di là.

- rosa cconfetto? – balbettai, schifata.

- si! Non è carinissimo? – disse Alice, con gli occhi che le brillavano. Rimasi a fissare i pantaloni del mio pigiama, con occhi sgranati.

- non è così brutto. – mentii – è solo che… rosa? >> dissi, rossa per l’imbarazzo. Non volevo offenderla. Edward, invece, sghignazzava, come il resto dei presenti, per altro. Per me ti dona. Pensò Edward con nonchalance. Avvampai ancor più, dopo il suo commento.

Il rosa non le piace… Bella, che colore vorresti che sia, quello, diciamo, principale nel tuo guardaroba? Pensò Alice.

Mi indicai con l’indice, non avevo capito se si riferiva a me.

No, guarda. A pinco pallino! Si, parlo, anzi, comunico con te! Scoppiò a ridere per il suo stesso pensiero. Edward era preoccupato per la sua sanità mentale quanto me. Anzi, tutti la guardavano come se fosse pazza.

Beh, allora?

- blu. – dissi, risoluta. Era sempre stato il mio colore preferito.

Sì, ti dona quel colore. Molto più del rosa. Concordò Alice con un sorrisino.

Le donano tutti i colori secondo me. Pensò Edward. Arrossii per il complimento e lui avvampò a sua volta, capendo di aver fatto una gaffe.

Ehm… potresti evitare di concentrarti sulla mia testa? Privacy, please!

Annuii, cercando di non prestare attenzione alla sua mente.

- Quindi, ora sei una Cullen a tutti gli effetti: benvenuta in famiglia, Bella. – fece Carlisle, con un sorriso. Quelle parole mi commossero.

- Cara, cos’hai?! – Esme mi si avvicinò, preoccupata. Mi gettai tra le sue braccia e la strinsi forte. – grazie – dissi, mentre lei mi cullava con fare materno.

- E di cosa, bambina mia? – domandò, con un sorriso caloroso.

- mi avete accolta, senza pretendere niente e io... Davvero, vi sono riconoscente. – balbettai sconnessamente.

- ragazzi, però ora dovete andare a riposare, domani c’è scuola. Io la visiterò. Se starà meglio, provvederò ad avvisare il liceo del suo arrivo. Sempre se sei d’accordo, Bella. –

- certo – annuii, concorde con lui. Volevo integrarmi con la realtà di questa famiglia, dare loro problemi era l’ultima cosa nella lista dei miei desideri.

Dopo che mi ebbero salutato, Esme e i ragazzi uscirono dalla stanza, lasciandomi con Carlisle. Mi visitò, e disse che mi stavo rimettendo in fretta. Una bella dormita, e sarei tornata come nuova. Mi chiese, però, di non agitarmi più così, perché il mio organismo non allenato ne avrebbe risentito. Raccontò che loro, ormai da tempo, per avere più controllo sulle loro doti, si esercitavano. Mi propose di partecipare agli allenamenti, e io acconsentii. Solo così, in caso di necessità, avrei utilizzato al meglio e più coscienziosamente i miei poteri, senza che la salute ne rimettesse.

Esme, poi, mi mostrò la casa. Essa era gigantesca, ben arredata. Quasi fiabesca. Infine, mi ricondusse nell’ala in cui eravamo partite, dicendomi che sarebbe stata la mia stanza, d’ora in poi. Mi promise che l’avrebbe sistemata, perché che secondo lei era piatta e insignificante, anche se, a parer mio, era già bellissima così.

Mi diede un bacio sulla guancia, e si congedò, augurandomi un buon riposo. Decisi di farmi una doccia rilassante.

Erano giorni che non tiravo un sospiro di sollievo, figurasi godere dell’acqua calda. Quando uscii dal bagno personale (comunicante con la mia stanza), vidi dei vestiti appoggiati al letto, e un biglietto. Lessi:

Ta dà!Ho previsto che ti saresti voluta fare una doccia, e anche che non avresti avuto cambi. Per cui, mi sono premurata di procurarti qualche straccio per la notte. Da sottolineare, non concordo su questo genere di vestiti, ma per questa volta, te l’abbuono. Domani mattina t’aiuto io con l’abbigliamento, sicuramente farai un disastro: il primo giorno di scuola devi fare colpo!

Buonanotte. Un bacio enorme, la tua veggente.

Sorrisi:Alice era fantastica. Non era difficile volerle bene. Guardai cosa aveva preparato: fortunatamente nulla di rosa. C’erano una maglietta a mezze maniche molto larga, in cui ci stavo almeno tre volte, e dei pantaloncini azzurri. Comodo ed essenziale: ottimo lavoro Alice.

  
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