Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Irina_89    28/08/2010    3 recensioni
Se tu urli contro il cielo, questo non ti risponde, nemmeno lo volesse.
Parlare con lui è proprio come urlare contro il cielo: benché tu ti dimostri determinata, non ottieni risposta.
***
“Cosa?!” scattò il ragazzo, incenerendo Tom con lo sguardo. “Non ti azzardare nemmeno a dire una cosa del genere!” lo minacciò, puntandogli un dito smaltato contro.
Il rasta alzò le mani in segno di resa e sospirò ancora.
Altro che vacanza tranquilla… nemmeno riusciamo ad uscire dall’aeroporto!
“Eccone una!” esclamò il cantante, correndo verso la valigia e spingendo quei due signori che non facevano niente di male. Afferrò la valigia – praticamente più grande e pesante di lui – e cercò di trascinarla giù dal nastro, urtando in pochi secondi tutte le dodici persone lì presenti. Un record. Alla valigia precedente ne aveva colti solo cinque.
“Ora l’ultima.” Disse, appoggiando la nuova arrivata vicino alla montagna di sue simili, per poi tornare ad osservare il nastro. Nemmeno si rendeva conto degli insulti che una coppia di signori anziani gli rivolgevano sommessamente in inglese, preso com’era dalle sue valigie.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Getting Closer

Stones In The Heart

 La porta si chiuse e l’intera stanza 88 venne invasa dal silenzio più assordante a cui Jen avesse mai assistito. Matt era appena uscito, lasciandola sola. Aveva sentito che l’aveva chiamata prima di andarsene, ma lei era rimasta nascosta sotto le coperte, facendo finta di dormire. Aveva addosso ancora il vestito della sera prima e si faceva schifo. Non riuscì a scoprirsi il viso nemmeno dopo essere rimasta sola, e rimase per altri dieci minuti immobile con gli occhi sbarrati sotto il lenzuolo.

Quella notte aveva fatto sesso con quel Kaulitz. Si sentiva in colpa senza capire il motivo concreto di quella sensazione. Avevano mangiato insieme e avevano iniziato a camminare insieme lungo la riva. E poi era successo. Per Jennifer quella fu una cosa del tutto inaspettata, dovuta solo all’alcol bevuto quella sera, non c’era altra ragione. Lei aveva Matt nella stessa stanza e si ritrovava a fare sesso con un estraneo? No, non poteva essere successo. E invece era così. Se chiudeva gli occhi poteva ancora sentire la violenza dei movimenti di Tom contro il suo corpo, e al solo ricordo si sentiva peggio, oltre che confusa. Inizialmente, seguendo la spontaneità di quella serata, lui era stato dolce, attento e cauto nei suoi confronti, ma improvvisamente si era trasformato. Aveva cominciato a muoversi con troppo vigore nonostante lei lo avesse avvertito che le stava facendo male. L’aveva fatta sentire una troia, una di quelle ragazze che venivano scopate senza alcun sentimento. E al termine di quella che Jen scoprì essere la peggiore serata della sua vita, lui si era vestito senza fiatare, allontanandosi poi a grandi falcate nella sabbia. Non le aveva più rivolto la parola, non l’aveva nemmeno salutata, lasciandola da sola sulla riva, nuda.

Non appena aveva messo piede nella sua stanza e si era accorta della presenza di Matt aveva iniziato a provare una vergogna disumana. Si era quindi infilata sotto le coperte e si era nascosta da un suo possibile giudizio negativo per quello che aveva fatto.

Solo un tuono in lontananza la convinse che non sarebbe potuta rimanere in quello stato per tutto il resto della vacanza, e che soprattutto aveva bisogno di una doccia. Si tolse le coperte dal viso e si alzò dal letto, andando ad aprire le persiane della stanza, per far entrare un po’ d’aria fresca. Affacciandosi, però, notò che l’aria era molto più fresca di quello che si sarebbe immaginata. Era quasi fredda. Sulla linea dell’orizzonte che divideva il mare dal cielo, dei nuvoloni neri si stavano avvicinando verso la spiaggia. Rise amara per un pensiero che le venne in mente: anche il tempo è arrabbiato per quello che ho fatto…

Entrò in bagno e si lavò, per poi guardarsi allo specchio. Aveva gli occhi stanchi, più che comprensibile visto che non aveva chiuso occhio per tutta la notte, e una pennellata di viola le tingeva la pelle sotto di essi. Chiunque, vedendola in quello stato, avrebbe notato che qualcosa in lei non andava, nemmeno dopo una doccia era riuscita a lavare quella brutta sensazione che si sentiva addosso, quasi fosse ormai diventata parte di sé.

Visto il tempo che faceva fuori, nemmeno pensava di andare in spiaggia, ma non poteva nemmeno pretendere di rimanere tutto il resto della giornata rinchiusa nel bagno, e il motivo principale era che il suo stomaco aveva iniziato a protestare. Si vestì con un paio di pantaloni lunghi e una maglietta, lasciandosi i capelli sciolti sulle spalle senza nemmeno curarsi di farli apparire ordinati. Scese con un paio di scarpe da ginnastica ai piedi e si diresse verso il self service dell’hotel.

Con il vassoio in mano raggiunse un tavolino appartato e si sedette dando le spalle al resto della sala, come se volesse che nessuno potesse notarla. Diede un’occhiata a quello che si era portata al tavolo e notò di aver sbagliato a scegliere la colazione. Aveva preso la marmellata sbagliata, non le piaceva quella all’arancia, ma piuttosto che alzarsi per andarla a cambiare, avrebbe mangiato la brioche vuota. Iniziò sorseggiando il latte, ritrovandosi a fare una smorfia non appena si bagnò le labbra: non aveva nemmeno pensato allo zucchero. Ma nemmeno in quel caso si sarebbe alzata, e forse sarebbe rimasta in quella posizione per tutto il resto della giornata, visto che davanti a sé aveva una sobria parete di legno e dava le spalle a chiunque potesse essere all’interno di quella grande sala.

“Ti sposti un po’ che non passo?”

Le ci volle un po’ per capire a chi appartenesse quella voce, ma non appena la riconobbe, il suo cuore non poté far a meno di arrivarle in gola, facendole mancare il fiato per qualche secondo.

“Ehi, mica ti ho chiesto di invertire la rotazione della terra!” protestò, dando un leggero calcio alla sedia.

Jen non poté evitare di far passare il ragazzo, che si accomodò proprio di fronte a lei. Abbassò lo sguardo e iniziò a fissare il cucchiaino con cui prese a girare il latte, che non aveva alcun motivo per essere girato, visto che non c’era zucchero all’interno.

“Se non sbaglio, mi devi raccontare qualcosa…” la stuzzicò Bill, avvicinandosi a lei per sussurrarle quelle parole a pochi centimetri dal suo viso. Quel gesto, però, ebbe solo l’effetto di farla sobbalzare e picchiare la testa contro quella del moro davanti a lei.

“Ahia!” si lamentò, avvolgendosi la fronte con le mani, proprio come lei. “Ehi, sei strana, Jen. E anche Tom lo era. Cosa è successo ieri sera?”

“Non sono affari tuoi.” Tagliò corto lei, massaggiandosi la fronte senza degnarlo di uno sguardo. Non riusciva nemmeno a guardare in viso lui, come poteva sperare di riuscire a farlo con suo fratello o addirittura Matt?

“Anche Tom mi ha risposto così.” Bofonchiò lui. “Però lui ha anche aggiunto che dovevo andare a farmi fottere.” Jen sentì una lieve risata nascerle in gola, ma non arrivò mai alle sue labbra, che rimasero impassibili. Avrebbe voluto parlarne a Bill, ma le mancava il coraggio. “Dai, raccontami cosa è successo.” Insistette lui. “Lo sai che se io non mi faccio gli affari degli altri, non sono felice.” La supplicò. “Sono la mia droga!”

“Dovresti iniziare a disintossicarti, allora.”

“Be’, questa almeno è una risposta un po’ più degna di te. Manca ancora quel sorrisetto che fai solitamente, ma vedrò di accontentarmi.” Sorseggiò il latte macchiato dalla tazza. “Però ancora non mi hai risposto. E tu sai quanto posso arrivare ad essere insistente.”

Jen sospirò, continuando a tenere lo sguardo sul suo vassoio.

“Oh, dai, Jen!” piagnucolò Bill, senza darle tregua. “Cosa mai sarà successo?” schioccò la lingua. “Se vuoi tiro a indovinare: elencherò tutta una serie di opzioni e dimmi tu a quale devo fermarmi, ok?” non aspettò neanche un segno da parte della ragazza, che partì in quarta. “Siete usciti e niente altro. Siete usciti e poi lui ti ha aggredita. Hai visto Matt e sei scappata come l’altra sera. Tom ha iniziato a fare il cretino e gli hai tirato uno schiaffo davanti a tutti. Vi siete dimenticati entrambi il portafoglio in camera e siete scappati senza pagare.” E una mano era completata. “Andando per un’altra via: vi siete baciati. Vi hanno beccato a fare cose un po’ troppo… spinte. Non vi hanno beccato ma le avete fatte comunque. Lui ci ha provato e tu l’hai castrato con un calcio ben assestato. Hai preso tu l’iniziativa e lui ti ha rifiutato… Jen ho finito le dita e non ho più idea di cosa possa essere successo.” Sbuffò Bill.

La ragazza non poté più negargli un timido sorriso e lo guardò senza capire l’espressione che lui avrebbe visto sul suo viso. Avrebbe voluto apparire rilassata, ma sentiva il naso pizzicarle. Aveva voglia di piangere, le era venuta tutta insieme, ma non voleva farsi vedere in quello stato davanti a Bill. Non aveva nemmeno un paio di fazzoletti dietro! Sentiva le labbra che le tremavano e dall’espressione rattristita di Bill, capì che il tremolio non solo lo sentiva, ma glielo stava anche mostrando.

“Non dirmi che è l’ultima opzione quello che è successo realmente.” Mormorò dispiaciuto.

“No…” rispose con voce strozzata, mentre le lacrime iniziarono a rigarle il viso. “Io… Io non so cosa sia successo esattamente…” serrò i denti per reprimere i singhiozzi, mentre tentava di mantenere una posizione composta e non accasciarsi su se stessa per poter piangere senza ritegno.

“Perché? Eri ubriaca?”

“Forse…” soffiò, aggrottando la fronte per imporsi di riacquistare il controllo, ma ormai era andato a puttane. Tremava, e da come Bill le si era avvicinato, doveva essere una cosa molto evidente. Sentiva la testa iniziare a pulsarle.

“Vuoi… Non lo so, vuoi andare in camera tua? Vuoi venire da me? Insomma, troviamo un posto un po’ più appartato? Dimmi tu cosa fare.”

Nessuna delle due stanze sarebbe stata la giusta scelta, perché con il tempo che c’era fuori, era molto probabile che sia Matt che Tom fossero nelle loro rispettive stanze, e lei non aveva voglia di incontrare nessuno dei due. Tuttavia, non riuscì ad opporsi alla volontà di Bill, che la prese per le spalle e la giudò in ascensore fino al loro piano. Sentendolo aprire una porta non ebbe dubbi che fossero entrati nella sua camera e sperò con tutta se stessa che Tom non fosse nella sala in quel preciso momento. Nemmeno vedeva più la moquette per le lacrime che le scendevano inesorabili dagli occhi e si odiò per essersi fatta vedere così dal ragazzo.

“Tom non so dove sia.” Le disse lui. “È uscito stamattina presto e non l’ho più sentito tornare.” La portò nella sua camera e la fece sedere sul suo letto, ancora disfatto perché la donna delle pulizie ancora non era arrivata. Le offrì, quindi, un fazzoletto di carta e si sedette affianco a lei. “Mi puoi dire cosa è successo?”

“Bill…” respirò a fondo. “Nemmeno io so cosa sia successo…” fece un altro respiro profondo e chiuse gli occhi per cercare di calmarsi. “La serata era iniziata bene,” respirò. “Abbiamo parlato, sia a cena che al bar… Poi siamo andati a fare una passeggiata e…” fece un eloquente gesto con la mano in aria e Bill comprese, commentando la frase con un “ci avrei giurato” seguito da un sospiro.

“In che senso ci avresti giurato?”

“Be’, a certe cose ne seguono altre… Te l’avevo detto.” Si strinse tra le spalle.

“Non mi sembra però di aver dato dei segni che facessero intendere di voler essere trattata come una troia.” Lo guardò storto.

“Perché dici questo?”

“Chiedilo a tuo fratello perché.”

“Potrebbero passare due eoni prima che mi risponda.”

“Mi ha fatto stare malissimo.” Sussurrò, guardandosi le mani sulle ginocchia. “Stavamo passeggiando, poi abbiamo iniziato a bagnarci in acqua… Ed è successo.” Raccontò. “È stato violento, quasi rabbioso… Mi ha fatto male.” E pianse ancora, senza sentire nessun commento da parte del ragazzo, che rimase in silenzio. “Mi ha lasciato da sola lì… E sai quale è la cosa più assurda?” rise ironica tra le lacrime. “Che quando sono tornata in camera, mi è sembrato come se avessi tradito Matt…”

Bill si limitò a massaggiarle una spalla e lei continuò a piangere. Lo avrebbe volentieri ringraziato se non fosse che le lacrime le impedivano di articolare suoni comprensibili.

 

***

 

Si era svegliato esageratamente presto, ma era stato più forte di lui, se fosse rimasto qualche minuto in più nel letto, la sua mente non avrebbe trovato ostacoli abbastanza potenti per non tornare a quello che era successo qualche ora fa. Era, quindi, sceso con il suo portatile sotto braccio e si era messo a girare su internet senza una vera idea di quel che stesse cercando. Aveva iniziato con una pagina e link dopo link si era ritrovato su un sito totalmente riguardante auto e moto.

Purtroppo, il suo tentativo – tra l’altro riuscito – di distrarsi, svanì non appena una voce lo chiamò. Immediatamente tutti i suoi pensieri tornarono all’istante in cui udì quel nome e sentì la rabbia crescere in lui. Fece così finta di non aver sentito e con la fronte corrugata continuò a scorrere la pagina web.

“Ehi, Tom!” questa volta non poté fingere, Matt gli aveva messo una mano sulla spalla. Respirò profondamente per non scacciarla con un gesto furioso. “Che stai facendo?” si sbilanciò per adocchiare lo schermo. “Ah, motori… Ti facevo più un tipo da film porno.” Ridacchiò.

“Il fatto che io parli con te, non significa che passi il tempo esattamente come te.”

Matt si meravigliò di quella risposta, e anche Tom dovette ammettere che gli era uscita di bocca prima ancora che il cervello potesse ragionare.

“Che ti prende?” chiese Matt, sedendosi di fronte a lui, lo sguardo serio.

“Niente che ti interessi.” Replicò brusco, senza guardarlo negli occhi. Avrebbe voluto alzarsi per evitare di peggiorare la situazione che si stava creando, non tanto per evitare di offendere il ragazzo – di quello non si pentiva assolutamente – quanto più per poter tornare a non pensare a quel suo fottutissimo suo nome, che gli ronzava ancora nelle orecchie con volume sempre maggiore ogni volta che lui apriva bocca, ma più stava con lui, più Matt sembrava interessarsi ai fatti suoi. Si vedeva che non lo conosceva: quelle sue risposte secche significavano solo una cosa, e cioè che voleva essere lasciato in pace.

“Be’, se non me ne parli, come fai a dirlo?” insistette l’altro, appoggiandosi allo schienale del divanetto su cui si era sistemato.

“Ho il naso fino per riconoscere certa gente.” Soffiò, mantenendo lo sguardo sullo schermo, avrebbe potuto bruciarlo solo guardandolo, proprio come Scott Summers della Marvel, con l’unica variante che in quel momento Tom avrebbe saputo benissimo come controllare quei raggi ottici, e glieli avrebbe direzionati proprio in mezzo agli occhi.

“Hai il naso fino per riconoscere la gente a cui interessano i tuoi problemi?” alzò un sopracciglio Matt, abbozzando mezzo sorriso. “Complimenti, bella capacità.” Ridacchiò. “Allora dovrò ricorrere alla mia: farmi i cazzi miei, eh?”

“Perspicace.” Commentò atono, con tutta la volontà di far sembrare le sue parole un’offesa.

“Ehi, ragazzi!”

Tom roteò gli occhi sperando di non aver realmente sentito, ma Claire era già piombata al loro tavolo con addosso solo un paio di shorts e la parte superiore del bikini bianco. In un qualunque altro momento Tom avrebbe decisamente apprezzato tanta generosità nonostante il tempo da lupi che stava peggiorando sempre di più, ma proprio non riusciva a rilassarsi. Chiuse quindi il portatile con un colpo deciso, notando con la coda dell’occhio come lei si sistemava sulle gambe del ragazzo e ringhiò sommessamente, sperando che Matt non lo sentisse, in modo da evitare un altro interrogatorio inopportuno. Già aveva evitato quello di suo fratello – che malgrado l’ora antelucana – aveva inconcepibilmente trovato sveglio, ci sarebbe quindi mancato che qualcun altro si azzardasse a rivestire quel ruolo.

Prese il pc sotto braccio e si allontanò, sentendosi dietro gli sguardi incuriositi di Claire, che veniva zittita da Matt.

“Lascia perdere, oggi gli girano.”

 

***

 

Sentì ruotare la maniglia della porta e perse un battito. Aveva ancora gli occhi bagnati dalle lacrime, dovute alla telefonata di Lucy terminata proprio pochi minuti prima, e non aveva un fazzoletto a portata di mano, così tirò su con il naso e si passò un lembo delle lenzuola sugli occhi per asciugarli, poi si ributtò sdraiata sul letto, dando le spalle alla porta. Si rannicchiò su se stessa e si coprì con le coperte.

Ripensava ancora alla conversazione con l’amica e tratteneva a stento i singhiozzi. Di certo, se si fosse trovata da sola, avrebbe pianto fino a che non le fosse venuto il mal di testa, ma l’arrivo di Matt gliel’aveva impedito. Lucy era rimasta sbalordita da quello che le aveva raccontato, urlando senza trattenersi che “dopo averti mandato in vacanza da sola con lui, hai fatto sesso con un altro?!” e Jen si sentì ancora peggio. Solo dopo essersi resa conto della reazione inopportuna, Lucy tentò di correggersi, dicendo che dopotutto non doveva sentirsi in quello stato, perché in fondo non c’era niente tra lei e Matt, quindi era stupido sentirsi come se l’avesse tradito, al che Jen replicò che non lo faceva mica apposta di sentirsi in quel modo. Le aveva confessato poi come si era sentita mentre era con Tom e l’amica non si risparmiò di mandare in culo il ragazzo per il suo comportamento, aggiungendo che anche lei doveva riconoscersi parte della colpa per essere arrivata fin lì.

Fu Jen a chiedere di riattaccare perché il naso intasato e i singhiozzi le riempivano tutte le vie respiratorie e aveva bisogno di stare sola. Le sussurrò il bisogno di averla affianco in quel momento e lei si scusò, per poi acconsentire a terminare la chiamata, facendole promettere che avrebbe chiamato non appena sarebbe stata meglio.

“Jen?” la voce di Matt si intrufolò tra i suoi ricordi e le fece mancare il fiato. La ragazza si odiò: era fatta male, non sapeva gestire le sue emozioni! “Ti vedo muovere.” Disse lui, entrando nella stanza.

Vattene via, vattene via, vattene via. Jen se lo ripeteva come se fosse un mantra, serrando gli occhi e continuando a mormorare impercettibilmente quella supplica.

“Che hai?” sembrò preoccupato e Jen sentiva che si stava avvicinando pericolosamente a lei. “Non vuoi vedermi?” azzardò.

Era incredibile come i sentimenti potessero essere contrastanti in un momento come quello. Da una parte non aspettava altro che lui restasse lì con lei, che la consolasse, che le dicesse che tutto andava bene, che non c’era niente di cui preoccuparsi… Dall’altra, invece, la preoccupazione era proprio la sua presenza e Jen avrebbe tanto voluto rimanere sola.

E altrettanto incredibile fu quello che accadde. Dopo quello che era successo – o meglio, che non era successo, visto come lui era scappato, lasciandola da sola come una stupida e senza risposta – mai Jen avrebbe immaginato che lui si potesse sedere in fondo al suo letto e posarle una mano sulla gamba.

“Sul serio, Jen,” disse lui. Il suo tono era dolce, caldo… “C’è qualcosa che non va?”

“No…” non voleva rispondere, ma non riuscì a trattenere le parole. “N-niente…” Tutta quell’improvvisa preoccupazione di Matt e la sensazione di tradimento che ancora aveva addosso, le fecero salire ancora una volta il groppo in gola.

Ma perché proprio ora ti decidi a fare il ragazzo affettuoso e preoccupato, porca miseria!

“Si vede lontano un chilometro che non è vero.” Jennifer lo sentì soffiare una risata e si scoprì, più attirata da quel suono che per pura volontà. “E a vederti in faccia confermo.” Le sorrise, un sorriso disarmante che, se Jen non fosse stata attenta, avrebbe potuto tirarle fuori tutto quello che era successo con Tom. “Su spara. Sono pronto a tutto.”

Brutto pezzo di merda, come posso dirti che ti amo in un momento simile? Perché dovevi aspettare che facessi sesso con un altro per preoccuparti per me? Pensò, ma riuscì a mantenere le labbra sigillate, evitando così di compromettere la sua situazione.

“È che mi mancano i miei.” Buttò lì, cercando di incanalare tutta la sua depressione in quell’affermazione.

“E ti riduci così solo perché ti senti sola?” si meravigliò.

Jen non seppe se prenderla come un’offesa o un incoraggiamento, visto che l’idea sembrava quella, ma lei avrebbe tanto voluto rinfacciargli a causa di chi si sentisse così. Però annuì mansueta.

“E il tuo amico che hai conosciuto qui?”

“È impegnato.”

“Capisco.” Si grattò il mento, come se fosse imbarazzato. “Be’, dopotutto è da poco che hai rotto con Robert, quindi posso immaginare come tu ti senta.”

Jen pensò che fosse più saggio non dirgli che erano già passati due mesi dalla fine di quella storia e che la causa principale di tutto era lui. Robert l’aveva lasciata perché aveva capito che la sua testa era stata totalmente colonizzata da un’altra persona, e a ripensarci, Jennifer non poté che darsi dell’idiota: solo lei poteva riuscire a compromettere a tal punto dei rapporti con solo l’idea platonica di amore nei confronti di qualcun altro.

“Piuttosto,” tentò di cambiare discorso lei, respirando profondamente per non scoppiare nuovamente a piangere come un ossesso. “Perché tu hai quella faccia?” perché, malgrado la gentilezza che Matt le stava mostrando, Jen notò una certa contrazione nei tratti del suo volto.

“Che faccia?” fece Matt, passandosi una mano sul viso, come a cancellare qualunque segno di stranezza.

“La faccia di uno che ha una voglia matta di sfogarsi.”

“Cavolo, mi hai analizzato ben bene, eh?”

Jen si sentì arrossire, ma non volle dargliela vinta, sostenne il suo sguardo e sperò che la poca luce opaca che filtrava dai nuvoloni grigi la aiutasse a nascondere il lieve rossore.

“Diciamo di sì.”

“Comunque hai ragione, avrei una voglia matta di andare in palestra e fare a pugni.” E si sdraiò ai piedi del suo letto, le mani dietro la testa e lo sguardo al soffitto.

“Perché?”

“Sai cosa vuol dire parlare con qualcuno e ricevere in risposta solo battute di pessimo gusto, frasi che non so perché erano quasi piene di rabbia rivolte contro di me?”

“Cosa vuol dire?”

“Ah, non chiedermelo!” sbottò. “Mi sono visto attaccare come se fossi un idiota! Ma ti pare?” prese a gesticolare per aria, aggrottando la fronte. “Cazzo quanto mi manda in bestia! Avessi avuto meno autocontrollo, gli avrei tirato un gancio in pieno viso!”

“Ma chi è questo qui?”

“Non lo conosci.” Sospirò. “È un tedesco venuto in vacanza qui.”

“Tom?” azzardò lei, presupponendo che non ci fossero altri tedeschi amici di Tom nelle vicinanze.

“Lo conosci?” si meravigliò Matt, girandosi verso di lei per guardarla.

“Sì,” tentennò. “Ma mi sta più simpatico il fratello.”

“Quella checca?” inarcò un sopracciglio.

“Non offenderlo, non è una checca!” protestò lei, fulminandolo. Tra tutti quelli che aveva conosciuto, Jen era sicura che belle persone come Bill ce n’erano davvero poche.

“Ok, ma non è nemmeno tanto virile.” Volle mettere in chiaro lui.

“Ma è una persona bellissima. Ci puoi parlare senza problemi.” Disse, tanto per prendere le difese dell’amico, che si era già visto attaccare da Matt. “E sarebbe molto più gentile se la gente evitasse di fargli prendere infarti nel cuore della notte.” Gli fece notare.

“Te l’ha raccontato?” rise. “Cazzo quanto avevo bevuto quella sera!” e si passò una mano sul viso, continuando a sorridere.

Jen si lasciò andare ad una lieve risata, ma quell’atmosfera così insolita non poté che farla pensare ancora una volta a come si erano lasciati quando lei volle mettere in chiaro ciò che aveva visto: lui era fuggito senza rispondere, o commentare, o fare qualsiasi altra cosa per replicare a quella sua affermazione.

Tuttavia lei non disse niente a tal proposito, voleva mantenere quella strana allegria che si era creata, sebbene capisse bene che era tutta una montatura. Anche Matt voleva evitare il discorso, e non era perché lei l’aveva osservato che poteva dirlo, era perché lo conosceva da così tanto tempo, ormai, che aveva capito ogni suo comportamento. E quello di mostrarsi allegro era uno dei suoi tanti gesti per nascondere qualcosa, ma non per questo non era sincero. La sua era una sorta di difesa innocua: parlare di altro per evitare il vero problema, ecco quello che stava facendo Matt. E lei non poteva volergliene per questo, perché stava facendo esattamente la stessa ed identica cosa.

__________________________________________________________________

Bene, ecco a voi un nuovo capitolo. Le cose stanno un po' diverse da quello che pensavate, eh? O almeno, per quanto riguarda Jennifer. E intanto tutti i rapporti iniziano a rivoluzionarsi, come era prevedibile. E ora, vi chiederete? Be', bisogna solo aspettare che le acque si calmino un po' e i personaggi tornino a parlarsi senza troppi problemi... Chissà quando questo accadrà!

Dunque, dunque, dunque, passo ai ringraziamenti, che dite? Anche perché arrivati a questo punto della storia non si può fare altro che aspettare XD

nikky_cullen: Certo che mi ricordo di te XD Grazie per i complimenti! Sì, lo so, è molto usata, però mi sembrava l'ideale e poi tutto ruota praticamente intorno a questo episodio, quindi era davvero necessaria :) Ma perché tutte odiate Matt? T.T Io trovo che oltre ad essere un bel ragazzo, sia anche molto gentile... Peccato per quel suo lato da dongiovanni che qualche volta è piuttosto inopportuno, soprattutto per la nostra Jen.

_ToMSiMo_: Ehehehe, se non ci fosse Bill, tutto sarebbe più complicato! Per Jen lui è l'unico alla fine con cui può confidarsi veramente :) Per capire cosa sia successo, bè, una delle due versioni l'hai qui, l'altra nello scorso capitolo. Non è proprio una bella situazione, come non è bello quello a cui è arrivato Tom e come non è bello quello che ha fatto Matt, ma ognuno di loro alla fine ha dei motivi che l'ha portato a fare ciò che abbiamo visto, basta solo capirli. E per vedere come si risolverà tra Tom e JJ... Eh, ci vorrà un bel colpo di coraggio da parte di entrambi ._.

VansVengeance: Già, Bill ha capito tutto, lui sì che è attento a tutti i particolari, ma posso aggiungere che non è che ne sia così entusiasta. Lui sa cosa ha Jen nella testa - o meglio chi - per questo non fa i salti di gioia come potremmo pensare. E dall'altro lato, sa anche cosa frulla in testa al fratello, nonostante debba ancora fare i conti con lui per quello che è successo. Povero Bill, ha una bella gatta da pelare con quei due, eh? XD

Orsù, bella gente, anche questo capitolo è concluso! Al prossimo aggiornamento! Mi raccomando, lasciate un commento ;)

Irina

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Irina_89