Crossover
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Autore: Fiamma Drakon    30/08/2010    3 recensioni
[Anime/Manga principali: Pandora Hearts, Full Metal Alchemist] [Altri anime/manga: Vampire Knight, Death Note, Vocaloid, Hellsing]
Lo Strahl★Night era uno dei più rinomati istituti di formazione vampira di tutta la nazione.
La sua fama si fondava su una secolare tradizione che vantava una ferrea istruzione, insegnanti intransigenti e inflessibili, discipline che comprendevano materie tecniche, scientifiche e liceali piuttosto difficili, che richiedevano un livello d’istruzione precedente non da poco e, ovviamente, corsi completi sulla gestione di poteri, capacità e istinto dei vampiri.
Insomma, lo Strahl★Night era l’obiettivo finale di ogni giovane vampiro con mirabili pretese lavorative per il futuro.
L’unica pecca di quell’istituto altrimenti perfetto, era la difficoltà degli esami d’ammissione: su migliaia di esaminandi, solo una ventina o meno riuscivano ad essere ammessi.
E tra i fortunati, il gentil sesso non era mai stato presente, tanto che lo Strahl★Night era da tutti considerato allo stesso livello di un istituto puramente maschile, esattamente come i suoi studenti.

Ma, quando tre vampire riescono a guadagnarsi l'ammissione, iniziano anche ad aver luogo strane apparizioni... e morti.
[Altri generi: Drammatico, Mistero]
Genere: Horror, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Anime/Manga
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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13_Non voglio, amore mio, ma devo Fiamma non aveva mai ancora avuto il piacere di contemplare il cielo nero trapunto di stelle nel pieno della notte da quando era arrivata nella scuola, men che meno mano nella mano con il vampiro di cui era innamorata, il giovane, gentile e dannatamente sexy Gilbert Nightray.
Passeggiavano lentamente, osservando a tratti il cielo e a tratti gli occhi dell’altro, in un silenzio carico d’amore.
Però, la vampira sapeva bene che, prima o poi, avrebbe dovuto interrompere quel silenzio per cercare di far materializzare il “Gilbert-in-trance”, quello che sembrava avere tutte le risposte che lei cercava su se stessa e su cosa poteva celarsi nei recessi più oscuri e reconditi del suo essere. Eppure si sentiva schifosamente male solo pensando di dover rovinare tutto quanto: non voleva sfruttarlo per quella strana dote di cui neppure lui sembrava essere a conoscenza.
Non voleva farlo, ma doveva. La questione degli omicidi e le spaventose apparizioni di quella donna di bianco vestita la stavano angosciando molto più di quanto dava a vedere. Se c’era un ipotetico collegamento con qualche suo strano potere nascosto, lei doveva saperlo. Forse sarebbe stato d’aiuto alla risoluzione di tutta quanta la faccenda.
- Fiamma... - la chiamò il moro, distogliendola dai suoi orribili sensi di colpa.
- Sì...? -
- Hai visto... com’è bella la luna, stasera? -.
Gli occhi della vampira si alzarono, seguendo quelli del vampiro, incontrando la luna, una bellissima falce d’argento dal sapore di favola e amore.
- Sì, è meravigliosa... - commentò.
Era alla luce di quella splendida falce che avrebbe dovuto sfruttare tutto il suo fascino per ricreare l’atmosfera necessaria al suo scopo.
Dio, si faceva sempre più schifo ogni istante che passava...
- Come te -.
Ecco, il primo commento, quello che dava il via alla sua orribile, riprovevole, meschina messinscena.
Se l’avesse scoperto e l’avesse lasciata? Se si fosse accorto dei suoi propositi? Se l’avesse scacciata in malo modo gridandole contro di odiarla e di non volerla vedere mai più?
Niente, ne sarebbe semplicemente uscita con dignità. Distrutta, ma con dignità, o almeno quel briciolo che le sarebbe potuta rimanere in corpo.
Gli strinse la mano, sorridendogli, ma lui si fece scuro tutto d’un tratto.
- Quello che è successo stasera è stato orribile... - disse.
- Sì, è vero... -.
Ma io potrei arrivare a capire chi è stato, se tu ti decidessi a entrare in trance! aggiunse mentalmente, frustrata e disgustata ad un tempo.
- Non immaginavo che si sarebbe giunti a questo. Non credevo esistessero persone capaci di fare un simile scempio... - proseguì il Nightray, pensieroso.
- Forse... chi ha fatto tutto questo non è propriamente... umano... né vampiro - osservò lei.
Gilbert si fermò e così l’altra.
- Stai dicendo che c’è... qualcos’altro dietro a tutto questo? -.
Il tono con cui lo disse era palesemente stupito e spaventato.
Che cosa doveva fare? Parlargli dei suoi sospetti, delle sue congetture? Dirgli cosa le stava passando per la mente?
Più fissava quelle iridi dorate, più ne veniva assorbita e il desiderio di rivelargli tutto cresceva a dismisura, divenendo un vero e proprio bisogno di sfogarsi con qualcuno, di caricare di quel fardello anche le spalle di qualcun altro.
Poi, all’improvviso, mentre stava per aprire bocca e parlargli di tutto, notò che il suo sguardo si stava spegnendo e le iridi stavano scomparendo, inghiottite dal biancore circostante.
- Gilbert? - lo chiamò, preoccupata - Gil...? -.
- Sta cercando te -.
Fiamma trasalì al sentir uscire dalle sue labbra la stessa voce con cui le si era rivolta in infermeria. Un brivido le corse lungo la schiena, un misto di paura ed eccitazione: era caduto in trance.
Però, quelle non erano le parole che avrebbe voluto sentirsi rivolgere. Lo afferrò per le spalle e lo scosse.
- Gilbert! Devi dirmi cosa intendevi dire in infermeria, l’altra sera! Che potere ho? - esclamò, in preda ad un’urgenza e un allarmismo sconcertanti.
Doveva sapere, prima che fosse troppo tardi.
Lui continuava a fissarla con occhi vacui, non suoi.
- Quella cosa sta cercando te... vuole la tua vita... -.
Era una minaccia? Una premonizione? Non lo sapeva, ma la stava spaventando. Tuttavia, non era intenzionata a desistere.
- Dimmelo, Gil! Chi mi cerca? -
- Vuole... te... -.
Lo scosse ancora, poi crollò in ginocchio a terra, assieme a lui, stringendolo con tale forza che le unghie le si conficcarono nelle sue spalle. Era sul punto di piangere.
- Gil... ti prego, rispondimi! Che potere... ho?! - ripeté, sull’orlo di una crisi isterica.
Lui la fissò alcuni momenti senza apparentemente vederla, poi un sorriso gli increspò le labbra, ma era inquietante, vuoto, freddo... e carico di scherno.
Lo scherno di un pazzo. Così somigliava a suo fratello Vincent, anche se quell’espressione faceva più paura.
- Fiamma è strana... - disse, cogliendola completamente di sorpresa - ... Fiamma non è come le altre due vampire. Loro non possono vedere quella donna. Oh, noi non possiamo vedere quella donna... ma lei può, perché lei è strana. È diversa. Lei può... - s’interruppe.
- ... può? Cosa posso?! - lo incalzò lei, illuminandosi, nonostante lacrime di dolore le solcassero le guance: l’aveva chiamata strana. Faceva così male sentirlo dire proprio da lui, in quelle condizioni, con quella voce che sembrava fatta su misura per prenderla in giro.
Sembrava quasi divertirsi.
- Non è il vero Gilbert. Non devo prendermela, non devo... - si ripeteva, ma era inutile: ci soffriva comunque.
- ... cosa può? - ripeté lui, sempre guardandola con occhi assenti.
Una risatina sommessa gli sfuggì dalle labbra, mentre il suo sguardo assumeva un cipiglio vagamente cattivo, poi ritornò com’era all’inizio.
- Lei è così strana perché... sente i morti... -.
Proferì quell’affermazione con la mistica voce solenne che aveva avuto anche in infermeria.
Fiamma sgranò gli occhi, allibita da ciò che aveva appena detto.
Sentì le forze abbandonare ogni muscolo del suo corpo e una voglia matta di scoppiare in un pianto isterico ricolmarla da capo a piedi.
Sentiva i morti...? Come poteva sentire i morti?! Era quello il suo potere, parlare con le persone morte?!
Se l’avesse posseduto davvero, avrebbe potuto vedere o sentire Envy e Greed, ma quando aveva ritrovato i corpi non aveva percepito niente di anomalo. Solo dolore e tristezza.
- Fiamma! Fiamma, cosa c’è? Perché piangi? -.
Si era ripreso: sentiva le sue mani cercare di allentare la presa ferrea e dolorosa delle sue dita sulle sue spalle, dove erano ancora conficcate, ma non le importava.
Non le importava più di niente, neppure della preoccupazione che poteva causargli piangendo in quel modo.
Alla fine abbandonò la stretta su di lui e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, chinando il capo.
- Fiamma...? - la chiamò ancora Gilbert, dolorosamente in ansia: che cosa le era successo? E perché adesso erano inginocchiati a terra? Che fossero caduti?
Eppure, non lo ricordava.
Lei scosse la testa e si gettò contro il suo petto, cercando disperatamente di non affogare in un mare di angoscia e incredulità.
Mentre lui la circondava con le sue braccia e le accarezzava i capelli, mormorandole dolci stupidaggini nel tentativo di calmarla, la vampira non poté fare a meno di pensare che il Gilbert-in-trance aveva ragione. Lei era strana ed era diversa, non era né come lui, né come Emily o Amethyst, non era come Edward, Oz e Alphonse, né come Break o Barma.
Nessuno era come lei, lì dentro, forse nemmeno al di fuori di quelle mura, perché lei possedeva quel potere.
Si costrinse a calmarsi, o almeno a calmare i singhiozzi, a cercare di tranquillizzarsi e di guardare la cosa oggettivamente, dato che, a seguito di quella traumatizzante rivelazione, una cosa era divenuta ormai più che lampante: quella donna che aveva già incontrato due volte era morta. Anche il Gilbert-in-trance l’aveva detto. Solo lei poteva vederla, lei e nessun altro.
In più, e a pensar ciò si sentì le spalle improvvisamente pesanti, come se caricate con un immenso macigno invisibile, lei era l’unica capace di fermare le aggressioni. La donna voleva collaborare, ma poteva farlo solo con lei.
Per questo, era una prescelta, La Prescelta.
Doveva andare avanti, doveva accettare cos’era e il dono che possedeva e passare oltre, impiegando quel potere per fermare le aggressioni.
Tanto per cominciare, doveva saperne di più, ed era certa che in biblioteca ci fosse qualcosa che potesse fare al caso suo.
Obbligò le sue gambe a rialzarsi, sottraendosi alla dolce presa di Gilbert, che la fissava, ancora confuso e preoccupato.
- Sto meglio, grazie... - disse, asciugandosi le guance - Scusami, Gilbert, ma devo andare -.
- A-aspetta! È troppo... -.
Ma lei lo interruppe con un bacio, un contatto intimo e prolungato che sapeva ancora di disperazione e di lacrime.
- Farò attenzione, promesso -.
Detto ciò, si volse e corse via, diretta verso l’edificio principale.





Angolino autrice
U___U finalmente aggiorno u.u *si riprende* è stata una tragedia òwò 'sto capitolo è stata una tragedia *si fustiga* ma tanto non è né la prima né sarà l'ultima, per cui la prendo come un dato di fatto.
Comunque u.u i ringraziamenti *O*
Sachi Mitsuki
E coloro che hanno aggiunto la fic alle preferite/ricordate/seguite.
Al prossimo chappy! ^^
F.D.
   
 
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