Ecco il primo capitolo. (:
PAIN.
Pain,
without love,
Pain,
i can’t get enough.
A
capo chino cammina tra la folla, una ragazza qualunque, i capelli le
coprono il
viso rigato dalle lacrime. Ci ha rinunciato, sa che lui non la vuole,
sa che
lui preferisce quella barbie senza cervello. Cerca di convincersi che
è lui che
ci perde, soltanto lui, ma sa benissimo che l’unica che
soffre è lei.
Questo
destino è così crudele con lei, questo
dannato destino l’ha privata dell’unica persona che
ha amato veramente. Ma che
ne sa lui, che stronzo com’è si diverte a rovinare
le vite altrui, e mai pensa
alla sua.
Il sottile filo rosso che univa i
loro mignoli ci ha
messo poco a spezzarsi, e con lui anche il cuore della ragazza
è andato in
frantumi.
Poco importa, ora lei
cammina a capo chino, tra la
gente che neanche la nota, troppo occupata con i suoi problemi. Lei
spera che
sia rimasto a casa, che proprio oggi, che lei è finalmente
uscita di casa, lui
sia rimasto in camera sua con quella biondina a fare
chissachè. Non vuole
vederlo, sa che non sarebbe capace di resistere, ne è
consapevole.
Va a sbattere contro le
persone e non si preoccupa
neanche di chiedere scusa, immersa nel
suo dolore.
Quando finalmente alza
il capo, è soltanto per
salutare i suoi amici che la guardano straniti. Tra smorfie e finti
sorrisi
riesce a cavarsela con tutti, o quasi.
Lo sa che lei
capirà tutto, sa benissimo che lei
capisce sempre.
Si avvicina a lei, con
il cappuccio accuratamente
sistemato per coprire gli occhi rossi.
Non
l’abbraccia, non la bacia sulla guancia, come ha
fatto con tutti, aspetta semplicemente quella domanda.
La ragazza la scruta,
cercando di scorgere gli
occhi, senza buoni risultati, si avvicina e le mette una mano sulla
spalla.
“Come
stai?” La domanda, eccola. Non vuole fingere,
sa che con lei non funzione, sente un grande bisogno di dire la
verità.
“Male.”
Toglie il cappuccio velocemente, gli occhi
finalmente escono allo scoperto, arrossati e bagnati dalle lacrime che
non è
riuscita a trattenere.
La sua migliore amica si
fionda su di lei,
l’abbraccia e le bacia la fronte, con fare protettivo. In
questo momento
potrebbe benissimo dire “Te l’avevo
detto.” Ma non lo fa, la sua amica sta male
e non vuole farla stare peggio.
Dopo pochi minuti si
separano, Jole, la sua amica,
le accarezza una guancia, mentre lei cerca di sorridere, anche se viene
fuori
soltanto una specie di smorfia.
“Basta,
Caileen, non ne vale la pena.” Le sussurra
mentre sorride e la trascina verso i loro amici, che le aspettano
impazienti.
“E poi, oggi c’è quel ragazzo di cui ti
avevo parlato.” Le fa l’occhiolino,
mentre lei ride debolmente per l’atteggiamento
dell’amica.
Ne ha sentito parlare di
quello nuovo, è subito
entrato nella loro compagnia. Dicono tutti che è bello e
simpatico, non
avendolo mai visto non può dire niente, ma sa già
che non serivirà dire
qualcosa, perchè nessuno può competere con il suo
Lui, anche le ha spezzato il
cuore.
L’amica la
prende per mano e la porta verso le
altalene, dove i loro amici sono intenti a parlare allegramente.
Proprio sulla prima
altalena, quella rossa, quella
che di solito occupa lei, c’è un ragazzo, che si
dondola piano e qualche volta
sorride agli altri che cercano di coinvolgerlo nella conversazione.
Proprio quando Caileen
si trova davanti a lui, alza
la testa e la osserva attentamente, mentre il sorriso che prima
occupava il suo
volto lascia spazio a un’espressione neutra, tutte le
emozioni che quel sorriso
comprendeva muoiono insieme ad esso, lasciando il posto a
quell’espressione
priva di sentimenti.
Lei gli porge la mano
titubante, mentre sussurra un
appena udibile “Caileen.”
L’espressione
di lui non cambia, il gelo invade il
cuore di lei, già muto di suo.
“Kyle.”
Caileen cerca di non fare caso all’occhiata di disprezzo
regalatagli da
lui e si volta verso la sua amica, che le sorride rassicurante.
Dopo qualche minuto
decidono di andare al Cube, il
soliti locale in cui si recano la sera. Tra le chiacchere e gli scherzi
dei
suoi amici, la ragazza si sente quasi meglio, anche se qualche volta
è
costretta afermarsi e riprendere fiato, perchè sente la
testa pesante e tutto
gira.
Il ragazzo di prima,
Kyle, non la degna di uno
sguardo. Eppure con gli altri parla tranquillamente, mentre a lei
sembra
odiarla profondamente.
Decide di non farci
caso, già troppi pensieri
occupano la sua mente.
Riesce a scorgere da
lontano l’insegna luminosa del
Cube, gli altri aumentano il passo, mentre lei preferisce camminare
lentamente.
Poi, comu un fulmine a
ciel sereno, intravede la
chioma bionda di lui, Joe, proprio all’entrata del locale.
Sente la voragine
all’altezza del petto ingrandirsi, sempre più. La
testa si fa pesante, quasi
come un macigno, le gambe tremano e minacciano di cedere da un momento
all’altr, poi il buio.
Riesce a sentire due
braccia che la sorreggono, e la
voce del nuovo arrivato che grida “Stupida.”
Prima di svenire, prima
di farsi accogliere dal
buio, capisce che non c’è alcuna speranza di fare
amicizia con quel ragazzo,
che ce l’ha con lei senza un motivo ben preciso.
“Tesoro,
finalmente. Ci hai fatto venire un colpo.”
La voce dell’amica è rotta dai singhiozzi che le
invadono mentre e corpo, la
presa sulla mano si fa più forte e decisa.
“Jole, sto
bene.” Risponde lei con la voce impastata
dal sonno, gli occhi minacciano di richiudersi ma decide di fare uno
sforzo per
i suoi amici, che si sono preoccupati per lei.
Jole si alza dalla sedia
e si avvicina alla porta,
la apre e dopo pochi secondi proprio da essa entrano i suoi amici.
“Oh scema, ci
hai fatto prendere male.” Dice Rob con
la solita voce troppo alta, mentre si avventa su di lei e la stritola
in
un’abbraccio.
“Scusatemi,
non era mia intenzione, mi farò
perdonare.” Cerca di sorridere agli amici che la guardano e a
loro volta
sorridono.
“Questo vuol
dire che offri da bere?” Ste la guarda
con gli occhi che brillano, poi fa una smorfia stupida e scoppia a
ridere.
Anche Caileen scoppia a
ridere per la faccia
dell’amico e risponde “A te no, Ste.”
Lui la guarda e fa una
faccia da cane bastonato,
tentando inutilmente di farla intenerire.
“Non funziona,
caro mio.” Prima che il ragazzo
riesca a risponderle a tono entra un signore con una lunga vestaglia
bianca e
con in mano dei fogli stropicciati.
“Allora,
signorina, come stai?” Chiede mentre
comincia a trafficare con i macchinari e a staccarle i fari tubi
attaccati al
corpo magro.
“Meglio,
dottore.” Risponde mentre fa una piccola
smorfia, non è per niente brava a dire le bugie e lo sa, ma
questa volta sembra
funzionare.
“Bene, allora
puoi andare a casa, il peggio è
passato.” Fa una piccola pausa e le toglie la flebo
“ Però se puoi domani, alle
tre, devi passare dal mio ufficio, con uno dei genitori,
così posso restituirti
i risultati delle analisi.”
“Certo, la
ringrazio Dottore.” Si alza dal letto
bianco, lotta contro la stanchezza e la voglia di risedersi e si
avvicina
all’uscita della stanza, i suoi amici la seguono e insieme
escono
dall’ospedale.
Tutto torna come prima,
gli amici ridono e
scherzano, Jole le fa compagnia verso la strada di casa, il ricordo di
Joe
sembra svanito, anche se per poco.
When happiness doesn't work.