Salve
a tutti!
Tento un esperimento: la mia prima fic su Inu! Ammetto di amare molto Rumiko Takahashi, ma non vado matta per quest'ultima serie, che seguo, si, ma ritengo inferiore ad alte della stessa Principessa dei Manga, perciò forse non risulterà appassionata come se fosse scritta da un Inu-manico, ma spero possa essere ugualmente gradita! ^__^
Mi
piace un sacco il personaggio di Kagura, così mi è saltato in mente di
scribacchiare qualcosina su di lei e Sesshomaru... non me ne vogliano troppo i
fan della Sessho/Rin, ma io preferisco quest'altro pairing! Quindi, bando alle
ciance! Finisco sempre per dilungarmi senza un'effettiva necessità, perciò
chiudo celermente la prefazione! Buona lettura!
Chiaretta
*The
Wind*
***
Sei assalito dai dubbi. In te
regna la confusione, e non sai distinguere l’ieri dal domani. Ascolta il tuo
cuore e troverai una guida. Pulsa come un tamburo, romba come le rapide
d’inverno. In fondo, suono e silenzio sono inscindibili.
Ascolta.
Ascolta.
Ascolta.
Sangue, non acqua.
Il tuo sangue.
Suzume-no-kumo
(1860)
***
Capitolo 1
Più lo osservava e
più l’odio e la paura la divoravano.
Il pallore della
suo pelle risaltava troppo in quella semi-oscurità, e i capelli candidi
incorniciavano, come i petali di una rosa bianca, il volto di Hakudoshi, così
liscio.
“Perché mi fissi
così, Kagura?”
“E’ stato
involontario, non volevo guardare te, stavo solo riflettendo.” Rispose
l’altra prontamente, con tono insofferente.
La domatrice dei
venti spostò lo sguardo affilato sul suo ventaglio abbandonato a terra, poco più
in là, senza smettere di tormentarsi con pensieri che aveva formulato ormai un
milione di volte senza prendere mai veramente una decisione.
Doveva scappare.
Doveva riacquistare
la sua libertà, ne aveva tutti i diritti, ma come?
Continuava a
rimuginarci su, ma ogni volta vedeva delle porte sbarrarsi davanti al suo
cammino.
Era chiaro che
l’altra parte di Hakudoshi fosse il vero cuore di Naraku, ma non aveva idea di
dove potesse trovarsi.
Avrebbe potuto
andare a cercarla, ma quel mostro si sarebbe accorto della sua lunga assenza
ingiustificata e l’avrebbe rintracciata e, sicuramente, punita.
Perché il suo
cuore doveva essere nelle mani di Naraku?
Automaticamente si
portò una mano al petto, ripensando al dolore atroce che aveva sentito
l’ultima volta che il suo cuore era stato stretto forte e il movimento suscitò
un ghigno di Hakudoshi.
“Paura, eh?”
disse ironico, accennando alla sua mano. Kagura la tolse subito, afferrando il
ventaglio ed alzandosi in piedi.
“E di cosa?”
Fece scorrere
lateralmente la porta e mosse qualche passo veloce, ignorando il bambino
che le domandava dove stesse andando.
Sapeva che facendo
così stava attirando ancora di più i sospetti di quel moccioso, ma non
riusciva a sopportare il suo stato di prigionia e tanto meno il dover stare
sempre con quel piccolo Naraku. Se solo quello stupido di Kohaku avesse
collaborato! Sapeva certamente dove fosse l’altro neonato, ma non voleva
dirglielo.
Bè, l’importante
era che non la tradisse, spifferando le sue intenzioni a Naraku…
Attraversò con
passo lento il giardino del castello, fermandosi solo un momento a guardare i
cadaveri di alcuni servitori. Gli umani di quel castello stavano morendo uno
dopo l’altro a causa dell’aura maligna che impregnava tutto, ma questo non
era importante. Forse avrebbe potuto divertirsi un po’ con quei corpi prima
che venissero fatti sparire, ma da un po’ di tempo la danza dei cadaveri, che
un a volta la divertiva molto, iniziava a sembrarle di pessimo gusto.
Però era davvero
un bella giornata. Se fosse stata libera, forse a quell’ora sarebbe stata in
giro per i villaggi, ad uccidere qualcuno a piacimento, o semplicemente a
mangiare in una casa accogliente.
Invece era
costretta a stare in quel terribile castellaccio, con un marmocchio immortale e
spione e con Naraku.
Ma non poteva
arrendersi: doveva avere la sua libertà e l’avrebbe avuta.
Entrò in
un’altra ala dell’edificio, più deserta e ancora più buia dell’altra.
E se Naraku
l’avesse scoperta e uccisa?
Scosse la testa:
possibile che dovesse essere sempre così spaventata e dubbiosa?
Passando davanti ad
uno specchio appeso alla parete, si fermò di colpo e uno scintillio le
attraversò gli occhi sanguigni: forse era
già successa quella cosa…
Si slacciò
velocemente l’obi (*) e fece scivolare la parte superiore del suo kimono sotto
le spalle, poi, febbrilmente, scossa dall’emozione, si girò rivolgendo la
schiena allo specchio e con la coda nell’occhio guardò il suo riflesso. Bastò
una minima occhiata a sconfortarla nuovamente: il ragno era ancora lì, in mezzo
alle sue spalle. Con una smorfia di disgusto cominciò a rivestirsi.
Non sapeva
esattamente quando, ma aveva iniziato a sperare che quell’orribile tatuaggio
sarebbe scomparso con Naraku, ed immaginava che, in fondo, a quel bambino
nascosto non si sa dove, anche se vegliato da Kanna, poteva accadere qualunque
cosa senza preavviso.
Magari la stessa
Kanna l’avrebbe ucciso…ma questo, forse, era impossibile…
***
Quando
attacchi, attendi il momento giusto.
Quando attendi, resta
sospeso come il masso sul ciglio di un precipizio profondo mille metri.
Quando arriva il momento
giusto, annullati nell’attacco, come il masso che precipita nel vuoto.
Suzume-no-kumo
(1344)
***
Indugiò ancora con
le iridi vermiglie sul suo volto riflesso nello specchio e assunse varie
espressioni arrabbiate, agguerrite e crudeli, e ad ogni sguardo sentiva che
delle catene immaginarie si stringevano ai suoi polsi, ferendola.
Kagura fino a quel
momento era stata solo una bambola? Si chiese, appoggiando il palmo di una mano
sulla liscia superficie riflettente.
Appena la battaglia
fosse finita, con esito positivo, avrebbe regnato come figlia di Naraku, oppure
sarebbe diventata semplicemente un giocattolo rotto, come Kohaku?
La grande Domatrice
dei venti sarebbe stata controllata fino all’ultimo e poi eliminata?
Avrebbe fatto la
figura del burattino che non fa più ridere gli sciocchi spettatori?
E se invece la
battaglia li avesse visti perdenti? Sconfitti, costretti a sparire tra le ombre?
Le sue labbra
carnosi s’incresparono in un sorriso malizioso: i loro nemici erano forti.
Inuyasha e i suoi resistevano da un sacco di tempo; c’era anche quel lupastro
che forse non andava sottovalutato; Kikyo possedeva quella straordinaria forza
spirituale in grado di annientare Naraku e… Sesshomaru… Sesshomaru con la
sua Tenseiga aveva dimostrato di essere capace di risolvere la situazione…
Se lei non era una
bambola, allora doveva smettere subito di seguire gli ordini del suo
burattinaio, doveva prendere il coraggio a due mani.
Le venne in mente
un assurdo sentimentalismo umano che aveva sentito durante una delle sue
spedizioni. Delle donne si erano dette l’un l’altra di ascoltare il proprio
cuore, che è l’unico che può dare una risposta, che può essere una vera
guida. Stupidi umani, che assurdità! …E poi lei in quel momento non ce
l’aveva neanche il cuore, come avrebbe fatto ad ascoltarlo? Di quello sciocco
cuore avrebbe sentito solamente il dolore, nient’altro.
Una scintilla di
ribellione le brillò sul volto.
Se doveva morire,
non si sarebbe fatta eliminare da Naraku dopo essere salita sul trono per un
istante. Se veramente la sua vita era segnata, allora avrebbe esalato il suo
ultimo respiro da libera.
Doveva tentare il
tutto per tutto.
E come se
quell’affermazione, quell’improvvisa determinazione avesse diradato la
nebbia intorno alla sua ragione, cominciò veramente a riflettere su un piano,
con lucidità e coraggio.
Si sedette sul
pavimento e, sventolandosi lievemente con il ventaglio, cercò una scusa per
iniziare ad allontanarsi dal castello.
Doveva portare dei
frammenti della sfera?
No, innanzitutto
non sarebbe riuscita a prenderli, e poi questo l’avrebbe legata ulteriormente
a Naraku, o a Inuyasha, che l’avrebbero certamente cercata… si sarebbe
basata unicamente sulle sue forze, per quanto esigue.
Quando partire?
Si stuzzicò le
labbra con le dita. Doveva aspettare.
Doveva aspettare il
novilunio, così Naraku sarebbe stato fuori dai piedi.
Sì, era quello il
momento più opportuno, almeno avrebbe avuto un giorno di vantaggio, e se avesse
visto i saimyosho li avrebbe uccisi con le sue lame di vento.
Avrebbe detto che
sarebbe andata a cercare Kikyo.
Le sembrava un
motivo più che valido per essere lasciata, in realtà, libera di scorrazzare
alla ricerca dell’altro moccioso.
Avrebbe ucciso il
cuore di Naraku e poi sarebbe partita di nuovo, verso un paese lontano, per
ricominciare da capo, in totale libertà.
§§§
La notte inoltrata
era più luminosa che mai per via della luna piena.
Il vento fresco
ristorava i pochi abitanti del castello dalla calura che li aveva attanagliati
durante la giornata
In piedi davanti
alla finestra, Kagura pregustava già la sua vendetta, la sua fuga, la sua
vittoria. E non le importava se poi sarebbe stato tutto vano: era troppo bello
immaginare il suo trionfo.
Sentì i passi
leggeri di Hakudoshi entrare nella stanza accompagnati da Kohaku, ma non gli
diede la possibilità di parlare, domandandogli subito senza voltarsi:
“E’ bella
stasera la luna, vero?” mentre un ghigno le si allargava sul volto; ancora
pochi giorni e finalmente quell’astro luminoso non avrebbe rischiarato il
cielo del castello…
“Non dire
assurdità…” l’apostrofò il bambino, ma l’argomento aveva colpito nel
segno, infatti quello se ne andò subito per evitare altre smancerie del genere.
§§§
“Io vado.”
“Dove?”
“A cercare Kikyo,
dove se no?” Kagura era già salita sulla sua piuma, quando Hakudoshi le lanciò
uno sguardo interrogativo.
“Naraku non ti ha
certo dato questo incarico…” il piccolo inarcò un sopracciglio che fu in
parte coperto dalla frangia di ciocche chiare.
“Non possiamo
aspettare ancora! È vero, non ho avuto l’ordine, ma se trovassi Kikyo e
riuscissi a portarla da Naraku, lui non potrebbe che esserne felice, non
credi?”
“TU trovare Kikyo
e portarla qui? Non pensi di essere troppo ottimista?” rise l’altro.
“Sei tu ad essere
troppo presuntuoso: io sono sempre
“E’ vero, ma
forse è meglio che io venga con te, avanti, andiamo.” E si avvicinò per
salire a sua volta sulla piuma, ma Kagura si alzò un po’ scuotendo la testa.
“Meglio di no.
Quella dannata sacerdotessa sentirebbe subito la tua aura. Forse la mia si
noterebbe di meno, e comunque non penso che lei voglia uccidermi, quindi ho più
probabilità di te… Senza contare che Naraku oggi non può rimanere da
solo!”
“Va bene”
assentì quello, contrariato, dopo un istante di riflessione “ma dove credi di
andare? La stiamo cercando da un sacco di tempo e non l’abbiamo ancora
trovata, pensi veramente di riuscirci da sola?”
“Non assicuro di
riuscirci in breve tempo, ma ho anch’io i miei informatori. Sono sulla pista
giusta. Addio.”
Sentì Hakudoshi
borbottare qualcosa, ma ormai era troppo lontana per capirlo e presto non
l’avrebbe più neppure visto.
Perfetto.
Tutto era andato
secondo i suoi piani, anzi, era stato fin troppo facile, forse avrebbe dovuto
insospettirsi…
Ma aveva raccontato
quel cumulo di menzogne con una serietà disarmante e adesso aveva il via
libera.
Naraku si sarebbe
accorto presto del suo tradimento, doveva fare molto in fretta, o perlomeno
trovare qualcuno che desse il filo da torcere al suo burattinaio… Non poteva
contare su Inuyasha perché anche lui era un umano, adesso, ma forse sul
lupastro, Koga, o chissà, magari avrebbe veramente incontrato Kikyo lungo la
strada che conduceva all’altro neonato…
Mentre faceva le
sue congetture, però, doveva decidere dove cercare effettivamente il moccioso.
Kanna, ovviamente, non aveva detto minimamente in quale direzione si sarebbe
mossa, e lei non aveva tempo da perdere. Pensò che dovesse trovarsi in un luogo
disabitato, dove il rischio di essere disturbati era minimo, se non nullo, o
forse in un ambiente più freddo, dove Kanna poteva trovarsi più a su agio…
Stava volando tra
le nuvole più basse, quando sentì un’aura familiare.
Si guardò un
attimo intorno, poi, vicino ad una sorgente, scorse il proprietario dell’aura,
insieme ad una bimba e una specie di demone ranocchio: Sesshomaru.
Che piacevole
sorpresa, forse poteva fare qualcosa…
Iniziò a scendere
osservando il potente demone cane che gli dava le spalle, con i lunghi capelli
d’argento al vento, ma senza potersene rendere conto, dopo pochi attimi, lui
si voltò e i loro sguardi s’incrociarono.
Un secondo dopo, il
demone aveva estratto la sua spada più affilata ed aveva saltato, tagliando in
due la piuma di Kagura, che aveva saltato a sua volta, atterrando in equilibrio,
ma decisamente colpita dalla prontezza dei riflessi del suo avversario e
dall’improvvisa aggressività.
“Sei un po’
nervosetto, Sesshomaru?” disse con un sorriso astuto, avvicinandosi
lentamente, come per fare intendere di non cercare la lotta.
“Cosa ci fai qui,
Kagura?” la sua voce profonda era segnata dall’irritazione e la lama della
spada era alzata in direzione della Domatrice, e non accennava ad abbassarsi
Si fissarono un
momento negli occhi senza aggiungere altro, ignorando il trambusto che nel
frattempo stavano creando Jaken e Rin, che correva intorno a Kagura strillando a
gran voce parole che la donna non ascoltava minimamente.
“Rin, adesso
smettila.” Intimò Sesshomaru, senza però rabbia e impazienza.
“Si! Rin la
smette!” la bimba si impuntò sui piedi e si fermò vicino a Kagura,
portandosi una mano alla fronte, come i militari in sull’attenti. Serrò le
labbra con un’aria decisamente seria e per qualche secondo trattenne anche il
respiro, come per rendere più autentica la sua affermazione.
Jaken la afferrò
spazientito per un braccio e lei si dimenò un poco, ma poi si lasciò portare
dietro il demone cane, al sicuro per ogni evenienza.
“Cosa ci fai
qui?” domandò di nuovo lui, sempre in guardia.
“Puoi anche
abbassare la lama, non ho intenzione di combattere contro di te, mi trovavo solo
da queste parti e ho pensato di farti un salutino…” si giustificò
l’altra, avvicinandosi ancora con calma.
“E’ difficile
da credere, ogni volta che ti ho visto hai portato solo guai. Sentiamo, cosa sta
tramando adesso Naraku?”
“Cosa sto
tramando io, al massimo…” lasciò Kagura in sospeso, abbassando con la punta
delle dita la lama di Sesshomaru e rivolgendogli un sorriso smaliziato. Jaken si
lasciò sfuggire un “oh!”.
“Che cosa,
signora?” domandò subito Rin, scordandosi di tenere la bocca chiusa, come
aveva deciso di fare poco prima.
Kagura inarcò un
sopracciglio, irritata:
“Non chiamarmi
signora, non sono una vecchia!”
“Non gridare con
Rin.” La ammonì il demone cane con un sibilo quasi serpentesco “Allora, che
diavolo vuoi? Non ho certo tempo da perdere con te…”
“Stasera sarà il
novilunio.” Spiegò.
“Questo lo sapevo
anche da solo.” Ribatté aspramente lui.
“Credevo ci
saresti arrivato, ma evidentemente hai bisogno che ti dica tutto… dato che
Naraku è un mezzo-spettro, stanotte si scomporrà e sarà molto vulnerabile,
così, volevo darti un’indicazione, nel caso ti venisse in mente di vendicarti
di lui per quanto è successo nella tomba di tuo padre…”
Le labbra di
Sesshomaru si allargarono in un ghigno amaro e si voltò, dandole le spalle.
“Ecco cosa
volevi… vuoi ancora propormi quel patto, vero? Ma la mia risposta è sempre la
stessa: non ho alcun motivo di aiutarti. Se vuoi liberarti di lui, fallo da
sola.”
“Sei solamente
uno stupido demone arrogante! Non ho certo bisogno di te!” si tolse una piuma
dai capelli e la fece ingrandire “spero proprio che Naraku riesca ad
ammazzarti prima che io faccia la stessa cosa con lui!” vi salì sopra e,
ancora livida di rabbia, mordendosi un labbro, volò via.
***
Ok!
È
l’ora dei commentini!
Scusate
se l’idea di cercare Kikyo è un po’ banale, fa praticamente scadere
Hakudoshi nel ridicolo, ma purtroppo non mi è venuto in mente nulla di più
intelligente… abbiate venia, per favore! ^__^
Adesso
comincia (forse, dipende se la storia viene apprezzata e se ho l’ispirazione)
la parte interessante, di ricatti, innamoramenti etc…
Restate
sintonizzati, se vi va!
Grazie
mille!
Baci
Chiaretta