Salve
a tutti!
Sono molto contenta che la fic abbia riscontrato il gradimento di molte persone, quasi non ci credevo quando ho visto tutti quei bei commenti positivi! ^__^
Grazie a: silin, black-fenix, giodan (sia su manga.it che su efp, grazie!), bia-chan, barbysbarby, shikon, AKITO, starli, Manu_Hikari, kiba91, suzako ed Helen Lance, e naturalmente, grazie anche a tutti coloro che, anche se non hanno lasciato alcun commento, hanno letto l'incipit della ficcy.
Spero che questo nuovo capitolo possa aggradarvi quanto il precedente, se non di più! Buona lettura!
Chiaretta
*The
Wind*
***
Quell’anno il
nobile Shayo perì assiderato nel gelido mare invernale; un ramo carico di fiori
primaverili schiacciò il suo successore, il nobile Ryoto; l’erede, il nobile
Moritake, morì fulminato in un temporale estivo. Allora divenne signore del
feudo il nobile Koseki.
Egli disse: “Contro le intemperie
non posso far niente”.
Durante le prime piogge autunnali,
fece giustiziare tutte le guardie del corpo, mandò in convento tutte le
concubine, mise al bando i cuochi, sposò la figlia del capostalliere e dichiarò
guerra allo shogun.
Il nobile Koseki regnò trentotto
anni.
Suzume-no-kumo
(1397)
***
Capitolo
2
Ormai la notte era
inoltrata. Aveva già sprecato parte di quelle ore notturne senza luna, troppo
preziose per non essere sfruttate sino in fondo, ma purtroppo di Kanna e del
moccioso ancora nessuna traccia.
“Dannazione!”
sibilò scendendo a terra, nel bel mezzo della foresta immensa che stava
sorvolando da alcune ore, appena trovò una zona meno rigogliosa. Eppure credeva
che quel posto potesse essere perfetto per il neonato! Molto difficile da
attraversare, e tanto sconfinata da perdercisi facilmente, quella foresta
sembrava il nascondiglio adatto, ma evidentemente si sbagliava… Forse era
meglio spostarsi in qualche zona montuosa particolarmente aspra…Si guardò
ancora intorno. Non si era allontanata poi molto dal luogo in cui aveva
incontrato Sesshomaru, aveva continuato a girare in tondo, tanto era sicura che
da qualche parte in quel punto inaccessibile potesse trovarsi una traccia…
Davanti a lei
scorreva un torrente e tutto era più luminoso per via delle numerose lucciole
che svolazzavano tra i fili d’erba più lunghi. Sospirò e si accovacciò su
un masso, guardando per alcuni istanti l’infrangersi dell’acqua sulle rocce.
Decisamente, così non andava.
Era stata davvero
una sciocca ad allontanarsi senza avere indizi. Certo, poche ore prima le era
parso indispensabile solo allontanarsi all’istante da quel castello, ma adesso
doveva ammettere che aveva praticamente gettato all’aria un’opportunità
probabilmente irripetibile.
“Brava, Kagura”
si disse amaramente osservando il proprio riflesso, un po’ sformato dalla
corrente, illuminato dalle lucciole “Davvero geniale, non c’è che dire…
cosa pensi di fare?”
Poi,
all’improvviso, un fruscio attirò la sua attenzione. Era sempre più vicino,
sembrava che qualcuno stesse correndo forte in suo direzione dall’interno
della foresta.
Si mise
meccanicamente in guardia stringendo il ventaglio e fissando con attenzione un
angolo della boscaglia. Cominciava a sentire il rumore di passi. Doveva essere
più di una persona. Probabilmente erano demoni che avevano notato la sua
presenza, sicuramente pesci piccoli. Ridusse gli occhi a due fessure nel momento
stesso in cui una piccola creatura saltò fuori dalle fronde, correndo e
ansimando.
Era Rin.
La bimba,
visibilmente spaventata, fissò incredula la donna che le si stagliava davanti
con il ventaglio pronto ad attaccare e subito le si lanciò tra le braccia,
facendola sussultare:
“Signora!”
Aveva vari graffi sulle braccia. Kagura non ricambiò la stretta e, ancora
stupita, rivolse nuovamente lo sguardo purpureo verso la foresta: c’erano
altri passi e altri fruscii, ma non potevano essere Jaken e Sesshomaru.
Dopo un battito di
ciglia, due demoni corsero a loro volta fuori dalla boscaglia, ringhiando, con
le unghie acuminate e gli occhi iniettati di sangue, ma bastò che la donna
agitasse una sola volta il suo ventaglio, perchè i mostri scomparissero,
dilaniati dalle lame di vento.
La bimba non si era
accorta che i suoi inseguitori ormai erano ridotti a brandelli, e continuava a
stringere forte la vita della Domatrice, tremando. Con una strana smorfia la
donna la allontanò:
“Non c’è più
nessuno.” bofonchiò. Era la prima volta che veniva abbracciata, e quella
sensazione di calore l’aveva in qualche modo agitata: non sapeva come poter
fare a sua volta la stessa cosa, e comunque non intendeva stringere quella
mocciosa che l’aveva chiamata di nuovo “signora”…
Rin, senza badare
alla stizza con la quale Kagura l’aveva allontanata, si guardò intorno
rincuorata, subito rivolse alla sua salvatrice un grande sorriso e le prese una
mano, stringendola con foga, con un’espressione buffa:
“Grazie, signora!
Grazie!” strillò, e si mise a saltellarle intorno.
Che diavolo stava
succedendo? Pochissimi minuti prima stava rimuginando da sola, mentre adesso una
personacina ululante le faceva le feste: le stava venendo mal di testa.
“Ti ho già detto
di non chiamarmi signora…” bisbigliò stancamente.
“Meno male che
c’eri tu, signora, altrimenti quei mostri mi mangiavano!” esclamò con
semplicità la bimba, fermando il suo balletto.
“Cosa ci fai qui
da sola? Il suo ‘paparino’ non c’è?”
“Mi sono
allontanata seguendo un grillo.” affermò, sempre sorridendo, la piccola
umana.
“Va bene, va
bene…” rispose svogliatamente
“Su cosa?”
chiese subito Rin, sedendosi per terra.
“Sul da farsi”
disse sbrigativamente, dandogli le spalle.
Quanti modi
potevano esistere per rintracciare un’aura a grande distanza?
Sapeva che
esistevano delle pietre particolari per trovare le auree, ma non le sarebbero
certo servite se si fosse trovata troppo lontana dall’obbiettivo.
Come fare per
scovare Kanna?
Essendo entrambe
figlie di Naraku, forse c’era qualcosa che le legava in maniera tale da farle
scoprire la sua posizione?
…
Strano… Avrebbe
dovuto accorgersene dopo tutto quel tempo…
Se non esistevano
metodi per rintracciare su due piedi l’altra parte di Hakudoshi, allora doveva
cercare di guadagnare del tempo. Più tempo possibile.
Per guadagnare
tempo doveva trovare un sistema per tenere Naraku impegnato…
Non aveva senso
perdere ancora più giorni per rintracciare Inuyasha e compagni e convincerli ad
attaccare… non le avrebbero creduto, anzi, avrebbero pensato a qualche
trappola… era del tutto inutile raccontar loro la storia della sua diserzione,
tanto non sarebbe servito a niente…
Kikyo… perché,
quando quella sacerdotessa serviva, non era mai nei paraggi?
“Signora? Io ho
fame…”
La voce di Rin la
fece tornare bruscamente alla realtà: si era totalmente dimenticata della sua
presenza, così quando, girandosi, vide il suo volto piccolo ma serio scrutarla
dal basso all’alto, le sembrò più che normale chiederle:
“Sei ancora
qui?” domanda che, mentalmente, rimangiò subito. Dove poteva andare, in una
notte senza luna, una bimba così piccola da sola?
“Tu non hai fame?
Io si. Stavamo cercando del cibo quando mi sono messa a saltare dietro a quel
simpatico grillo verde, così non ho mangiato niente.” Spiegò Rin, ignorando
il quesito e iniziando a giocare con due sottili legnetti “Non riesco ad
addormentarmi se ho fame.”
“Ah…” con
ogni probabilità era quasi l’una di notte. Ancora alcune ore e il Sole
sarebbe tornato a splendere, restituendo a Naraku la sua forza. Non poteva
pensare di fermarsi per mangiare o dormire.
“Una volta il
signor Sesshomaru ha catturato per Rin un ottimo animale, e anche se non l’ha
cotto bene, era molto buono. Signora tu cosa vuoi mangiare? Per me, al momento,
va bene qualunque cosa.” La bimba sfregava tra di loro i legnetti mentre
parlava, senza fissare Kagura.
“Ascolta,
mocciosa…” incominciò la donna, ma si bloccò all’istante, vedendo una
scintilla scaturire dal legno. Rin sorrise, appoggiò a terra i legnetti e guardò
per un attimo le piccole lingue di fuoco che danzavano davanti ai suoi occhi,
poi si alzò e cominciò a prendere altri pezzetti di legname per non farlo
spegnere.
“Sei brava…”
bisbigliò stupita
“Comincia a fare
freddo.” spiegò Rin aggiungendo alcune foglie al focolare, che pian piano si
ingrandiva “Se vuoi, puoi scaldarti anche tu, signora. Il signor Sesshomaru fa
sempre un fuoco per Rin, quando ha freddo.”
Silenziosamente
Kagura si adagiò vicino al fuocherello e guardò i suoi colori vivi mescolarsi
e rincorrersi nella lieve brezza, poi, visto con la coda nell’occhio, un
rametto, lo prese e lo gettò nella brace, vedendola agitarsi e crescere ancora
un poco, senza riuscire a nascondere un sorriso soddisfatto, che però mutò
subito in un’espressione seria: ma cosa stava facendo? Non aveva tempo da
perdere e si metteva a giocare con uno stupido falò? Doveva trovare un modo per
ottenere la sua libertà!
Rin sorrideva
aggiungendo nuovo combustibile al suo piccolo focolare, le lucciole volavano
lentamente tra l’erba alta, il fiume produceva un calmo sottofondo musicale,
insieme alle fronde degli alberi che si agitavano molto lievemente.
Quella non era
libertà?
No… La libertà
non poteva essere così semplice.
La libertà doveva
essere devastante e tanto immensa da togliere il respiro.
Non poteva
consistere nel guardare la luce delicata delle lucciole sulla riva di un
torrente.
Non poteva certo
esistere nel riflesso di un piccolo fuoco sul volto sorridente di una bambina.
Oppure si…
“Rin!”
Le due si voltarono
unanimemente in direzione della voce che aveva squarciato il loro fragile
silenzio, ritrovandosi a fissare un possente demone cane dai lunghi capelli
argentati e un’espressione insondabile.
La bambina si alzò
chiamando il suo ‘paparino’ per nome e correndogli incontro, afferrandolo
poi per una mano e iniziando a spiegargli in fretta quello che era successo,
sorridendo ed indicando Kagura.
La donna era
rimasta seduta, con un terzo rametto tra le dita, a guardare rapita la mano di
Sesshomaru appoggiata sul capo di Rin e il colore dorato dei suoi occhi seri.
“La signora mi ha
aiutato e tenuto compagnia!” stava dicendo Rin, saltellando.
Quando il demone
cane si voltò verso
“Non c’è
bisogno che mi ringrazi.” Farfugliò brevemente “Adesso devo proprio
andare.”
“No, signora!”
ululò Rin, prendendo a Jaken il suo bastone e agitandolo in aria in maniera
molto infantile “devi restare a mangiare con noi!”
“Rin, non essere
maleducata. Se è impegnata non può assecondare i tuoi capricci.”
L’interruppe Sesshomaru, senza però durezza.
“Ma se non mangia
non riuscirà a riflettere come si deve…” fece la piccola tristemente.
Lui si avvicinò al
fuoco e osservò se andava bene per cuocere del cibo, poi ordinò a Jaken di
preparare ciò che prima avevano trovato e si sedette per terra. Nella semi
oscurità i suoi capelli brillavano alla luce delle lucciole. Rin si accovacciò
vicino lui con aria decisamente mogia e stuzzicò Jaken mentre cercava di
cuocere della carne, mentre Kagura rimaneva in piedi, a fissare il trio, in
quella strana pace.
“Naturalmente”
disse improvvisamente la voce profonda del demone cane “se vuoi puoi fermarti
con noi. Ormai si sta facendo molto tardi.” Si voltò a guardare la donna.
Non doveva
accettare. Rischiava di perdere la sua unica occasione per diventare libera.
Non poteva fermarsi
con lui. Doveva cercare la sua libertà.
Non voleva
andarsene.
Non voleva
allontanarsi dalla luce del fuoco e delle lucciole.
Stava perdendo
tempo.
Mangiare carne
cotta su un piccolo fuoco, seduti per terra, poteva definirsi libertà?
Che domanda sciocca
le era venuta in mente in un momento così delicato.
Però non sapeva la
risposta.
Desiderava
conoscerla, anche se era una sciocchezza.
“Mi farebbe
piacere… rimanere…”
***
Fatto!
È
l’ora dei commentini!
... in realtà, rispetto all'idea iniziale, questo capitolo è venuto totalmente differente, infatti pensavo di far ricattare Sesshomaru da Kagura per riavere Rin o comunque qualcosa del genere, invece alla fine non ho più seguito quella strada... avrò fatto bene?
Direi che sarebbe il caso di auto-costringermi a postare regolarmente per evitare ai lettori lo stress di controllare inutilmente (specie su manga.it, dove se la ff non è salvata nella propria pagina è praticamente impossibile ritrovarla!)... diciamo che il terzo capitolo sarà on-line tra una settimana e un giorno, quindi mercoledì 2 Novembre ^___^
Scrivetemi numerosi!
Grazie
mille!
Baci
Chiaretta