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Autore: masayachan    30/08/2010    14 recensioni
Se Atem fosse Yugi e se Yugi fosse Atem, come sarebbe cominciato Yu-Gi-Oh? Io ho provato ad immaginarlo.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Tristan Taylor/Hiroto Honda, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Eccomi tornata, inaspettatamente senza aspettare un anno fra un capitolo e l'altro. Asd. (Ups, ho cazziato qualche verbo, credo di aver sistemato adesso. Chiedo scusa a chi ha letto finora)Innanzitutto, grazie a tutti per essere stati gentili con me e per le parole di conforto. Sto cercando di venirne fuori come meglio posso.

Venendo al capitolo...è abbastanza lungo per i miei standard, devo dire. Forse è la prima volta che riesco a scrivere un capitolo di quasi cinque pagine! È stato davvero, ma davvero difficile cercare di creare una situazione simile a quella del manga, adattarla ad Atem e alle condizioni che avevo creato in precedenza per lui. Spero davvero di non averlo reso OOC, ma mi sono basata sul fatto che, fra Atem e Yugi, non è decisamente il primo quello altruista e fiducioso verso il prossimo. So che Atem ha anche un forte senso di giustizia, ma non ci avrebbe pensato due volte a far uccidere Kaiba per il proprio tornaconto, se così si può dire.

Insomma, Atem è un personaggio complicato, mi auguro di aver reso discretamente l'idea.

Al prossimo capitolo =)



Finalmente anche quella giornata era finita. Le lezioni erano terminate e aveva sistemato tutte le sue faccende, quindi, ora poteva tranquillamente tornarsene a casa.

Il momento in cui suonava l'ultima campanella era quello preferito da ogni studente; per Atem, invece, un vero e proprio motivo per tirare un sospiro di sollievo.

Il solo pensiero di stare lontano da quei giapponesi falsi e opportunisti per qualche ora, lo rendeva felice.

Ormai, aveva ben capito con che gente aveva a che fare. Il Giappone, peraltro, era una nazione decisamente razzista. Ricordava bene le difficoltà dei suoi genitori e del nonno nell'avere la cittadinanza, nell'aprire il negozio, nel trovare lavoro...solo che la gente del posto, nascondeva il proprio disprezzo verso il prossimo dietro ad un sorriso .

Era anche vero il fatto che, i giapponesi, venivano incredibilmente attratti dal fascino esotico, e questo, lo aveva scoperto a sue spese.

Fece giusto in tempo ad oltrepassare il cortile che le speranze di potersene tornare a casa felice e beato svanirono. Per la seconda volta nello stesso giorno, quell'energumeno di Ushio gli si piazzò davanti bloccandogli la strada.

“Che diamine vuole, ancora?” Pensò toccandosi una tempia e cercando di convincersi a rimanere calmo.

-Muran-kun, ti aspettavo.-Esordì Ushio posandogli una mano sulla spalla, neanche fossero amiconi.

-C'è qualcosa che ti devo mostrare, seguimi.-

L'egiziano lo guardò seccato:- Ushio-sama...qualsiasi cosa sia può aspettare. Ho molta fretta e...-

La stretta della mano del ragazzo-armadio si fece improvvisamente più forte, diventando una piccola morsa.

Atem gemette. A quel punto, si rese conto che la sua non era affatto una richiesta, bensì un ordine.

-D'accordo...- Sibilò mentre l'altro mollava la presa.

Ushio iniziò a camminare in direzione del retro dell'edificio.

Che diamine aveva in mente quello scimmione? Che se la fosse presa per come gli aveva risposto durante l'incontro della pausa pranzo? Sapeva benissimo che non c'era da fidarsi, con buona probabilità aveva tutta l'intenzione di alzare le mani su di lui. Per quanto Atem non fosse esattamente un ragazzo gracilino, pensare di avere la meglio su un tipo del genere, alto e pesante quasi il doppio di lui, suonava come un'impresa pressoché impossibile.

L'unica soluzione che gli veniva in mente per evitarsi una scazzottata era, per quanto poco coraggiosa, la fuga a gambe levate.

Ushio gli camminava davanti facendo strada, quindi, gli dava le spalle. Con il giusto scatto non sarebbe stato poi così difficile filarsela, e anche con buone probabilità di non venire raggiunto, peraltro.

D'altra parte...si rese conto che frequentavano entrambi la stessa scuola. Se davvero aveva scatenato l'ira di quel teppista, sarebbe potuto scappare quel giorno, ma venire comunque braccato quello seguente o quello dopo ancora.

Insomma, tanto valeva affrontare le cose da vero uomo, a questo punto.

-Ecco fatto, Muran-kun- Disse Ushio fermandosi dopo aver oltrepassato l'angolo che formava il retro dello stabile: -Goditi lo spettacolo. Ora non dovrai più preoccuparti di questi due.-

Atem si bloccò di colpo spalancando gli occhi, incredulo.

Jonouchi Katsuya e Honda Hiroto giacevano ansimanti e pieni di lividi contro la parete.

Gli occhi gonfi, il sangue che colava dal naso e dalla bocca; avevano il respiro affannoso, mentre per terra erano circondati da immondizia e alcuni sacchetti di nylon rotti .

Rimase letteralmente senza parole davanti a quello spettacolo agghiacciante.

-Cos'è quella faccia, Muran? Ti davano fastidio, no? Te lo avevo detto che potevi contare sulla mia protezione, giusto?- Sogghignò Ushio con un tono ironico e al tempo stesso terribilmente compiaciuto per il proprio operato.

Jonouchi non poteva credere alle sue orecchie.

Quel ragazzo così gentile, così tranquillo ed educato con tutti...quel ragazzo con cui lui voleva tanto stringere amicizia, aveva davvero chiesto ad Ushio di far loro del male?

Si passò la manica dell'uniforme sul viso, pulendosi dal sangue che gli riempiva la bocca:- È...è davvero così che stanno le cose? Sei stato tu? Non ti credevo capace di una cosa simile. Sarai contento, adesso... Io e Honda volevamo solo...-

Atem lo zittì. L'espressione del suo viso si era tramutata in qualcosa tra lo sconvolto e il profondamente indignato: - Che cosa? Io non ho chiesto proprio un bel niente a nessuno! Che razza di gioco è questo? Volete mettermi in mezzo alle vostre faccende da teppisti, per caso? A quale scopo? Volete farmi avere dei guai? Per quel che mi riguarda potete prendervi a botte finché vi pare, ma io non voglio saperne niente! Non mi interessate né voi né i vostri sadici giochini!-

Ansimò. Aveva gridato contro tutti i presenti. Era la prima volta che si lasciava andare così in pubblico.

D'altronde era una situazione assurda. Tre teppisti che davano a lui la responsabilità della loro patetica rissa? La cosa puzzava, specie perché se Ushio ce l'aveva con lui per come gli aveva risposto, per quale motivo picchiare quei due? Si erano forse messi tutti d'accordo per tramare qualcosa alle sue spalle?

-Ah, è così, eh?- Ushio lo afferrò dal colletto alzandolo di peso da terra, come a volerlo portare alla sua altezza.

-Sappi che invece sarà meglio che la cosa cominci ad interessarti. Per questo lavoretto mi devi duecentomila yen! Io non lavoro gratis.-

Atem era allibito. Quell'individuo spregevole aveva fatto in modo di renderlo forzatamente un suo debitore, anche se lui, non gli aveva mai chiesto nulla! Era quella la sua vendetta? Inoltre, quella stretta al collo gli stava impedendo di respirare, e il suo divincolarsi risultava essere completamente inutile contro quel colosso. Ringhiò guardandolo con odio negli occhi: -Io non ti darò proprio un bel niente! Bastardo!-

-Ne sei sicuro, Muran?- Proseguì l'altro mollando di colpo la presa e lasciandolo cadere violentemente al suolo: - Allora guarda bene quei due pezzenti, perché in caso di mancato pagamento, è proprio la fine che farai anche tu!- Tirò fuori un coltello dal taschino della giacca:- O anche peggio, chissà.-

A quel punto, Ushio girò i tacchi andandosene per la sua strada come se nulla fosse successo.

Atem, ancora accasciato, lanciò con tutta la sua forza un pugno al terreno, sollevando così una nuvola di polvere intorno a sé: - Bastardo! Bastardo! Dannato bastardo!-

Non poteva fare niente. Era più grande e più forte di lui, non c'era altra soluzione che pagarlo. Sì, ma dove li avrebbe potuti trovare duecentomila yen? Avrebbe dovuto dirlo in casa e far preoccupare tutti? Non era giusto! Lui non aveva alcuna colpa, non c'entrava nulla in quella faccenda.

Jonouchi e Honda lo fissarono, inermi.

Il primo cercò di prendere parola: - S...senti, A...

-Zitto!- Ringhiò Atem alzandosi in piedi di colpo .- Io non ho mai detto ad Ushio di picchiarvi! Quel che vi è successo è solo colpa vostra! Siete dei prepotenti e degli opportunisti! Non fate che prendervi gioco delle altre persone, maltrattandole o cercandole solo se avete bisogno di qualcosa! Siete pessimi, e quello che è successo non è altro che una conseguenza delle vostre azioni! Potevate ben evitare di starmi sempre addosso!-

Cadde il silenzio.

I loro sguardi erano fissi su quello del ragazzo, ma né Jonouchi né Honda ebbero il coraggio di aprir bocca.

Dunque...era questo quello che pensava veramente.




Atem si buttò sul letto coprendosi la testa col cuscino.

Duecentomila yen...come diavolo avrebbe potuto fare per recuperarli senza creare problemi ai suoi?

Non si sarebbe mai immaginato di finire immischiato in una faccenda simile. Aveva sempre cercato di farsi i fatti suoi, di evitare ogni coinvolgimento...e adesso...non sapeva proprio come venirne fuori.

Se non avesse pagato, Ushio non si sarebbe di certo limitato a tirargli qualche ceffone. Senza dubbio, gli avrebbe reso la vita impossibile per il resto della sua permanenza al liceo, se non peggio.

Accidenti, non poteva limitarsi a prenderlo a pugni e tanti saluti?

All'improvviso, gli comparve davanti l'immagine dei suoi due compagni di classe a terra e ricoperti di lividi: dopo aver gridato loro contro, se ne era andato via correndo, lasciandoli lì. A pensarci adesso...forse non avrebbe dovuto farlo.

Erano davvero ridotti male, e...

Scosse la testa. No, figuriamoci. Era anche colpa loro se si era cacciato in quella situazione, ma soprattutto, non avevano nulla da spartire con lui, se non ulteriori guai. Non erano nemmeno suoi amici! E poi, chissà quante volte saranno stati malmenati. Certa gente ha la pellaccia dura, è risaputo.

Sospirò mestamente mettendosi seduto alla scrivania. Dalla cartella, tirò fuori il suo prezioso cofanetto dorato, e quasi senza rendersene conto, si mise ad assemblare i pezzi del puzzle.

-Ma che diavolo sto facendo? In una situazione simile mi metto a giocare con...-

Si bloccò.

Era strano. Molto strano.

Quella sera, ogni elemento sembrava incastrarsi con estrema facilità. Uno tirava l'altro.

Qualsiasi pezzo prendesse fra le mani, trovava subito il suo posto fra gli altri.

-I...incredibile...- Una scossa lo attraversò per tutto il corpo.

Tutti i pensieri di pochi minuti prima sparirono in un istante, sostituiti da una sensazione di strana eccitazione.

Ogni volta che aggiungeva un tassello, il battito del cuore sembrava aumentare vertiginosamente.

-Si è incastrato...sì, anche questo...-

Gli occhi gli scintillarono come quelli di un bambino il giorno di Natale. Fra le sue mani, il puzzle che per quasi dieci anni aveva cercato di montare, era finalmente ad un passo dall'essere risolto.

Era un grosso pendaglio a forma di piramide rovesciata. Atem non sapeva se mettersi a ballare per la gioia o a ringraziare gli dei.

Dopotutto, quella, non era stata una giornata poi così terribile!

Ora, mancava solo l'ultimo pezzo, quello centrale.

L'occhio di Ujat.

Mise la mano all'interno del cofanetto facendola vagare alla ricerca della tessera mancante: niente.

Sentì un brivido freddo lungo la schiena. Si affrettò a guardarci dentro, confermando così la spaventosa realtà.

-N...non c'è...- Guardò sotto la scrivania:-Non c'è!-

Panico.

Scrutò il pavimento millimetro per millimetro, ogni angolo, ogni possibile fessura; mise sottosopra il letto, rovesciò la cartella di scuola, guardò in ogni cassetto e in ogni armadio.

Niente.

-Non c'è...non c'è più...- Senza quel pezzo, il puzzle, il suo gioco, non sarebbe mai potuto essere risolto. Mai più.

E assieme al puzzle, anche i suoi sogni.

Con i gomiti appoggiati al piano della scrivania, nascose la testa fra le mani, mentre le lacrime gli scendevano prepotentemente dagli occhi.

Si rimangiò tutto: quella era ufficialmente la giornata più brutta della sua vita.

-Atem, posso entrare?-

la voce del nonno Shimon fece capolino riportandolo alla realtà.

Si asciugò gli occhi velocemente: non voleva farlo preoccupare.

-Sì, entra pure, nonno.- Disse cercando di non far sembrare la propria voce rotta dal pianto.

Non appena la porta si aprì, l'attenzione del vecchio, da bravo appassionato di giochi, si portò subito sul puzzle apparentemente ultimato.

-Non ci posso credere! Hai completato il puzzle che ti ho regalato!-

Il ragazzo sorrise mestamente, chinando il capo. Prese l'oggetto fra le mani, mostrandogli il vuoto centrale dovuto al pezzo mancante.

-No, non ho potuto completarlo...-

-Fa' vedere!- Shimon lo afferrò scrutandolo attentamente:-Atem, per tutti questi anni hai riposto tutte le tue speranze in questo puzzle...devi continuare a credere in lui!-

-Sì ma...-

Il nonno frugò nella tasca dei pantaloni e ne estrasse qualcosa:-Il tuo sogno verrà realizzato, Atem.-

-N...nonno!!!-

Non poteva essere vero. Suo nonno teneva in mano proprio quell'ultimo tassello che aveva dato ormai per disperso.

Improvvisamente, gli sembrò di sentirsi molto più leggero.

-Dove l'hai trovato?-

-Eh? Non l'ho trovato io!- Rispose Shimon con aria sorpresa.

-E' stato un ragazzo a portarmelo, giusto poco fa.-

-Che cosa? Che ragazzo?-

Il vecchio si portò un dito alle labbra guardando verso l'alto con fare pensieroso:-Mh, era un ragazzo biondo, conciato piuttosto male, devo dire. Ah! Mi ha detto anche di riferirti qualcosa! Tipo …“ha detto che non è stato lui, gli credo, ho fiducia.” E poi si è scusato. Non so a che si riferisse, onestamente.-

In realtà mentiva. Jonouchi gli aveva raccontato tutto e, data la circostanza, il mattino seguente, Shimon, avrebbe messo i soldi nella cartella del nipote.

Atem, invece, in quel momento si sentì un emerito, enorme, viscido verme.

Non aveva minimamente cercato di impedire ad Ushio di pestarlo, aveva detto che non gli importava di lui e lo aveva anche offeso ed incolpato del proprio male. Inoltre, se ne era andato senza nemmeno soccorrerlo.

Jonouchi, nonostante questo...diceva di avere fiducia in lui? Di credergli? E gli aveva persino riportato fino a casa il pezzo del puzzle che aveva perso! Perché?

Che motivo aveva per farlo? Che motivo...?

“ Stupido.” pensò.

Era così preso nel vedere il male in tutti, dalle proprie paranoie e nella sua diffidenza verso il prossimo, che aveva quasi dimenticato che non sempre la gente agisce per ottenere qualcosa in cambio.

Che, a volte, le persone possono essere sincere, anche se non si è in Egitto.

Shimon sorrise, come ad aver compreso:-Ora vado a letto, Atem. Buona notte.-

Gli passò una mano fra i capelli e uscì dalla stanza chiudendo la porta dietro di sé.

Il ragazzo prese fra le dita l'ultimo pezzo del suo puzzle, fissandolo triste.

Di sicuro, se mai fosse sopravvissuto alle ire di Ushio, sarebbe dovuto andare a fare due chiacchiere con Jonouchi...

Sospirò. Almeno, ora il puzzle poteva essere completato.

Con la mano tremante, scosso da mille emozioni, inserì l'elemento mancante laddove era rimasto lo spazio vuoto.




Ushio scavalcò il cancello della scuola con una certa agilità, per essere un uomo di quella stazza.

Si guardò intorno. Non si sarebbe di certo mai aspettato che Atem gli chiedesse di incontrarlo a scuola, nel cuore della notte. Chissà cosa voleva.

Non lo vedeva da nessuna parte, però. Che non fosse ancora arrivato?

Si mise ad aggirarsi per il cortile, alla ricerca del ragazzo.

-Sono qui.-

Una voce fece capolino alle sue spalle, all'improvviso.

Ushio si lasciò sfuggire un piccolo grido per lo spavento. Si voltò di scatto.

E lo vide.

Non poteva credere ai propri occhi.

-M...Muran?-

davanti a sé...bé...sì, c'era Atem, ma avrebbe potuto giurare qualsiasi cosa che non fosse affatto il solito Atem.

Due occhioni viola, dolci e sereni , lo fissavano dal basso con aria innocente. E poi...il sorriso. Sembrava quello di un bambino.

Ecco, in generale, gli sembrava più infantile rispetto alla norma, e decisamente più radioso.

Quell' Atem (che non sembrava Atem), inclinò la testa di lato socchiudendo gli occhi e mostrando un sorriso ancora più luminoso, se possibile.

-Vuoi giocare con me?-



 curiouswoman91 : Ciao! Bè, in questo caso, mi sento davvero onorata di essere stata la tua eccezione! Spero davvero allora, che questo capitolo sia all'altezza delle tue aspettative e quindi, di un altro commento XD Grazie mille. Aspetto l'alba con ansia.


Soe Mame : Ciao, Soe=). Come forse avrai visto, ho seguito il tuo consiglio e sistemato quella frase, in effetti suonava molto meglio! Non so se con questo capitolo io abbia combinato qualcosa di buono, onestamente. ^^'' Me lo auguro. Se non altro scriverlo mi ha aiutato a non pensare ai miei problemi. Un bacione e al prossimo capitolo della tua bellissima fic!


 AliceWonderland : Grazie per la recensione! Ti dirò, Atem(come anche Seto) per me è sempre stato un personaggio difficile da gestire, infatti sono preoccupata di essere andata completamente OOC .-.Spero tu l'abbia gradito. Un saluto e a presto<3.



Tayr Soranance : Ebbene sì, sono tornata. Non molto in forma, ma sono tornata. Felice tu abbia gradito la sorpresa. Lol. Come ho scritto sopra ad Alice, fatico molto a scrivere su Atem. Non sono neanche molto sicura di aver intrapreso la strada migliore, in questa storia. A proposito...io aspetto ormai da un bel po' di tempo il terzo capitolo di “ Fa' ciò che vuoi”! Sigh, quanto dovrò attendere ancora?ç_ç Grazie dell'incoraggiamento. Un bacio.






   
 
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