Se Atem fosse Yugi e se Yugi fosse Atem, come sarebbe cominciato Yu-Gi-Oh? Io ho provato ad immaginarlo.
Genere: Malinconico, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Atemu, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Tea Gardner/Anzu Mazaki, Tristan Taylor/Hiroto Honda, Yuugi Mouto
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Sono passati
secoli dall'ultima volta che ho postato, vero? In realtà,
questo capitolo ce l'ho pronto da diversi mesi, ma non l'avevo mai
messo perchè incerta sul come proseguire questa storia. In
verità, lo sono ancora...infatti in questo capitolo non
succede nulla in particolare. Lol.(in pratica, l'ho solo sistemato)
In tutto questo tempo me ne sono
capitate di tutti i colori, è proprio un momento nero in ogni
ambito. Per non parlare che il mio cuoricino è in mille pezzi
e non riesce a guarire. Ho pensato che magari, riprendendo a
fangirleggiare avrei potuto distrarmi da certi pensieri...
Ringrazio tutti coloro che hanno
letto lo scorso capitolo e che mi hanno incoraggiata e spero di aver
migliorato il mio stile. Per consigli, idee, suggerimenti o
critiche...sono qui =).
Buona lettura.
Atem uscì in corridoio
allontanandosi di qualche metro dalla sua aula.
Si affacciò a una delle grandi
finestre che davano sul cortile facendo un ampio respiro. L'aria del
Giappone era così diversa da quella di casa sua.
Ricordava ancora quando sua madre lo
portava al mercato. Quando abitava in Egitto non aveva mai dato molta
importanza alla cosa, gli sembrava del tutto normale andare là,
circondato da persone con gli abiti tipici del posto: svolazzanti
tuniche bianche e turbanti che volteggiavano tra le bancarelle piene
di spezie e tessuti, e poi...l'odore forte d' incenso e datteri che
gli penetrava nei polmoni...
Adesso, a ripensarci, quel luogo doveva
essere l'eden.
-Muran-kun!Muran-kun!-
Atem si voltò. Un ragazzo
correva agitando le braccia verso di lui.
- Sei Atem Muran-kun della prima B,
vero?- Disse questo con un sorriso da orecchio ad orecchio dopo
averlo raggiunto.
Atem annuì soltanto.
Lo sconosciuto gli porse un volantino
mettendoglielo quasi forzatamente in mano:-Muran-kun! Ti prego,
iscriviti al club di atletica! Ieri ti ho visto a ginnastica e...sei
grandioso! Stiamo cercando nuovi iscritti e...-
-Sono davvero spiacente, ma non posso
iscrivermi ad alcun club. Ti ringrazio per l'offerta- Replicò
Atem senza lasciare il tempo all'altro di finire la frase e
smorzandogli così l'entusiasmo.
Il ragazzo lo guardò
sconsolato:-D'accordo, ma se ci ripensi...noi ti aspettiamo
Muran-kun!-
Non era certo la prima volta che i vari
rappresentanti dei club scolastici lo prendevano di mira. Aveva avuto
richieste dal club di kendo, karate, basket, pallavolo, football,
baseball, calcio...e alcune ragazze gli avevano proposto persino
quello del tè!
A dire il vero, se ci fosse stato un
club su un qualche gioco di logica avrebbe potuto farci anche un
pensierino, ma non avrebbe potuto comunque farne parte.
Il pomeriggio doveva andare a casa il
prima possibile per aiutare suo nonno Shimon in negozio.
I suoi avevano sempre avuto un grande
interesse per i giochi, che peraltro, gli avevano trasmesso fin da
bambino.
Per loro era una vera e propria
passione a trecentosessanta gradi. Amavano conoscerne le origini, la
provenienza, il significato, le regole, e ovviamente, giocarci.
In particolare erano interessati ai
giochi praticati dalle antiche civiltà. Andavano letteralmente
pazzi nello scoprire i vari passatempi degli Egizi, Romani, Maya e
via dicendo.
Suo nonno Shimon aveva sempre
desiderato aprire un negozio di giocattoli per poter condividere la
sua passione con i ragazzini, oltre che le sue conoscenze.
Ma l'Egitto non faceva al caso suo.
Diceva di voler andare in un posto dove
le persone avessero mentalità più aperte, dove poteva
far riscoprire il piacere della semplicità laddove si era
schiavi della tecnologia. E così, si erano trasferiti tutti in
Giappone.
Il piano del nonno non era andato
proprio a buon fine:le vendite dei suoi giochi da tavolo, carte, e
pezzi storici come il bao o il seneth, attiravano più i
collezionisti che i ragazzini.
Le vendite non erano esattamente alle
stelle, quindi, non potendosi permettere un commesso, toccava ad Atem
dare una mano.
Probabilmente, se non fosse stato per
il lavoro dei suoi genitori al museo della città, il negozio
sarebbe dovuto chiudere da un pezzo.
Se fossero rimasti in Egitto sarebbe
andato tutto bene, e invece...
Si strinse nelle spalle.
Oramai era andata così, non
poteva farci nulla.
Diede una veloce occhiata ai suoi
compagni di classe giocare in giardino, poi si allontanò dalla
finestra per continuare a percorrere il corridoio vuoto.
Davanti a sé apparse la figura
di un ragazzo-armadio che camminava nella direzione opposta alla
sua.
Atem fece una smorfia: “
Dannazione! Ci mancava solo Ushio!” Pensò mettendosi le
mani in tasca con fare seccato.
-Oh! Muran-kun! L'idolo delle folle!
Quale onore!- Esclamò questo salutandolo con la mano.
-Buon giorno, Ushio-sama- Rispose Atem
desiderando con tutto se stesso che la conversazione finisse lì.
Ushio era forse la persona che più
detestava. Si autoproclamava “ la legge”, “colui
che mantiene l'ordine scolastico”, ma sapeva perfettamente che
in realtà non era altro che un bullo della peggior specie.
Gli si fermò davanti e Atem, dai
suoi centosessantacinque centimetri, si sentì infinitamente
piccolo al cospetto di un uomo alto almeno due metri.
-Muran-kun, era un po' che volevo
parlare con te, finalmente abbiamo l'occasione di scambiare un paio di
parole in tranquillità.-
Ok, le sue speranze erano
definitivamente andate in fumo. Sperava almeno che non gliela tirasse
troppo per le lunghe:-C'è qualche problema?- Chiese.
Ushio fece spallucce, mentre sul viso
faceva capolino uno strano sorrisetto:-Dipende. Sai, ho notato che ci
sono due individui che ti importunano spesso e volentieri. Parlo di
Jonouchi Katsuya e Honda Hiroto, presente?-
“In effetti...” fu tentato
di rispondergli Atem. Ma Ushio non era certo il tipo con cui
lasciarsi andare a certe considerazioni; non si poteva mai sapere
dove volesse andare a parare:-Cosa intendi dire, Ushio-sama?-.
-Bè...mi stavo chiedendo se tu
avessi bisogno di protezione. Sai, con certi bulletti in giro, un
bravo ragazzo come te può sempre contare sulla mia presenza,
chiaramente.-
Atem sorrise ironico. C'erano delle
volte in cui tutta la buona educazione del mondo non bastava per
trattenersi:-Davvero, Ushio-sama? Sei gentile, ma forse le prime
persone che dovrebbero venire sorvegliate sono proprio i
sorveglianti.-
L'enorme ragazzo spalancò
incredulo gli occhi davanti a tanta sfrontatezza nei suoi
riguardi:-Stai forse cercando di insinuare qualcosa, Muran?- Il suo
tono di voce era tutto tranne che rassicurante.
Atem si rimproverò mentalmente
da solo mordendosi la lingua. Come aveva potuto lasciarsi andare in
quel modo? Doveva evitare ogni tipo di coinvolgimento con quella
persona.
-Nulla. Ora, se vuoi scusarmi, devo
proprio andare...buona giornata, Ushio-sama.- Così dicendo si
allontanò proseguendo il tragitto del corridoio per poi
scendere dalle scale.
Jonouchi rigirò nella tasca il
pezzo di puzzle che aveva ritrovato per terra sghignazzando tra sé
e sé.
Quel gingillo poteva essere
un'occasione d'oro per lui.
Ormai le lezioni erano finite, ma
decise che il momento di restituire l'oggetto non era ancora giunto.
Honda gli aveva detto che il suo piano
era alquanto subdolo, ma lui non era d'accordo.
Se quel puzzle era davvero importante
per Atem, voleva aspettare che questo si accorgesse di averlo perso,
così una volta riconsegnato al proprietario, in cambio avrebbe
ricevuto la sua gratitudine, e stima, forse.
Diventare amico di Atem era uno dei
suoi più grandi obbiettivi. Spesso i suoi compagni di classe
si chiedevano perché un tipo come lui stesse sempre
appiccicato ad uno degli studenti migliori del liceo, ma questo, solo
lui e Honda lo sapevano.
Jonouchi e Honda stavano già per
uscire dall'aula quando una presa ferrea li bloccò dal
colletto dell'uniforme.
-Dove credete di andare, voi due? Oggi
è il vostro turno, dovete portare fuori la spazzatura.-
A Mazaki Anzu non sfuggiva proprio
nulla, eh? I due ragazzi rotearono gli occhi.
Potevano forse disobbedire a quella
pazza ?
-D'accordo, Mazaki.- Sbuffò
Jonouchi caricandosi uno dei sacchetti neri sulle spalle.
Dopodiché, i due si avviarono
verso il retro del cortile con i loro carichi.