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Autore: WorthTheWait    30/08/2010    8 recensioni
Perché a me? Perché? E' successo tutto così in fretta che non mi sembra vero. Com'è successo? Com'è potuto succedere? Beh... questo lo so. So com'è successo tutto, anche se forse - anzi, sicuramente - sarebbe meglio che non fosse successo niente, e invece ora mi ritrovo in questa posizione scomoda, senza una soluzione. Perché l'ho fatto? Perché? Beh... Ted. Perché sono innamorata di lui, ecco perché. Come diavolo faccio ora? Come faccio? Non pensavo di essere... beh, si, insomma... di essere... mi viene male solo a pensarci. Non so assolutamente come fare, non vedo nessuna soluzione e mi sa che non ne troverò neanche una. Mi sa che dovrò vuotare il sacco prima che tutto sia evidente, è l'unica cosa che posso fare: dire la verità a tutti, soprattutto a Ted.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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The Beginning of Everything

Beh, la discussione con mio padre è stata decisamente l’inizio della fine. Definizione assolutamente azzeccata, visto che è un paio di giorni che mi evita, come se non ci fossi. Non mi rivolge la parola, ma sta sempre chiuso in se stesso, senza parlare con nessuno, se non con mamma che sta cercando di farlo ragionare, invano naturalmente. Spero tanto che ci riesca e che tutto torni alla normalità, anche se so che ormai non è più possibile; ma almeno tornare ad essere una famiglia felice, questa è davvero l’unica cosa che vorrei. Naturalmente, oltre al fatto che vorrei che Ted non fosse il padre del figlio di Vic. Sarebbe tutto più semplice, decisamente più semplice. Non ci sarebbero problemi, così come non ci sarebbe nessun Ted da perdonare e nessuna Vic da voler uccidere. Si, sarebbe assolutamente molto più semplice di quanto è adesso.

Sarò ripetitiva e decisamente noiosa, ma non riesco ancora a perdonarmi per quello che ho fatto. Quello è stato l’inizio della disgrazia in cui mi trovo adesso. Accidenti a me e alla mia stupidissima cotta. E’ da quando ho scoperto di aspettare un bambino che non faccio altro che tirarmi accidenti dietro. L’unica cosa positiva di tutto è la presenza dei miei fratelli, che in questo periodo si stanno dimostrando più dolci di quando lo siano normalmente. Non che non lo siano, ma in questo periodo lo sono particolarmente. E’ merito loro se riesco a sorridere e ad andare avanti; penso che senza di loro non sarei riuscita ad andare avanti in questi giorni, non sarei assolutamente riuscita a smettere di piangere e di crogiolarmi nel dolore. E’ merito loro e io non posso fare altro che essergli grata. Anzi, noi non possiamo fare altro che essergli grati/e.

Ma la cosa che mi fa davvero ridere è che mio fratello si sia preso una cotta per Rose. Non posso assolutamente crederci. Cioè mio fratello, Albus Severus Potter si è innamorato di nostra cugina Rose Jane Weasley. E’ una cosa talmente assurda che non mi sembra vera. Sapevo della loro intesa, ma non credevo che Al si fosse addirittura innamorato di lei. D’accordo, gli era stata accanto nel periodo in cui la sua ragazza lo aveva lasciato, lo aveva aiutato a sanare le ferite che quella Tassorosso gli aveva inflitto, ma non avrei mai pensato che si sarebbe invaghito di lei. Mi sembra una cosa davvero assurda, e soprattutto sono molto preoccupata per mio cugino, quando capirà che Rose è completamente presa ed innamorata di Scorp. Al, Al, Al... non potevi innamorarti di qualcuno che non facesse parte della famiglia. Ho capito, hai deciso di imitare Jamie, non è così? Beh... l’uno innamorato di Rose, l’altro cotto a puntino per Dominique... fortuna che io non mi sia invaghita di Fred... fortuna per modo di dire...

Un bussare alla porta mi fa svogliatamente e definitivamente aprire gli occhi, notando la luce che, entrando dalla finestra semiaperta, si riflette sul pavimento di marmo. Il tepore delle coperte mi obbliga a rimanere coperta fino al collo, ma un altro colpo, mi costringe ad alzarmi a sedere, prima che mia madre si decida ad entrare e a mostrarmi la sua faccia decisamente preoccupata; segno che non è riuscita a far ragionare papà.

“Lily, vieni a fare colazione?” mi chiede, aprendo tutte le finestre con un colpo di bacchetta.

“Papà?” le chiedo semplicemente, senza aspettarmi una risposta precisa, visto che anche la mia domanda di preciso ha molto poco. La vedo sospirare e rimanere sulla soglia, immobile, con lo sguardo perso su di me.

“Ti ho fissato un appuntamento al San Mungo per l’ecografia del quarto mese” mi risponde, con la voce tremante, come se dicesse parole che la fanno stare a disagio. Beh, in effetti, sono parole che la fanno stare decisamente a disagio. Non si sarebbe mai aspettata che sua figlia rimanesse incinta prima di venti anni e soprattutto prima di essere fidanzata o sposata. Qualcosa, nelle sue previsioni desiderate, è andato decisamente storto, visto che mi ritrovo così.

“Grazie, ma non cambiare discorso” le dico, guardandola negli occhi. Riesco a percepire che la situazione non è delle migliori, ma sarebbe bastato riflettere sul comportamento di mio padre nei giorni scorsi. L’inizio della fine. Non smetterò mai di ripeterlo. L’inizio della fine. E’ perfetto per la mia situazione. Assolutamente.

“Cosa vuoi che ti dica, Lily?” mi chiede con voce irritata e tremante, come se stesse per perdere il controllo delle parole che dice, “non l’ha presa bene, penso che questo l’abbia capito anche tu”.

“Effettivamente, mamma, non ci vorrebbe un genio per capirlo” le rispondo, alzandomi da letto ed iniziando a camminare verso la porta, bloccata da mia madre.

“Sei sicura di quello che stai facendo? Sei pronta ad assumerti certe responsabilità?” mi chiede, gli occhi fissi sui miei, una sua mano su un mio braccio, la voce bassa, come se avesse paura di dire quello che sta dicendo, quello che mi sta chiedendo.

“No, non sono né sicura di quello che sto facendo, né tantomeno pronta ad assumermi responsabilità dalle quali dipenderà un’altra vita” rispondo sinceramente. Questa volta è la mia voce a tremare, lasciando trapelare la paura che ho addosso. E’ vero, non sono pronta a diventare mamma, non lo sono. Ma quale ragazza diciassettenne sarebbe pronta ad una responsabilità del genere?, “non sono pronta a prendermi cura di un altro essere, di aiutarlo a crescere quando devo ancora finire di farlo anche io. Ma devo farlo, devo essere pronta a prendermi cura di lui... o di lei. Devo farlo perché ormai io amo questo essere che è entrato nella mia vita come un errore, mamma. Io lo amo con tutta me stessa. È... è mio figlio... mio figlio. Il mio bambino che quando nascerà avrà me come punto di riferimento, che si rivolgerà a me quando avrà bisogno di qualcuno che gli stia accanto nei momenti difficili, che mi vorrà bene quanto io ne voglio a te e che, nonostante riuscirà a deludermi come io ho deluso te, non riuscirò mai a smettere di amarlo, come lui non riuscirà mai a smettere di amarmi, come io non posso smettere di voler bene a papà. Io lo amo” dico, stupendomi della mia maturità e di mia madre che mi guarda con un sorriso, come se mi dicesse di essere fiera di me.

Non faccio in tempo a rispondere al sorriso, perché lei si avvicina a me e mi abbraccia, facendo attenzione al suo nipotino di quattro mesi, che ha iniziato a far lievitare la mia pancia. Sorrido abbracciandola a mia volta.

“Ricorda, io ci sarò sempre per te e per lui...”.

“O lei” si intromette Albus, apparendo alle spalle di mamma e continuando a mandare avanti la sua campagna ‘il bambino di mia sorella è femmina’.

“Ora basta Al!” esclamo, ridendo e tirandogli un pugno leggero su un braccio.

“D’accordo... o lei” dice mia mamma divertita, mettendomi una mano sulla pancia. Devo dire che il mio ventre è diventato di dominio pubblico, “Lily, secondo me dovresti farti dire se è un maschio o una femmina, così potresti già iniziare a pensare al nome e potrai dare la soddisfazione a tua nonna, se sarà una bambina, di iniziare a fare una copertina rosa, dato che ne sta già facendo una azzurra per il bambino di Roxy”.

“Beh, devo dire che nonna Molly si da molto da fare...” commento, portandomi una mano ai capelli e scompigliandomeli più di quanto non gli abbia scompigliati il sonno. Senza aspettare una risposta da mamma o da Al, inizio a scendere le scale e cammino fino in cucina. Appena entro, vedo papà, seduto al suo solito posto, intento a leggere, come sempre d’altronde, la Gazzetta del Profeta. Deglutisco a vuoto, “buongiorno, papà” gli dico, riempiendomi un bicchiere d’acqua e iniziando a berlo.

“Buongiorno, Lilian” mi risponde, con voce puramente indifferente, non alzando neanche lo sguardo su di me. Questa è una delle volte che non sopporto mio padre. Odio quando mi chiama con il mio nome intero, odio quando si dimostra indifferente e soprattutto odio quando cerca di ignorarmi a tutti i costi, senza neanche degnarmi di uno sguardo. Ho capito che è stata una notizia terribile scoprire della mia gravidanza, per di più causata da una sbronza del suo figlioccio, ma non riesco ad immaginarmi cosa avrebbe fatto se avessi ucciso una persona. Mi avrebbe lanciato un Avada Kedavra dietro, finendo ad Azkaban?

Un silenzio assordante cala nella stanza, mentre mi siedo al mio posto. Mamma e Al entrano nella stanza, osservando, con occhi immobili, la scena silenziosa tra me e mio padre. Lui, ad un capo del tavolo, intento a leggere il suo solito giornale, con lo scopo di ignorarmi; e io, all’altra estremità del tavolo, con lo sguardo sui suoi occhi puntati sulla Gazzetta, che cerca in tutti i modi di attirare la sua attenzione, senza dover parlare.

Inaspettatamente, lo vedo alzarsi dal tavolo, naturalmente evitando di incrociare il mio sguardo, e posare la Gazzetta sulla sedia dov’era seduto.

“Vado a lavoro” dice, prima di scoccare un bacio sulle labbra a mamma e di sparire con un colpo di bacchetta.

Mio padre, il bambino sopravvissuto, che è addirittura riuscito a sconfiggere Voldemort, evita sua figlia per il semplice fatto di essere rimasta incinta a diciassette anni. Io continuo a ribadire la mia tesi: secondo me la sua reazione è esagerata. Non sarei mai riuscita a commentare la scenata di mio padre, un paio di mesi fa. Ero talmente spaventata da quello che tutti avrebbero detto, che non avevo pensato che la sua reazione sarebbe stata così esagerata. Forse è una mia convinzione che si sia alterato troppo per una notizia del genere. Forse qualcuno la pensa come lui. E tra questi qualcuno, la prima persona che mi viene in mente e che, sicuramente, avrebbe reagito in questo modo alla notizia di sua figlia incinta, è zio Ron. Non riuscirei ad immaginarmi la sua reazione se scoprisse che Rosie è incinta, e se soprattutto il padre fosse Scorpius. Anzi, non so neanche se riuscirebbe ad avere una reazione, visto che gli verrebbe un infarto e che zia Hermione lo porterebbe d’urgenza al San Mungo, dove si sveglierebbe qualche giorno dopo da un coma, pensando che la notizia della gravidanza di sua figlia fosse soltanto un brutto sogno. Beh, poi quando scoprirebbe che non era un sogno, non riuscirei a dire se riuscirebbe a sopravvivere. L’unica conclusione alla quale riesco a giungere è che zio Ron deve avergli attaccato qualche malattia. Si, deve essere così. Sarebbe stato meglio, però, che quello ad avergli attaccato una malattia fosse stato zio George. Gli avrebbe attaccato la malattia di riuscire a perdonare la propria figlia e così non ci sarebbero più problemi. Forse, addirittura Voldemort sarebbe riuscito a non trattare la propria figlia talmente male, sicuramente le avrebbe anche risparmiato la sofferenza, visto che le avrebbe direttamente lanciato dietro un Avada Kedavra, senza pensarci due volte. Ma il fatto era che forse Voldemort non poteva avere figli.

Scrollo la testa, cercando di scacciare via i pensieri più dementi che mi passano per la mente. La reazione di mio padre deve avermi decisamente dato alla testa.

“Penso che abbia bisogno di altro tempo...” commento, lasciando lo sguardo sul punto in cui lui è sparito.

“E, secondo me, dovresti prenderti un po’ di tempo anche tu, per pensare a Ted e Vic” mi consiglia mia madre, facendomi tornare alla mente Vic. Giuro che per una frazione di secondo ero riuscita a dimenticarmi sia di lei che di Ted e soprattutto del loro bambino.

“E’ quello che farò dopo che avrò parlato con la mia cara cuginetta preferita che è rimasta incinta anche lei del padre di mio figlio” le rispondo, sorridendole e tornando in camera mia. Mi vesto, prendendo la prima cosa che trovo nell’armadio, ovvero un paio di jeans neri, una maglia viola sotto un giubbotto nero, una sciarpa, rossa come un paio di guanti senza dita e un paio di stivaletti neri. Mi pettino i capelli quel che ci vuole per renderli presentabili, afferro la mia bacchetta e mi materializzo davanti a quella che una volta era la casa della coppietta Weasley-Lupin. Suono il campanello, sentendo il cuore che inizia a battermi furioso nel petto. Non che abbia paura di incontrare Vic, il vero problema è parlare anche della sua gravidanza e vedere la sua pancia di tre mesi abbastanza cresciuta.

Senza neanche accorgermene, mi porto una mano sulla curva abbastanza marcata del mio ventre. Sono decisamente ‘ingrassata’ nell’ultimo periodo e pensare che tra un paio di mesi sarò grassa come un elefante. Quando la porta si apre, rimango immobile ad osservare la figura davanti a me, non riuscendo a credere ai miei occhi.

“Ciao, Lils” mi saluta, chiamandomi con il nomignolo che mi aveva affibbiato lui quando eravamo bambini. Abbasso lo sguardo sulla mia pancia, portandoci sopra anche l’altra mano, “ciao, anche a te, piccolo... o piccola” lo sento sussurrare alla mia pancia, abbassandosi all’altezza del mio ventre.

“Ciao, Ted” lo saluto freddamente e con la voce tremante. Non riesco a capire cosa ci faccia a casa di Vic. Forse sono tornati insieme, fregandosene della povere Lilian Luna. Sarebbe una cosa abbastanza logica, visto che si amano alla follia. Ma Ted ha detto di amare me, “che ci fai qui?”.

“Sono venuto a parlare con Vic” mi risponde, alzandosi nuovamente alla mia altezza, “suppongo che tu sia qui per lo stesso motivo”.

Annuisco, senza degnarlo di parole verbali.

“Senti Lily, io...”.

“Non voglio ascoltarti, voglio soltanto parlare con Vic” gli dico, e così facendo entro in casa di mia cugina iniziando a camminare verso la cucina, con il padre di mio figlio che mi segue. E’ decisamente l’inizio della fine. Quella sera maledetta è stata l’inizio della fine. Ma anche l’inizio avrà una fine, no?

 

  
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