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Autore: Ale Kanou    19/10/2005    3 recensioni
“Da cosa sei scappata?” le chiese lui. Sanae per un attimo non rispose poi, guardando diritto davanti a sé aggiunse a bassa voce “Dai fantasmi del passato…”
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30: Pensieri


Karl si svegliò lentamente e istintivamente si girò sulla sua destra alla ricerca del corpo di Sanae; trovando solo il letto vuoto però aprì completamente gli occhi, allontanando gli ultimi residui di sonno dalla sua mente.

Mettendosi a sedere si guardò intorno e con disappunto notò che si trovava nel suo appartamento di Amburgo, da solo.

L’aveva sognata anche quella notte e risvegliandosi aveva sperato di ritrovarla lì al suo fianco…ma lei non c’era: era partita per uno stage di un mese con l’Università, tre settimane dopo che erano tornati dalla loro vacanza in Egitto con la squadra tedesca.

Si risdraiò sul letto rimanendo a fissare il soffitto per un po’: si sentiva di cattivo umore quella mattina e non aveva la minima voglia di andare agli allenamenti.

Se solo lei fosse stata lì con lui…sicuramente il suo stato d’animo sarebbe stato ben diverso: lei riusciva sempre a metterlo di buon umore, a farlo star bene…con lei al suo fianco si sentiva in pace con il mondo…sempre.

Si ritrovò a ridere di sé stesso rendendosi conto di quanto quella ragazza fosse riuscita a fargli perdere completamente la testa: erano solo pochi giorni che non la vedeva e già sentiva la sua mancanza in modo atroce: lei gli mancava come l’aria che respirava.

Avevano passato dieci giorni magnifici in riva al mare: lontano dagli impegni del campionato, dalle partite, dagli allenamenti, dagli esami universitari…da tutto.

Per dieci giorni erano esistiti soltanto loro due: ogni mattina si era svegliato con lei al suo fianco e ogni sera si era addormentato stringendola a sé; avevano fatto l’amore un’infinità di volte, spinti da un desiderio ed una passione che sembravano non esaurirsi mai; avevano passate ore a parlare, scherzare, ridere, divertirsi.

“…quella è la sua fidanzata che lui sposerà presto…” Ancora una volta quelle parole gli risuonarono in testa.

Sposarla…stare con lei per sempre…svegliarsi e addormentarsi con lei…passare tutta la vita al suo fianco…e un giorno avere dei figli da lei: quei pensieri da settimane non lo abbandonavano.

Se qualcuno solo un anno prima gli avesse detto che lui, il grande Kaiser, sarebbe stato incastrato da una donna in quel modo…beh lui si sarebbe fatto certamente una grossa risata; lui che per tutta la sua vita aveva fuggito i rapporti seri con l’altro sesso, convinto che alla sua età ci fosse spazio solo per storie occasionali e senza impegno.

E invece era arrivata lei che in un attimo aveva scombussolato tutta la sua vita; e adesso si ritrovava innamorato perso di quella ragazza e l’idea di stare senza di lei gli risultava impensabile.

Nel silenzio della stanza si trovò a riflettere su una cosa che da tempo gli girava in testa e che per molti versi lo lasciava attonito: lui…Karl Heinz Schneider avrebbe potuto rinunciare a tutto nella sua vita…persino al calcio che lui amava alla follia…ma mai avrebbe potuto rinunciare a lei.

Per un attimo tornò con il ricordo alla conversazione avuta qualche giorno prima con il Presidente dell’Amburgo che lo aveva convocato per metterlo al corrente di alcune proposte (alcune veramente interessanti) fatte da alcuni club europei nei suoi confronti.

Lui per tutta la durata del colloquio aveva pensato a Sanae e di fronte alla prospettiva di lasciare la Germania, non aveva risposto niente, limitandosi a scrollare le spalle, cosa che aveva spinto il Presidente tedesco a dirgli di prendersi un po’ di tempo per pensarci.

Sospirando si alzò, lanciando ancora uno sguardo al lato del letto dove spesso la mattina, lasciava Sanae ancora addormentata prima di andare agli allenamenti…e ancora una volta, vedendolo vuoto si sentì stringere il cuore in una morsa.

In quel momento prese una decisione: sapeva che cosa doveva fare…in fondo lo aveva sempre saputo; prese il telefono e subito compose il numero della società tedesca.



Sanae riagganciò il telefono e per un momento rimase ferma a fissarlo pensando a quello che la segretaria della squadra amburghese le aveva appena detto.

Sapeva che quel giorno Karl doveva andare dal Presidente Seeler. Era stato lui a dirglielo la sera precedente, ma lei non conosceva il motivo di quell’incontro; era convinta che si trattasse della solita riunione per discutere della situazione della squadra in campionato.

Quella mattina non riuscendo a mettersi in contatto con lui per comunicargli l’ora d’arrivo ad Amburgo del suo volo previsto per il giorno seguente, aveva deciso di telefonare alla società tedesca per lasciargli un messaggio.

La segretaria, dopo averla riconosciuta le aveva risposto pacatamente “Il signor Schneider è ancora dal Presidente, Signorina Nakazawa. Sono in riunione ormai da più di due ore…Sa…le trattative con le squadre straniere sono sempre molto lunghe… sono giorni che ne discutono…se vuole posso farla richiam…”

Lei era rimasta ammutolita sentendo quelle parole e persa nei suoi pensieri, non aveva più ascoltato una sola parola di quello che la donna le aveva detto durante la telefonata.

Trattative…squadre straniere…Karl non le aveva detto niente a riguardo: ecco perché era andato dal Presidente…stava valutando la possibilità di andare a giocare all’estero.

Dopo l’iniziale sgomento Sanae cominciò a riflettere su alcune cose: adesso, alla luce di quello che aveva saputo, riusciva a capire alcuni strani comportamenti che il capitano tedesco aveva avuto negli ultimi tempi.

Dopo il ritorno dalla loro vacanza lui le era sembrato in più occasioni un po’ assente, spesso assorto in chissà quali pensieri; più di una volta lo aveva trovato a fissarla con uno sguardo strano, pensieroso e quando lei gli aveva chiesto spiegazioni, lui aveva risposto sempre evasivo.

Anche dopo la sua partenza per Parigi quando si sentivano per telefono, a lei era sembrato spesso titubante come sul punto di dirle qualcosa; quando lei lo incalzava per proseguire però, lui cambiava immediatamente tono e il discorso andava a cadere sempre su argomenti senza importanza.

Si sedette sul letto della camera dell’albergo, stringendo al petto il cuscino.

Era chiaro…ecco perché lui era così strano da un po’ di tempo a quella parte…era evidente che stava cercando di trovare il modo di dirle delle proposte che gli erano state fatte.

E lei stupidamente non aveva capito niente: spinta dall’entusiasmo per la meravigliosa vacanza appena trascorsa con lui e dalla trepidante attesa per l’imminente stage in Francia, non aveva minimamente prestato attenzione a quei segnali.

Un’infinita tristezza invase il suo cuore: l’idea che Karl potesse lasciare la Germania per andare a giocare all’estero la faceva stare malissimo.

Perché lui non gliene aveva parlato? Lei era convinta che ormai tra loro le cose funzionassero, che il loro rapporto fosse ormai consolidato.

Che sciocca…era ovvio che lui si fosse fatto mille problemi a parlare con lei; dopo tutto quello che era successo in quei mesi, come poteva pensare che lui le dicesse serenamente che aveva intenzione di lasciare la squadra dell’Amburgo?

In fondo in passato la sua vita era andata in pezzi per un motivo analogo e Karl lo sapeva bene…e sicuramente per lui non era facile prospettarle un’eventualità analoga.

Lei sapeva perfettamente che il capitano tedesco aveva sofferto molto dopo aver saputo dell’amore che l’aveva legata per anni a Tsubasa e anche se lui non glielo diceva apertamente, lei capiva da alcuni suoi atteggiamenti che il fantasma del giocatore giapponese spesso si insinuava nella mente di Karl.

Lo capiva tutte le volte che per qualsiasi motivo il discorso andava a cadere sul suo passato o se per sbaglio qualcuno nominava la squadra catalana: Karl si irrigidiva e lo sguardo nei suoi occhi si rabbuiava all’istante…erano cambiamenti impercettibili ma che a lei non sfuggivano mai.

In tutti quei mesi lei aveva fatto di tutto per far capire al ragazzo quanto lei lo amasse, nel tentativo di allontanare da lui tutte le sue paure; ma il fatto che lui non le avesse confidato i suoi progetti in ambito calcistico, le faceva capire che evidentemente lui temeva di farla soffrire ancora, come già era successo in passato.

Ma lei non era più la ragazzina fragile e ingenua che anni prima si era fatta travolgere dagli eventi; era una donna matura pronta ad affrontare la realtà…anche la più dura.

Anche se l’idea che lui potesse lasciare Amburgo le risultava insopportabile, sapeva che lei non si sarebbe mai opposta alla sua decisione, qualunque essa fosse stata.

Era giusto che lui prendesse le sue decisioni senza essere influenzato da lei…così come in fondo (ora se ne rendeva conto) aveva giustamente fatto Tsubasa anni prima, inseguendo il sogno che teneva dentro di sé fin da piccolo.

In quei mesi dopo aver rivisto Ozora si era trovata molto spesso a pensare a lui, concludendo con amarezza che quello che aveva impedito a lei e al campione giapponese di realizzare il loro amore, non era stato il sogno di Tsubasa (al quale lei per anni aveva attribuito tutte le responsabilità di quello che le era successo), ma l’incapacità da parte di entrambi (e sua soprattutto) di dichiarare quell’amore: nessuno dei due aveva avuto il coraggio di affrontare i propri sentimenti e dichiararli apertamente, ritrovandosi tutti e due alla fine a pagare un caro prezzo per quella loro indecisione.

E lei a causa della sua ingenuità e fragilità si era fatta travolgere dal dolore e dagli eventi, cadendo in un baratro dal quale a fatica era riuscita a riemergere.

Ma ormai lei non era più la ragazzina di un tempo: era cambiata, la sua vita era cambiata. E alla fine il destino le aveva fatto incontrare Karl di cui lei si era follemente innamorata senza volerlo: lui era diventato la persona più importante di tutta la sua vita…tante volte si era ritrovata lei stessa sorpresa dell’intensità dei sentimenti che nutriva per lui…mai avrebbe pensato di poter provare ancora un sentimento simile.

Ma nonostante questo…anzi proprio per l’amore che provava per lui, si era convinta che limitarne le scelte sarebbe stata la cosa più sbagliata che avrebbe potuto fare.

Certo l’idea di non vederlo, di non poter stare con lui come avevano fatto in quei mesi la faceva stare davvero male: non sarebbe stato facile, tutt’altro.

Durante la vacanza in Egitto aveva assaporato con lui la gioia di poter trascorrere tutto il loro tempo insieme…ed era stato meraviglioso.

Ma non poteva chiedere a Karl di rinunciare al suo sogno…non ne aveva alcun diritto. E poi in fondo lei era certa dei sentimenti che nutriva verso il capitano tedesco e soprattutto era convinta che questa volta niente, nemmeno la lontananza avrebbe potuto indebolirli…lei avrebbe lottato per quell’amore.

E seduta su quel letto d’albergo decise…aveva capito che cosa doveva fare.



Quella sera Sanae, dopo essere rientrata dall’Università parigina, era tornata in albergo e dopo aver dato appuntamento per la cena a Kristine e Karol per le otto, era salita nella sua camera e aveva chiamato Karl.

Quando sentì la voce del capitano tedesco dall’altro capo del telefono, Sanae si sentì alleggerire il cuore all’istante: quella voce riusciva a farla sentire la persona più felice della terra.

Si ritrovò a pensare tristemente a quanto sarebbe stata dura, nonostante tutti i suoi buoni propositi, la prospettiva di sentirlo solo per telefono, se lui avesse deciso di lasciare la Germania.

Cercando di scacciare quei pensieri tristi dalla mente, si ritrovò a parlare con lui cercando di assaporare al meglio quei momenti che permettevano loro di sentirsi vicini, nonostante le centinaia di chilometri che li separavano.

Karl la ascoltava ridere al telefono e sentiva il suo cuore stringersi in una dolcissima morsa: anche solo sentirla per telefono riusciva a farlo sentire al settimo cielo.

“Sanae…io…” le disse lui cercando di trattenere il desiderio irrefrenabile di dirle tutto per telefono “Ecco…Sanae…domani al tuo ritorno voglio vederti perché ho bisogno di parlare con te di una cosa importante…”

Sanae a quelle parole chiuse gli occhi e strinse con forza la cornetta del telefono, cercando di cacciare indietro il magone che senza volerlo, l’aveva inesorabilmente travolta: lui aveva evidentemente deciso e da lì a poche ore le avrebbe comunicato la sua decisione di partire per l’estero.

Facendosi forza cercò di mantenere un tono di voce normale e senza chiedergli altro in proposito, lo salutò non prima di avergli detto “Karl io ti amo…ma promettimi una cosa…promettimi che non rinuncerai mai ai tuoi sogni…per nessun motivo al mondo…promettimelo…”

Lui rimase per un attimo sorpreso da quella richiesta fattagli da lei; pur non capendone il significato, si rese però conto che la risposta a quella richiesta in fondo per lui era assolutamente scontata…lui aveva già deciso da tempo di seguire quella strada, di realizzare i suoi sogni.

Sorridendo le rispose dolcemente “Te lo prometto Sanae…”
  
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