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Autore: Shichan    31/08/2010    2 recensioni
Anno 2063: il mondo, per certi versi, non è cambiato affatto.
Qualcuno ama senza essere ricambiato.
Qualcuno trova il coraggio di dichiararsi, ma sceglie il momento sbagliato.
Qualcuno fa una scelta, e riesce ad essere felice.
Qualcuno è profondamente amato, ma non sa rendersene conto.
Qualcuno sogna. Qualcuno dorme e basta.
La gente attorno a lui si chiede il significato della propria esistenza ogni giorno.
Lui… si chiede se esiste, da qualche parte. A volte, gli sembra di no.
[In futuro il rating potrebbe variare][Per i personaggi, note all'interno]
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Danse Macabre

File I: PeShop, commissione, Shizuo-san

 

Improvvisamente, come presi da un sospetto terribile,

i morti si arrestano.

Nel vento gelido si sentono le note della Morte. 

 

 

Anno 2063: il mondo, per certi versi, non è cambiato affatto.

Qualcuno ama senza essere ricambiato.

Qualcuno trova il coraggio di dichiararsi, ma sceglie il momento sbagliato.

Qualcuno fa una scelta, e riesce ad essere felice.

Qualcuno è profondamente amato, ma non sa rendersene conto.

Qualcuno sogna. Qualcuno dorme e basta.

La gente attorno a lui si chiede il significato della propria esistenza ogni giorno.

Lui… si chiede se esiste, da qualche parte. A volte, gli sembra di no.

 

 

«Nnnhhhn» fu il verso completamente senza senso che sfuggì tra le labbra dell’unico occupante della stanza quando il suono della sveglia riempì la camera. Il corpo che al momento occupava il letto si rigirò più volte fra le lenzuola, anche se forse il termine “rotolare” sarebbe stato più appropriato.

Al contrario però di quanto ci si sarebbe potuti aspettare – un mugolio simile di solito preannunciava la classica frase “ancora cinque minuti” – quel qualcuno aprì gli occhi, portando una mano a stropicciare il sinistro con aria piuttosto insonnolita.

Tirandosi su a sedere portò le braccia verso l’alto, stiracchiandosi in un modo che non sembrava proprio l’apoteosi della comodità, mentre uno sbadiglio gli faceva spalancare la bocca.

Si alzò un po’ barcollante dal materasso, dopo essersi guardato intorno alla ricerca di qualcosa o – cosa assai più probabile – di qualcuno che evidentemente non aveva trovato; si mosse in direzione della porta aperta, oltrepassando la soglia ed entrando nella stanza comunicante con la sua.

Una volta lì individuare il soggetto delle sue ricerche non fu certo difficile: Orihara Izaya sedeva alla sua scrivania, e il suo profilo appariva concentrato, lo sguardo sui documenti che aveva fra le mani e che stava esaminando munito di occhiali da riposo.

Gli sgattaiolò alle spalle e solo allora si slanciò abbracciando il moro da dietro con fare contento, quasi scodinzolante se solo fosse stato munito di coda: «Buongiorno Master!» esclamò felice, mentre Izaya si concedeva un sorrisetto divertito, posando i fogli sul ripiano di legno e togliendo gli occhiali per dare attenzione alla figura alle sue spalle.

Per descriverlo sarebbe bastato dire che non differiva in nulla dal suo padrone, Orihara Izaya appunto. Almeno, non fisicamente.

Il ragazzino – era ideologicamente della sua stessa età ma non era proprio fattibile considerarlo un ventitreenne – aveva lo stesso taglio di capelli di Izaya, lo stesso colore, gli stessi occhi, gli stessi lineamenti. La stessa fisicità, alla stregua di un vero e proprio gemello omozigoto.

Sostanzialmente differiva dall’originale in tre cose: primo, gli abiti.

Che Orihara prediligesse abiti scuri non era mai stato un mistero per nessuno che lo avesse conosciuto abbastanza. Quella sua specie di alter ego invece vestiva in bianco e no, non era il classico opposto nel vestire che stava a sottolineare chissà quale altra differenza.

Semplicemente, Izaya lo aveva voluto così: anche perché era stato già abbastanza inquietante svegliarsi le prime mattine con la propria stessa faccia ad un palmo dal naso, figurarsi se poi fosse stato pure vestito uguale.

Secondo: l’atteggiamento.

Quella specie di sua fotocopia era identico a lui tanto nell’aspetto quanto differiva da lui nel comportamento e nel carattere, cosa che si spiegava molto più semplicemente nel terzo punto.

Psyche – o meglio, Psyche-chan come lo chiamava Izaya – era alla stregua di un bambino. Imparava molto più velocemente per la sua natura di persocon1 , ma continuava ad avere la stessa innocenza e genuina stupidità di un bambino. C’era da chiedersi come, considerando che conviveva stabilmente con Orihara, ma nessuno aveva mai voluto approfondire molto la cosa.

Psyche - e che Izaya avesse dei gusti discutibili in fatto di nomi era indubbio – sembrava ben lontano dal concentrato di bastardaggine intrinseca, meschinità e genialità del suo cosiddetto “padrone”. E ovviamente era fermamente convinto della bontà d’animo del suddetto master.

«Psyche-chan, non dovresti essere tu a svegliare me?» gli fece notare canzonatorio, osservandolo. Quello parve aver appena ricevuto una secchiata d’acqua gelida addosso e Izaya si trattenne dal ridere solo perché aveva anni di facciate alle spalle.

Quello che tendeva a dimenticare era che i bambini hanno la lacrima facile.

Molto facile.

«M-Master…» sentì pigolare all’altro e capì il dramma che stava per abbattersi in quella stanza quando notò lo sguardo da cagnolino bastonato che si intravedeva già chiaramente sul suo viso.

Sospirò, allungando una mano a prendere con un’insospettabile delicatezza il polso dell’altro avvicinandolo: «Non era un rimprovero, ma se piangi lo diventerà.» gli fece notare – poteva sembrare un modo di fare molto dolce ma no, era semplicemente un “prevenire ora anziché curare poi”.

Psyche annuì appena, anche se l’espressione non era mutata di molto e così rimase per l’equivalente di una manciata di secondi. Quando rialzò lo sguardo su Izaya aveva lo sguardo deciso come quello di un bambino che ha deciso finalmente per il suo futuro: quel giorno mangerà il panino con la cioccolata – e il paragone lasciava intendere quanto potesse essere buffa quella sicurezza ostentata da uno che come Psyche aveva l’età cerebrale intorno agli otto anni a dire tanto.

«Master, oggi Psyche farà bene tutti i suoi compiti! Se faccio tutto senza sbagliare mi perdoni, master?» chiese, osservandolo incerto. Stavolta Izaya non poté evitarsi un risatina divertita delle sue, allungando una mano a scompigliare i capelli del persocon: «Chissà, vediamo cosa combini.» lo lasciò volutamente sulle spine.

Ma Psyche non era in grado – sarebbe stato più corretto dire che non era programmato – per pensare male di Izaya; si aprì quindi in un sorriso felice come se Orihara gli avesse regalato il mondo e ci fu l’ennesimo (ma non ultimo) abbraccio di slancio della giornata.

«Grazie, grazie master!» esclamò non saltellando solo perché nel farlo avrebbe potuto sballottare troppo Izaya, ed era una cosa che stava sempre molto attento a non fare.

Si allontanò dopo il “sì, sì” di Izaya: «Master, ti preparo la colazione! Cosa vuoi mangiare?» chiese premuroso, in attesa di istruzioni. Il moro avrebbe trovato discretamente divertente sottolineare che aveva fatto una mezza colazione veloce mentre lui dormiva nel suo letto, ma quella mattina aveva da lavorare abbastanza da non potersi permettere una crisi di incapacità da parte di Psyche.

«Caffè e sandwich.» dichiarò quindi mentre inforcava di nuovo gli occhiali – anche i gusti sulla colazione a quanto pare erano opinabili, per quanto riguardava Izaya.

Psyche saltellò felice verso la cucina con un: «Agli ordini Master» quasi canticchiato, sparendo dalla vista di Izaya.

Con un sospiro il moro spostò lo sguardo sullo schermo del computer, muovendo il mouse perché uscisse dalla modalità stand-by. Spostò velocemente il puntatore cliccando per accedere al web prima e ad un paio di siti in particolare poi.

Il primo appariva impostato chiaramente per dare la priorità all’organizzazione delle informazioni e alla comodità: presentava sfondo semplice e grafica non elaborata, in modo che le varie applicazioni fossero molto intuitive. Solo il logo appariva un poco più lavorato e recitava in un viola scuro su fondo fucsia “PeShop – alleggerisci la vita con un persocon anche tu!”

Controllò dall’amministrazione eventuali nuovi ordini, passando poi ad un forum come se ne trovavano tanti per internet – l’altra pagina precedentemente aperta, appunto: vi era un nuovo utente a quanto sembrava. Cliccò sulla nuova discussione e risalì fino al primo messaggio, leggendo senza particolare interesse.

 

Salve, sono nuova!

Anche io amo tantissimo i persocon, ma prima di acquistarne qualcuno volevo informarmi e ho trovato questo bellissimo forum!

Piacere di conoscervi! \^O^/

 

Lesse il messaggio, occhieggiando poi il nome dell’utente per poterle rispondere dopo una veloce scorsa alle risposte di utenti che avevano visto il messaggio prima di lui.

 

Benvenuta tra noi~!

Io sono Kanra, l’amministratrice, perciò per qualsiasi cosa non ti torni sentiti pure libera di sfruttare la mia conoscenza Mai-chan~

 

Scrisse senza troppa voglia in realtà, ma gli affari erano affari e i potenziali clienti andavano sempre trattati con i guanti.

Controllò le e-mail e qualche altra cosa senza molta importanza, tornando infine sui documenti.

Quella dei persocon era una moda che si era andata sviluppando quando c’era stato il boom economico dell’industria ormai vent’anni prima. Si era trovato il modo di creare macchine che fossero in tutto e per tutto simili agli esseri umani e il primo utilizzo che se ne era fatto era stato chiaramente negli alberghi dove trovare manodopera era diventato sempre più impossibile con l’arricchirsi del Paese.

Ma il successo riscontrato era stato inaspettatamente alto, e in poco tempo i persocon avevano occupato una discreta porzione del mercato nazionale, trovando sempre maggiori utilizzi; non ci era voluto molto perché la maggior parte dei cittadini acquistassero quegli oggetti dapprima mossi dalla moda del momento e poi da un vero e proprio tormentone che ancora assorbiva quasi completamente la popolazione.

Era stato in quell’inaspettato sviluppo che Orihara Izaya aveva individuato nella produzione dei persocon qualcosa di divertente con cui intrattenersi; laureato alla facoltà di ingegneria informatica senza la minima intenzione di avere a che fare con viti e roba del genere, si era costantemente occupato di amministrazione. Conoscenze mantenute durante il tempo – perché considerate potenzialmente utili naturalmente – si erano rivelate ottime per l’attività che era iniziata nell’ambito appunto della produzione di quei nuovi prodotti e Izaya era parte dell’amministrazione esattamente come aveva progettato di essere.

Era lui ad occuparsi del sito di vendite e ordini online tramite il quale avvenivano la maggior parte delle ordinazioni al loro negozio: lo aveva impostato in modo tale che anche una persona poco pratica di persocon potesse trovare le informazioni, le modalità di ordine e pagamento, e lo spazio in cui esplicitare le caratteristiche a scelta per la programmazione del proprio futuro computer.

Perché di quello, dopotutto, si trattava. Anche se di forma umana.

Izaya era stato uno dei primi clienti della propria azienda e per questo aveva scelto personalmente ogni minima caratteristica del proprio modello; vi era la possibilità – per i clienti più facoltosi – di richiedere modelli su misura. Differentemente dalle produzioni in serie, nel caso degli ordini personalizzati vi era la possibilità di richiedere un determinato aspetto, le caratteristiche anche dell’indole, e le funzioni base più quelle speciali.

Così era nato Psyche-chan, anche se il suo nome completo era Psychedelic2 (la serie generale di persocon basate poi sul suo modello) Saike – il nome scelto da Izaya e poi abbreviato con Psyche-chan quando era stato chiaro che il suo persocon arrivava alla mentalità di un bambino e non oltre.

Si era occupato personalmente della sua creazione, seguendo le fasi da vicino e lavorando lui stesso alle impostazioni e alla programmazione delle capacità, insistendo perché nessun altro vi mettesse mano.

Il forum era un’altra storia, era il suo puro divertimento.

Nasceva ufficialmente come il classico punto di ritrovo per appassionati, dove scambiare opinioni, pareri, foto, ma era molto di più per Izaya.

Era una vera e propria banca dati di persocon che potessero interessargli e soprattutto il forum non era collegato al sito, il che comportava una cosa quasi ovvia ma che puntualmente tutti sembravano dimenticare: la concorrenza poteva essere spiata in maniera indisturbata.

Tramite quel punto di ritrovo virtuale in cui gli utenti si scambiavano opinioni sui propri persocon o dove cercavano informazioni utili prima dei loro acquisti, si operava niente meno che una vendita pilotata, nonché un vero e proprio condizionamento in tal senso.

Non era strano quindi che l’azienda su cui si basava il lavoro del PeShop fosse una delle maggiori.

E c’era dell’altro ancora: Izaya osservava la vita delle persone.

«Master, la colazione è pronta!» sentì chiamare dalla cucina e riducendo ad icona le due finestre aperte si alzò, andando in cucina stiracchiandosi.

 

Psyche lo aveva osservato per la maggior parte del tempo in cui Izaya aveva mangiato i sandwich e bevuto il caffè, e l’altro lo aveva lasciato fare.

I gomiti posati sul tavolo, le mani vicine a sorreggere il volto, Psyche non aveva distolto lo sguardo dal suo padrone, continuando a dondolare i piedi sotto il tavolo con espressione allegra, canticchiando un motivetto a labbra strette.

Di voci sul perché Orihara Izaya avesse scelto un persocon a propria immagine e somiglianza – almeno da parte di chi era a conoscenza della cosa – ne giravano diverse. Ad esempio, un senso dell’umorismo assai contorto.

Un gusto discutibile, o macabro, o semplice curiosità – per cosa non era dato saperlo.

In realtà il punto era che nessuno sapeva la verità.

«Ne, Psyche-chan, ti andrebbe di farmi un favore?» chiese, ma non era una vera domanda e Izaya lo sapeva bene.

Psyche era programmato esattamente in quel modo: non avrebbe mai disobbedito ad Izaya. A discapito del carattere che ricordava più un bambino che non un secondo Orihara della medesima età dell’originale, per lui – Psyche – gli ordini del “master” erano assoluti. Non c’era un modo in cui Saike avrebbe potuto dire “no” o ribellarsi.

E infatti, il suo viso si illuminò nuovamente: «Cosa, master, cosa?» domandò entusiasta.

Izaya fece un sorrisetto: «Voglio che consegni qualcosa a qualcuno da parte mia.» iniziò con tono divertito.

 

Non era raro che Psyche girasse da solo. Faceva delle commissioni ad Izaya, per così dire.

Le prime volte il master lo aveva istruito su come fare, e aveva aggiunto ai suoi programmi un qualcosa con un nome difficile che Saike non aveva memorizzato pur impegnandosi, che serviva al suo orientamento. Doveva essere qualcosa di collegato ai satelliti, perché Saike non aveva più avuto bisogno di qualcuno che gli spiegasse la strada: aveva imparato che gli bastava conoscere la destinazione e la strada appariva nella sua testa – lui era convinto, quella doveva proprio essere magia!

Vestito con gli stessi abiti che spesso indossava il master – pantaloni e maglia scuri e cappotto dello stesso colore – Psyche girava per Ikebukuro, autorizzato da Izaya a rivolgere la parola solo ad alcune persone, e solo in alcuni casi.

Per esempio, per rispondere ma non per salutare lui per primo: Izaya diceva che si sarebbe notata troppo la differenza, persino se Psyche si fosse impegnato ad imitarlo al meglio delle sue possibilità.

Inoltre, per commissioni come quella, Saike passava sempre per vie secondarie.

Il motivo?, aveva detto Izaya quando glielo aveva domandato, forse ingenuamente.

Perché lì fuori c’è anche qualcuno che potrebbe farti del male, Psyche-chan., aveva replicato enigmatico.

Saike non aveva mai domandato di chi potesse trattarsi, perché dopotutto non esisteva nessuno che desiderasse il suo bene quanto il master, che quindi di certo cercava solo di proteggerlo.

 

 

Suonò il campanello e, in breve, la porta dell’appartamento si aprì lasciandogli lo spazio per sgusciare dentro. Non ebbe modo di preoccuparsi di richiuderla alle proprie spalle o cose simili tuttavia, perché fu letteralmente preso d’assalto da qualcuno che riconobbe in seguito ad un miagolio vero e proprio: «Saike~!» a seguito del quale, nell’abbraccio da stritolamento una mano scivolò casualmente sul suo fondo schiena.

Tutto ciò che Saike fece fu ridere divertito: «Ten-cha~n» quasi lo canticchiò, strusciando la guancia contro quella del ragazzo che lo stava abbracciando.

Il ragazzino in questione era più basso di Psyche, i capelli scuri appena in disordine e gli occhi azzurri nascosti di solito da delle lenti verdi di occhiali da sole. Vestiva… in maniera un po’ appariscente, che non ricordava granché il suo padrone che, in quel momento, stava sospirando rassegnato.

«Tengoku, smetti di saltare addosso alle persone e lascia respirare Saike-kun.» lo rimproverò ottenendo in risposta un Tengoku che, lasciando Saike come richiesto, si lanciò praticamente addosso ad un povero Ryuugamine Mikado che si limitò a sospirare.

«Master, non essere geloso!» esclamò rimanendo abbracciato al ragazzo: «anche se saluto così Saike lo sai che sei tu il più importante, master!» aggiunse.

«Non è questo il problema!» esclamò di rimando Mikado, un leggero rossore ad imporporargli le guance – lui voleva bene a quel suo persocon, ma seriamente, aveva atteggiamenti veramente un po’ troppo espliciti a volte.

Tengoku – appartenente alla serie Gakuen3, il terzo tipo di modelli sviluppati dalla casa di produzione in cui lavorava Izaya – era stato quello che chiunque avrebbe definito “un affare”. Pur essendo un persocon fatto su precisa ordinazione, ossia di quei tipi che si poteva permettere solo qualcuno con un certo reddito, Mikado se lo era ritrovato tra le mani letteralmente.

Un giorno, semplicemente, Izaya si era presentato a casa sua con Saike e Tengoku ancora inscatolato praticamente, e l’unica spiegazione che aveva dato era stata: «Insisto perché tu lo tenga Mikado-kun, pensalo come un regalo. O, se non ti va l’idea, un giorno mi ripagherai semmai avrò bisogno di qualcosa.»

E nonostante il fatto che detto da Izaya suonasse sempre più preoccupante di quanto sarebbe sembrato detto da una persona qualunque, per un motivo o per un altro alla fine Mikado si era ritrovato a sentirsi chiamare Master prima ancora di sottolineare che non aveva poi davvero la necessità di tenere un persocon.

Viveva in un appartamento, di certo non proprio tipico di qualcuno che poteva permettersi un agio del genere, tutt’altro. Era uno studente normale come ce ne erano a bizzeffe nel mondo – ok, era anche il capo dei Dollars ma quella era un’altra questione – perciò non aveva bisogno di nulla di particolare.

E Tengoku era particolare.

Tanto per dirne una, era stato palesemente programmato da Izaya – estroverso, vivace e maniaco. Era chiaro anche ai muri perché fosse totalmente l’opposto di Mikado nel carattere, e soprattutto era evidente quanto Izaya si fosse divertito nel renderlo così.

…Quasi quasi a Mikado ogni tanto sembrava di riuscire ad immaginare il più grande che ridacchiava pigiando tasti da scienziato pazzo che avrebbero creato il suo piccolo Frankenstein – con molta fantasia, visto che non funzionava propriamente così il lavoro di Izaya, di cui Mikado sapeva ben poco in effetti.

Comunque, da quando glielo aveva regalato per così dire, capitava spesso che Izaya mandasse Saike al suo posto per comunicazioni che non richiedessero la presenza effettiva di Orihara.

Saike sembrava abituato a Tengoku quanto a Mikado – differentemente dalla prima volta in cui erano stati presentati. Volta che aveva visto Mikado fissare il persocon chiedendosi se non vedesse due Izaya per colpa di qualche strana sostanza nel ramen istantaneo, e Saike nascondersi dietro il proprio padrone facendo di tanto in tanto capolino con la testa per sbirciare la figura di Ryuugamine.

Era stato proprio l’arrivo di Tengoku a migliorare le cose: con un giochino psicologico quasi banale, Izaya aveva buttato lì casualmente che a Psyche sarebbe toccato il ruolo di fratello maggiore, che avrebbe dovuto spiegare per bene le cose a Tengoku.

Saike l’aveva ingenuamente presa come una missione – tralasciando poi che escludendo il primo periodo, Tengoku era un po’—

«Mikado-saaan, Ten-chan mi spogliaaa!» esclamò lamentoso Saike mentre Mikado si massaggiava una tempia, possibilmente senza guardare la scena.

«Ten, smettila ora.» disse, il tono serio a seguito del quale Tengoku lasciò Saike quasi nell’immediato. Non con movimenti bruschi, ma senza replicare scherzosamente come suo solito, riconoscendo dal semplice tono di voce del suo padrone il momento in cui tacere e dare un taglio ai giochi.

«Saike-kun, cosa devi consegnarmi? Un messaggio?» domandò quindi rivolgendosi al persocon di Orihara.

Quello annuì, portando una mano all’interno del giacchetto scuro e più precisamente in una tasca, estraendone una custodia sottile e in plastica sottile. Mikado la riconobbe facilmente come una di quelle usate per i CD-ROM.

Saike gliela consegnò, aggiungendo un: «C’è anche un messaggio del master.»

Il ragazzo alzò lo sguardo sul persocon, annuendo: «Fammelo ascoltare.» disse. Ci volle sì e no una manciata di secondi perché lo sguardo di Saike si fissasse su un punto senza guardarlo davvero, dando voce alla registrazione effettuata dal suo padrone.

Mikado non riusciva mai ad abituarsi, non per il livello di tecnologia, ma perché la differenza di comportamento fra Izaya e Saike era persino più evidente di quella fra lui e Tengoku, peraltro già molto marcata.

«Mikado-kun» risuonò il modo di parlare di Izaya, scivolando fra le labbra di Saike: «ti mando tramite Psyche-chan un cd. Ho idea che il contenuto potrebbe decisamente interessarti, sai?»

 

 

«Fa attenzione mentre ritorni, Saike-kun.» si raccomandò Mikado con un sorriso gentile, scompigliandogli appena i capelli per poi aprire la porta – era comunque grottesca l’immagine di se stesso che faceva un gesto del genere ad uno con la faccia di Izaya-san, ecco.

Saike annuì, uscendo quindi dall’appartamento; si avviò, percorrendo a ritroso la strada fatta all’andata.

Mentre avanzava immettendosi in una strada più trafficata diretto alla stazione di Ikebukuro, ripercorse mentalmente le indicazioni di Izaya, per essere certo di aver fatto tutto ciò di cui era stato incaricato.

«Ho portato il messaggio a Mikado-san, ho consegnato il cd, non ho parlato con nessuno.» elencò a bassa voce, quasi nello stesso istante in cui quella profonda di Simon gli arrivava all’orecchio sottoforma di richiamo e invito a mangiare sushi annesso.

Come da prassi – Izaya glielo aveva insegnato per bene! – alzò una mano in segno di saluto, aggiungendovi un vocale: «Yo, Simon.» a seguito del quale, passando oltre, rifiutò l’invito con un abituale (per Izaya) “la prossima volta magari”.

Voltò l’angolo e pochi istanti dopo era per terra. Colpito piuttosto forte alle spalle – aveva registrato il principio di qualcosa che, fra i suoi dati, era registrato come “Iiiizaaayaaaa”. Un’espressione appartenente a… Heiwajima…

 

Ah, Psyche-chan!

Se incontri Shizu-chan, vattene subito e non farti vedere, intesi?

 

«Shizuo-san…?» farfugliò – c’era qualcosa che non funzionava, perché lui non si addormentava se non entrando in modalità stand-by, simulando solo di dormire. Né tantomeno perdeva i sensi, se non per danni piuttosto rilevanti al suo sistema operativo, o a parti che lo componevano.

O ancora, unica altra eccezione, se il master decideva di spegnerlo come a volte capitava durante le revisioni più complesse.

«Ngh…» mugugnò in risposta al ronzio che sentiva nella testa, prima di finire definitivamente in stand-by senza aver ricercato lui quello stato.

Shizuo alzò un sopracciglio, nello sguardo una sfumatura perplessa e le mani che formicolavano. Izaya evitava sempre i suoi colpi.

E soprattutto, Orihara Izaya non lo chiamava Shizuo-san.

 

 

 

Note, spiegazioni e avvisi vari

 

Cominciamo dalle note.

1, persocon: per chi ha letto Chobits delle clamp la spiegazione è superflua XD Si tratta di particolari pc di forma antropomorfa (tra le varie possibili, qui l’unica che tratterò). Essi vengono modellati sulla base degli esseri umani, sono divisi per modelli e suppongo anche per qualità di lavoro o per i programmi in essi installati.

 

2, Psychedelic: il personaggio di Saike (vedere chiarimento sotto le note) ha per nome completo “Psychedelic Saike”; ho pensato quindi di utilizzare uno dei nomi come “effettivo” e dato dal master, e l’altro (Psychedelic) come riferimento al modello di persocon in cui Saike rientra.

 

3, Gakuen: come sopra, Tengoku è il nome ufficiale di questa specie di controparte di Mikado. Avendo usato Psychedelic nel modo sopra spiegato, ho voluto cercare una “linea di modello” anche per Tengoku e ho quindi utilizzato il titolo della cover song ufficiale di Mikado (Gakuen, appunto) sulla cui illustrazione appare il personaggio stesso di Tenchan (XD)

 

Danse Macabre prende il nome dall’omonima composizione di Camille Saint-Saëns.

La citazione all’inizio è invece del poemetto di Henri Cazalis, dal quale lo stesso compositore prese ispirazione per la melodia.

 

Riguardo Psyche e Tengoku

Qualche chiarimento si rende necessario.

I personaggi di Tengoku, Saike e in futuro anche Tsugaru, Rinda e Delinquent non sono farina del mio sacco; all’uscita delle cover song dei personaggi di DRRR!, le fan hanno fatto scattare il pandemonio riguardo queste illustrazioni (Izaya vestito di bianco e fucsia, Shizuo in kimono, ecc.). Per quello che sono riuscita a reperire a livello di informazioni, vengono considerati dei software simil-vocaloid, che si rivolgono ai loro corrispettivi di DRRR come “Master”.

Le loro personalità sono diverse (Saike è tenero e ingenuo, Tsugaru si coccola Saike cosa che Shizuo non farà con Izaya in nessun universo alternativo, e via di seguito); alcune sono più marcate, altre un po’ più vaghe, come nel caso di Tengoku, a volte illustrato nelle fan art come molto più estroverso di Mikado, altre come un sadico, altre di indole simile a Ryuugamine.

Mi sono quindi basata sul materiale raccolto, al quale cercherò di attenermi più possibile; a questo proposito, grazie a LitaChan per le informazioni che mi ha passato <3

 

Infine, concludo avvisando che no, non ho idea di quanto verrà lunga (ma una cosa umana, lo giuro xD) e soprattutto no, non ho idea di quale sarà il ritmo di aggiornamento.

Perché Dio solo sa se non mi servirebbero giornate di almeno 36 ore per fare tutto, scrivere compreso xD

Detto ciò, dovrei aver scritto tutto, perciò se siete arrivati fin qui avrete un dolcetto in premio <3  

   
 
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