File I: PeShop, commissione, Shizuo-san
Improvvisamente, come presi da un
sospetto terribile,
i morti si arrestano.
Nel vento gelido si sentono le note
della Morte.
Anno 2063:
il mondo, per certi versi, non è cambiato affatto.
Qualcuno
ama senza essere ricambiato.
Qualcuno
trova il coraggio di dichiararsi, ma sceglie il momento sbagliato.
Qualcuno
fa una scelta, e riesce ad essere felice.
Qualcuno è
profondamente amato, ma non sa rendersene conto.
Qualcuno
sogna. Qualcuno dorme e basta.
La gente
attorno a lui si chiede il significato della propria esistenza ogni giorno.
Lui… si
chiede se esiste, da qualche parte. A volte, gli sembra di no.
«Nnnhhhn»
fu il verso completamente senza senso che sfuggì tra le labbra dell’unico
occupante della stanza quando il suono della sveglia riempì la camera. Il corpo
che al momento occupava il letto si rigirò più volte fra le lenzuola, anche se
forse il termine “rotolare” sarebbe stato più appropriato.
Al
contrario però di quanto ci si sarebbe potuti aspettare – un mugolio simile di
solito preannunciava la classica frase “ancora cinque minuti” – quel qualcuno
aprì gli occhi, portando una mano a stropicciare il sinistro con aria piuttosto
insonnolita.
Tirandosi
su a sedere portò le braccia verso l’alto, stiracchiandosi in un modo che non
sembrava proprio l’apoteosi della comodità, mentre uno sbadiglio gli faceva
spalancare la bocca.
Si alzò un
po’ barcollante dal materasso, dopo essersi guardato intorno alla ricerca di
qualcosa o – cosa assai più probabile – di qualcuno che evidentemente non aveva
trovato; si mosse in direzione della porta aperta, oltrepassando la soglia ed
entrando nella stanza comunicante con la sua.
Una volta
lì individuare il soggetto delle sue ricerche non fu certo difficile: Orihara
Izaya sedeva alla sua scrivania, e il suo profilo appariva concentrato, lo
sguardo sui documenti che aveva fra le mani e che stava esaminando munito di
occhiali da riposo.
Gli
sgattaiolò alle spalle e solo allora si slanciò abbracciando il moro da dietro
con fare contento, quasi scodinzolante se solo fosse stato munito di coda:
«Buongiorno Master!» esclamò felice, mentre Izaya si concedeva un sorrisetto
divertito, posando i fogli sul ripiano di legno e togliendo gli occhiali per
dare attenzione alla figura alle sue spalle.
Per
descriverlo sarebbe bastato dire che non differiva in nulla dal suo padrone,
Orihara Izaya appunto. Almeno, non fisicamente.
Il
ragazzino – era ideologicamente della sua stessa età ma non era proprio
fattibile considerarlo un ventitreenne – aveva lo stesso taglio di capelli di
Izaya, lo stesso colore, gli stessi occhi, gli stessi lineamenti. La stessa
fisicità, alla stregua di un vero e proprio gemello omozigoto.
Sostanzialmente
differiva dall’originale in tre cose: primo, gli abiti.
Che
Orihara prediligesse abiti scuri non era mai stato un mistero per nessuno che
lo avesse conosciuto abbastanza. Quella sua specie di alter ego invece vestiva
in bianco e no, non era il classico opposto nel vestire che stava a
sottolineare chissà quale altra differenza.
Semplicemente,
Izaya lo aveva voluto così: anche perché era stato già abbastanza inquietante
svegliarsi le prime mattine con la propria stessa faccia ad un palmo dal naso,
figurarsi se poi fosse stato pure vestito uguale.
Secondo:
l’atteggiamento.
Quella specie
di sua fotocopia era identico a lui tanto nell’aspetto quanto differiva da lui
nel comportamento e nel carattere, cosa che si spiegava molto più semplicemente
nel terzo punto.
Psyche – o
meglio, Psyche-chan come lo chiamava
Izaya – era alla stregua di un bambino. Imparava molto più velocemente per la
sua natura di persocon1 , ma continuava ad avere la stessa innocenza
e genuina stupidità di un bambino. C’era da chiedersi come, considerando che
conviveva stabilmente con Orihara, ma nessuno aveva mai voluto approfondire
molto la cosa.
Psyche - e
che Izaya avesse dei gusti discutibili in fatto di nomi era indubbio – sembrava
ben lontano dal concentrato di bastardaggine intrinseca, meschinità e genialità
del suo cosiddetto “padrone”. E ovviamente era fermamente convinto della bontà
d’animo del suddetto master.
«Psyche-chan,
non dovresti essere tu a svegliare me?» gli fece notare canzonatorio,
osservandolo. Quello parve aver appena ricevuto una secchiata d’acqua gelida
addosso e Izaya si trattenne dal ridere solo perché aveva anni di facciate alle
spalle.
Quello che
tendeva a dimenticare era che i bambini hanno la lacrima facile.
Molto
facile.
«M-Master…»
sentì pigolare all’altro e capì il dramma che stava per abbattersi in quella
stanza quando notò lo sguardo da cagnolino bastonato che si intravedeva già
chiaramente sul suo viso.
Sospirò,
allungando una mano a prendere con un’insospettabile delicatezza il polso
dell’altro avvicinandolo: «Non era un rimprovero, ma se piangi lo diventerà.»
gli fece notare – poteva sembrare un modo di fare molto dolce ma no, era
semplicemente un “prevenire ora anziché curare poi”.
Psyche
annuì appena, anche se l’espressione non era mutata di molto e così rimase per
l’equivalente di una manciata di secondi. Quando rialzò lo sguardo su Izaya
aveva lo sguardo deciso come quello di un bambino che ha deciso finalmente per
il suo futuro: quel giorno mangerà il panino con la cioccolata – e il paragone
lasciava intendere quanto potesse essere buffa quella sicurezza ostentata da
uno che come Psyche aveva l’età cerebrale intorno agli otto anni a dire tanto.
«Master,
oggi Psyche farà bene tutti i suoi compiti! Se faccio tutto senza sbagliare mi
perdoni, master?» chiese, osservandolo incerto. Stavolta Izaya non poté
evitarsi un risatina divertita delle sue, allungando una mano a scompigliare i
capelli del persocon: «Chissà, vediamo cosa combini.» lo lasciò volutamente
sulle spine.
Ma Psyche
non era in grado – sarebbe stato più corretto dire che non era programmato – per pensare male di Izaya;
si aprì quindi in un sorriso felice come se Orihara gli avesse regalato il
mondo e ci fu l’ennesimo (ma non ultimo) abbraccio di slancio della giornata.
«Grazie,
grazie master!» esclamò non saltellando solo perché nel farlo avrebbe potuto
sballottare troppo Izaya, ed era una cosa che stava sempre molto attento a non
fare.
Si
allontanò dopo il “sì, sì” di Izaya: «Master, ti preparo la colazione! Cosa
vuoi mangiare?» chiese premuroso, in attesa di istruzioni. Il moro avrebbe
trovato discretamente divertente sottolineare che aveva fatto una mezza
colazione veloce mentre lui dormiva nel suo letto, ma quella mattina aveva da
lavorare abbastanza da non potersi permettere una crisi di incapacità da parte
di Psyche.
«Caffè e
sandwich.» dichiarò quindi mentre inforcava di nuovo gli occhiali – anche i
gusti sulla colazione a quanto pare erano opinabili, per quanto riguardava
Izaya.
Psyche
saltellò felice verso la cucina con un: «Agli ordini Master» quasi
canticchiato, sparendo dalla vista di Izaya.
Con un
sospiro il moro spostò lo sguardo sullo schermo del computer, muovendo il mouse
perché uscisse dalla modalità stand-by. Spostò velocemente il puntatore
cliccando per accedere al web prima e ad un paio di siti in particolare poi.
Il primo
appariva impostato chiaramente per dare la priorità all’organizzazione delle
informazioni e alla comodità: presentava sfondo semplice e grafica non
elaborata, in modo che le varie applicazioni fossero molto intuitive. Solo il
logo appariva un poco più lavorato e recitava in un viola scuro su fondo fucsia
“PeShop – alleggerisci la vita con un persocon anche tu!”
Controllò
dall’amministrazione eventuali nuovi ordini, passando poi ad un forum come se
ne trovavano tanti per internet – l’altra pagina precedentemente aperta,
appunto: vi era un nuovo utente a quanto sembrava. Cliccò sulla nuova
discussione e risalì fino al primo messaggio, leggendo senza particolare
interesse.
Salve, sono nuova!
Anche io amo tantissimo i persocon,
ma prima di acquistarne qualcuno volevo informarmi e ho trovato questo
bellissimo forum!
Piacere di conoscervi! \^O^/
Lesse il
messaggio, occhieggiando poi il nome dell’utente per poterle rispondere dopo
una veloce scorsa alle risposte di utenti che avevano visto il messaggio prima
di lui.
Benvenuta tra noi~!
Io
sono Kanra, l’amministratrice, perciò per qualsiasi cosa non ti torni sentiti
pure libera di sfruttare la mia conoscenza Mai-chan~
Scrisse
senza troppa voglia in realtà, ma gli affari erano affari e i potenziali
clienti andavano sempre trattati con i guanti.
Controllò
le e-mail e qualche altra cosa senza molta importanza, tornando infine sui
documenti.
Quella dei
persocon era una moda che si era andata sviluppando quando c’era stato il boom
economico dell’industria ormai vent’anni prima. Si era trovato il modo di
creare macchine che fossero in tutto e per tutto simili agli esseri umani e il
primo utilizzo che se ne era fatto era stato chiaramente negli alberghi dove
trovare manodopera era diventato sempre più impossibile con l’arricchirsi del
Paese.
Ma il
successo riscontrato era stato inaspettatamente alto, e in poco tempo i
persocon avevano occupato una discreta porzione del mercato nazionale, trovando
sempre maggiori utilizzi; non ci era voluto molto perché la maggior parte dei
cittadini acquistassero quegli oggetti dapprima mossi dalla moda del momento e
poi da un vero e proprio tormentone che ancora assorbiva quasi completamente la
popolazione.
Era stato
in quell’inaspettato sviluppo che Orihara Izaya aveva individuato nella
produzione dei persocon qualcosa di divertente con cui intrattenersi; laureato
alla facoltà di ingegneria informatica senza la minima intenzione di avere a
che fare con viti e roba del genere, si era costantemente occupato di
amministrazione. Conoscenze mantenute durante il tempo – perché considerate
potenzialmente utili naturalmente – si erano rivelate ottime per l’attività che
era iniziata nell’ambito appunto della produzione di quei nuovi prodotti e
Izaya era parte dell’amministrazione esattamente come aveva progettato di
essere.
Era lui ad
occuparsi del sito di vendite e ordini online tramite il quale avvenivano la
maggior parte delle ordinazioni al loro negozio: lo aveva impostato in modo
tale che anche una persona poco pratica di persocon potesse trovare le
informazioni, le modalità di ordine e pagamento, e lo spazio in cui esplicitare
le caratteristiche a scelta per la programmazione del proprio futuro computer.
Perché di
quello, dopotutto, si trattava. Anche se di forma umana.
Izaya era
stato uno dei primi clienti della propria azienda e per questo aveva scelto
personalmente ogni minima caratteristica del proprio modello; vi era la
possibilità – per i clienti più facoltosi – di richiedere modelli su misura.
Differentemente dalle produzioni in serie, nel caso degli ordini personalizzati
vi era la possibilità di richiedere un determinato aspetto, le caratteristiche
anche dell’indole, e le funzioni base più quelle speciali.
Così era
nato Psyche-chan, anche se il suo nome completo era Psychedelic2 (la serie generale di persocon basate
poi sul suo modello) Saike – il nome
scelto da Izaya e poi abbreviato con Psyche-chan quando era stato chiaro che il
suo persocon arrivava alla mentalità di un bambino e non oltre.
Si era
occupato personalmente della sua creazione, seguendo le fasi da vicino e lavorando
lui stesso alle impostazioni e alla programmazione delle capacità, insistendo
perché nessun altro vi mettesse mano.
Il forum
era un’altra storia, era il suo puro divertimento.
Nasceva
ufficialmente come il classico punto di ritrovo per appassionati, dove
scambiare opinioni, pareri, foto, ma era molto di più per Izaya.
Era una
vera e propria banca dati di persocon che potessero interessargli e soprattutto
il forum non era collegato al sito, il che comportava una cosa quasi ovvia ma
che puntualmente tutti sembravano dimenticare: la concorrenza poteva essere
spiata in maniera indisturbata.
Tramite
quel punto di ritrovo virtuale in cui gli utenti si scambiavano opinioni sui
propri persocon o dove cercavano informazioni utili prima dei loro acquisti, si
operava niente meno che una vendita pilotata, nonché un vero e proprio
condizionamento in tal senso.
Non era
strano quindi che l’azienda su cui si basava il lavoro del PeShop fosse una
delle maggiori.
E c’era
dell’altro ancora: Izaya osservava la vita delle persone.
«Master,
la colazione è pronta!» sentì chiamare dalla cucina e riducendo ad icona le due
finestre aperte si alzò, andando in cucina stiracchiandosi.
Psyche lo
aveva osservato per la maggior parte del tempo in cui Izaya aveva mangiato i
sandwich e bevuto il caffè, e l’altro lo aveva lasciato fare.
I gomiti
posati sul tavolo, le mani vicine a sorreggere il volto, Psyche non aveva
distolto lo sguardo dal suo padrone, continuando a dondolare i piedi sotto il
tavolo con espressione allegra, canticchiando un motivetto a labbra strette.
Di voci
sul perché Orihara Izaya avesse scelto un persocon a propria immagine e
somiglianza – almeno da parte di chi era a conoscenza della cosa – ne giravano
diverse. Ad esempio, un senso dell’umorismo assai contorto.
Un gusto
discutibile, o macabro, o semplice curiosità – per cosa non era dato saperlo.
In realtà
il punto era che nessuno sapeva la verità.
«Ne,
Psyche-chan, ti andrebbe di farmi un favore?» chiese, ma non era una vera
domanda e Izaya lo sapeva bene.
Psyche era
programmato esattamente in quel modo: non avrebbe mai disobbedito ad Izaya. A
discapito del carattere che ricordava più un bambino che non un secondo Orihara
della medesima età dell’originale, per lui – Psyche – gli ordini del “master”
erano assoluti. Non c’era un modo in cui Saike avrebbe potuto dire “no” o
ribellarsi.
E infatti,
il suo viso si illuminò nuovamente: «Cosa, master, cosa?» domandò entusiasta.
Izaya fece
un sorrisetto: «Voglio che consegni qualcosa a qualcuno da parte mia.» iniziò
con tono divertito.
Non era
raro che Psyche girasse da solo. Faceva delle commissioni ad Izaya, per così
dire.
Le prime
volte il master lo aveva istruito su come fare, e aveva aggiunto ai suoi
programmi un qualcosa con un nome difficile che Saike non aveva memorizzato pur
impegnandosi, che serviva al suo orientamento. Doveva essere qualcosa di
collegato ai satelliti, perché Saike non aveva più avuto bisogno di qualcuno
che gli spiegasse la strada: aveva imparato che gli bastava conoscere la
destinazione e la strada appariva nella sua testa – lui era convinto, quella
doveva proprio essere magia!
Vestito
con gli stessi abiti che spesso indossava il master – pantaloni e maglia scuri
e cappotto dello stesso colore – Psyche girava per Ikebukuro, autorizzato da
Izaya a rivolgere la parola solo ad alcune persone, e solo in alcuni casi.
Per
esempio, per rispondere ma non per salutare lui per primo: Izaya diceva che si
sarebbe notata troppo la differenza, persino se Psyche si fosse impegnato ad
imitarlo al meglio delle sue possibilità.
Inoltre,
per commissioni come quella, Saike passava sempre per vie secondarie.
Il
motivo?, aveva
detto Izaya quando glielo aveva domandato, forse ingenuamente.
Perché
lì fuori c’è anche qualcuno che potrebbe farti del male, Psyche-chan., aveva replicato enigmatico.
Saike non
aveva mai domandato di chi potesse trattarsi, perché dopotutto non esisteva
nessuno che desiderasse il suo bene quanto il master, che quindi di certo
cercava solo di proteggerlo.
Suonò il
campanello e, in breve, la porta dell’appartamento si aprì lasciandogli lo
spazio per sgusciare dentro. Non ebbe modo di preoccuparsi di richiuderla alle
proprie spalle o cose simili tuttavia, perché fu letteralmente preso d’assalto
da qualcuno che riconobbe in seguito ad un miagolio vero e proprio:
«Saike~!» a seguito del quale,
nell’abbraccio da stritolamento una mano scivolò casualmente sul suo
fondo schiena.
Tutto ciò
che Saike fece fu ridere divertito: «Ten-cha~n» quasi lo canticchiò, strusciando la guancia contro quella del ragazzo
che lo stava abbracciando.
Il
ragazzino in questione era più basso di Psyche, i capelli scuri appena in
disordine e gli occhi azzurri nascosti di solito da delle lenti verdi di
occhiali da sole. Vestiva… in maniera un po’ appariscente, che non ricordava granché
il suo padrone che, in quel momento, stava sospirando rassegnato.
«Tengoku,
smetti di saltare addosso alle persone e lascia respirare Saike-kun.» lo
rimproverò ottenendo in risposta un Tengoku che, lasciando Saike come
richiesto, si lanciò praticamente addosso ad un povero Ryuugamine Mikado che si
limitò a sospirare.
«Master,
non essere geloso!» esclamò rimanendo abbracciato al ragazzo: «anche se saluto
così Saike lo sai che sei tu il più importante, master!» aggiunse.
«Non è
questo il problema!» esclamò di rimando Mikado, un leggero rossore ad
imporporargli le guance – lui voleva bene a quel suo persocon, ma seriamente,
aveva atteggiamenti veramente un po’ troppo espliciti a volte.
Tengoku –
appartenente alla serie Gakuen3, il terzo tipo di modelli sviluppati
dalla casa di produzione in cui lavorava Izaya – era stato quello che chiunque
avrebbe definito “un affare”. Pur essendo un persocon fatto su precisa
ordinazione, ossia di quei tipi che si poteva permettere solo qualcuno con un
certo reddito, Mikado se lo era ritrovato tra le mani letteralmente.
Un giorno,
semplicemente, Izaya si era presentato a casa sua con Saike e Tengoku ancora
inscatolato praticamente, e l’unica spiegazione che aveva dato era stata:
«Insisto perché tu lo tenga Mikado-kun, pensalo come un regalo. O, se non ti va
l’idea, un giorno mi ripagherai semmai avrò bisogno di qualcosa.»
E
nonostante il fatto che detto da Izaya suonasse sempre più preoccupante di
quanto sarebbe sembrato detto da una persona qualunque, per un motivo o per un
altro alla fine Mikado si era ritrovato a sentirsi chiamare Master prima ancora
di sottolineare che non aveva poi davvero la necessità di tenere un persocon.
Viveva in
un appartamento, di certo non proprio tipico di qualcuno che poteva permettersi
un agio del genere, tutt’altro. Era uno studente normale come ce ne erano a
bizzeffe nel mondo – ok, era anche il capo dei Dollars ma quella era un’altra
questione – perciò non aveva bisogno di nulla di particolare.
E Tengoku era
particolare.
Tanto per
dirne una, era stato palesemente programmato da Izaya – estroverso, vivace e
maniaco. Era chiaro anche ai muri perché fosse totalmente l’opposto di Mikado
nel carattere, e soprattutto era evidente quanto Izaya si fosse divertito nel
renderlo così.
…Quasi
quasi a Mikado ogni tanto sembrava di riuscire ad immaginare il più grande che
ridacchiava pigiando tasti da scienziato pazzo che avrebbero creato il suo
piccolo Frankenstein – con molta fantasia, visto che non funzionava
propriamente così il lavoro di Izaya, di cui Mikado sapeva ben poco in effetti.
Comunque,
da quando glielo aveva regalato per così dire, capitava spesso che Izaya
mandasse Saike al suo posto per comunicazioni che non richiedessero la presenza
effettiva di Orihara.
Saike
sembrava abituato a Tengoku quanto a Mikado – differentemente dalla prima volta
in cui erano stati presentati. Volta che aveva visto Mikado fissare il persocon
chiedendosi se non vedesse due Izaya per colpa di qualche strana sostanza nel
ramen istantaneo, e Saike nascondersi dietro il proprio padrone facendo di
tanto in tanto capolino con la testa per sbirciare la figura di Ryuugamine.
Era stato
proprio l’arrivo di Tengoku a migliorare le cose: con un giochino psicologico
quasi banale, Izaya aveva buttato lì casualmente che a Psyche sarebbe toccato
il ruolo di fratello maggiore, che avrebbe dovuto spiegare per bene le cose a
Tengoku.
Saike
l’aveva ingenuamente presa come una missione – tralasciando poi che escludendo
il primo periodo, Tengoku era un po’—
«Mikado-saaan,
Ten-chan mi spogliaaa!» esclamò lamentoso Saike mentre Mikado si massaggiava
una tempia, possibilmente senza guardare la scena.
«Ten,
smettila ora.» disse, il tono serio a seguito del quale Tengoku lasciò Saike
quasi nell’immediato. Non con movimenti bruschi, ma senza replicare
scherzosamente come suo solito, riconoscendo dal semplice tono di voce del suo
padrone il momento in cui tacere e dare un taglio ai giochi.
«Saike-kun,
cosa devi consegnarmi? Un messaggio?» domandò quindi rivolgendosi al persocon
di Orihara.
Quello
annuì, portando una mano all’interno del giacchetto scuro e più precisamente in
una tasca, estraendone una custodia sottile e in plastica sottile. Mikado la
riconobbe facilmente come una di quelle usate per i CD-ROM.
Saike
gliela consegnò, aggiungendo un: «C’è anche un messaggio del master.»
Il ragazzo
alzò lo sguardo sul persocon, annuendo: «Fammelo ascoltare.» disse. Ci volle sì
e no una manciata di secondi perché lo sguardo di Saike si fissasse su un punto
senza guardarlo davvero, dando voce alla registrazione effettuata dal suo
padrone.
Mikado non
riusciva mai ad abituarsi, non per il livello di tecnologia, ma perché la
differenza di comportamento fra Izaya e Saike era persino più evidente di
quella fra lui e Tengoku, peraltro già molto marcata.
«Mikado-kun»
risuonò il modo di parlare di Izaya, scivolando fra le labbra di Saike: «ti
mando tramite Psyche-chan un cd. Ho idea che il contenuto potrebbe decisamente
interessarti, sai?»
«Fa
attenzione mentre ritorni, Saike-kun.» si raccomandò Mikado con un sorriso
gentile, scompigliandogli appena i capelli per poi aprire la porta – era
comunque grottesca l’immagine di se stesso che faceva un gesto del genere ad
uno con la faccia di Izaya-san, ecco.
Saike
annuì, uscendo quindi dall’appartamento; si avviò, percorrendo a ritroso la
strada fatta all’andata.
Mentre
avanzava immettendosi in una strada più trafficata diretto alla stazione di
Ikebukuro, ripercorse mentalmente le indicazioni di Izaya, per essere certo di
aver fatto tutto ciò di cui era stato incaricato.
«Ho
portato il messaggio a Mikado-san, ho consegnato il cd, non ho parlato con
nessuno.» elencò a bassa voce, quasi nello stesso istante in cui quella
profonda di Simon gli arrivava all’orecchio sottoforma di richiamo e invito a
mangiare sushi annesso.
Come da
prassi – Izaya glielo aveva insegnato per bene! – alzò una mano in segno di
saluto, aggiungendovi un vocale: «Yo, Simon.» a seguito del quale, passando
oltre, rifiutò l’invito con un abituale (per Izaya) “la prossima volta magari”.
Voltò
l’angolo e pochi istanti dopo era per terra. Colpito piuttosto forte alle
spalle – aveva registrato il principio di qualcosa che, fra i suoi dati, era
registrato come “Iiiizaaayaaaa”. Un’espressione appartenente a… Heiwajima…
Ah, Psyche-chan!
Se incontri
Shizu-chan, vattene subito e non farti vedere, intesi?
«Shizuo-san…?»
farfugliò – c’era qualcosa che non funzionava, perché lui non si addormentava
se non entrando in modalità stand-by, simulando solo di dormire. Né tantomeno
perdeva i sensi, se non per danni piuttosto rilevanti al suo sistema operativo,
o a parti che lo componevano.
O ancora,
unica altra eccezione, se il master decideva di spegnerlo come a volte capitava
durante le revisioni più complesse.
«Ngh…»
mugugnò in risposta al ronzio che sentiva nella testa, prima di finire
definitivamente in stand-by senza aver ricercato lui quello stato.
Shizuo
alzò un sopracciglio, nello sguardo una sfumatura perplessa e le mani che
formicolavano. Izaya evitava sempre i suoi colpi.
E
soprattutto, Orihara Izaya non lo chiamava Shizuo-san.
Note, spiegazioni e avvisi vari
Cominciamo
dalle note.
1, persocon: per chi ha letto Chobits delle
clamp la spiegazione è superflua XD Si tratta di particolari pc di forma
antropomorfa (tra le varie possibili, qui l’unica che tratterò). Essi vengono
modellati sulla base degli esseri umani, sono divisi per modelli e suppongo
anche per qualità di lavoro o per i programmi in essi installati.
2, Psychedelic: il personaggio di Saike
(vedere chiarimento sotto le note) ha per nome completo “Psychedelic Saike”; ho
pensato quindi di utilizzare uno dei nomi come “effettivo” e dato dal master, e
l’altro (Psychedelic) come riferimento al modello di persocon in cui Saike
rientra.
3, Gakuen: come sopra, Tengoku è il nome
ufficiale di questa specie di controparte di Mikado. Avendo usato Psychedelic
nel modo sopra spiegato, ho voluto cercare una “linea di modello” anche per
Tengoku e ho quindi utilizzato il titolo della cover song ufficiale di Mikado
(Gakuen, appunto) sulla cui illustrazione appare il personaggio stesso di
Tenchan (XD)
Danse
Macabre prende il
nome dall’omonima composizione di Camille Saint-Saëns.
La citazione all’inizio è invece del poemetto di Henri Cazalis,
dal quale lo stesso compositore prese ispirazione per la melodia.
Riguardo
Psyche e Tengoku
Qualche
chiarimento si rende necessario.
I
personaggi di Tengoku, Saike e in futuro anche Tsugaru, Rinda e Delinquent non
sono farina del mio sacco; all’uscita delle cover song dei personaggi di DRRR!,
le fan hanno fatto scattare il pandemonio riguardo queste illustrazioni (Izaya
vestito di bianco e fucsia, Shizuo in kimono, ecc.). Per quello che sono
riuscita a reperire a livello di informazioni, vengono considerati dei software
simil-vocaloid, che si rivolgono ai loro corrispettivi di DRRR come “Master”.
Le loro
personalità sono diverse (Saike è tenero e ingenuo, Tsugaru si coccola Saike
cosa che Shizuo non farà con Izaya in nessun universo alternativo, e via di
seguito); alcune sono più marcate, altre un po’ più vaghe, come nel caso di Tengoku,
a volte illustrato nelle fan art come molto più estroverso di Mikado, altre
come un sadico, altre di indole simile a Ryuugamine.
Mi sono
quindi basata sul materiale raccolto, al quale cercherò di attenermi più
possibile; a questo proposito, grazie a LitaChan per le informazioni che
mi ha passato <3
Infine,
concludo avvisando che no, non ho idea di quanto verrà lunga (ma una cosa
umana, lo giuro xD) e soprattutto no, non ho idea di quale sarà il ritmo di
aggiornamento.
Perché Dio
solo sa se non mi servirebbero giornate di almeno 36 ore per fare tutto,
scrivere compreso xD
Detto ciò,
dovrei aver scritto tutto, perciò se siete arrivati fin qui avrete un dolcetto
in premio <3