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Autore: Rowena Ollivander    01/09/2010    3 recensioni
- Perché sei qui seduta nel mezzo della casa a fissare una semplice porta? -
- Perché sto aspettando che si apra. - Una ragazza apparentemente normale e un ragazzo apparentemente strano. Una porta che svelerà il futuro di entrambi.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apri gli Occhi




Margaret  era seduta su una sedia, il viso tra le mani e fissava intensamente la porta davanti a lei.
Era in quella posizione da quasi un’ora e sembrava non avere la minima intenzione di smettere.
Continuava a pensare a come fare, come riuscire a raccogliere le energie necessarie per fare il passo successivo. Ma ogni volta che sembrava essere anche solo vicina alla soluzione, tutto scivolava via da lei, ed era costretta a ricominciare da capo.
Dei rumori provenienti dalla cucina erano sinonimo di un’altra presenza nella casa.
Infatti, dopo qualche istante, la figura di Ethan fece la sua comparsa, con una tazza di latte e cereali in mano. Ethan non era esattamente un uomo qualunque e questo si poteva notare fin dal suo abbigliamento. Non era vestito in modo classico. O meglio sì, lo era per la sua epoca, non per quella di Margaret, non per il Ventesimo secolo. Sembrava appena uscito da un libro di D’Artagnan: camicia bianca con le maniche a sbuffo, pantaloni beige  e stivali da moschettiere. E cosa più importante, quello non era un vestito di Carnevale
- Ciao. - disse passivo passandole dietro, diretto in camera sua, senza nemmeno fermarsi.
Margaret rispose con un lento e ritardatario gesto della mano, continuando a fissare la porta davanti a lei.
Ma a quel punto, il ragazzo, che fino a quel momento non aveva fatto caso a quella strana posizione, ricomparve alle sue spalle con il cucchiaio in bocca ed un’espressione decisamente perplessa sul volto.
I suoi occhi fissarono prima la porta, poi Margaret, tutto questo per due volte finché il suo sguardo non si concentrò sulla soglia.
Si tolse il cucchiaio dalla bocca e temendo di disturbare chissà quali pensieri, sussurrò
- Che cosa stai facendo? -
- Niente. Fisso. -
- E... E perché proprio la porta? - le chiese perplesso.
La ragazza piegò la testa verso destra, socchiudendo gli occhi, ma continuando a tenere lo sguardo ben saldo davanti a sé
- Non ne sono sicura… -
Ethan, si sedette per terra accanto a lei, imitandola
- Beh, è una bella porta… - constatò.
Margaret fece un verso di assenso
- Ha un bel colore. Bianco. E poi è di legno. -
Ethan ormai parlava più che altro per riempire il silenzio tra di loro, ma soprattutto cercava di scoprire perché la sua amica fosse così presa da un semplice oggetto come quello
- Sì, è proprio una bella porta. -
- Già. -
Margaret non era esattamente molto collaborativa in quel momento e per quanto si sforzasse, Ethan, non riusciva nemmeno lontanamente ad immaginare perché una persona come lei dovesse perdere il suo tempo a fissare una stupida porta.
Improvvisamente parve venirgli in mente qualcosa e si voltò verso di lei
- Ah, a proposito, il libro come sta andando? Mi sembrava che l’ultima volta fossimo a buon punto… -
Il grugnito di disapprovazione dell’argomento di Margaret bastò e avanzò a Ethan per capire che le cose non stavano andando proprio per il verso giusto. Il ragazzo tornò a guardare davanti a sé.
Chissà che cosa era successo.
Eppure all’inizio tutto andava alla perfezione; non l’aveva mai vista così contenta e soddisfatta di sé stessa, lei che di solito aveva l’autostima sotto le scarpe.
Intanto, mentre ognuno si perdeva nei propri pensieri, il silenzio calò indisturbato tra di loro.
Sembrò passare un’eternità prima che qualcuno parlasse di nuovo
- Posso farti una domanda? - chiese Ethan, in tono serio
- Spara. - rispose Margaret senza guardarlo
- Perché sei qui seduta nel mezzo della casa a fissare una semplice porta? -
- Perché sto aspettando che si apra. -
Ethan si voltò di scatto verso di lei, gli occhi fuori dalle orbite
- Da sola?! -
Margaret annuì piano - Ebbene sì. -
Il ragazzo era a dir poco sconvolto
- Ma..! Margaret, è un porta, - disse cominciando a gesticolare - è un oggetto, e gli oggetti di solito non si muovono da soli. - esclamò in tono ovvio.
Lei si limitò a fare spallucce
- Mi vuoi dire che tu sei rimasta qui, immobile tutto il giorno per questo?! -
- Bisogna soltanto avere un po’ di pazienza. -
Ethan era rimasto a bocca aperta, non poteva credere alle sue orecchie. Possibile che la sua amica fosse impazzita tutta in una volta?
- Un po’ di pazienza? Maragret, dovrai aspettare fino al…. - cercò le parole giuste - … Giorno del Mai perché si apra da sola!! -
Ma per la ragazza fu come se lui non avesse detto niente.
Ethan rimase fermo in silenzio per qualche secondo. Posò gli occhi per un istante sulla sua amica. Il suo sguardo era assorto, concentrato ma allo stesso tempo così tranquillo e speranzoso che non osò più contraddirla
- Ma non sei curiosa di sapere cosa c’è dentro? -
Margaret sorrise lievemente
- Oh, sì. -
A quel punto ad Ethan bastò un istante. Si alzò, ripulendosi i pantaloni
- Beh, allora perché non la apriamo e vediamo che c’è dietro? - disse semplicemente dirigendosi verso la porta.
Poi accadde tutto in un attimo.
Margaret schizzò letteralmente verso di lui in preda al panico
- NO! - gridò, disperata.
Ma non arrivò in tempo.
Ethan aveva già girato la maniglia e spinto la porta di qualche centimetro in dentro.
La ragazza si voltò di scatto, dandogli la schiena e coprendosi gli occhi con le mani
- Cos’hai fatto?! -
Ethan quasi si spaventò per quella reazione improvvisamente isterica della ragazza
- Tu volevi tanto sapere che cosa c’era dentro e così ho pensato di… -
- No!! Sei matto?! Non si può! Assolutamente!! -
Maragret cominciò a singhiozzare.
Ethan rimase immobile ad osservarla, il voltò contratto dal dispiacere
- Non si possono fare queste cose! Bisogna essere pazienti per vedere che cosa c’è là dietro, aspettare il momento giusto, essere pronti. Non si può mica farlo così… a casaccio o perché è rimasta l’ultima cosa da fare. Altrimenti si rischia di rovinare tutto, di distruggere tutto quello che è stato prima. Finisce che fai un pasticcio! E io non voglio combinare un pasticcio. Devi essere pronto per affrontare ciò che sta al di là di questa porta, dev’essere il momento perfetto, il tuo momento. E questo non è il mio. Io… io non sono pronta. Ethan? Hai capito? Ethan? -
Ma il ragazzo ormai non la ascoltava più. Era stato attirato dentro la stanza da quella luce così accogliente ed invitante a cui non aveva saputo resistere
- È bellissimo… - sussurrò a bocca aperta.
Margaret si voltò leggermente, il viso ancora nascosto tra le mani
- Ethan? - chiamò timidamente. I singhiozzi ormai si erano placati ma la paura rimaneva ancora, paura di sbagliare, di non essere all’altezza
- Maggie… -
Il giovane spalancò la porta e le fece segno di entrare, mentre continuava ad osservare affascinato tutto ciò che gli stava intorno
- Vieni avanti… -
La giovane scosse il capo - Non posso, non posso… -
- Sì che puoi.  - le sorrise, tendendole la mano - Coraggio. Lo sai che ti puoi fidare di me… -
Margaret prese un bel respiro e sempre ad occhi chiusi cercò a tentoni la mano di Ethan, la afferrò e si fece dolcemente trascinare dentro
- Non avere paura. - disse piano il ragazzo - Apri gli occhi… - sussurrò al suo orecchio.
E Margaret lo fece.
Aprì gli occhi.
Ed in quel momento le lacrime tornarono a pungerle gli occhi.
Il suo cuore avrebbe potuto scoppiare dalla gioia.
In mezzo a quella luce che faceva brillare la stanza, tutto intorno a lei, immagini in movimento di personaggi che conosceva a menadito, parole e musiche ascoltate mille volte nella su testa. Discorsi, gesti, ambienti, vite, tutto scorreva sotto i suoi occhi.
Si portò le mani alla bocca per non piangere di nuovo
- Ethan… - riuscì a malapena a mormorare - Il tuo futuro… -
- La tua creazione… - le sussurrò lui, mettendole una mano sulla spalla.
Nessuno dei due riusciva a smettere di guardarsi intorno e nessuno aveva la minima intenzione di uscire da lì. Era come se il mondo al di fuori di quella stanza, per loro, non esistesse più.
Impotente di fronte a tutto quello che era lì davanti a lei, Margaret si fece cullare da quella nebbiolina gialla che la circondava; intorno a lei un vortice di luce rosa la faceva sentire protetta, al sicuro, finalmente a casa.
Avrebbe potuto rimaner lì per sempre.
Margaret si svegliò di scatto nel suo letto.
Si guardò intorno ansiosa, accese la luce e si sedette alla scrivania.
Adesso sapeva come sarebbe andato a finire il suo romanzo.


Fine




Ci sarebbero molte cose da dire a proposito di questo racconto, ma l’unica che mi sento di ricordare è di lasciare un commentino se vi è piaciuta. E se no una critica costruttiva non può fare male a nessuno no?

Rowena Ollivander

  
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