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Autore: United_Sisters    01/09/2010    1 recensioni
Una ff seria, che non lascia spazio alle nostre rozzate quotidiane. Pffff. Ok, non ci crede nessuno. Allora diciamo che si ritrovano in una stanza tutti i personaggi, ma proprio tutti, e iniziano a discutere. Con il PIZZICO di ironia delle sisters, il gruppo omonimo su facebook.
Genere: Comico, Demenziale, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A fine racconto, nessun essere dotato di cervello collegato a orecchie e naso avrebbe esclamato “oooo” come dopo la storia precedente. Che sia stato l’olezzo di cipolla fritta che emanava la bocca della nostra femminile Gheia, oppure l’odore di legno marcio misto a formaggio in decomposizione che si espandeva dalle sue ascelle (se così può chiamarsi la foresta pluviale) nessuno l’ha mai capito. Intanto già diversi avevano vomitato, mentre ascoltavano l’avvincente racconto. Dom, intanto, siccome già sapeva la storia com’era andata, stava cercando di centrare la real tavolozza mentre svuotava la vescica che stava scoppiando. Purtroppo soffriva di incontinenza, perciò doveva sempre fare avanti e indietro.

Mentre parlava, la Gheia guardava Giessica con sguardo ammaliatore, tanto che, finita la storia, le chiese se le era piaciuta. Giessica, in modo fine e disinvolto,  le disse che “adesso toccava a lei raccontare le sue bagasciate, con un certo biondino”

Al che Gheia con il suo fare da camionista le chiese: “Cosa?!?”

“Essì, ho conosciuto un ragazzo…”

Intervenne quel dolce fiore di zucca che era Cheit che, avendo anche l’intelligenza di un fiore di zucca, disse: “E chi è?”

Giessica, oltraggiata da cotanta ignoranza, le buttò in faccia, insieme a una fetta di mortadella uscita da chissà dove, la parola “Dom!!”

La Azzon, ancora chiedendosi da dove venisse quella fetta di insaccato e urlando al possibile salumiere posto sul soffitto di farle un panino porchetta e Auricchio, aspettò il racconto.

Giessica iniziò dalle origini, mentre tutti stavano a guardarla imbambolati, tranne Dom che era ancora intento a innaffiare il pavimento del bagno, spassandosela un mondo.

“Era una limpida giornata di calura, lì nel mio tennessì… Faceva così caldo che mi dovetti levare i miei scarponcini da piratessa cowgirl dopo due settimane: i miei piedini da fata di numero 43 erano diventati due burritos…  Scesi di sotto per farmi na pinta, mentre cercavo inutilmente di mettermi il reggiseno per la strada; dovete sapere che i gancetti sono difficili da allacciare! Insomma, chi ci riesce? Comunque, mentre cercavo di far funzionare quel marchingegno posizionato sui miei airbag, incontrai ‘sto biondo… Il primo pensiero fu ‘quanto è stuprabile!’… Poi lo vidi da vicino, e mi contraddissi, aveva l’aria da fesso, anche se forse influiva il fatto che stesse in mezzo alla strada con due bacchette di quel cavolo di strumento che suona in mano.” Mentre raccontava, entrò quello con l’aria da fesso in persona, ruttando a tutt’andare e aggiustandosi la cintura leopardata. Nello stesso momento, non facendo capire bene se si riferisse alla bionda o al biondo, Met urlò: “È Doooooooom! È Dooooom!”

“Sì Met caro, ti sono mancato?” suggerì il nuovo arrivato.

“Stavo parlando di come ci siamo conosciuti, Dom!” ingiunse l’intervistata. Sentito questo, Dom neanche si sedette vicino al tappo travestito di rosso, che scappò a gambe levate; non si sa ancora se per l’incontinenza o il vomito per la sua ex-ragazza.

“Vabbè, screanzato, continuo sola. Mi feci aiutare dal primo che incontrai, lui appunto, ad indossare quel coso, ringraziando quel biondaccio da schianto. Dopo avermi allacciato il reggiseno alla decima misura che porto, gli dico ‘grazie biondo! GRAZIE!! GRAZIEE!!’ mentre attendevo una risposta da lui che continuava a guardarmi Guendalina e Caterina, forse per capire se aveva fatto un buon lavoro, gli urlai nell’orecchio ‘MEEEEEENGHIA MA CHE TE SEI INTUPPATO?’ infatti ero un po’ impaziente all’epoca. Mentre mi guardava come un perfetto rincoglionito, in effetti non è cambiato molto da allora,  mi chiese se mi facevo le canne. Strano! Avevo mangiato un intero pacco di gomme da masticare, non pensavo si capisse. Negai subito, ma lui stesso mi interruppe.

«Ciao, sono Dom, sono biondo e ho in mano due bacchette, più la terza che tengo da un’altra parte. Oh baby, sono il tuo mostro che ti sbatte tutta!» Notai subito che andava al sodo, e mi piacque da morire! Siccome non commentai, sciabolando le sopracciglia mi chiese «Che gioco vuoi fare?»

E allora ebbi paura, ma tanta tanta tanta paura! Gli risposi: «Oh mio Dio!! Un serial killer!! Macchissei? Saw? Jason? Il mostro di Stoccolma? Perché hai scelto mee? Io sono come tutte le altre ragazze!! Sono solo più bella, ho più seno, più culo di tutte le altre, ma sono una modella come molte! Non mi uccidereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee»

Mi guardò interrogativo, mentre io iniziavo a urlare, non accorgendomi del nano che spuntò dal nulla, come i carciofi a colazione.

«Ciao sono Bellami, Met Bellami!»

Al che io lo guardai e smisi di urlare, salutandolo: «Ma ciao Bellami Met Bellami, come ti chiami?»

«Ciao sono Bellami, Met Bellami!»

«Ma ciao Bellam…»

«Ma siete tutti rincitrulliti? Si chiama Coglione, va bene? E adesso se ne va!» Mi ingiunse il bel biondino, mettendo fine a quella mia domanda più che giustificata.

«Ma non ho finito! Sono ritardato ma figo!» disse il moro.

«Ma non mi ha detto come si chiama! Aspettaaaaaaaaaa» dissi, e l’amico di dominik scomparve, senza lasciarmi il tempo di spiegare.

Mi girai avendo un improvviso calo di memoria. “Come ti chiami?” gli chiesi, ma forse non era la domanda giusta da fare, in quanto mi guardò e disse “Dominik Auard, deficiente! E tu ce l’hai un nome, per la seconda volta?”

“Siiiiiiiiiii! Mi chiamo Gggiessica!”

“E che fai nella vita, Jessica?”

“No, è on la Gggggg! Si sente la differenza tra Gggg e J! Comunque, io faccio un po’ la cubista, un po’ la modella e nel tempo ibero sbevazzo tutto quello che incontro, dallo sciampagn all’acido muriatico… Comunque a volte ballo in un locale in cui quasi sempre mi toccano Guendalina, Caterina e a volte Piero, quello che sta dietro. Loro si offendono, dovresti sentire le litigate tra Guenda e Piero! Boh, per essere un culo Piero è proprio sgarbato…  Tu invece  che fai?” chiesi all’uomo che mi guardava affascinato.

“Io suono in una band… Ma cos’è ‘sta puzza? Hai mica scorreggiato?”

“Scusami, è la mia flatulenza cromatica” cercai di scusarmi. “Sono i tuoi occhi e tuoi capelli che non riesco a capire di che colore siano… SARAI MICA UN CULLEN?!”

“Aridaje… Ascoltami bene, eh? NON SO-NO UN SE-RIAL KIL-LER. NON SO-NO UN CUL-LEN. NON SONO UN CAZZO, VA BENE? SONO SOLO UN BATTERISTA!!”

“E vabbe… Non ti scaldare eh? Ma volevi dire un brand? Un brand di Louis Vuitton?

“UNA BAND! MUSICALE!” iniziava a perdere la pazienza, e neanche sapevo perché… Bah…

“Io tengo il cerchietto di louis vuitton… Anche se l’ho preso da Minchia, il marocchino sotto casa… Sai quello che dice vu cumpra!” Ebbi un momento di riflessione, in cui qualcuno mi sussurrò all’orecchio una verità che mi era sfuggita. “Musicale?!? La banda! Quella della strada! Ho capito, bello! Comunque lo sai che io ballo? Sai, dimensione panza! Mi chiamano dea… Anche se preferirei essere chiamata musa, con le mie forme… Non vedi?”

“Beh, in effetti…” Sapevo che potevo convincerlo! Proseguii: “Allora Dommie, oltre a suonare in piazza te che cazzo fai dalla mattina alla sera?”

“Immersioni… Sai mi piacciono i pesci… Comunque, che fai stasera?”Iniziai a muovermi in modo strano, perché ero a disagio.

“Dovrei depilarmi…” dissi, dando un assaggio del mio tappeto alzando l’ascella.

“Vuoi una mano? Sono bravo nella deforestazione…” Mi piaceva sempre di più quello strano ragazzo strabico…

“Ok allora vieni a casa… Abito in via degli uccelli 69 e il mio numero è 6969696969696. A stasera, allora!” Ero contenta di aver fatto colpo su uno che non aveva né tatuaggi né voleva andare a letto subito… Almeno avrebbe aspettato fino a sera…

  
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