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Autore: Ysis Donahue    02/09/2010    2 recensioni
Quelli che, secondo me, potrebbero essere stati i pensieri e le motivazioni di Tuomas quando ha scacciato Tarja dalla band. Non tengo molto presente la famosa lettera aperta e non intndo scrivere la verità colata, ma un'opinione =)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tuomas Holopainen
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Detesto il mio carattere.
Chi mi sta attorno tende ad accettarlo, alla fine, a comprendere e sopportare i miei sbalzi d’umore, le mie scelte drastiche ed altalenanti. Lo fanno perché mi vogliono bene e perché dicono che sono un vero e proprio genio e che quindi un simile carattere è il prezzo da pagare per il mio dono.
Il legame privilegiato che ho con la musica li rende invidiosi o ammirati, sempre timorosi.
 Nessuno,nell’ambiente, riesce ad opporsi alle mie idee irrazionali e cocciute, nessuno ha il coraggio di dirmi che sbaglio, quando capita.
 Perché senza alcuna traccia di falsa modestia ammetto io stesso di avere un orecchio musicale d’eccezione e di disporre di un tipo di contatto privilegiato con la musica.
La gente però non capisce quanto è incredibilmente più facile per me donarmi totalmente ad essa rispetto all’entrare in contatto con gli esseri umani, così sordi e complicati, sempre invischiati in tutti i loro problemi e le loro emozioni. La musica è una sinfonia sublime e costante che pervade ogni cosa nella natura, è la prova che il nostro è un pianeta vivo e meraviglioso.
Io, con le mie orecchie e il mio cuore, mi limito a trascrivere quello che mi raccontano i suoni del mondo, e so di ricreare per gli uomini i capolavori sinfonici che io percepisco senza bisogno di note, strumenti musicali e cuffie. Però, per quanto ami e comprenda la musica, una tale comprensione delle emozioni umane, che pure dovrebbero fare parte di me, non riesco ad averla. In natura non c’è frustrazione, odio, senso di colpa.
Non c’è desiderio di vendetta, e soprattutto non c’è amore.
Forse, troppo preso dal mondo che parlava a me solo, troppo impegnato a curare e venerare un qualcosa di superiore e ultraterreno, ho tralasciato di impratichirmi con i contatti tra gli uomini, e ne sono diventato incapace e non bisognoso. La musica, in fondo, è sempre stata il centro della mia vita, anzi è stata la mia stessa fonte di vita, mi ha dato da mangiare e da ber, mi ha risollevato nei momenti peggiori, è stata per me una madre, un padre, un’amica instancabile, una forma di energia, un’amante e, soprattutto, un legame.
 Il legame unico e privilegiato che ho con un angelo.
 Lei 
è musica, ma ha carne, ossa e sentimenti. È musica ed è umana. La conosco da quando ero un ragazzino e da quel momento non ho avuto un solo altro pensiero.
Lei è la Dea che venero e la donna che amo.
 E che continuerò ad amare disperandomi, come ho sempre fatto fin da quel primo pomeriggio, anche se lei tra poco scoprirà il mio tradimento e mi odierà e disprezzerà, abbandonandomi e lasciandomi solo con la consapevolezza del suo odio.
Mi vergogno ad ammetterlo, ma in coscienza non posso fare altro, quindi diciamolo forte e chiaro, la colpa è tutta assolutamente mia.
Io amo Tarja Turunen con tutto me stesso sin dal primo momento in cui l’ho vista, anni e anni fa. Avevamo dodici anni, lei era venuta a casa nostra per una lezione da mia madre e io facevo i compiti in salotto. Non era sempre piacevole, a volte gli alunni erano veri e propri assassini di musica e quando li vedevo battere maldestramente le dita sui tasti di quel piano che tanto amavo mi veniva voglia di urlare e sbatterli fuori. Ma in salotto c’era un bel calduccio e un grosso piatto di biscotti, quindi rimasi. Alle quattro arrivò. Era stata una giornata grigia e piovosa, molto finlandese, e le nubi si diradarono nel preciso istante nel quale sentii bussare alla porta.
 Non appena la aprii, capii il perché. Mi trovavo davanti alla più bella ragazza di dodici che avessi mai visto, senza dubbio la più bella del mondo. Parliamoci chiaro, né ragazzi né ragazze sono molto attraenti a dodici anni, sono ancora troppo bambineschi ma già troppo adulti e sono generalmente estremamente goffi. Lei invece, già a quell’età, rispecchiava appieno il suo nome, Soile, scintillando come una vera e propria stella. Irradiava musica, bellezza, bontà e perfezione e io ne fui totalmente abbagliato. Me ne innamorai e, più tardi, quando la sentii cantare divenni suo, per sempre.
 Un legame che non ho mai avuto il coraggio di confessare a lei, paventando la risposta, ma che per me era, è stato e sarà comunque per sempre, più importante di un qualsiasi giuramento. Però l’ho conquistata e sono riuscito ad ottenere le due cose più importanti al mondo.
 Un posto nel suo cuore, e la sua voce ad accompagnare e cantare il mio. Tarja non ha mai commentato i testi che ho scritto, non ha mai desiderato sapere se per ingenuità o per rifiutare in modo gentile i miei sentimenti, però li cantava.
Non voleva che nessun altro scrivesse per lei.
 Una volta mi ha confidato che avrebbe riconosciuto dappertutto il mio modo di fare musica e che non mi avrebbe mai abbandonato perché quella che realizzavamo io e lei assieme era la vera Musica.
 E così sono nati i Nightwish, la 
cosa che è a tutti gli effetti la mia creatura e che ucciderò tra stasera e domani, spezzando il mio legame con la vita.
 Ho sopportato tanto.
 Le persone normali non lo possono capire, lo so, e sarebbe inutile spiegarlo. Ci sono stati produttori avidi di denaro, tentativi di strumentalizzare quelli che sono i miei figli, compagni che ci hanno lasciato, dolori, delusioni cocenti. C’è stata la sensazione di cadere quando Tarja mi ha confidato, piangendo di gioia, di essere innamorata di un dannatissimo idiota messicano, un cretino grigio e banale, incapace di distinguere persino una nota dall'altra, e ho provato più dolore che se fossi morto torturato e bruciato quando mi ha detto che si era sposata, di nascosto, con quell’individuo.
Ma la Musica continuava ad unirci e a non tradire, nemmeno nei momenti più difficili e bui. Potevamo litigare, o non essere d’accordo, ma ci bastava sfiorare le tastiere o canticchiare qualcosa perché l’altro capitolasse.
 Però ora quell’uomo è il dannato colpevole di tutto ed è riuscito in un’impresa che non avrei mai, mai, mai ritenuto possibile in vita mia.
Mentendo spudoratamente, usando il suo ascendente su di lei ed adulandola, ha ingannato la mia compagna e me la ha ritorta contro, l’ha convinta che io volessi solo il suo male e tarparle le ali.
 E lei, accecata da quelle emozioni che io continuo a non capire e che trovo solo dolorose, ha ceduto e gli ha creduto. Ha detto pubblicamente che voleva lasciare il gruppo, provare a cantare da sola o con altri gruppi, senza di me. Ha rotto la nostra tacita promessa e il nostro legame.
E il dolore è tale che, pur continuando ad amarla e venerarla, non ho più alcun motivo per averla qui con me, adesso.
L’ho persa, e ho perso la musica stessa.
Nulla sarà mai più come prima dopo questa sera.
 È da quando l’ho capito, dalla prima dichiarazione pubblica di un suo progetto solista che preparo questo giorno.
Il tour mondiale, organizzato fin nei minimi dettagli con una cura maniacale che mi ha reso isterico e temibile agli occhi di tutti, le performance scenografiche, con Tarja costretta a più cambi del solito, gli schermi giganti, gli ospiti e tutti gli effetti speciali, sono stati solo un modo per porre fine ad un qualcosa di sublime e tramutarlo in una sciapa e rozza accozzaglia di suoni.
 Non posso far cessare nel nulla i Nightwish perché ci sono anche Emmpu, Marco e Jukka e loro non sono privi di legami come me. So che anche per loro sarà un duro colpo perdere Tarja, ma poi avranno fiducia in me, visto che mi hanno permesso di scacciarla per questo motivo, e io dovrò continuare ad onorare il mio compito per l’enorme rispetto che devo provare nei loro confronti.
 Non posso rovinare del tutto anche le loro carriere.
 Ma la mia anima mi lascerà quando ci inchineremo al pubblico, stasera, e agirò di conseguenza per il resto della vita.
Non proverò neppure a trovare una sostituta di Tarja, mi andrà bene una qualsiasi ragazza mediamente intonata. Non passerò più ore ed ore alla tastiera in stanze soffocate da spartiti mezzi riempiti, cercando di sviscerare ogni sfumatura delle note che sento e di tradurle al meglio.
 Basteranno melodie e non più sinfonie.
 Il concerto è finalmente concluso, ora.
 Mi porto le mani, tremanti, davanti agli occhi e rimango qualche secondo così, piangendo in silenzio.
 
Oggi, nell’anno del Signore 2005, Tuomas è stato chiamato dalle grazie del mondo. Ha finito di piangere al termine di ogni giornata stupenda. [La musica che ha scritto è stata troppo a lungo priva di silenzio]. È stato rinvenuto, nudo e morto, con un sorriso in volto, una penna, e mille pagine di testi cancellati
   
 
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