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Autore: RoseScorpius    02/09/2010    29 recensioni
Hermione Granger, nonostante i suoi quarant’anni, era ancora una bella donna. E per quanto schifo potesse farmi l’idea di mia madre che si rotolava su un letto con un uomo che non fosse mio padre (bhe, anche con lui… insomma, credo che a tutti i figli farebbe piacere credere alla storia della cicogna), avrei dovuto immaginare che dopo il divorzio non avrebbe preso un voto di castità. A volte capitava addirittura che mi parlasse dei tizi con cui usciva, e generalmente sopportavo l’idea di lei e un altro piuttosto bene, a patto che non portasse nessuno dei suoi ammiratori a casa. Dio, magari li portava comunque, ma come si dice, occhio non vede, cuore non duole. E figlia non s’incazza.
Di una cosa, comunque, ero sempre stata sicura: mia madre non si sarebbe mai risposata.
… E quando mai io avevo avuto ragione su qualcosa?

STORIA IN REVISIONE
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Dominique Weasley, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La vita è un biscotto ma se piove si scioglie' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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2.
Che le ostilità abbiano inizio

 

C’erano tante cose che dovevo ancora imparare dei Malfoy: per esempio che quando un Malfoy ti fa una proposta, non puoi rifiutarla. Non senza offendere il suo immenso ego, perlomeno. E quando un Malfoy è offeso, ci tiene a fartelo sapere.
Per questo, dopo il mio rifiuto di collaborare a un rapporto civile con Draco Malfoy, tra noi fu guerra aperta. E la posta in gioco era…
« HERMIONE JANE GRANGER! SI PUÒ SAPERE PERCHÉ CAMERA NOSTRA È TAPPEZZATA DALLE FOTO DI QUELL’INDIVIDUO?! »

 

***

Dieci ore prima…
 
Quel lunedì mattina mi degnai di uscire dalla mia soffitta e scendere a fare colazione solo e soltanto perché stavo morendo di fame. E durante la notte avevo deciso che morire di fame non era assolutamente la mia massima aspirazione, per quella vita.
Li trovai già tutti seduti al tavolo della cucina, come una disgustosa famigliola felice. Mamma e Malfoy senior – come notai con un certo disappunto – erano seduti uno accanto all’altra, perciò non mi restò altra scelta che sedermi accanto a Scorpius. Il biondino mi lanciò un’occhiataccia, ma per il resto non diede segno di aver notato la mia presenza e continuò a mescolare il suo tè senza guardare negli occhi nessuno. Notai che aveva un brutto livido violaceo sulla mascella.
« Guada un po’ chi si è degnata di onorarci con la sua presenza. » mi salutò Draco, con tono acido: evidentemente non aveva ancora digerito la nostra conversazione della sera prima.
« Non ci fare l’abitudine. » sbuffai, ignorando l’occhiataccia di mia madre, e presi alcune fette di pane tostato dal piatto in mezzo alla tavola. Lo sguardo mi cadde su una pila di frittelle posata su un piatto lì accanto. Puntai uno sguardo accusatore sul volto assonnato di mamma. « Perché hai fatto le frittelle? » indagai « Non avevi mai tempo di farle per papà. »
« Perché oggi avevo tempo. » sibilò mamma: anche lei sembrava piuttosto arrabbiata con me, probabilmente per la storia del calcio a Scorpius…
Draco mi rivolse un ghigno soddisfatto e, chinandosi per prendere la brocca di succo di zucca, bisbigliò. « Malfoy-Weasley dieci a zero, pluffa al centro. »
Gli lanciai un’occhiataccia: pareva che si fosse legato al dito il mio rifiuto di collaborare ad un rapporto civile. Beh, voleva la guerra? Non mi sarei certo tirata indietro.
Spiaccicai una cucchiaiata di marmellata di fragole sul piatto, schizzandogli la camicia candida.
« Ops, scusa Draco. » sibilai, con un sorrisetto.
Lui mi rivolse uno sguardo assassino. « Ma figurati, Rose, non è niente. » rispose, a denti stretti.
« Rose, sei davvero un’incivile. » sbuffò mamma « A sedici anni non sei ancora capace di stare a tavola senza sporcarti. »
« Evidentemente i miei genitori non sono stati capaci di educarmi a dovere. » replicai.
Appena mamma si voltò, con un’espressione contrariata, Draco si mise a strofinare furiosamente la sua camicia, riuscendo solo ad allargare la macchia. Il resto della colazione proseguì tra i falsi sorrisi cortesi e gli sguardi d’odio che ci scambiavamo io e Draco, gli sbuffi di mamma ed il silenzio tombale di Scorpius. Alle otto e mezza mamma e il suo amoruccio ossigenato si alzarono da tavola per andare al Ministero e lei si sentì in dovere di farmi una ramanzina a scopo preventivo.
« Io e Draco andiamo a lavorare » annunciò, come se non si fosse capito « sarete soli a casa per pranzo. Ah, e sarebbe carino se cominciaste a svuotare un po’ di scatoloni. » poi, rivolgendosi a me con aria torva, aggiunse « E Rose, confido che sarai gentile e disponibile con Scorpius. »
Storsi la bocca. « Certo. Infondo, le donne non si toccano neanche con un fiore. » lanciai un’occhiata ironica a Scorpius, che ricambiò il mio sguardo con odio, mentre mamma mi faceva le ultime raccomandazioni (leggete: minacce di morte) e poi si smaterializzava a braccetto con quell’individuo.
 

***

 
Erano appena le dieci e già mi stavo annoiando a morte: non potevo uscire, non potevo invitare nessuno a casa, non potevo usare il cellulare perché avevo finito la ricarica la sera prima per parlare con Dominique e non potevo litigare con Scorpius. In breve, non potevo fare un cazzo. Alla fine decisi di scendere in cantina a cercare il mio sacco da boxe e la televisione, gli unici due passatempi che la punizione di mamma non mi avesse proibito. La quantità assurda di scatoloni polverosi che popolava la cantina mi dissuase subito dall’idea di cercare la tv, ma il sacco da boxe fortunatamente era abbastanza ingombrante da non passare inosservato. Ovviamente il lato negativo del fatto che fosse così grosso e pesante non tardò a presentarsi, mentre cercavo di trascinarlo su per le scale.
Dieci minuti dopo, sudata e con le braccia distrutte, stavo arrancando in giardino, trascinandomi dietro il sacco: il giorno prima avevo visto un platano con i rami bassi e grossi che mi sembrava perfetto per appenderci il mio punching ball. Ma da quando ero entrata in quella casa niente poteva andarmi per il verso giusto e perciò, ovviamente, scoprii che Scorpius aveva avuto la brillante idea di mettersi a leggere seduto proprio sotto quel platano. Merlino, con tutti gli alberi che c’erano doveva scegliere proprio quello?
Lo raggiunsi sbuffando e mollai il sacco per terra, fermandomi un secondo per riprendere fiato ed asciugarmi la fronte con la maglietta. Lui parve non accorgersi della mia presenza, o forse semplicemente mi stava ignorando, come al solito, e continuò a leggere tranquillamente il suo libro. Decisi di ignorarlo anch’io e cominciai ad ingegnarmi per appendere il sacco a uno dei rami del platano.
Mezz’ora dopo Scorpius era ancora seduto sotto all’albero, tutto preso dal suo tomo, mentre io ero in piedi su una sedia e stavo inutilmente cercando di sollevare il sacco, sorvolando sul fatto che comunque ero troppo bassa per riuscire a legarlo al ramo, se anche fossi riuscita a sollevarlo. Dopo l’ennesimo tentativo miseramente fallito, sbuffai.
« Grazie tante per l’aiuto, Malfoy. »
Lui alzò gli occhi dal libro, guardandomi con aria di sufficienza. « Se mi avessi chiesto di aiutarti magari lo avrei anche fatto. »
« Mi sembrava abbastanza ovvio. » replicai, godendomi la sensazione di guardarlo dall’alto in basso per una volta nella vita.
« A me no. » rispose, e si rimise a leggere.
Alzai gli occhi al cielo.
Ma tu guarda cosa mi tocca fare!
« E va bene, Malfoy. Puoi aiutarmi? »
Lui mi rivolse un piccolo ghigno bastardo, molto in stile Draco « Non dimentichi qualcosa? »
Mi correggo: ma tu guarda cosa mi tocca fare adesso!
« Per favore. » ringhiai.
Scorpius mi rivolse un sorrisetto crudele. « No. » e s’immerse nuovamente tra le pagine del libro, sistemandosi quei suoi stupidi occhiali sul naso.
E io avrei dovuto convivere per tre mesi con quell’enorme pezzo di escremento di drago? Cioè, ok, capivo che potesse essere di cattivo umore per la storia di mamma e suo padre, e che potesse essere in particolar modo mal disposto nei miei confronti per via del calcio, ma… beh, insomma, lui si era preso la stanza bella, alla fine. In un certo senso eravamo pari. E poi, comunque, non poteva ignorarmi così! Era terribilmente snervante!
« Se non mi aiuti, dovrò usare te come sacco da boxe. » lo minacciai.
« E poi tua madre userà te come affilacoltelli. » replicò lui, per nulla intimorito.
Che essere disgustoso! Non era altro che un piccolo, viscido, schifoso codardo!
« Certo, corri a nasconderti sotto le sottane di mia madre. » sbuffai « Che schifo, e tu ti definisci un uomo? »
« Io mi definisco Scorpius Hyperion Malfoy » disse lui, acido « sedici anni, situazione familiare alquanto incasinata e la sorellastra peggiore che potesse capitarmi. Ora che ne dici di andare a fare casino sotto qualche altro albero? »
Quando mi chiamò “sorellastra” per poco non mi prese un colpo: non ci avevo mai pensato seriamente, perché da quando avevo scoperto di mamma e Malfoy avevo avuto preoccupazioni ben peggiori per la testa, ma in effetti noi due ora eravamo praticamente fratelli. Merlino, che schifo… lui, mio fratello? Non ci potevo neanche pensare!
« Aspetta un secondo! » saltai su « Tu sei nato il quindici aprile, vero? »
Malfoy alzò un sopracciglio. « Si, perché? »
« Perché io sono nata il tredici! » esclamai, trionfante.
« Sì, immagino sia per questo che dicono che il tredici è un numero sfortunato. Ma mi sfugge il motivo per cui dovrei interessarmi alla data del tuo compleanno, dal momento che non ho la minima intenzione di farti gli auguri. »
Scoppiai a ridere. « Davvero non ci arrivi, Malfoy? Essendo io nata il tredici aprile, e tu il quindici, sono io la sorella maggiore! »
« Esaltante » borbottò lui, girando una pagina con aria annoiata « E allora? »
« E allora ti ordino di aiutarmi, fratellino piccolo! »
Malfoy scosse la testa, chiuse il libro e si alzò, rivolgendomi un’occhiata di compassione mista a sufficienza. « Weasley, tu hai dei seri problemi mentali. »
E se ne andò con il suo libro sottobraccio, i suoi stupidi occhiali sul naso e quella sua stupidissima espressione di alterigia stampata in faccia.
 

***

 
A mezzogiorno il mio sacco da boxe giaceva abbandonato sotto il platano, Scorpius si era rintanato in camera sua con uno dei suoi amati libri e io me ne stavo distesa sul tappeto del soggiorno, accanto ad un vasetto di Nutella, crogiolandomi nella noia. Avevo provato inutilmente ad attaccar briga con il biondastro – persino litigare e farsi mandare a quel paese era meglio che ammazzarsi di noia – ma lui continuava ad ignorarmi. Come del resto ignorava tutta la famiglia.
Certo che è un essere proprio autistico!
Verso le dodici e mezza, Scorpius comparve sulla porta del soggiorno, per una volta senza occhiali e senza libro. Forse avrei dovuto dirglielo che senza occhiali sembrava molto più figo, per il suo bene.
Il biondo storse la bocca, osservando con aria schifata il vasetto di Nutella aperto sul tappeto. « Questo sarebbe il tuo pranzo? »
« Sì. »
Infondo non c’era bisogno di informarlo dell’esistenza delle lenti a contatto: fosse anche stato Brad Pitt, con quel caratteraccio da secchione bisbetico non avrebbe mai avuto una ragazza. Come anche non ritenni importante fargli sapere che il principale motivo per cui il mio pranzo era un barattolo di crema marroncina era che in cucina non sapevo fare nulla di più complicato che svitare il tappo della Nutella.
Scorpius alzò le spalle e sparì in cucina. Lo sentii trafficare per una buona mezz’ora, poi, per una decina di minuti, sentii solo il rumore di una forchetta che tintinnava contro un piatto ed infine, dallo scroscio dell’acqua del lavandino, dedussi che stava lavando i piatti. “Oh, ma che carino, Cenerentolo.” pensai, sarcastica.
In quel momento qualcuno suonò il campanello. Tutto sommato, considerato che mamma era ancora incazzata nera con me e che Draco… beh, in quel caso l’incazzatura era reciproca, non avevo motivo di andare ad aprire la porta. Suonarono di nuovo.
« Puoi aprire? » sbottò Scorpius.
« Sono impegnata. » risposi, leccando il cucchiaino sporco di Nutella « Vai tu. »
Il biondo sbuffò ed uscì dalla cucina asciugandosi le mani con un pezzo di scottex. Quando mi vide distesa sul tappeto, con il cucchiaino in bocca e il vasetto di Nutella aperto accanto, sbuffò.
« Vedo come sei impegnata. »
Gli rivolsi un sorrisetto bastardo e tuffai il cucchiaino nel vasetto di Nutella. Scorpius fece una faccia se possibile ancora più schifata del solito. « Il cucchiaino leccato nel vasetto di tutti? »
Alzai le spalle. « Sono l’unica che mangia la Nutella, qui. »
« Ti credo » replicò « Dopo che ci fai queste schifezze voglio vedere se qualcun altro ha il coraggio di toccarla. »
Il campanello suonò per la terza volta, con insistenza. Scorpius scosse la testa, mi lanciò un’ultima occhiata disgustata e andò ad aprire.
« Ah, siete vivi, allora! » sbottò un ragazzino moro, alto a stento un metro e settanta, con una scompigliata zazzera di capelli neri e due grandi occhi verde smeraldo, costantemente spalancati: Albus Severus Potter. Conosciuto come Al da tutti quelli che non volevano morire e scambiato per un ragazzino del terzo anno da tutti quelli che non lo conoscevano.
Sia io che Scorpius grugnimmo una specie di saluto, per nulla entusiasti della sua presenza. Perché Albus Potter, Rose Weasley e Scorpius Malfoy in una stessa stanza poteva voler dire una sola cosa: Al che faceva un toccante discorso sull’amicizia, mentre Rose e Scorpius si lanciavano maledizioni in giro per la stanza, come in una bizzarra partita di tennis dove Al fungeva da rete.
Al, ignorando clamorosamente gli sguardi assassini che ci rivolgevamo io e io suo amichetto ossigenato, si sedette sul divano ai piedi del quale mi stavo rotolando da quasi un’ora e sorrise con aria rilassata, come se si trovasse in una stanza dove regnavano la pace e l’armonia. L’unica cosa che regnasse, invece, era il silenzio imbronciato in cui eravamo precipitati io e Malfoy.
« Allora, come va? » chiese Al.
« Bene. » rispose Scorpius, con una vena di sarcasmo che probabilmente colsi solo io.
« Alla grande. » gli feci eco, con voce da funerale.
Albus incrociò le gambe e si mise ad informarci degli ultimi avvenimenti. « Vengo da casa dei nonni; lì le cose non vanno affatto bene. C’è più gente che al pranzo di Natale, ma l’atmosfera non era esattamente natalizia: zio Ron stava sclerando di brutto e papà gli andava dietro. Anche mamma a dire il vero… non li avevo mai visti tutti e tre che scleravano nello stesso momento e spero di non doverli vedere mai più. Sono venuto da voi a chiedere asilo politico… a proposito, sono davvero contento per Draco e zia Hermione. » le occhiate assassine che gli lanciammo io e Scorpius furono abbastanza chiare sul fatto che non la pensavamo esattamente come lui « Lo sapete, no, che i grandi non sanno ancora della convivenza… me l’ha detto Hugo, ma potete stare tranquilli, sarò muto come un pesce. » Certo, c’era proprio da stare tranquilli: Al non sarebbe riuscito a tenersi per sé neanche il fatto che il suo migliore amico fosse gay. O magari Malfoy lo era davvero e Al era meno pettegolo di quanto pensassi. « E credo sia un bene che non lo sappiano, perché già così non l’hanno presa affatto bene. Comunque io lo trovo semplicemente grandioso. Insomma, ci pensi, Scorp? Adesso siamo praticamente cugini e tu e Rose siete… beh, tipo gemelli. »
« Wow. » sbuffai, ficcandomi in bocca una cucchiaiata di Nutella.
« Esaltante. » commentò Scorpius, che se ne stava appoggiato al muro alle mie spalle con aria tutt’altro che esaltata.
« E comunque tecnicamente io sono la sorella maggiore. » precisai.
« Per due giorni, non ti montare le testa. » mi rimbeccò Scorpius.
Tuffai il cucchiaino nel vasetto di Nutella e gli rivolsi un’occhiatina di superiorità.
« Sono sempre di due giorni più matura di te. »
« Allora spero anche che tu crepi due giorni prima di me » sibilò lui.
« Non ci contare, le femmine vivono più a lungo dei maschi. »
Sempre che lui potesse essere definito un maschio.
Albus ci rivolse uno sguardo compiaciuto, con l’aria di aspettarsi un secondo fidanzamento nel giro di un paio di mesi, e disse.
« Beh, adesso vi parlate. È un miglioramento, no? » “Non di certo per il mio umore” « Scommetto che farete amicizia subito. »
« Contaci. » rispose Scorpius, sarcastico.
Io fui più franca. « Al, sei un povero illuso. »
Cinque minuti dopo il povero illuso di cui sopra ed il suo amichetto ossigenato andarono a rintanarsi nella stanza di quest’ultimo, dopo che io avevo “educatamente” rifiutato di unirmi a loro.
Passai ancora una decina di minuti nella noia più totale, poi decisi di scendere in cantina a cercare la televisione ed aprii un paio di scatoloni a casaccio, ma la cosa più interessante che trovai fu uno scatolone pieno di vecchia roba di scuola, probabilmente appartenuta a Draco, a giudicare dal verde sbiadito degli abiti. Trovai anche un quadernino rilegato in pelle di drago che aveva tutta l’aria di essere un diario e lo sfilai dallo scatolone con un ghigno: non avrei potuto chiedere di meglio del vecchio diario di Draco Malfoy, se volevo sputtanarlo davanti a mia madre. E ovviamente lo volevo.
Tornai sul tappeto del soggiorno, accanto al mio fidato vasetto di Nutella, ed aprii il diario. Sulla prima pagina, con la calligrafia incerta di un bambino che prova a scrivere con il corsivo svolazzante degli adulti, c’era scritto “Questo è il diario di Draco Malfoy, chiunque tu sia chiudilo subito o ti crucerò”. Lo presi come un invito a leggerlo.
La seconda pagina del quaderno cominciava con una data risalente al giurassico: probabilmente all’epoca Malfoy era parecchio più piccolo di me.
 
1 settembre 1991
Lo Smistamento è stato davvero una merda. Cioè, non che sia scontento della Casa in cui sono finito: Serpeverde, ovviamente. Anche perché se non fosse così non sarei qui a scriverti: papà, prima di accompagnarmi a King’s Cross mi ha chiaramente lasciato intendere che se non fossi stato smistato a Serpeverde mi avrebbe Avadakedavrizzato. E quando te lo dice uno con il Marchio Nero sul braccio, c’è da prenderlo in parola.
Comunque, stavo dicendo che lo Smistamento è stato una merda completa: secondo me quel cappello l’hanno trovato dentro a un uovo di Pasqua, cioè, ha fatto lo Smistamento completamente alla cazzo di cane. A Serpeverde non è finita neanche una bella ragazza, quest’anno: Pansy Parkinson sembra uno di quei cani bavosi e restando in tema di bava e simili, credo che mi sbavi dietro. Poi c’è Millicent Bulstrode, neanche a parlarne, cioè, se la guardo troppo ho paura che diventerò gay… l’unica che si salva è Daphne Greengrass, ma non mi sembra niente di speciale. Bionda, occhi chiari, timida, hai presente il tipo di ragazza? Noiosa fino alla morte.
Le uniche ragazze veramente carine del nostro anno sono due gemelle, mi pare si chiamino Patil, e puntualmente sono state smistate una a Grifondoro e l’altra a Corvonero. E poi c’era anche un’altra ragazza che mi sembrava carina. Cioè, non che fosse proprio bella: capelli crespi e intrattabili, denti da castoro… (“Mamma?!? Cioè, a lui interessava mamma già dal primo giorno che l’ha vista? Questa sì che è una notizia! Non da far sapere a mamma, comunque…”) però mi sarebbe piaciuto che fosse nella mia Casa. Ovviamente anche lei è finita a Grifondoro… mah…
Ah, e poi mi sono dimenticato di dirti della supersurprise di quest’anno: il grande Harry Potter frequenta Hogwarts. Non capisco perché la gente gli lecchi tanto il culo: è solo un povero scemo e per giunta credo sia ancora convinto di essere un babbano. Gli avevo persino offerto la mia amicizia, ma lui mi ha mandato a quel paese e poi, ovviamente, si è fatto smistare a Grifondoro assieme all’ennesimo pezzente Weasley: Salazar, ma in quanti sono quelli là? Ti credo, poi, che sono poveri: se avessi tutti quei fratelli, probabilmente saremmo poveri anche noi!
Comunque una cosa è certa: Potter non può rifiutare la mia amicizia senza pagarne le conseguenze.
 
« Ehi, Rose, cosa leggi? »
Mi affrettai a chiudere il diario e rivolsi un gran sorriso innocente a mio cugino. « Compiti. »
Al non aveva l’aria di essersela bevuta: quando passi cinque anni della tua vita a copiare i compiti in Sala Grande, la mattina, la tua credibilità in questo tipo di cose si abbassa vertiginosamente. Comunque, se anche – com’era probabile che fosse – Al non mi credeva, sorvolò sulla mia bugia e disse.
« Io adesso dovrò andare a casa, prima che i miei mi diano per disperso. Solo, ehm… cerca di essere un po’ più gentile con Scorpius, magari. »
Alzai gli occhi al cielo. « Oggi non l’ho picchiato, mi sembra di essere stata anche troppo gentile. »
Al sospirò e scosse la testa. « Rose, dovresti considerare il fatto che tu e Scorpius siete molto diversi. »
« Ma non mi dire. » sbuffai, con abbondante sarcasmo.
« Intendo dire che tu, quando ti arrabbi, te ne vai in giro sbattendo le cose, urlando e insultando chiunque ti capiti a tiro. Mentre Scorpius, ecco, lui non manifesta i suoi sentimenti in modo così esplicito, ma questo non vuol dire che non abbia bisogno di qualcuno con cui parlare di come si sente. E fidati, ci sta malissimo per la relazione tra Draco e Hermione. »
Sollevai un sopracciglio. « E allora? »
« E allora se tu fossi un po’ più gentile con lui, magari lui si aprirebbe un po’ con te. » sbottò Al, esasperato.
Mi ficcai in bocca l’ennesima cucchiaiata di Nutella. « Dev’esserti sfuggito che io non ho la minima intenzione di ascoltare i problemi del tuo amico, Al. Se vuole parlarne, può andare da uno psicologo. »
« Accidenti, Rose, vivete nella stessa casa! Dovrete pur imparare a sopportarvi, prima o poi! »
« Scommettiamo che no? » risposi, ironica.
« Ah, e comunque » aggiunse mio cugino « Ignorare la gente è il suo modo di fare l’incazzato. Si aspetta le tue scuse per il calcio. »
« Che aspetti. »
Quando Al se ne andò, inveendo contro la cocciutaggine mia e di Scorpius, rimasi stesa sul tappeto a piluccare Nutella finché non cominciai a sentire un discreto mal di pancia e decisi di passare ad attività più costruttive… come, per esempio, rovinare la relazione di Draco e mia madre.
Mezz’ora dopo, munita di colla attaccatutto, chiodi e martello, stavo ricoprendo ogni superficie libera della camera di mamma e Draco con le vecchie foto di papà e della nostra famiglia prima del divorzio. Scorpius aveva trovato il suo pianoforte in cantina e si era messo a strimpellare, ragion per cui pestavo il martello sui chiodi facendo più rumore possibile. Quando il biondastro lasciò perdere le scale e si mise a suonare Beethoven, decisi che era ora di fargli sentire della vera musica e, trascinata nella stanza di mamma e papà la mia radio, misi su un cd babbano a tutto volume. Assordata dalla musica a palla e dei colpi del martello, realizzai che Scorpius aveva smesso di suonare solo quando sentii la sua voce seccata alle mie spalle.
« Ti dispiacerebbe abbassare il volume di questa robaccia? »
Mi voltai, brandendo il martello con espressione minacciosa. « Questa robaccia si chiama rock ed è sicuramente meglio della tua musica classica del cavolo. »
« Questa robaccia fra due mesi nessuno si ricorderà più cosa sia, » mi corresse lui « mentre la robaccia che suono io resterà nei secoli. »
« Amen. » completai, sarcastica.
Scorpius mi lanciò un’occhiataccia e spense la radio. « A proposito » aggiunse, osservando il collage di foto che avevo attaccato sui muri « Non capisco perché ti impegni così tanto per farti mettere in punizione… sai, se hai tanta voglia di restare chiusa in casa con me basta dirlo. »
« Avrei più voglia di farmi ficcare un manico di scopa su per il culo » sbuffai.
« Come siamo eleganti. Beh, divertiti in punizione, io torno a suonare. » mi salutò, avviandosi verso la porta.
« Metti la sordina. » gli urlai dietro « Perché sai, a parte il pessimo genere di musica che suoni, non sei neanche tutto questo gran pianista! » A dire il vero, per quel poco che ne capivo, suonava molto bene, ma non gli avrei mai dato la soddisfazione di ammetterlo. « A proposito, hai qualche foto di tua madre? Voglio fare le cose per bene, qua… »
Scorpius si voltò molto lentamente verso di me e mi rivolse uno sguardo che mi fece venire i brividi. « Non ho foto di mia madre. » sibilò.
« D’accordo, come non detto. » mi arresi « Vorrà dire che andrò da lei a chiedergliene qualcuna, sono sicura che non le dispiacerà mandare all’aria la nuova relazione del suo Dracuccio. Dove abita? »
« In paradiso. » sussurrò, sbattendomi la porta in faccia.
Ops.
Rimasi a fissare la porta chiusa, come imbambolata: accidenti, non avevo idea che sua madre fosse morta! Certo che poteva anche dirmelo prima, insomma, cosa ne potevo sapere io?
Se tu fossi un po’ più gentile con lui, magari lui si aprirebbe un po’ con te.
Le parole di Al mi risuonarono nel cervello, facendomi sentire vagamente in colpa.
 

***

 
L’urlo di Draco Malfoy mi fece sobbalzare.
« HERMIONE JANE GRANGER! SI PUÒ SAPERE PERCHÉ CAMERA NOSTRA È TAPPEZZATA DALLE FOTO DI QUELL’INDIVIDUO?! »
Cinque minuti dopo, quando scesi al piano di sotto, trovai il biondo intento ad attaccare foto di Astoria Greengrass in giro per il soggiorno, mentre sibilava insulti ai Grifondoro, ai Weasley e a Merlino. Sembrava di pessimo umore, ma mai quanto mamma, che gli passò accanto senza degnarlo di uno sguardo e si mise cucinare sbattendo le pentole.
« Io quella la metterei sul caminetto. » gli suggerii, accennando alla cornice che teneva in mano.
Draco mi fulminò con un’occhiataccia. « Sei stata tu, vero? »
Mi esibii nella mia migliore faccia innocente. « Perché dovrei essere stata io? »
« Perché dovrebbe essere stata Hermione? » mi fece il verso, guardandomi male.
Gli sorrisi, con un certo sadismo. « È evidente che voi uomini non capite niente di noi donne. Per voi saltare da un letto all’altro è più che normale e dite di tenere l’elenco delle donne con cui siete stati per fare a gara con gli amici su chi ne ha avute di più, ma in verità lo fate perché se no non vi ricordereste neanche i nomi. Mentre noi donne non dimentichiamo. Mai. Figurarsi ad appena un anno dal divorzio, poi. Probabilmente mamma ha cominciato la sua storia con te solo per far ingelosire papà. »
E me ne tornai in mansarda vittoriosa, pensando con orgoglio “Weasley-Malfoy dieci pari. E ora si comincia sul serio.” 

   
 
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