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Autore: WorthTheWait    03/09/2010    8 recensioni
Perché a me? Perché? E' successo tutto così in fretta che non mi sembra vero. Com'è successo? Com'è potuto succedere? Beh... questo lo so. So com'è successo tutto, anche se forse - anzi, sicuramente - sarebbe meglio che non fosse successo niente, e invece ora mi ritrovo in questa posizione scomoda, senza una soluzione. Perché l'ho fatto? Perché? Beh... Ted. Perché sono innamorata di lui, ecco perché. Come diavolo faccio ora? Come faccio? Non pensavo di essere... beh, si, insomma... di essere... mi viene male solo a pensarci. Non so assolutamente come fare, non vedo nessuna soluzione e mi sa che non ne troverò neanche una. Mi sa che dovrò vuotare il sacco prima che tutto sia evidente, è l'unica cosa che posso fare: dire la verità a tutti, soprattutto a Ted.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Lily Luna Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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I Hate You

Inizio a camminare verso la cucina, ignorando Ted che non fa altro che cercare di attirare la mia attenzione. Ma non ho nessuna intenzione di dargli spago, assolutamente nessuna. Mi ha fatto soffrire talmente tanto che prima che riesca a parlargli degnamente ne dovrà passare di tempo. Decisamente tanto.

“Ciao, Lily” sento Vic salutarmi, sorridendomi. Non so se quel sorriso sia falso o meno, so soltanto che, in questo momento, la odio con tutta me stessa. E’ seduta al tavolo della cucina, mentre mi osserva con i suoi soliti occhi azzurri che hanno ipnotizzato Ted sin dalla prima volta che li ha visti. O forse è stato il quarto di sangue da Veela a persuaderlo. O forse è stata la sua bellezza. Forse i suoi capelli biondi. O forse soltanto il fatto di poterla avere. Di poterla amare. O forse perché costretto ad amarla. Non saprei dire precisamente il perché Ted sia stato al suo fianco per tutto questo tempo. Ma forse lo ha fatto perché l’ha sempre realmente amata.

“Ciao, Vic” le rispondo, con un sorriso decisamente falso sul volto. Vedo Ted apparire dalle mie spalle e cercare di entrare nella conversazione. Incrocio le braccia sotto al petto, a stretto contatto con il mio bambino. Ancora non posso credere al fatto che Ted abbia messo incinta anche Vic. E’ sicuramente lui il padre, visto che il loro... il loro bambino è stato concepito un mese dopo al mio. A quel tempo stavano ancora insieme, io non sapevo ancora niente della mia gravidanza e lui non si ricordava niente di quella sera per via della sbronza che gli aveva offuscato la vista. E’ sicuramente lui il padre, a meno che Vic non lo abbia tradito. Non credo. Victoire lo ha sempre amato e non penso che avrebbe potuto tradire una brava persona come Ted. Aspetta un attimo! Ho appena detto brava persona?! Beh, è davvero una brava persona, ma in questo frangente, sottolinearlo non mi sembra la cosa ideale, visto che sto facendo di tutto per fargliela pagare per tutte le lacrime che mi ha fatto versare.

“Perché da queste parti?” mi chiede, invitandomi con una mano a sedermi in una sedia accanto a lei. Scuoto la testa, in segno negativo e stringo sempre più forte le braccia sotto il mio seno.

“Volevo parlarti, niente di più...” ammetto, volendole dire quanto sto male per tutto quello che sta succedendo.

“Beh, deduco che hai letto il contenuto della lettera che avevo spedito a Ted” sinceramente non ci vorrebbe una grande intelligenza per arrivare a questa conclusione, o sbaglio? Anche se credo che sia stato Teddy a dirle tutto riguardo alla mia reazione riguardo alla scoperta della sua gravidanza.

“Non penso che ci vorrebbe un genio per capirlo” le rispondo, fredda e acida, facendo di tutto per non permettere al mio sguardo di posarsi su il mio caro Teddy Bear. Non so cosa ci rappresenti lui in questa conversazione tra future madri. Già, mi ero dimenticata: lui è il padre di entrambi i figli, “beh, non ci vorrebbe neanche per capire quanto stia male a causa tua in questo periodo. Anzi... a causa vostra” dico, indicando sia lei che Ted.

“Siamo nella stessa situazione” mi risponde, alzandosi e facendomi risaltare agli occhi la curva leggera della sua gravidanza. Non sono assolutamente d’accordo con lei: non ci troviamo nella stessa situazione neanche lontanamente.

“Non credo proprio” le rispondo con una risata senza allegria. L’allegria è l’unica cosa di cui avrei bisogno. Essere allegra, spensierata... felice, insomma, “tu non sei la ragazzina spaventata di diciassette anni che si ritroverà a crescere un bambino da adolescente e da ragazza-madre. Tu non sei quella che dipende ancora dai propri genitori e che non riesce a farsi perdonare dal proprio padre” la voce mi esce dalla gola strozzata e piena di rabbia, “non sai neanche quello che sto passando. Certo, ti trovi nella mia stessa situazione strana, ma non vivi quello che sto vivendo io. Tu sei grande, adulta, sei capace di prenderti cura di un’altra vita e zio Bill non deve perdonarti; ormai sei responsabile e matura” o almeno dovresti esserlo.

“Non sono stata io ad andare a letto con il ragazzo di mia cugina, senza neanche preoccuparmi di prendere precauzioni” quanto la odio. E’ ufficialmente la persona che odio di più sull’intero pianeta Terra.

“Senti chi parla: la mia cugina preferita che dopo una discussione se ne va di casa, lasciando Ted ad ubriacarsi, senza riuscire a capire quanto sia speciale. No, Vic, tu non riesci a capire quanto Ted tenga a te. E’ come il tuo cagnolino ammaestrato che quando gli lanci il bastone, lui te lo riporta senza fiatare. Lui ti perdona sempre, qualsiasi cosa sbagliata tu faccia” sono obbligata a risponderle in questo modo per ribattere la sua frase precedente, “e tanto per la cronaca: non sono stata io quella che ha trovato un pretesto qualsiasi per discutere con il mio ragazzo ed andarmene di casa, senza neanche chiudere la porta. Non sono stata io quella che ha permesso al mio fidanzato di ubriacarsi e di svagarsi con mia cugina” Potter-Weasley, 1 a 0.

“No, sei tu che non sei mai riuscita a capire che Ted fosse mio” sembra quasi che stia parlando di un soprammobile.

“Guarda che non è un oggetto” sbuffo, stringendo le braccia conserte ancora più forte.

“Calmatevi tutte e due” la voce di Ted rimbomba per la cucina, facendoci voltare entrambe verso di lui.

“Sentiamo cos’hai da dire” sbuffo nuovamente, pronta ad ascoltare il suo dannato discorso. Mi appoggio al muro dietro di me con la schiena, puntando i miei occhi sul suo volto.

“Ci manca che vi tiriate per i capelli! Quello che è successo è successo, ora dobbiamo pensare alle conseguenze...”.

“Dillo al tuo caro padrino, non sai quanto sarebbe felice di sentire un discorso del genere” dico, sarcasticamente e con un po’ di cinismo nella voce, “e se devo ascoltare un altro dei tuoi discorsi ‘io ci sarò sempre per te’ oppure ‘ti starò accanto e ti aiuterò con il bambino’ - discorsi che ormai so a memoria -, preferisco tornarmene a casa da Jay e Al: almeno loro mantengono la parola data”.

“Lils...” sospiro e sbuffo, preparandomi a ribattere.

“Quante volte devo ripeterti di non chiamarmi in quel modo? Mi da fastidio sentirmi chiamare con il mio nomignolo. Il mio nome è Lily!” esordisco, roteando gli occhi, “forse è meglio che tolga realmente il disturbo. Dovrete parlare della data del vostro matrimonio e di tutto il resto. Vi dico in anticipo che non ci sarò, quindi, cara Vic, trovati qualcun altro a cui affibbiare il ruolo di damigella d’onore”.

“Non c’è nessun matrimonio. Ted è venuto qui soltanto per chiedermi del bambino e di altre cose, ma niente a che fare con un matrimonio” mi risponde Victoire, avvicinandosi a me e a Teddy. Forse potrei pensare realmente a prenderla e tirarle i capelli, sarebbe una bella idea, “poi, se anche fosse, non sarebbero affari tuoi”.

“Invece si” le rispondo, falsando un sorriso, “dato che lui è il padre del mio bambino” a volte mi stupisco del quoziente intellettivo di mia cugina. Non riesco a capacitarmi di come il cappello parlante abbia potuto smistarla a Corvonero.

“... beh, anche del mio”.

“Sarà questo il motivo per cui nell’ultimo periodo non ho fatto altro che piangermi addosso?” dico con una risata priva di felicità che mi esce spontanea dalle labbra. Ho già detto che a volte dubito dell’intelligenza di mia cugina?, “comunque, sarà meglio che vada, prima di arrabbiarmi sul serio e di iniziare a mettere, seriamente, le mani addosso a qualcuno”.

“Grazie per la visita, Lily” la voce sarcastica di mia cugina mi accompagna fino alla porta. Non dubito soltanto del suo QI, ma anche della sua maturità. Mi sembra una bambina di cinque anni, intrappolata nel corpo di un’adulta. Ma questa informazione è nota soltanto a poche persone che la conoscono veramente e non superficialmente, come facevo anche io un paio di mesi fa.

“Grazie per la chiacchierata, Vic” rispondo con lo stesso sarcasmo e cercando di rifarle il verso, “e grazie per le tue interruzioni, Ted”.

Quando richiudo la porta alle mie spalle, non posso fare altro che sospirare e sbuffare alle parole di mia cugina. Sarà una mia impressione, ma penso che addirittura mio figlio - o figlia... - sia una bambina meno frignona di lei. Mi chiedo come abbia fatto Ted a sopportarla per la dozzina di anni, durante i quali sono stati insieme. Un mistero al quale, forse, un giorno, troverò la risposta. Come odio Vic... d’accordo, odiare è una parola eccessivamente forte, posso dire che la detesto molto. E’ diventata la persona più odiosa della mia Top Ten delle persone odiose in questo momento. Lei ha sottratto il primo posto e il trofeo a mio padre, anzi, si è impossessata anche del secondo posto che apparteneva al mio caro Teddy Bear.

“Lily” sento la voce di Ted provenire da dietro di me. Si parla del diavolo e spuntano le corna... non è così?

“Si, Teddy?” dico più scocciata possibile, voltandomi svogliatamente verso di lui. Da una parte sto male anche io, quando devo sforzarmi di essere arrabbiata con lui, ma non posso arrendermi e tornare tra le sue braccia, come se non fosse successo niente. E’ il mio carattere, sono fatta così. Ne vale anche il mio orgoglio. Deve capire quanto mi ha fatto soffrire e non gli basterà dirmi un ti amo per farmi tornare ad essere la sua Lils.

“Non posso continuare ad andare avanti così. Non posso continuare a vederti così”.

“Così come?”.

“Distante da me” mi risponde, avvicinandosi a me, “sai che voglio starti accanto”.

“Se avrò bisogno di te, lo saprai, te lo dirò” gli risposi, indietreggiando di un passo e spostando lo sguardo dai suoi occhi, come se avessi paura di scottarmi soltanto a vederlo, “sai che ho bisogno di tempo - non so neanche quante volte ti ho detto questa frase”.

“Cosa diresti se ti dicessi di nuovo che vi amo con tutto me stesso?” mi chiede, con uno sguardo dolce che farebbe impazzire qualsiasi ragazza.

“Ti direi che ho bisogno di tempo e che se ci ami veramente sarai in grado di rispettare le mie scelte” gli dico, prendendo la mia bacchetta di salice, 10 pollici e ¼, formata da corda di cuore di drago e, salutandolo con un cenno del capo, mi materializzo in camera mia e mi lascio cadere sul letto, portandomi le mani alla faccia e pensando a Ted, che sto iniziando, involontariamente, a perdonare.

  
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