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Autore: Mr Black    03/09/2010    2 recensioni
Una what-if che riscrive la fine di Eclipse, stravolgendo poi Breaking Dawn.
Mentre si fa sempre più vicina l'armata di Victoria e dei vampiri neonati, il triangolo amoroso Edward-Bella-Jacob esplode con tragiche conseguenze. Così, Edward e Bella andranno incontro ad un destino radicalmente diverso.
Non faccio altro che ripetere gli stessi sogni ed ormai, francamente, lo trovo pure stancante. Prima - non saprei esattamente dire quanto "prima" fosse - era solo dolore. Il dolore perfetto. Sognare un'eternità radiosa e svegliarsi in un'eternità di buio nero, nerissimo.
Altro che alba dirompente... la mia vita è più una notte polare. Anche di giorno, c'è sempre buio. Il sole non sorge mai.
Il sole non sorgerà mai più.
La storia che la Meyer non ha avuto il coraggio di raccontarvi.
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen | Coppie: Bella/Edward, Bella/Jacob
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INTERLUDIO: EDWARD CULLEN


Ci vediamo solo tra qualche ora, Bella!

Sono le mie parole che suonano a vuoto. Parole di circostanza, che non comunicano niente, perché nessuno ci crede. Di certo non Bella, che mi risponde con un'occhiataccia, di certo nemmeno io. Non è per me che parlo, ma forse, a ben vedere, non è nemmeno per Bella che parlo. Forse semplicemente parlo per fare finta tutto sia normale. Che non ci sia un esercito di vampiri in arrivo, per esempio.

Che cosa stupida.

Bella mi bacia. E' uno di quei baci. Quei baci che vogliono dire: ho paura di perderti. Quanto vorrei che fosse possibile negare l'evidenzia, ma non è così, ed è stupido pure starci a pensare, cullarsi, anche solo per un attimo, con l'idea, la possibilità che tutte le cose brutte del mondo e della vita possano sparire. A sparire invece è solo Bella. La vedo allontanarsi sempre di più. Lei non si volta più a guardarmi: sono troppo lontano per la portata del suo occhio umano. E lei non sa, o forse sa, o magari ignora volutamente, che io posso continuare a vederla. Così come posso sentire i pensieri incerti, imbarazzati, volutamente imbavagliati del cane che l'accompagna.

Devo essere forte, devo essere sicuro, devo essere convinto, fiducioso, realista.

Non devo essere geloso, non devo essere preoccupato, non devo essere titubante, sospettoso, impulsivo.

Devo, devo.. e non devo.

Che senso ha la vita se in ogni fibra del tuo essere risulta sempre, a chiare lettere, il contrasto eterno tra quello che vuoi e quello che devi.

E' quello che mi sono sempre chiesto. Ogni volta che la mia essenza scattava, sollecitata ed eccitata dal richiamo innegabile del sangue. Controllati, Edward, controllati... L'insegnamento di Carlisle contro la mia natura mostruosa ed impulsiva.

Che senso ha la vita, se le cose stanno così?, dicevo. Ora conosco la risposta.

La risposta è una ragazza maldestra, insicura, ma allo stesso tempo determinata, che mi ha sconvolto l'esistenza. E allora so che devo controllarmi, solo per lei. Allora so che non ci sono catene più dolci del suo amore.

E' per questo che la lascio andare, con una superficiale e pacata tranquillità. Nel profondo, com'è ovvio, si agitano mille mostri marini e maledetti. Che si agitino pure: io so di essere molto più di un nodo di sentimenti ed impulsi e bisogni e frustrazioni. E tutto grazie soltanto a lei. Lei. Così ingenua così testarda da amarmi, da inchiodarsi davanti alle mie fauci, come a dire: mangiami, se vuoi puoi pure mangiarmi, divorarmi, basta che sono tua.

Io e Bella ci apparteniamo. Se chiunque mi chiedesse di parlare dell'amore che mi lega a Bella, risponderei così. Ci apparteniamo, punto.

Per questo lasciarla sola mi fa bruciare l'anima che sono abbastanza certo di aver perso, e che tuttavia c'è, perché ci crede lei.

“Hai fatto la cosa giusta, Edward.” Le parole calde di Carlisle mi giungono un istante prima della sua voce. Nel suo pensiero sono già chiare, perfette, luminose. Mi riscaldano come mai riuscirà a fare la sua mano sulla mia spalla. Io scelgo di non rispondere, semplicemente perché a volte non ci sono parole da usare. Gli rivolgo un mezzo sorriso e mi preparo anch'io ad uscire. Mi muovo rapidamente, con gesti rapidi, e quasi mi sembra assurdo. Sono talmente abituato a muovermi piano, avendo sempre intorno Bella, che muovermi con la naturale e spontanea velocità da vampiro mi sembra strano, troppo strano. E' anche questo l'effetto che Bella ha su di me? E' fino a questo punto che, davvero, come dice Alice, stare con lei mi ha cambiato?

“Vedrai, andrà tutto bene.” Alice. “Ne sono sicura. Non sono le previsioni... come dire, è un sesto senso. Una certezza assoluta, malgrado tutte le variabili e malgrado tutte le previsioni.”

“Alice...”

“A più tardi, Edward! Noi andiamo a riscaldarci.”

“Ciao Emmett...”

“A più tardi.” Esme si allunga verso di me e mi bacia la fronte. Sorrido ancora, mi volto, esco definitivamente da casa.

Ed eccomi. Solo con i miei pensieri, nella foresta. Solo con i miei sentimenti, le mie convinzioni, e un brusio di pensieri altrui sullo sfondo.

Per una volta decido di camminare, lo zaino in spalla. Piano, a passi lenti, quasi inconsistenti sul terriccio della foresta. Non ho alcun motivo di mettermi a correre e saltellare: nemmeno per godere delle mie stesse potenzialità da vampiro. Ciò che mi aspetta è una mattinata di attesa solitaria. Ciò che devo fare non è altro che girare in tondo, la testa immersa nell'aria piena di bisbigli e pensieri soffocati, in attesa di un segnale di pericolo che potrebbe anche non arrivare. O arrivare troppo presto.

 

...

 

Tutto procede come previsto. A pochi chilometri da questo spiazzo stranamente luminoso, verso Nord, la mia famiglia ed il branco si stanno allenando. In un punto imprecisato a diversi chilometri, verso Nord-ovest, Bella e Jacob. Abbastanza lontani per essere fuori la mia portata. Abbastanza lontani, forse, per essere anche al sicuro.

Una parte della mia mente continua insistentemente a pensarci e ripensarci. Per una volta mi ritrovo a dire che odio essere un vampiro. Questi pensieri a vari livelli sono stancanti. A cominciare da questa parte della mia mente che continua ad immaginare Bella e il licantropo. Un'altra parte della mia mente cerca di calcolare esattamente la loro posizione. Ma a che serve? E in fondo è meglio così. Se non riesco a trovarli io non dovrebbe trovarli nemmeno Victoria.

Inevitabilmente finisco con il pensare alla mia conversazione con Jacob. E' strano come questo nuovo pericolo – ossia Victoria e i vampiri neonati – abbia avuto un effetto assolutamente non previsto. Non è la vita di Bella ad essere messa in pericolo, quanto piuttosto è... tutto: io, Bella. Noi Cullen e i licantropi di La Push. Può un evento come questo dare luogo ad un effetto completamente diverso e per nulla previsto? Se tutto ciò ha una logica, mi sfugge. E sfido persino Alice a trovarla, questa logica. Il punto è che questo evento ha messo in discussione tutto quanto. Senza Victoria non avrei mai dovuto lasciare Bella sola con Jacob, non mi sarei ritrovato a parlare con lui, forse non avrei mai ammesso tutte le difficoltà nel mio rapporto con Bella, non avrei ammesso questa verità triste e che però è ormai innegabile: e cioè che per quanto io sia pronto ad immolarmi per rendere felice, per quanto lei stessa sia pronta ad immolarsi per rimanere per sempre accanto a me, non riusciremo mai a trovare un equilibrio. Non ci basteremo mai.

Forse Victoria non c'entra niente, ed è tutto molto più ineluttabile ed inevitabile di quanto credessi. Forse, semplicemente, tutti i nodi sono venuti al pettine. Prima o poi sarebbe accaduto.

Negli ultimi tempi lo sguardo di Bella è cambiato. Il suo sguardo, rivolto a me, è diverso. Inizialmente era un misto di sentimenti che non capivo e che non tolleravo, e che mi facevano impazzire. Poi ho accettato me stesso ed i suoi sentimenti e mi sono lasciato andare. Per me i suoi sono diventati gli occhi dell'amore puro. Oggi, invece, sono gli occhi della dipendenza. Del bisogno.

C'era un tempo – sembrano passati eoni, eppure a chi è abituato ad avere l'eternità davanti sono soltanto un paio di battiti di ciglia – in cui quando ci lasciavamo, quando lasciavo la sua casa, sapendo di rivederci l'indomani, lei mi guardava colma d'amore e felicità, perché sapeva che ci saremmo rivisti presto. I suoi occhi mi dicevano: ti lascio andare, perché so che tornerai da me. Adesso ogni volta che i suoi occhi si posano su di me sembrano dirmi: ti prego, non andare, non posso resistere nemmeno un istante senza di te. Non sono gli occhi di un'innamorata, sono gli occhi di una drogata.

Pensare, comprendere ed accettare mentalmente quanto detto mi fa male. E' un dolore sbagliato, un dolore che non dovrebbe esistere, un dolore senza senso. E' un dolore tutto mio, ed è odio puro distillato nei miei confronti. Io, io, io. Che sono troppo per lei, sono eccessivo, sono ingombrante, enorme, incomprensibile, incontenibile. E nonostante ciò, non le basto mai. Non potrò mai bastarle.

L'aria ha un odore frizzante e variegato. Riconosco una miscela di odori familiari. Mi sono lasciato prendere dai miei pensieri, ho camminato e ora sono troppo vicino a Jasper e agli altri. Devo tornare indietro, Esme e Alice sono fuori la mia portata.

Dannazione.

Mi sento così stupido. Datemi dell'impulsivo, del mostruoso, dell'animale. E' quello che sono, è la mia reale natura, soffocata negata incatenata giornalmente dal mio autocontrollo. Ciò che non mi appartiene è l'essere emotivo, tuttavia. E distratto.

Io sono uno che non si distrae mai e proprio adesso, nel momento del pericolo, mi sono lasciato prendere dai miei odiosi pensieri e mi sono distratto.

Forse c'è un po' di Bella anche in me. Forse è questo che lei ha fatto. Ha scovato il mio nucleo centrale, ha raggiunto il nucleo della mia essenza e l'ha conquistato. Come un virus, mi ha contagiato, mi ha intossicato. Non c'è timore nelle mie parole, né sospetto, o rimorso. Va bene così. Prendimi tutto, Bella. Prendimi tutto. Pur di bastarti. Pur di sfamarti per l'eternità, divorami.

L'amore è proprio assurdo.

Ed io sono solo uno stupido che gioca con le parole per nascondere, dissimulare. Oh, in questo sono un campione. Pur di negare l'evidenza e trarre in inganno, sono pronto a costringere le mostruosità più terrificanti dell'Universo in una bella confezione. E' quello che sono, un vampiro, un assassino, una trappola mortale, un veleno in una bellissima confezione. Sono fatto per ingannare, attrarre, ipnotizzare, uccidere. E' quello che ho sempre ripetuto, all'inizio. A me stesso e a Bella. Ma soprattutto a me stesso: per costringermi a non cedere all'amore, per costringermi a rifiutare le briciole di salvezza che lei mi ha sempre offerto, in maniera del tutto ingenua, e masochista, e determinata. Com'è esattamente lei, Bella.

Ma che senso ha ormai rivangare il passato, ricordare le parole inutili spese? E le convinzioni infrante, i timori soffocati, i desideri soddisfatti.

E' che io ci ho creduto,e ci credo davvero... che anche per quelli come me possa esserci la salvezza. E che questa via verso la salvezza passa proprio per Bella.

E' che io ci ho provato, e ci provo ancora a far funzionare tutto.

E' che io non so più che fare... perché per ogni cosa che faccio, per ogni azione e possibilità che prendo in considerazione finisco col ferirla. Se mi costringo – e la costringo – a fare a meno di me, andando via, le procuro del male. Se mi arrendo, mi consegno all'evidenza –e ciò che Bella ormai non può più fare a meno di me –, rimane la sensazione di continuare a procurarle del male.

E poi c'è lui.

Soffoco un ringhio. Inghiottisco, come a buttar giù questo gusto acido.

E poi c'è lui. Il cane. Che l'ama, di un amore giusto e salutare. Che l'ama come è giusto che lei debba essere amata.

Tutto fila liscio, Edward. Nessun cambiamento. Vedi di tranquillizzarti. Non ho bisogno dei tuoi poteri per sapere cosa ti sta passando per la testa. Su, vedi di darti una calmata.

Alice. E' rientrata nel mio campo. Il suo pensiero mi arriva forte e chiaro. Mi rincuora. Ma giusto un pochino. Tuttavia ha ragione. Non c'è proprio nulla che possa fare, adesso.

Rimango fermo, una statua abbandonata in mezzo alla foresta. Alzo lo sguardo al cielo: gli occhi mi si riempiono di nuvole, di giochi di luce, di ombre e di chiaroscuri.

Il cielo, con le sue nuvole, è sempre al suo posto. E così sarò io. Al mio posto. Così che Bella, quando vorrà cercarmi, saprà sempre dove trovarmi. Al mio posto. Solo per lei. E mi va bene così.

Alla fine me ne rendo conto, che è per questo che l'amo, soprattutto. Perché lei mi ha assegnato un ruolo. Perché lei mi ha chiesto di stare fermo ad aspettarla. Ed io allora lo so. Adesso, posso vivere tutta l'eternità sapendo che quando lei avrà bisogno io ci sarò sempre.

 

...

 

Qui tutto bene, Edward. Carlisle. Abbiamo concluso l'allenamento. I licantropi sono carichi, ma non agitati. C'è una strana tranquillità, qui. Comunque sia, adesso ci spostiamo. Tu va' pure da Bella. Ci vediamo più tardi nel luogo prestabilito. Ah, Alice ed Esme dovrebbero mettersi in cammino proprio adesso.

Ok, diamo pure una controllatina. Dalla casa provengono solo sussurri incomprensibili, sospiri, pensieri secchi e brevi. Sicuramente si staranno preparando ad uscire. Mi incanto un paio di minuti e quasi cedo al torpore di questo brusio di sottofondo, quando una voce squillante attira la mia attenzione.

Edward, sei in ascolto, vero? Alice. E' mezzogiorno: noi cominciamo a muoverci verso gli altri. Non ho avuto alcuna visione. Possiamo stare tranquilli, insomma.

Non preoccuparti, caro. Esme. Vai da Bella, adesso. Ti starà aspettando, ne sono certa.

Annuisco, soltanto per me stesso, afferro lo zaino e poi scatto. Mi sento leggero, più leggero del vento stesso. Corro, salto, plano. Non è tanto per la fretta ed il desiderio di vedere Bella: so che lei è là ad aspettarmi e so che è lì che la troverò. E' che... ho come una brutta sensazione. Qualcosa, nell'aria... è successo qualcosa. Qualcosa è cambiato. Forse è la stessa sensazione che percepisce Alice ogni volta che si trova davanti una visione che contraddice la precedente. Ecco, è l'idea che sia accaduto qualcosa di sbagliato. Come se la storia avesse preso una piega sbagliata, una deviazione. E' come un brivido. Una sensazione spiacevole che mi si è incollata addosso e scivola lentamente sulla mia essenza, mi contamina, mi scava nel profondo. Non ci metto molto a rendermi conto che è il dubbio. E' il dubbio che mi sta lentamente divorando, come una sanguisuga che si nutre delle mie convinzioni, delle mie speranze e dei miei ricordi più belli. Il dubbio, che tra Bella e Jacob sia successo qualcosa. Scatto in alto, comincio a salire, sempre più in alto, saltando tra un ramo e l'altro, come a volermi sottrarre a tutto questo. Soffoco un ringhio, scavo dentro me stesso e mi aggrappo al mio autocontrollo. Mi aggrappo al bene immenso che provo per Bella. Devo mantenere la calma, devo mantenere il controllo.

Mi distraggo, inciampo, perdo l'equilibrio, cerco di frenare e vado a sbattere violentemente contro un albero. Dannazione. La botta è stata fortissima: l'albero sta cadendo a terra. E dire che mi ero ripromesso di mantenere la calma e di non fare danni. Speriamo il contenuto dello zaino non si sia danneggiato, altrimenti Bella dovrà ritrovarsi con dei sandwich formato carta da lettere.

Dannazione.

E' stato un attimo. Ero così concentrato a mantenere saldi i nervi ed il controllo che non facevo caso ai pensieri sempre più chiari che si sono insinuati dentro di me. E quando ho sentito quello è stato come un urlo, un pugno in faccia.

Per la prima volta nella mia esistenza da immortale odio veramente la mia capacità empatica. Perché posso sopportare tutto, posso sopportare l'ipocrisia delle persone, il fastidio dei pensieri irritanti degli altri ragazzi, i pensieri più brutti e nascosti della gente, ma non questo.

Bella e Jacob, avvinghiati, una cosa sola. Persino gli stessi pensieri, profondamente umani, anzi, del tutto animaleschi, impulsivi, istintivi.

Che stupido.

In un certo senso, ho sempre saputo che sarebbe successo. Mi sono sempre aspettato qualcosa del genere. E proprio perché tutti i giorni avevo davanti gli occhi l'idea che, sì, in un modo o l'altro avrei trovato Bella attaccata alle labbra del cane, mi ci ero quasi abituato, al punto da nemmeno crederci veramente. Siccome lo temevo, sempre, mi aspettavo che non sarebbe mai accaduto. Come una paura irrazionale che è anche irrealizzabile.

Che stupido.

La verità non è mai stata così evidente.

Rallento il passo, fino a fermarmi del tutto. Controllo. Ho bisogno di controllo.

E intanto, in quanto stupido quale sono, prendo a pugni una grossa roccia. Non m'importa: non esiste dolore più grande di quello che sto sentendo adesso, sintonizzato su questi pensieri.

La mia mente è al lavoro. Una parte della mia coscienza è concentratissimo sulle immagini che il pensiero di Jacob rielabora in continuazione: Bella che dice di amare me e di amare anche lui, Bella che si fa baciare, Bella che si tira indietro, Bella che si lascia andare e travolge Jacob, Bella che si attacca con violenza a quel corpo così caldo così umano così maledettamente... giusto.

Un'altra parte della mia coscienza è in fiamme: brucia l'orgoglio di un fuoco nero, nerissimo, il fuoco di un veleno dato alle fiamme, che si consuma e mi consuma.

Un angolino della mia coscienza, ormai sempre più ridimensionato e soffocato, mi chiede controllo, mi chiede sicurezza.

Il braccio penzola verso terra, il pugno violentemente chiuso e stretto. Davanti a me una massa di detriti, polvere e schegge di pietre. Il braccio oscilla, privo di volontà e di coscienza, come se non mi appartenesse più. Come a dire che se non provo dolore allora non è mio. Dovrei provare dolore per aver distrutto a pugni una roccia. No. Non dovrei. Vorrei provare dolore, ora ne sono più che sicuro.

In un altro, ennesimo livello di coscienza, penso al da farsi. Cosa accadrà adesso? E' ovvio che non posso lasciarmi prendere dalle emozioni. Non ora. Tuttavia, il tempismo non è mai stato migliore. La verità è che davvero tutti i nodi sono venuti al pettine. Se c'è un momento in cui tutto questo deve accadere, beh, è proprio adesso.

Stringo i denti, pronto per un nuovo affondo contro me stesso. Sento il loro odore. Completamente mischiato. E' una sensazione orrenda e disgustosa. Lotto contro me stesso per ignorarlo, mentre qualcos'altro mi sta intossicando. La gelosia. L'invidia.

“Sai, in un certo senso sei fortunato, Jacob.”

“Risparmiami il tuo sarcasmo.”

“Non è sarcasmo, Jacob, parlo seriamente. Io ti invidio. Sul serio.”

Mi ritornano in mente proprio adesso le parole mie e di Jacob. La conversazione di ieri. Bruciano le parole come marchiate a fuoco sulla mia coscienza e sul mio orgoglio.

E' vero, dannazione. Io lo invidio, perché è fatto di carne e sangue, perché è fatto di calore.

Proprio ora mi ritrovo a immedesimarmi nei pensieri di Jacob. Mentre il cane rievoca il suo bacio appassionato con Bella io lo rivivo, in lui, come se fossi lui. Come se volessi essere lui, almeno una volta sola. Per poter baciare Bella e sentirne il calore. Per sentire le sue mani che strofinano la mia pelle, che ne cercano il calore, anziché discostarsene, con un brivido. Jacob bacia Bella e anch'io bacio Bella. La mia mano calda è sulla sua gola bollente, e sento tutto: sento il suo battito sulle labbra, e sento anche il mio, sulle sue labbra. Ma lei continua a chiamare il nome sbagliato.

Dannazione, dannazione, dannazione!

Stringo i denti e stringo i pugni, stringo finché mi è possibile, stringo oltre il dolore che non sento, stringo a voler farne uscire fuori il sangue, ma non esce. Non esce.

Ok, Edward, ora basta. Torna te stesso. Tu sei più forte di tutto questo.

Secondo dopo secondo spengo il fuoco che brucia in me e riacquisto il controllo.

Sono stato uno stupido a lasciarmi andare a queste emozioni stupide, così tremendamente umane. Devo ricordarmi chi sono. Sono il vampiro freddo che Bella ama. E' esattamente questo il mio ruolo, è esattamente questo l'Edward che lei vuole. Anche se non riuscirà mai a bastarle.

Torno in me e mi ricordo del tempo che trascorre. Mi rimetto in cammino. Chiudo gli occhi e mi chiudo al mondo. Tutto, pur di non vedere di nuovo quello che è successo.

Tra un salto e l'altro le cose cambiano ancora una volta. Continuo a tenere gli occhi chiusi, il solo istinto mi basta a guidarmi. E l'odore misto di Bella e del licantropo si fa sempre più forte: anche volendo, non potrei sbagliare. Dentro di me, però, tutto cambia. Sento qualcosa scivolare via, abbandonare per sempre il mio corpo. Mi sento... vuoto. Freddo. Spento. Dopo l'incendio di quelle emozioni, ora percepisco una totale desolazione. Le mie emozioni sono esplose e ora si sono volatilizzate. La rabbia è scemata, il dolore pure... e ciò che rimane è una triste e amarissima consapevolezza.

Io.. non saprei dire quando tutto è cominciato. Non so se c'è stato un cambiamento, se c'è una causa logica, o se tutto era sbagliato sin dall'inizio.

Io so solo che un tempo credevo veramente che io e Bella potessimo vivere felici. Accontentandoci di noi stessi. Adesso le cose non stanno più così. Le sue parole, filtrate dal pensiero di Jacob, mi risuonano ancora nella mente, e mai se ne andranno.

Io so che con te sarei la donna più felice di questo pianeta. Io so che con te non soffrirei un amore che è essenzialmente un bisogno profondo ed incontrollabile.

Così gli ha detto, nel momento in cui mai e poi mai avrebbe potuto continuare a mentire. Alla fine, la verità viene sempre a galla.

Ora che sono così svuotato, a parlare, dentro me stesso, è forse un certo senso pratico. O forse è semplicemente lo smisurato affetto che provo nei confronti di Bella. Quasi mi stupisce la tranquillità stoica, apatica, con cui dico a me stesso che sono pronto a rinunciare a Bella, pur di renderla felice. Se è il nostro legame che la fa soffrire, molto più di quanto la renda felice... che posso fare, se non tagliare via questa catena?

E' vero, ci ho provato una volta. Perché ero stupido e vigliacco. Ma non posso fare a meno di essere me stesso. Come tutti, del resto. E' vero: l'ho fatta soffrire. Ma questa volta ci sarà Jacob, con lei. Sin dall'inizio.

A volte la cosa più giusta da fare – non la più sensata.. ma la più giusta – è lasciare che tutto prosegua secondo natura. La nostra storia è assurda, impossibile, una forzatura. La vera deviazione non è stato il suo bacio con Jacob. La vera deviazione siamo noi. Ora lo so, e ora posso farmene una ragione.

Mi fermo. Sono vicini. Spingo lo sguardo su, in alto. Il cielo, una distesa plumbea e pesante, è trafitto dalle cime degli alberi più alti. Mi viene quasi da ridere. Visto così, sembra più che altro siano gli alberi a reggere il cielo. Se non ci fossero gli alberi potrebbe venire giù, tutto d'un colpo.

Rido di me stesso, rido dei miei pensieri, della mia mente annebbiata, rido dei processi mentali con il quale rispondo a qualcosa che non avrei mai voluto sentire e vedere, e che tuttavia non posso proprio ignorare.

Mi arrampico su un grosso albero. Salgo, supero uno, due, tre, quattro rami. Al quinto, un ramo bello solido e lungo, mi fermo e mi ci siedo sopra, le gambe penzoloni.

Dovrei scendere, dovrei andare da Bella, dovrei pensare a quale reazione indossare, dovrei pensare a quali parole usare, dovrei convincermi che l'unico mio problema è salvare Bella da Victoria.

E mentre lo penso rimango quassù.

Sento un brusio di pensieri. Mi sforzo a non concentrarmi, non voglio sentirne esattamente le parole. Mi limito a percepire il ritmo di quei pensieri così aspri. Tra una serie di pensieri e l'altra ci sono un paio di istanti di silenzio. Jacob starà sicuramente parlando con Bella.

Ad un certo punto c'è un silenzio di tomba. Uno, due, tre secondi di silenzio. Finché...

Edward.

La sua voce – la voce che solo io posso sentire, dentro di me, e che è leggermente diversa da quella reale, fisica – è troppo chiara e troppo insistente per pretendere di non sentirla.

Edward, so che puoi sentirmi. Sento vagamente il tuo odore, ma tu dovresti sentirmi molto più facilmente, no?

Jacob. Rimango appollaiato sul ramo e continuo ad ascoltarlo.

Devo parlarti.

Ma non mi dire!

Beh... ecco, non so da dove cominciare. Magari ti interesserebbe sapere perché anziché venire a cercarti mi sto limitando a questa conversazione mentale.

Eh, magari.

Ho lasciato Bella da sola, giusto per un attimo. Lei non sa che sto parlando con te, e non voglio che lo sappia. E, se mi ascolterai fino in fondo, so che nemmeno tu vorrai che Bella sappia. So che hai... visto. Per quanto sia possibile uno non può spegnere completamente il proprio cervello, eh? Penso che tu abbia visto abbastanza. Non sono qui per negare quello che è successo...

Ci mancherebbe!

Né, tuttavia, per giustificarlo. E' successo, punto e basta. Non lo rinnego. Mi pare ovvio, no? Ora. Tu sai come stanno le cose. Sai che io farei di tutto per avere Bella, per averla tutta per me, e che sono pronto a lottare pur di non lasciarla morire per te. Questo lo sai e io non ti ho mai mentito, quindi ti chiedo di credere anche a quello che sto per dirti. Non ho alcun motivo per mentirti, no? Bene. Hai visto quello che è successo. Puoi credere, se ti fa sentire meglio, che sia tutta la mia colpa, che ho costretto e persuaso Bella, e che lei è una vittima inconsapevole. Ma, come hai visto, al momento di tirarsi indietro Bella non l'ha fatto proprio. Hai sentito benissimo le sue parole. Lei ama te ed ama me. E con me sarebbe molto più felice che con te. So che l'hai pensato anche tu, almeno una volta.

Sgrunt. E' intelligente, il cagnaccio. In questo modo lui può parlare a ruota libera indisturbato, mentre io non posso rispondergli.

In sostanza, sono qui per chiederti di continuare la nostra tregua, ancora per poco. Io tengo a Bella quanto te, e con i succhiasangue in arrivo dobbiamo darci da fare. Dopo, però, le cose possono pure essere diverse. So che è quello che vuoi anche tu. E' più facile per tutti e due, no? Una volta venuto meno il pericolo, siamo liberi di scontrarci per Bella. Sono certo che anche tu la pensi così. Ma, nel caso che non è così, fammelo pure notare. Avanti. Io sono qui. Puoi localizzarmi facilmente, seguendo il mio odore. Facciamo così. Ti aspetto. Se quello che ti ho detto non ti va bene, vieni, colpiscimi. Fai quello che vuoi.

Ancora prima che finisca la frase so già che non ho alcuna intenzione di spostarmi, perché ha ragione. Ha maledettamente ragione: mi ha detto ciò che ho sempre cercato di nascondere a me stesso. E' vero. Con Victoria morta, sarà tutto più facile per noi. Non dovremmo continuare questa tregua.

Conto fino a dieci, ok? Se non succede niente, beh, lo prendo come un sì.

Stringo la mano sul ramo, lotto contro me stesso. Controllo, controllo, controllo. Non spezzare il rame. Non scattare. Rimani fermo, ancorato al ramo e alle tue convinzioni.

La verità è che vorrei scattare, saltare sul suo muso da cane, e dirgli quello che penso. Che potrei anche farmi da parte.

Eppure, rimango qui, ancorato al mio ramo, ancorato al mio ruolo. Non voglio tradire le aspettative di Bella. Faccio ciò che si aspetterebbe Bella.

Bene, noto con piacere che siamo d'accordo. Ti chiedo un'altra cosa, Edward. Dammi altri cinque minuti, per parlare a Bella. Poi mi allontanerò, e Bella sarà tutta tua. Ah, tra l'altro Bella non è in ottima forma... mi sa che le sta venendo un po' di febbre. E' un po' stordita e infreddolita niente di più. Abbine cura. Ci becchiamo nella mischia, allora.

L'aria ritorna silenziosa, a parte un fastidioso brusio di sottofondo. Jacob torna da Bella ed io non posso fare a meno di immaginarli insieme.

Scendo dal ramo, atterro elegantemente sul terriccio, come una piuma muta e silenziosa. Comincio a camminare, a passi lenti. Cinque minuti ha detto, eh? Bene. Che si prenda i suoi cinque minuti. Non ho intenzione di arrivare e interrompere qualcosa. Così procedo lentamente, inevitabilmente immaginando ogni singolo istante che loro due trascorrono insieme.

Un passo in avanti. Jacob che la rassicura, lei che sorride, magari imbarazzata.

Un altro passo. Jacob la riempie di bugie e lei scuote la testa.

Un passo ancora. Jacob la saluta e lei... cosa fa lei? Lo chiama? Gli chiede di aspettare? O lo lascia andare, impaziente di rivedere me?

Ed è così che mi ritrovo a porvi una domanda fondamentale, una domanda alla quale, veramente, non saprei rispondere. Chi stai aspettando veramente, Bella? Chi, di noi due?

Sono vicino, molto vicino. L'odore del cagnaccio si fa più forte. E' intenso, al punto di stordirmi: ma a ben vedere c'è qualcosa di più forte ed intollerabile. I suoi dannatissimi pensieri. Li sento intrufolarsi dentro di me, intossicarmi, contaminarmi. Sento la sua rabbia, il suo dolore, sento la sua disperazione che lo spinge a ricorrere e delle sporche menzogne, sento le sue parole prendere corpo nella sua mente e poi uscire fuori, così aspre. E quando me ne accorgo è troppo tardi: non posso più tirarmi indietro, ora che questa scena mi si incolla violentemente sulla retina.

“Dimmi solo cosa posso fare per trattenerti! Mi bastano altri pochi minuti, te ne prego! Chiedimi qualunque cosa, Jake, qualunque cosa!”

Vedo Bella, il volto trasfigurato da un'emozione sbagliata, ingannata da una menzogna.

“Un ultimo bacio. Che ne dici, Bella? Ci sta bene. Come nelle migliori tragedie. Vuoi darmi un ultimo bacio?”

“Non l'ultimo, Jake. Non l'ultimo.”

Ciò che è peggio del semplice vedere con i miei occhi quello che accade, è sentire tutto quanto dentro la mia testa. I pensieri di Jacob si fondono con i miei. Vedo Bella baciare con passione il licantropo e sento le sue labbra sulle mie. Lui la bacia con voracità, io la bacio con voracità. Io/lui le poggiamo una mano sulla gola: lui ama il suo calore, ama sentire la sua pulsazione, e anch'io. Il desiderio mi urla nelle orecchie, mi pulsa in testa, mentre Bella lo bacia e lo divora e mi divora, mi prosciuga.

Sono una statua di freddo marmo, e dentro di me brucia l'Inferno.

“Torna, Jake... torna da me.” Bella gli/mi dice, guardando lui e guardando me piena di desiderio e compassione. Lui/io pensiamo che possiamo anche morire per quello sguardo e quelle parole che ci chiedono di tornare da lei.

Quando Jacob si trasforma sono ancora legato ai suoi pensieri, ma l'ingresso nella mente collettiva del branco è come un urto che mi spinge via. Ho le vertigini: riapro gli occhi e mi appoggio ad un tronco vicino. Riprendo a camminare, piano, pianissimo, scivolo sul terriccio senza far alcun rumore. Passo dopo passo sono sempre più vicino a Bella, che aspetta, ferma in piedi, lo sguardo perso nel vuoto. Ancora un passo, e sono sicuro di entrare nel suo campo visivo. Mi guarda, è sempre lo stesso sguardo, quello della Bella che mi ama. Mi guarda, mi vedo riflesso nei suoi occhi, mi chiedo: come mi vede, adesso, Bella? Forse mi vede preoccupato, forse mi vede ansioso, forse, non so, ho uno sguardo arreso, rassegnato, che rimane incastrato sul mio volto nonostante il mio autocontrollo. E mentre mi avvicino, capisco. Ora che fisso i suoi occhi, io so che le cose saranno diverse, io so che adesso non sarò più l'Edward che lei ha sempre amato con totale devozione e bisogno, no, io sono un impostore. Quello che lei vede, o che almeno dovrebbe vedere, è l'Edward che mente. Ora che la vedo e che mi preoccupo soltanto stia bene, io so che dovrò mentire, per la prima volta, dovrò mentire davvero. E tutto sarà diverso.

Il volto di Bella si irradia di luce. Accenna un passo verso di me, barcolla, perde l'equilibrio, e rapido come il vento sono accanto a lei. Le mie braccia la reggono, mentre la sua coscienza si spegne.

 

...

 

Scruto il cielo e non vi trovo nessuna risposta. Fa ancora abbastanza freddo, e più di questo non possiamo chiedere: è ora di pranzo. Questa sera si congelerà, penso, mandando un'occhiata a Bella, sdraiata sul mio cappotto, adagiato a terra. Non ha uno sguardo sereno, il suo viso è appena corrucciato. Le sue dita inconsciamente si stringono al cappotto, forse nel tentativo di cercare calore, o forse solo sicurezza, o chissà che altro.

Rimango ancora un istante in ascolto. Seth è vicino, riesco a sentire il vociare di sottofondo, confuso ed ammassato, del branco, chiaro e preciso nei suoi pensieri. Ripasso mentalmente la conversazione di una decina di minuti fa. La mia famiglia ed l branco si stanno muovendo, verso lo spiazzo in cui contano di intercettare ed affrontare Victoria ed i neonati. Alice ed Esme li hanno raggiunti, ed Alice ha confermato il piano e le visioni. Tutto prosegue come deve andare. Io, in realtà, non riesco a scollarmi di dosso la sensazione fredda e spiacevole che qualcosa sia andata storto, e per l'ennesima volta faccio appello al mio autocontrollo e metto a tacere i miei demoni interiori. Anche Jacob è con loro. Non so cosa abbia detto – o non detto, piuttosto – a tutti gli altri, ma non ho registrato alcuna particolare reazione. Forse sono tutti abbastanza concentrati sullo scontro sempre più imminente da ignorare completamente tutto il resto. Com'è giusto che sia. Peccato non sia lo stesso per me: le immagini di quello che ho visto, sentito, provato e vissuto non mi danno tregua, nemmeno per un istante soltanto. So solo che devo prendermi cura di Bella, adesso. Da solo, anche se gli altri hanno pensato bene di mandarmi Seth, a fare da tramite. Ho come la sensazione ci sia altro dietro questa idea. Se è stato veramente Jacob ad avanzare la proposta – ed è questo che mi suggerisce l'istinto – non ho dubbi su cosa possa esserci dietro. Ma non importa, mi dico. Non importa, non deve importare. Seth comunque mi sarà utile, per essere informato attentamente sugli sviluppi. E magari, chissà, Bella potrebbe anche evitare un qualche tipo di imbarazzo legato al dover stare sola con me, proprio con me, dopo quello che è appena successo.

Bella singhiozza nel sonno, singhiozza appena. Devo sbrigarmi. Ho sistemato tutta l'attrezzatura per la tenda. E' una piccola tenda, va bene per una, massimo due persone, ed è esattamente ciò che ci serve. Dentro una scatola c'è pure un grande foglio con le istruzioni illustrate. Lo guardo rapidamente, con un'occhiata superficiale, una lettura di massima e lo ripiego, per poi farlo sparire nell'oscurità dello zaino, ormai praticamente vuoto.

Mentre monto la tenda – ed ho quasi finito – arriva Seth. Stacco appena gli occhi dal tessuto della tenda, ampiamente dispiegato sul prato, e incontro gli occhi da lupo del ragazzino, che mi scrutano, curiosi ed intimoriti e anche spavaldi.

“Ciao, Seth.” Dico piano, con tono educato. Lui non risponde, nemmeno si lascia andare un qualche verso. Afferro i lembi del rivestimento della tenda e la sistemo, mentre lo sento trasformarsi e tornare ad una forma umana.

“Cavolo, fa proprio freddino.” dice lui

“Già. E considera pure che siamo nell'ora più calda della giornata.”

Ecco, la tenda è sistemata. Torno verso lo zaino e tiro fuori i sandwich un po' mal ridotti, ma comunque passabili. Seth segue i miei movimenti in silenzio, così, per spezzare il silenzio, mi volto e gli indico la busta con il cibo. “Sei affamato? Ce n'è anche per te. Mia sorella si è lasciata andare un po' troppo, e Bella non credo vorrà mangiare molto... Serviti pure.”

Il ragazzino si avvicina, titubante. Rovista nel sacchetto e poi tira fuori un sandwich ben confezionato.

“Grazie..” mi dice, per poi spostarsi, sedersi a terra ed addentare il pane.

E anche questa è fatta, mi dico. Ora devo occuparmi di Bella. Mi avvicino a lei, ancora profondamente addormentata. La afferro senza sforzo alcuno e la sollevo. Inconsciamente si stringe a me, mugugnando qualcosa di incomprensibile.

“Jake ci ha detto che ha un po' di febbre.” Esordisce il ragazzino.

“Sì, niente di preoccupante. E' stanca, infreddolita e profondamente stressata da tutto questo.” Gli rispondo, mentre sistemo Bella dentro la tenda. Le lascio il mio cappotto, al quale si riattacca subito. “Non è proprio una cosa da tutti i giorni per una ragazza come lei.” Dico ancora.

“Eggià, è proprio una ragazza...” Lo guardo incuriosito. Il suo sguardo ed il suo tono intendevano dire non è come noi, eppure non è sull'essere licantropo o umano che pone l'accente.

“Qualcosa mi dice che tu ti stai divertendo pure troppo.” Gli dico con un tono un po' finto, un tono scherzoso da ramanzina.

“E perché no. Come hai detto tu, non è una cosa che capita tutti i giorni, nemmeno a me.” Con lo sguardo gli dico: già. “Di un po'. Tu ci sarai abituato a cose del genere, no? Ora però sei esattamente dall'altra parte. Chissà quante volte ti sarai ritrovato al posto di quella, come si chiama, Victoria...”

Manifesto un briciolo di sorpresa e curiosità per le sue parole.

“Non esattamente.” Gli dico con tono neutro. “Carlisle ci ha sempre tenuti fuori da guai, sai com'è. E non dimenticare il patto con i tuoi antenati.”

Il ragazzino mi rivolge uno sguardo vagamente annoiato, posso facilmente immaginare il perché, ed i suoi pensieri mi danno la conferma. Sta pensando a tutte le volte che ha sentito parlare delle storie degli antenati, tutte quelle leggende e quella roba da vecchi – così la pensa lui.

Non aggiungiamo altro. Seth torna a concentrarsi ai sandwich – ne ha già fatto fuori un altro – ed io torno da Bella. Poi mi torna in mente, per caso... “Che altro vi ha detto Jacob?”

“Oh, niente di che. Che la passeggiatina con la ragazza è andata come previsto e che non ci sono stati intoppi. E poi... semplicemente che vi siete incrociati e che vi siete così scambiati di posto. Che altro doveva dirci?”

“Ok, riformulo la domanda: che cosa avete sentito?”

“Oh.” Dice lui, ricordandosi improvvisamente di qualcosa che comincia a prendere forma, lentamente, nella sua mente. “Oh.” Ripete ancora. “In effetti siamo stati investiti da una serie di ricordi e pensieri che hanno a che fare con la ragazza... ma, sai com'è, nessuno ci ha fatto molto caso. Io, almeno, ho smesso di ascoltare. Non so cosa si sono detti e non voglio proprio saperlo... paranoie da adolescenti.” Sbuffa, atteggiandosi da ragazzino quale è. “A me interessa solo l'azione, ovvio.”

“Ovvio.” Ripeto, non molto convinto.

Sono quasi propenso ad insistere, ma poi mi convinco a lasciar cadere il discorso. E un istante dopo già è relegato in un cantuccio della mia coscienza, perché Bella si sveglia e sussurra il mio nome.

 

 

/ * * * \


Note dell'Autore

Ormai è passato un mese dall'inizio della storia, mi pare giusto concedermi un intervento. Innanzittutto un sentito ringraziamento verso la più fedele lettrice Marpy, grazie per le tue puntuali recensioni! Scrivere una storia e pubblicarla risponde anche ad un'esigenza di comunicazione, trovare un lettore che mostra di capire pienamente quanto si vuole comunicare è gratificante per l'autore.
Per quanto riguarda la storia, siamo quasi a metà. Pensando inizialmente alla struttura avevo scelto una storia con pochi capitoli, ma molto corposi. Il prossimo capitolo, infine, sarà il vero punto di svolta, che stravolgerà la storia così come l'avete conosciuta da Eclipse in poi.
A questo punto della storia, mi piacerebbe conoscere più largamente il parere di chi legge. Non siate timidi, insomma! La pagina delle recensioni aspetta solo di essere riempita a dovere!

E questo è tutto, non mi resta che augurarvi buona lettura!

  
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