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Autore: Ezrebet    04/09/2010    0 recensioni
Una storia di amore e morte, di lealtà e di giustizia..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Vorrei ringraziare le persone che hanno letto il primo capito, Ritorno a Sunnydale. Volevo chiarire che la storia è completa nel senso che è già finita e che la pubblicherò a capitoli. Scusate se non era chiaro, ma sono nuova.. Buona lettura.

II Family

Ad aprirle il portone fu il maggiordomo, Rupert. Buffy lo riconobbe immediatamente, nonostante avesse addosso una giacca da camera bordeaux e i pantaloni del pigiama. La fissò perplesso da dietro le lenti tonde, poi spalancò gli occhi "Signorina Buffy!" esclamò "Oh, per l'amor del cielo.. L'attendevano per domani mattina" si spostò per farla entrare "Entri, presto, che fa freddo.. Oh, buon Dio, a quest'ora della notte.." continuava a balbettare "Come è arrivata?". "Con un taxi" gli sorrise "Caro Rupert, non sono una ragazzina" gli strinse calorosamente una mano "Ho i bagagli qui fuori. Credi di potermi aiutare a trasportarli". Senza farselo ripetere, Rupert uscì nel portico. Buffy si guardò intorno. La hall della villa non era per niente cambiata. Il grande lampadario a goccia, la scalinata di marmo ed ottone, le piante ornamentali.. Sospirò, ripensando alle ore trascorse in quella casa, così grande e rumorosa. Nel frattempo, Rupert aveva richiuso la porta e la stava osservando. "Signorina, avevamo programmato di inviarle l'automobile alla stazione, ma domani mattina presto. Il telegramma diceva che sarebbe arrivata alle nove e tre quarti". "Si, lo so. Ho inviato un secondo telegramma, oggi pomeriggio, al mio arrivo a New York, ma a quanto apre non è ancora stato recapitato. Ho anticipato.. avevo voglia di arrivare.. e non importa. I viaggi in taxi.. possono essere molto interessanti" gli fece l'occhiolino "Ma dove sono tutti?" "Ad una cena.. Il signor Rogan non sarà affatto contento di questo contrattempo" borbottò Rupert, iniziando a pulirsi le lenti, come faceva quando era agitato ";Proprio per niente". "Avanti, Rupert.. sono qui, sono arrivata dopo tanto tempo" gli rivolse un tenero sguardo "Sono felice e lo sarò ancora di più quando avrò incontrato tutti". L'uomo la accompagnò al piano di sopra, mostrandole la camera che avevano riservato a lei. Era la stessa camera di allora, sebbene i mobili fossero stati sostituiti con alcuni di foggia più moderna. Buffy si sedette sul letto e si tolse le scarpe "Credi che dovrei aspettarli sveglia? Sono così stanca". "Credo proprio che possa tranquillamente coricarsi, signorina. Arriveranno tardi. Le cene dal Sindaco sono sempre molto lunghe" la informò appoggiando le valigie a terra. "Col Sindaco?” lo fissò stupita "E di che cosa si tratta?". "L'inaugurazione di alcuni nuovi reparti al General Hospital. Il Signor Rogan è uno dei principali finanziatori del progetto. Insieme al signor Shelby" la sbirciò come aspettandosi il suo commento, che non si fece attendere "Che cosa?" esclamò "Hanno finanziato insieme una parte dell'ospedale più grande della città? Ma allora le cose sono proprio cambiate". Rupert sollevò le sopracciglia sospirando "A volte, occorre salvaguardare le apparenze". Lo sguardo che gli rivolse era pieno di sarcasmo "Quindi, è solo un modo per calmare le acque, una specie di specchietto per le allodole, tanto per continuare a fare le solite cose". L'uomo si diresse alla porta dicendo "E' molto dura, signorina.. Forse, questo è l'unico modo attualmente esistente per una convivenza.. accettabile". Buffy ripensò all'episodio di poco prima, in strada. Rivide William e la sua banda, rivide il poveretto che giaceva lamentandosi, rivide sè stessa in preda allo sdegno. Prima che Rupert fosse uscito, gli domandò "Dimmi di William Shelby, per favore". "Che vuole sapere di quel demonio fuggito dall'inferno?" si voltò di scatto, l'espressione severa "Un individuo crudele e senza scrupoli. Un essere senza morale e freni inibitori" prese fiato "Davvero molto poco raccomandabile, signorina". Il pensiero di lei corse allo sguardo freddo che le aveva rivolto. Era certa che non l'avesse riconosciuta. Sospirò sdraiandosi sul letto "Eppure, non era così". "E' passato tanto tempo, Troppa acqua sotto i ponti. Tutti cambiamo, in meglio ed in peggio e William Shelby è davvero cambiato in peggio. Semina terrore in città ed è completamente fuori controllo" scosse la testa "Preghi di non incontrarlo sulla sua strada". Troppo tardi, pensò tra sè. Troppo tardi, caro Rupert. Incontròla famiglia Rogan la mattina dopo, a colazione. Trevor la abbracciò commosso. Si scusò con lei per il contrattempo e la guardò a lungo, stentando a riconoscere nella donna che aveva davanti la ragazzina che aveva mandato a studiare lontano. E, dopo Trevor, incontrò Wesley, il primogenito e successore del padre alla guida dell'impero economico dei Rogan, alto, bello e dagli occhi azzurri freddi come il ghiaccio, caratteristica che condivideva con Lindsay, l'altro figlio, che, dopo aver studiato economia, era alla guida del settore finanziario della holding. Se nei confronti di Wesley Buffy aveva sempre provato una sorta di timore reverenziale, verso Lindsay aveva fin dall'inizio avuto un'istintiva antipatia. Forse per quella sua aria superiore e troppo sicura di sè, quasi spavalda, e per quel suo aspetto da sciupa femmine, degno della sua fama. Anche quella mattina, con gli occhi luminosi ed i capelli biondissimi lunghi sulle spalle, era la quint'essenza del playboy. Le andò incontro e le prese una mano, portandosela alle labbra "Che bella sorpresa.. Sei uno splendore, Buffy" le disse senza staccarle un istante gli occhi di dosso. Infine, Andrew, che frequentava l'università a Sunnydale e che la fissava a bocca spalancata. Era evidente che non riconosceva in lei la ragazzina di qualche anno prima, troppo magra e dai riccioli ribelli, con cui aveva giocato a nascondino nel parco della villa. Fecero colazione insieme, come anni prima, divorando i dolcetti della cuoca. Buffy tenne banco, raccontando il suo viaggio ed alcuni aneddoti tra i più divertenti che le erano capitati a Londra. Sebbene tutti sapessero la ragione del suo ritorno, nessuno sembrava volerne parlare. Buffy poteva anche capire, tuttavia sentiva come un nodo allo stomaco, che pareva non potersi sciogliere. Fu Wesley che, stupendo tutti, fece ad un tratto "E così inizierai una collaborazione con l'ufficio della procura" la sbirciò pulendosi le labbra col tovagliolo. Guardandolo incerta, disse "Si. C'era era un posto vacante da alcuni mesi, e la mia domanda è stata accettata immediatamente" abbassò la testa "Sarà bello vivere qui". Il silenzio che seguì fu abbastanza per lei. Capì che nessuno, a quella tavola, le avrebbe torto un capello, ma, nello stesso tempo, nessuno l'avrebbe appoggiata nè le avrebbe reso più; facile il nuovo incarico. In un certo senso, lavorare a fianco del procuratore era una sorta di tradimento nei confronti delle persone che l';avevano accolta e resa la donna che era. Trevor si alzò alcuni secondi dopo "Bene, ragazzi. Io vado in ufficio, ho molti appuntamenti, oggi. Cercate di accogliere a dovere la nostra Buffy" le sorrise, facendole un buffetto sulla guancia "Ci vediamo stasera, bimba". Andrew, che non aveva detto una parola, si alzò a sua volta e mormorò "Devo andare a studiare" e sparì su per le scale, mentre Wesley e Lindsay si rivolsero a lei invitandola a pranzo. "Vieni in sede e poi andremo a mangiare da Franco's" disse Wesley, dirigendosi al portone "Sarà bello continuare la nostra chiacchierata". Buffy annuì e sorrise a Lindsay, che le mandò un bacio prima di chiudersi la porta alle spalle. Rimase seduta a lungo al tavolo deserto, mentre sentiva montarle dentro una fastidiosa sensazione di ansia. Forse aveva sottovalutato le complicazioni legate al nuovo incarico, presa com'era stata dalla voglia di tornare.. La voce di Rupert la distolse dai suoi pensieri "Non si lasci abbattere, signorina. Lei è in gamba, lo è sempre stata, fin da quando correva tra i corridoi di questa immensa casa. Vedrà che tutto andrà bene.. e venga, se ha bisogno di parlare. Io sono sempre a disposizione". Lo ringraziò con lo sguardo, chiedendosi in che razza di guaio si fosse cacciata.
   
 
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