Una storia di amore e morte, di lealtà e di giustizia..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Vorrei ringraziare le persone che hanno letto il primo capito, Ritorno
a Sunnydale. Volevo chiarire che la storia è completa nel
senso che è già finita e che la
pubblicherò a capitoli. Scusate se non era chiaro, ma sono
nuova.. Buona lettura.
II Family
Ad aprirle il portone fu il maggiordomo, Rupert. Buffy lo riconobbe
immediatamente, nonostante avesse addosso una giacca da camera bordeaux
e i pantaloni del pigiama. La fissò perplesso da dietro le
lenti tonde, poi spalancò gli occhi "Signorina Buffy!"
esclamò "Oh, per l'amor del cielo.. L'attendevano per domani
mattina" si spostò per farla entrare "Entri, presto, che fa
freddo.. Oh, buon Dio, a quest'ora della notte.." continuava a
balbettare "Come è arrivata?". "Con un taxi" gli sorrise
"Caro Rupert, non sono una ragazzina" gli strinse calorosamente una
mano "Ho i bagagli qui fuori. Credi di potermi aiutare a trasportarli".
Senza farselo ripetere, Rupert uscì nel portico. Buffy si
guardò intorno. La hall della villa non era per niente
cambiata. Il grande lampadario a goccia, la scalinata di marmo ed
ottone, le piante ornamentali.. Sospirò, ripensando alle ore
trascorse in quella casa, così grande e rumorosa. Nel
frattempo, Rupert aveva richiuso la porta e la stava osservando.
"Signorina, avevamo programmato di inviarle l'automobile alla stazione,
ma domani mattina presto. Il telegramma diceva che sarebbe arrivata
alle nove e tre quarti". "Si, lo so. Ho inviato un secondo telegramma,
oggi pomeriggio, al mio arrivo a New York, ma a quanto apre non
è ancora stato recapitato. Ho anticipato.. avevo voglia di
arrivare.. e non importa. I viaggi in taxi.. possono essere molto
interessanti" gli fece l'occhiolino "Ma dove sono tutti?" "Ad una
cena.. Il signor Rogan non sarà affatto contento di questo
contrattempo" borbottò Rupert, iniziando a pulirsi le lenti,
come faceva quando era agitato ";Proprio per niente". "Avanti, Rupert..
sono qui, sono arrivata dopo tanto tempo" gli rivolse un tenero sguardo
"Sono felice e lo sarò ancora di più quando
avrò incontrato tutti". L'uomo la accompagnò al
piano di sopra, mostrandole la camera che avevano riservato a lei. Era
la stessa camera di allora, sebbene i mobili fossero stati sostituiti
con alcuni di foggia più moderna. Buffy si sedette sul letto
e si tolse le scarpe "Credi che dovrei aspettarli sveglia? Sono
così stanca". "Credo proprio che possa tranquillamente
coricarsi, signorina. Arriveranno tardi. Le cene dal Sindaco sono
sempre molto lunghe" la informò appoggiando le valigie a
terra. "Col Sindaco?” lo fissò stupita "E di che
cosa si tratta?". "L'inaugurazione di alcuni nuovi reparti al General
Hospital. Il Signor Rogan è uno dei principali finanziatori
del progetto. Insieme al signor Shelby" la sbirciò come
aspettandosi il suo commento, che non si fece attendere "Che cosa?"
esclamò "Hanno finanziato insieme una parte dell'ospedale
più grande della città? Ma allora le cose sono
proprio cambiate". Rupert sollevò le sopracciglia sospirando
"A volte, occorre salvaguardare le apparenze". Lo sguardo che gli
rivolse era pieno di sarcasmo "Quindi, è solo un modo per
calmare le acque, una specie di specchietto per le allodole, tanto per
continuare a fare le solite cose". L'uomo si diresse alla porta dicendo
"E' molto dura, signorina.. Forse, questo è l'unico modo
attualmente esistente per una convivenza.. accettabile". Buffy
ripensò all'episodio di poco prima, in strada. Rivide
William e la sua banda, rivide il poveretto che giaceva lamentandosi,
rivide sè stessa in preda allo sdegno. Prima che Rupert
fosse uscito, gli domandò "Dimmi di William Shelby, per
favore". "Che vuole sapere di quel demonio fuggito dall'inferno?" si
voltò di scatto, l'espressione severa "Un individuo crudele
e senza scrupoli. Un essere senza morale e freni inibitori" prese fiato
"Davvero molto poco raccomandabile, signorina". Il pensiero di lei
corse allo sguardo freddo che le aveva rivolto. Era certa che non
l'avesse riconosciuta. Sospirò sdraiandosi sul letto
"Eppure, non era così". "E' passato tanto tempo, Troppa
acqua sotto i ponti. Tutti cambiamo, in meglio ed in peggio e William
Shelby è davvero cambiato in peggio. Semina terrore in
città ed è completamente fuori controllo" scosse
la testa "Preghi di non incontrarlo sulla sua strada". Troppo tardi,
pensò tra sè. Troppo tardi, caro Rupert.
Incontròla famiglia Rogan la mattina dopo, a colazione.
Trevor la abbracciò commosso. Si scusò con lei
per il contrattempo e la guardò a lungo, stentando a
riconoscere nella donna che aveva davanti la ragazzina che aveva
mandato a studiare lontano. E, dopo Trevor, incontrò Wesley,
il primogenito e successore del padre alla guida dell'impero economico
dei Rogan, alto, bello e dagli occhi azzurri freddi come il ghiaccio,
caratteristica che condivideva con Lindsay, l'altro figlio, che, dopo
aver studiato economia, era alla guida del settore finanziario della
holding. Se nei confronti di Wesley Buffy aveva sempre provato una
sorta di timore reverenziale, verso Lindsay aveva fin dall'inizio avuto
un'istintiva antipatia. Forse per quella sua aria superiore e troppo
sicura di sè, quasi spavalda, e per quel suo aspetto da
sciupa femmine, degno della sua fama. Anche quella mattina, con gli
occhi luminosi ed i capelli biondissimi lunghi sulle spalle, era la
quint'essenza del playboy. Le andò incontro e le prese una
mano, portandosela alle labbra "Che bella sorpresa.. Sei uno splendore,
Buffy" le disse senza staccarle un istante gli occhi di dosso. Infine,
Andrew, che frequentava l'università a Sunnydale e che la
fissava a bocca spalancata. Era evidente che non riconosceva in lei la
ragazzina di qualche anno prima, troppo magra e dai riccioli ribelli,
con cui aveva giocato a nascondino nel parco della villa. Fecero
colazione insieme, come anni prima, divorando i dolcetti della cuoca.
Buffy tenne banco, raccontando il suo viaggio ed alcuni aneddoti tra i
più divertenti che le erano capitati a Londra. Sebbene tutti
sapessero la ragione del suo ritorno, nessuno sembrava volerne parlare.
Buffy poteva anche capire, tuttavia sentiva come un nodo allo stomaco,
che pareva non potersi sciogliere. Fu Wesley che, stupendo tutti, fece
ad un tratto "E così inizierai una collaborazione con
l'ufficio della procura" la sbirciò pulendosi le labbra col
tovagliolo. Guardandolo incerta, disse "Si. C'era era un posto vacante
da alcuni mesi, e la mia domanda è stata accettata
immediatamente" abbassò la testa "Sarà bello
vivere qui". Il silenzio che seguì fu abbastanza per lei.
Capì che nessuno, a quella tavola, le avrebbe torto un
capello, ma, nello stesso tempo, nessuno l'avrebbe appoggiata
nè le avrebbe reso più; facile il nuovo incarico.
In un certo senso, lavorare a fianco del procuratore era una sorta di
tradimento nei confronti delle persone che l';avevano accolta e resa la
donna che era. Trevor si alzò alcuni secondi dopo "Bene,
ragazzi. Io vado in ufficio, ho molti appuntamenti, oggi. Cercate di
accogliere a dovere la nostra Buffy" le sorrise, facendole un buffetto
sulla guancia "Ci vediamo stasera, bimba". Andrew, che non aveva detto
una parola, si alzò a sua volta e mormorò "Devo
andare a studiare" e sparì su per le scale, mentre Wesley e
Lindsay si rivolsero a lei invitandola a pranzo. "Vieni in sede e poi
andremo a mangiare da Franco's" disse Wesley, dirigendosi al portone
"Sarà bello continuare la nostra chiacchierata". Buffy
annuì e sorrise a Lindsay, che le mandò un bacio
prima di chiudersi la porta alle spalle. Rimase seduta a lungo al
tavolo deserto, mentre sentiva montarle dentro una fastidiosa
sensazione di ansia. Forse aveva sottovalutato le complicazioni legate
al nuovo incarico, presa com'era stata dalla voglia di tornare.. La
voce di Rupert la distolse dai suoi pensieri "Non si lasci abbattere,
signorina. Lei è in gamba, lo è sempre stata, fin
da quando correva tra i corridoi di questa immensa casa.
Vedrà che tutto andrà bene.. e venga, se ha
bisogno di parlare. Io sono sempre a disposizione". Lo
ringraziò con lo sguardo, chiedendosi in che razza di guaio
si fosse cacciata.