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Autore: Ezrebet    03/09/2010    2 recensioni
Una storia di amore e morte, di lealtà e di giustizia..
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Buffy Anne Summers, William Spike
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I
Il treno si fermò al primo binario e subito il marciapiedi si riempì di viaggiatori che, in fretta, si dirigevano all’uscita. Tra essi, c’era Buffy Summers che tornava a Sunnydale dopo un’assenza di oltre otto anni. Avvolta in un elegante cappotto scuro, guardava con insistenza intorno a sé, all’evidente ricerca di qualcuno che sembrava però non esserci. Attese qualche minuto, poi chiamò un fattorino che l’aiutò a trasportare le valigie sul piazzale antistante la hall, dove una fila di taxi aspettava di essere prenotata. Mentre si affrettava dietro il ragazzo, Buffy pensò che essersi aspettata un comitato di accoglienza era stata di certo presuntuoso da parte sua. Per quanto Trevor Rogan l’avesse accolta e fatta studiare come fosse stata una dei suoi rampolli, forse non aveva programmato di inviare limousine o altro alla stazione per lei. E tuttavia, sebbene quel pensiero ora le sembrasse estremamente logico e di buon senso, non poteva negare di provare una punta di delusione.
Una volta fermato il taxi, pagò il fattorino ed attese con pazienza che l’autista caricasse i bagagli. Poi, diede l’indirizzo e si appoggiò esausta allo schienale del sedile posteriore dell’automobile. Il viaggio era stato faticoso e lungo. A Londra aveva preso l’aereo e dopo dodici ore di volo, era salita sul treno che l’aveva riportata nel paese dove era nata e cresciuta e che aveva lasciato a sedici anni.. Una vita fa. Ricordava ancora il giorno della partenza per l’Europa, dove avrebbe frequentato il collegio esclusivo scelto da Trevor, l’uomo che le aveva salvato la vita.. Quel giorno pioveva e la famiglia al completo era venuta a salutarla alla stazione. C’era Trevor, i figli di lui, Wesley, Lindsay, e Andrew, il più piccolo, nato dal suo secondo matrimonio. Buffy li aveva salutati con le lacrime agli occhi. Sentiva ancora il dolore che l’aveva invasa quel pomeriggio e che non l’aveva lasciata ancora per molto tempo dopo.
Trevor Rogan l’aveva presa sotto la sua ala protettiva, divenendo suo tutore, e subito si era preoccupato di darle tutto quanto riteneva fosse necessario alla sua vita. Tra queste cose, c’era un’istruzione di ottimo livello.. Per questo era partita così in fretta, lasciando l’anno scolastico a metà nel liceo pubblico e volando oltre oceano, dove sarebbe rimasta per ben otto anni, il tempo necessario per diplomarsi, prendere la laurea e fare pratica nello studio di un eminente avvocato londinese.
Pensava a tutto questo, mentre l’auto attraversava la città nella notte. Non si sforzava nemmeno di riconoscere vie o quartieri, era troppo stanca anche solo per questo… Poi, ad un tratto, mentre erano fermi ad un semaforo rosso, guardò alla propria destra e, oltre il vetro, notò quel che pareva un piccolo assembramento. Pensò si trattasse di un incidente o di qualcuno che avesse avuto un malore. Così, chiese all’autista di accostare e discese, senza nemmeno ascoltare le sue proteste. Fece qualche passo per vedere meglio, quando le giunsero alle orecchie delle risate sguaiate ed un rantolo sofferente.. Corrugando la fronte, si avvicinò ulteriormente e vide che la folla che aveva notato era formata da alcuni individui vestiti completamente di nero che guardavano a terra quel che sembrava un fagotto informe e tremante completamente schiacciato contro il muro.
Osservò meglio e capì in che cosa si era imbattuta, si trattava di un pestaggio. Con ogni probabilità, gli uomini vestiti di nero erano membri di una banda, o qualcosa del genere, che si accaniva contro il poveretto accasciato a terra. Subito, sentì che il respiro le si mozzava per lo sdegno, come accadeva ogni volta che si trovava di fronte ad una palese ingiustizia. Che razza di gente era, questa che si accaniva contro un uomo solo, nel cuore della notte?
La sua presenza fu notata da qualcuno e non passò molto tempo che si ritrovò diverse paia d’occhi puntati addosso. I teppisti vestiti di nero la fissavano in cagnesco.
“Molto interessante. Uomini grandi e grossi ed armati fino ai denti, a quanto sembra, che se la prendono con un poveretto” esclamò incrociando le braccia sul petto, per niente intimorita dalla situazione. Gli uomini, dopo un iniziale momento di sbigottimento, presero a sorridere sarcastici ed uno di loro si fece avanti “Oh, ma chi abbiamo qui, una barbie coraggiosa?”.
“Sei tu il capo?” lo affrontò alzando il mento in segno di sfida “Se lo sei, dì ai tuoi uomini di disperdersi o sarà peggio per loro”.
L’uomo alzò le sopracciglia e scoppiò in una sonora risata “Ah, si? E quale sarebbe questo peggio?”.
Senza neanche farlo finire di parlare, Buffy gli sferrò un calcio allo stomaco, cogliendolo di sorpresa e facendolo barcollare. Poi, con una gomitata lo stese a terra e gli appoggiò un ginocchio fra le scapole, tenendogli ferme entrambe le braccia. “Intendevo questo peggio” mormorò premendo più forte e strappandogli un urlo di dolore.
Nessuno si mosse. Era avvenuto tutto nel giro di pochi secondi, lasciando la gang senza fiato. Erano immobili, disposti a semicerchio intorno a Buffy ed al loro capo reso innocuo, completamente dimentichi del poveretto contro il muro.
Il silenzio fu rotto da un applauso solitario e lento e da una voce, roca e divertita, che diceva “Brava. Bello spettacolo. Ti faccio i miei complimenti”.
Buffy alzò la testa e vide gli uomini intorno muoversi per lasciar passare qualcuno che sembrava emergere letteralmente dalle tenebre. Alto, avvolto in una giacca di pelle nera, jeans scuri e lo sguardo fisso su di lei. Sorridente.. di un sorriso che non coinvolgeva lo sguardo, freddo come il ghiaccio.
“Un numero eccezionale. Hai fatto venire voglia anche a me di ballare” poi lasciò scorrere gli occhi sprezzanti sui presenti “Hai dimostrato in meno di trenta secondi che mi circondo di incapaci” la guardò ancora “.. se non l’hai ancora fatto, spezzagli qualche osso, così si ricorderà della lezione..”.
Riprendendo il normale ritmo del respiro, Buffy si sollevò velocemente, riassettandosi i vestiti. Guardò l’uomo ancora steso a terra, poi disse “No. Non colpisco chi ho già reso innocuo”. Alzò la testa e guardò il nuovo arrivato, che era decisamente il capo di quella banda di disgraziati “Né è mia abitudine infierire.. quindi..” si diresse al taxi, ancora fermo al lato della strada “Cercate di non farlo neanche voi” e prima di salire sul sedile posteriore, lanciò un’occhiata alla vittima della gang.. Era sparita.
Prima di chiudere la portiera, sotto lo sguardo esterrefatto dell’autista, guardò ancora una volta l’uomo avvolto nello spolverino di pelle. Anche lui la stava fissando.. un’espressione indecifrabile sul viso dagli zigomi infiniti. Forse la stava studiando o forse stava meditando una qualche vendetta..
Mentre l’automobile ripartiva, Buffy abbassò le palpebre  e si appoggiò allo schienale.
“Non preoccuparti, ci rivedremo, William” pensò tra sé, sospirando.

   
 
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