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Autore: San e Rachel    22/10/2005    3 recensioni
Rumiko. Ritsuko. Legate solamente dallo stesso cognome o forse da qualche altro segreto che le accomuna, ma di cui loro sono ancora all'oscuro? Una la ragazza perfetta negli studi, l'altra la ribelle assoluta. Due vite che corrono parallele... almeno finché un evento non le farà incontrare: la minaccia dei fratelli Nishikado; ragazzi ricchi, potenti e persuasivi. Cosa succederebbe se le loro vite si intrecciassero? Le due ragazze finirebbero per essere entrambe schiacciate dalle persone che stanno loro intorno, e che le vedono come nemiche, o riuscirebbero a sostenersi a vicenda superando ogni situazione avversa? Una storia tinta di mistero, talvolta allegra, talvolta struggente, per raccontarvi la vita di due adolescenti alle prese con problemi forse troppo grandi per loro.
Genere: Generale, Malinconico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Truly Madly Deeply

 

Capitolo 19

 

 

Erano le quattro e mezza. Era più di un'ora che era seduta là fuori sotto la pioggia, si sarebbe beccata una broncopolmonite fulminante, ma non gliene fregava niente, voleva rimanere accanto a Yamato ancora un po', anche se lui non sapeva che lei fosse lì. Sentì il cigolio del cancello che si apriva e si nascose in fretta e furia dietro ad un cespuglio. Akito era tornato con le medicine per Yamato. L’uomo, così preoccupato per l’amico, non fece nemmeno caso alla porta, non chiusa a chiave. Ora si sentiva più tranquilla, il suo batterista era in buone mani. Quando fu sicura che Akito non sarebbe uscito dalla villa, uscì dal giardino fino ad arrivare nella stradina del quartiere. Si guardò gli abiti bagnati fradici, aveva terribilmente freddo. Una voce richiamò la sua attenzione.
- Matsumoto? -, domandò non sicuro fosse realmente lei.

Un bel ragazzo, dai tratti puramente giapponesi, le si avvicinò coprendola con il suo ombrello. Aveva i capelli, corti e tenuti a spazzola, e gli occhi neri come la pece. Fisico atletico, avvolto in vestiti comunque eleganti. Uno dei migliori studenti di tutta la scuola. Era piuttosto carino, oltre che brillante, lo doveva ammettere. Non ci aveva mai fatto caso prima. Si trattava di Shigure Ichinose, il suo assistente nel lavoro del comitato scolastico.

- Ichi... Ichinose... -, sussurrò lei un po' affannata. Si sentiva stanca, la testa le girava vorticosamente neanche fosse appena uscita da una lavatrice, e il freddo pungente le era penetrato fin dentro le ossa. Sei sentiva un po' febbricitante, probabilmente la sua temperatura corporea era alterata.

- Stai bene? -, le domandò premuroso, appoggiando le sue labbra sulla fronte della ragazza, - Accidenti! Tu scotti!

Si guardò intorno. Da quelle parti non c'era nessun ospedale e sapeva bene che la moretta abitava troppo lontano da lì, per arrivare a casa intera. Si abbassò un pochino, indicandole la sua schiena.

- Sali, ti porto a casa mia. È qui vicina. Lì potrai cambiarti ed usufruire di un letto caldo. -, sorrise, - Non preoccuparti, non disturbi. -, finì anticipandola.

La ragazza voleva rifiutare, ma poi ci ripensò. Non aveva scelta, e di Ichinose ci si poteva fidare, era un caro ragazzo.

- Ti... ringrazio Ichinose... -, sorrise. - Ma ti seguirò a piedi... non posso accettare un passaggio sulle tue spalle, eh eh... -, disse, poi tossì un po'. Il ragazzo annuì, commentando che era meglio sbrigarsi. Si avviarono alla fine della strada, dove una piccola e deliziosa villetta azzurra si distaccava dalle altre per essere un po' più piccola, ma anche la più carina.

- Questa è casa mia... non è granché, è piccola in mezzo a tutte queste villone, ma è casa.

Aprì il cancelletto arrugginito, facendo entrare Rumiko.

- E' proprio carina!-, disse lei, che a confronto con il suo appartamento trovava quella villetta una reggia pari a quelle di Versailles o di Caserta.

Entrarono e la ragazza si tolse la giacca inzuppata, appendendola sull'attaccapanni. Lui la accompagnò al piano superiore, entrarono in un bagno candido e pulitissimo. Le diede un accappatoio, due asciugamani nel caso le fossero serviti e le indicò dove poteva trovare prodotti per la pulizia del corpo e dei capelli.

- Per qualsiasi cosa non esitare a chiamarmi. Fai pure con calma, io ti preparo degli abiti di mia sorella come ricambio. Dovrebbero andarti bene. I tuoi li metto in lavatrice.

Sorella? Da quando Ichinose aveva una sorella? Era convinta fosse figlio unico.

Scosse il capo. Beh, dopotutto lei non ci aveva mai avuto niente a che fare con lui. Non conosceva praticamente niente della sua vita. Pensandoci bene non sapeva nemmeno quanti anni avesse effettivamente. Mentre pensava a questo, il volto triste di Yamato passò di nuovo a sovrastare tutti gli altri suoi pensieri, re incontrastato del suo cuore. Cosa poteva fare per dimenticarlo? Ormai era chiaro che lui non volesse avere niente a che fare con lei.

Shigure chiuse la porta del bagno. Si diresse in una camera piuttosto lugubre ed aprì le ante di un armadio di legno. Scelse dei vestiti a caso, fra l'enorme pigna che c'era e li portò in quella che sarebbe stata la camera di Rumiko. Sorrise. Aveva avuto un colpo di fortuna pazzesco ad incontrarla ed a farla andare a casa sua.

Era proprio ciò che aspettava da tempo, poter rimanere solo con lei. Era una ragazza in gamba, carina, dolce... ed i suoi occhi era stupendi, era pazzo per quegli occhi.

 

***

 

Era preoccupato, terribilmente preoccupato. Non si era diretta a casa e non aveva la minima idea di dove cercarla. Tutti i luoghi dove da bambina si rifugiava li aveva già controllati e, di lei, non c'era traccia.

Rimaneva l'ultimo posto, ma dubitava potesse trovarsi lì, all'aria aperta, con quella pioggia così fitta che non si vedeva un cavolo ad un palmo dal naso.

Sospirò. "Tentar non nuoce...", pensò avviandosi verso il grande parco poco lontano dal quartiere dove abitava.

All'entrata della grande distesa verde, per sua sfortuna, si imbatté in Daiki Nishikado. Non era proprio giornata quella, no proprio no. Tentò di ignorarlo, passandogli di fianco senza degnarlo di uno sguardo, ma il bruno lo fece voltare.

- Stai cercando la confettina?

Nobu strinse i pugni. Ma come si permetteva quel cretino anche solo di rivolgergli la parola, e parlare della sua Roxy con quel tono così disgustosamente arrogante? Stava per sbottare in un acido "Sparisci", ma poi ci ripensò.

- L'hai vista? Ti prego, dimmi che sai dov'è!-, disse calpestando il suo orgoglio come fosse un tappetino.

- E perchè mai dovrei farlo? Non sono ritenuto a dirtelo... -, rise, ma nella sua risata si notava solo tristezza, non cattiveria.

Nobu scosse la testa.

- Sei veramente stronzo... l'hai vista e l'hai lasciata anche da sola sotto la pioggia, vero? Dimmi subito dove l'hai vista!-, disse minaccioso, avvicinandosi a lui, serrando un pugno e prendendolo per il colletto della camicia con l'altra mano.

- Non l'ho lasciata lì mia volontà, idiota. Ti pare che sia così deficiente? Se non alzavo i tacchi quella mi faceva a fettine microscopiche. Però guarda... che strano, tu sei il suo ragazzo e nemmeno sai dove cercarla? Almeno io so dove si rifugia. -, guardò in tono di sfida il biondino, - Già... quel suo adorato albero vicino al sentierino... quella vecchia quercia... ops, forse non dovevo dirlo!

Senza troppi preamboli, Nobu gli mollò quel dannato pugno che voleva dargli da chissà quanto tempo, facendolo cadere malamente a terra. Quando Daiki si rialzò per rispondere era già tardi, Nobu era corso via a cercare la sua ragazza.

- Puah... idiota... -, sibilò passandosi una mano tra i capelli bagnati. Ma cosa aveva quel tizio più di lui?

 

***

 

- Sono tornato. -, annunciò all'amico, senza però ricevere risposta.

Si tolse le scarpe e si diresse in direzione del salotto. C'erano due tazze di caffé, della quale una ancora piena. Alcuni biscotti ed un sacco di briciole. Andò in cucina, trovando diversi oggetti caduti a terra, tra cui anche dei pezzi di carne. Akito si diede una grattatina alla testa. O Yamato aveva dato di matto oppure non era solo.

- Yamatinooo... dai tesorinoooo esci fuori, non ho voglia di giocare a nascondinoooo... -, canticchiò cercando qualcosa per pulire a terra.

Sentì dei passi frettolosi rimbombare per la casa ed infine un tonfo. Vide arrivare il ragazzo direttamente in cucina, rotolando per le scale.

- Rumiko?!

Si grattò ancora la testa, guardando il biondo spalmato a terra come una sottiletta.

- Essere scaricati da così alla testa? Non so... non mi è mai successo, modestamente... -, scherzò avvicinandosi al peso morto che giaceva a terra. - Dai alzati bello mio, vediamo di sciacquare via questa maledetta sbornia...-, disse caricandoselo in spalla e portandolo sul divano in salotto. Chissà chi era stato lì? Sicuramente non Aya, e neanche Nobu e Ritsuko, perché Nobu l'aveva chiamato pochi minuti prima per chiedergli secondo lui dove potesse essersi cacciata Ritsuko. Ci mancava solo questa. Ashley era un terremoto. Akito conosceva Nobu da, praticamente, sempre e conosceva anche la sua bella cuginetta tutto pepe figlia di un americano e un'italiana. L'Italiana in questione era una cugina del padre di Nobu, la cui madre a sua volta era Italiana. Infatti ogni tanto tendeva a dimenticarsi che nelle vene dell'amico scorreva sangue Italiano.

- Ah... visto Yamato? Mi sto perdendo di nuovo nei miei pensieri... non avevo più questa confusione in testa da molto... i ragionamenti inconcludenti li facevo

sempre quando ero innamorato. Mi è capitato una sola volta di esserlo... -, spiegò all'amico, più morto che vivo, mezzo svenuto sul divano. - ... beh, con questa fanno due... Sono innamorato di Azuki... sono scemo, vero?-, chiese senza ricevere risposta. Per un attimo però gli sembrò l'amico fosse tornato lucido. Yamato infatti lo guardò e sorrise flebilmente, come per dire che erano due idioti. Entrambi innamorati della persona sbagliata. Congratulazioni...

 

***

 

Un altro calcio e sarebbe morta, quello era il pensiero preoccupato di Ritsuko in quell'istante. Volevano i soldi, ma lei non aveva niente con sé. Perché non le credevano. Cristo, se facevano male quei calci. Ne aveva beccati due sulle gambe e una ventina nello stomaco. Sentiva le forze abbandonarla, per di più c'erano un paio di quei ladruncoli da strapazzo che presto o tardi le avrebbero fatto qualcosa di spiacevole. Sentì già uno di loro abbassarsi addosso a lei e infilare una mano sotto la sua gonna. Non ci mise molto ad insinuarla sotto gli slip, molestandole clitoride e piccole labbra. Che schifo, se fosse sopravvissuta non sarebbe bastata tutta l'acqua del pianeta a lavarle via quel senso di sporco che le si stava attaccando addosso.

- Ehi... non c'è gusto... questa qui é asciutta come una tavola di legno... -, disse il tizio che la stava toccando.

Un altro lo spinse via e, nonostante il dolore Roxy tentò invano di divincolarsi e spingerlo via. Anche quest'altro prese a toccarla, penetrando un po' con le dita, senza però spingersi troppo oltre. - Cazzo, è vero... la stronza è asciutta e ruvida, nemmeno le dita scivolano...

Una voce più anziana delle prime rise. - Non c'è mica solo quel buco... -, disse saggiamente. Roxy scoppiò a piangere: quando sarebbe finito quello strazio? Voleva morire. Il vecchietto fece scostare i suoi scagnozzi, iniziando a massaggiarsi i genitali.

- Lasciate fare a me, mi faccio vedere io come si eccita una donna!

I presenti inorridirono al solo pensiero di vedere quel vecchietto mezzo nudo, farsi quella stronzetta. Lui, intanto, stava già abbassando la zip dei pantaloni, avvicinandosi alla ragazza dalla chioma azzurra. La fece girare sulla schiena e le si sedette sul ventre.

- E così tu non ti ecciti facilmente eh... vediamo se almeno i lavoretti li sai fare bene! Hai delle belle labbra, io dico che qualcosa di decente puoi farlo!

Roxy utilizzando le sue ultime forze tentò di levarsi l'anziano di dosso, ma questo qui le diede uno schiaffo, levandole completamente le energie.

Ritsuko era immobile. Non valeva nemmeno più la pena di divincolarsi, erano troppi contro una sola, e inoltre non sarebbe arrivato nessuno ad aiutarla. Chiuse gli occhi e in testa le si materializzarono le immagini di Nobu e Nishikado. Non sapeva cosa c'entrasse Daiki Nishikado, fatto stava che avrebbe tanto voluto l'aiutasse. Ma ancor di più voleva Nobu. Il suo Nobu. Avrebbe dovuto ascoltarlo. Le aveva urlato che non era come pensava, che non l'aveva tradita. Ma lei, troppo orgogliosa, non aveva voluto sentire nulla ed era corsa via come una stupida. Un'ultima lacrima lasciò scappare, e poi decise di non piangere più. Quella era la punizione che meritava per non aver avuto fiducia nel suo ragazzo. Sentì la presa del vecchio farsi serrata, mancavano pochi istanti e...

Un tonfo sordo, delle voci, alcuni ragazzi che scappavano e le urla infuriate di qualcuno che conosceva molto bene. Alzò un po' lo sguardo. Nobu si era avventato contro il vecchio ubriacone, spostandolo con violenza da sopra di lei, e ora lo stava picchiando a sangue, urlando tutta la sua frustrazione.

- BRUTTO STRONZO! VECCHIO IDIOTA... COME HAI OSATO TOCCARE LA MIA RITSUKO? LEI È MIA, HAI CAPITO? MIA SOLTANTO! TE LA FARÒ PAGARE CARA. TI AMMAZZO!-, urlò senza riuscire a fermarsi. Il vecchio aveva già perso conoscenza, ma Nobu non accennava a calmarsi.

Roxy si tirò seduta a fatica, tenendosi lo stomaco dolorante.

- Nobu... smettila... -, il ragazzo sembrava non sentirla, - Finiscila!

Aveva alzato la voce più che poteva e il biondino si era fermato. Si guardò le mani, completamente cosparse di sangue. Ancora un pugno e l'avrebbe veramente mandato nell'aldilà.

Lasciò andare il vecchio pedofilo e si avvicinò a Ritsuko.

- Ritsuko... la mia Roxy... la mia piccola Roxy... -, disse ancora affannato. L'abbracciò, forte, ma al contempo delicatamente, per non farle male. - Cosa ti hanno fatto... la mia piccola Roxy... -, ripeté come fosse entrato in uno stato di trance. Alcune lacrime bagnarono il suo volto. Come aveva potuto permettere le succedesse una cosa del genere? Era davvero un fallito...

Ritsuko lo allontanò gentilmente da lei. Era meglio così in fin dei conti. Prima si fosse scordato di lei meglio sarebbe stato. Le parole di sua zia continuavano a rimbombarle nella testa, anche se avrebbe tanto voluto sopprimerle. Voleva stare con Nobu, con la persona che amava. Voleva sentirsi amata e, anche se era egoistico, sapere che per lui era la cosa più importante del mondo.

- Grazie dell'aiuto, ma ora torna a casa. Sei bagnato fradicio e rischi di prenderti una polmonite. Io ce la faccio da sola. -, disse alzandosi e barcollando un poco per il dolore, rischiando di rifinire a terra.

Lui la guardò come fosse un'aliena.

- Ma sei impazzita?-, sbottò allibito.

- No, sono più sobria di quanto non lo sia mai stata in vita mia. -, provò a guardarlo truce, ma il suo sguardo si rattristò immediatamente, vedendo quello distrutto del ragazzo.

- Per favore... va a casa...

- Scherzi? Non ci penso neanche... non ti lascio qui... né ti lascio andare!-, si alzò in piedi e l'abbracciò forte. - Tu sei mia... capisci? LO CAPISCI? Non uscirai mai dalla mia vita... mai...-, sussurrò baciandole il viso, la fronte, le gote, e infine le labbra. Quelle labbra così belle che non riusciva proprio a scacciare dalla sua mente. - Ti amo Roxy... ti amo... ti amo... -, continuò a dire baciandola, abbracciandola, accarezzandola. Ed era vero. L'amava come, anzi, più della sua stessa vita.

Ritsuko si lasciò andare per un'ultima volta a quel contatto. Le piaceva tanto il sapore delle labbra di Nobu e il suo modo di baciare, così puro ed intenso allo stesso tempo. Quando il ragazzo la lasciò andare, accarezzandole una guancia e guardandola negli occhi, attanagliato dalla paura di perderla, lei prese parola.

- Guardami... io sono sporca... sono lurida... -, susseguì un singhiozzo, - Anche a lavarmi non tornerò mai più linda come prima! Mi faccio schifo da sola, come puoi accettarmi tu così ridotta?! Sono destinata a vivere nella mia solitudine! Perchè non lo capisci?! Non voglio che tu soffra ancora! Sono disgustosa!

Prese a piangere disperatamente, scossa da forti brividi. No, non era il freddo che provava in seguito al freddo clima susseguito dagli abiti fradici, era il suo cuore che soffriva. Nobu la guardò disperato. Chi le aveva messo in testa tutte quelle sciocchezze? Non era colpa sua se avevano tentato di violentarla. Come avrebbe mai potuto schifarla per questo?

- Sei una sciocca... -, disse accarezzandole i capelli, spostando la frangia appiccicata alla fronte. - Ritsuko la colpa non è tua... è mia che ho permesso che una cosa del genere accadesse... e sai che ti dico? Ora che ti hanno toccata io ti desidero ancora di più, per poter disinfettare io stesso con i miei baci e le mie carezze le parti del tuo corpo che hanno reso impure. -, spiegò sorridendole dolcemente. La desiderava. Eccome la desiderava. Ancora più di prima.

Roxy alzò lo sguardo disperato su di lui, mentre alcune lacrime ancora le rigavano il viso.

- Nobu... ti prego, fa l'amore con me... -, disse sicura.

L'acqua non l'avrebbe mai ripulita e quel ricordo sarebbe stato tarchiato a fuoco nella sua mente e nel suo cuore per sempre, ma se lui l'avesse sostituito con uno più bello, purificandole anche il corpo, allora era certa che sarebbe riuscita a tornare serena.

- Aspetta un attimo... chiamo la polizia per questo... coso... qui a terra.... e ti riaccompagno a casa, okay?-, disse prendendo il telefonino dalla tasca e componendo il numero della stazione di polizia di quel quartiere. Si voltò un attimo di spalle, e Ritsuko sorrise nel vederlo agitare gambe e braccia, piuttosto nervosamente. Era imbarazzato, che tenero.

Lo abbracciò da dietro, appoggiando il viso contro la sua schiena.

- Ti amo Nobu... da morire...

 

***

 

Una dolce musica si sparse per tutta la stanza. Prese il cellulare dalla tasca dei jeans.

- Pronto?! -, rispose tutto eccitato nel vedere il numero della persona che lo chiamava.

- Oh Akito... sai per caso dove si trova Rumiko? Ho paura sia sparita un'altra volta... anche la piccola Ritsuko non c'è, spero si trovi con lei e siano andate a fare compere...

Il giovane uomo sentì i muscoli irrigidirsi al suono della dolce voce della signora Azuki.

- No, mi spiace non sono assieme. Nobu e Roxy hanno litigato e ora lui la sta cercando. Probabilmente Rumiko rincaserà a momenti... sai, è successo un putiferio oggi pomeriggio e probabilmente avrà voluto rimanere da sola. Se non ti senti sicura a stare sola Azuki, se vuoi vengo subito da te.

La donna sembrò pensarci un attimo, ed infine rispose con un flebile sì. Sapeva di fare a cosa sbagliata, ma Akito era l'unica persona della quale si fidava ciecamente. La faceva sentire al sicuro e la sua presenza le faceva perfino estremamente piacere. Era un uomo di bell'aspetto e non c'era niente di male a sognare di avere ancora vent'anni, così da poter intraprendere una nuova storia d'amore, magari questa volta con una persona che avesse più riguardo per lei. Non era pentita di aver avuto un matrimonio piuttosto fallimentare con il suo ex marito, in fin dei conti aveva avuto due splendide figlie da lui. Si chiese come stesse l'altra sua creatura e si rammaricò nel non potersi rispondere. Purtroppo al momento del divorzio lei e il marito avevano deciso di prendersi ognuno una figlia, in modo da non doversi mai più sentire. O meglio... lui l'aveva obbligata, come sempre. Aveva preso la maggiore così da non doverle dedicare tante attenzioni come avrebbe dovuto fare con la più piccola. Si sentì disgustata nel ricordare quell'uomo. Era bello, era ricco, ma era anche un gran pezzo di stronzo. Aveva finito per doverlo sposare sotto ordine dei genitori, dato che l'aveva messa incinta. Lui le aveva provate tutte pur di sottrarsene, ma per evitare di essere trascinato in tribunale aveva acconsentito. Era un po' come la sua sgualdrina, la ruota di scorta, date le sue innumerevoli amanti, ma in un certo senso le voleva comunque bene. Perlomeno lei aveva vissuto così il loro matrimonio, non sapeva se per lui fosse stato diverso. Sapeva, però, che la maggior parte delle donne che si portava a letto erano sue potenziali clienti, innamorate perse di lui. Forse lo faceva solamente per assicurarsi il lavoro.

Akito sorrise soddisfatto. - A fra poco!!!-, disse tutto contento e mise fine alla chiamata. Guardò Yamato, che si era un po' ripreso e che ora sorseggiava un caffé bollente e amarissimo.

- Sei proprio un cretino... -, bofonchiò il biondo guardando l'amico che si alzava, infilava il giubbotto fischiettando e raccoglieva le sue cose.

- Può darsi, ma intanto passerò dei momenti divini insieme ad una donna paragonabile ad un angelo del paradiso! Ciao, ciao cocchino mio!

Uscì in fretta e furia dalla villa per dirigersi verso l'appartamento di Azuki Matsumoto, più felice che mai. Fischiettava pure allegro, cosa che ormai non faceva da anni. Giunto alla fine della strada, passò davanti alla villetta degli Ichinose. Li sapeva di nome perché il capofamiglia era un collega che lavorava nello stesso studio di Yamato. Alzò lo sguardo su una finestra del pian terreno, e vide una persona seduta su un divano. Una figurina minuta con lunghi capelli neri. Gli sembrava di averla già vista, ma poi scosse la testa. Era impossibile. Riprese a camminare fischiettando, dimenticando ciò che aveva appena visto.

 

 

… continua…

 

ARGH O.O QUANTE RECENSIONI. MAMMINA MIA, VOI CI FARETE PRENDERE UNO SPAVENTO XD.

No, scherzi a parte, siamo contentissime la storia vi stia piacendo sempre di più Approfittiamo per ringraziare tutte quelle che hanno lasciato un commentino o un commentone, rendendoci felici e allegre come fossimo al settimo cielo ^O^

 

aledra_xan: Mhhh... che sospetto, wow... grazie ci hai dato un'idea su come continuare ahah XD No, scherziamo. Pare che molti siano x le Matsumoto/Nishikado... chissà cosa accadrà, chissà chissà...

 

NaughyDia: L'hai letta tutta d'un fiato? Acci, però , che veloce ^O^' Ci fa sempre piacere ricevere nuove "adepte" ahah E' vero, i Nishikado sono i migliori... (Tuttavia non capisco xkè Rachel si ostini con Yamato, è pazza di lui... ndSan) (Ohi lascia stare Yamatuccio, è un po' st****o ma è tanto caruccio >O< ndRachel) ( ... ndSan)

 

Ninphadora: Hello girl, è sempre bello vederti, ormai si può dire che siamo amiche XD Beh ultimamente non stiamo neanche aggiornando un paio di volte a settimana, ma molto meno... Chiediamo scusa, ma tra scuola e altro è sempre difficile trovare un po' di tempo per vederci e continuare la storia. Volevo solo farvi sapere che abbiamo già alcuni capitoli pronti, ma non li mettiamo tutti in una volta, per non farvi aspettare troppo dopo. Abbiamo deciso di pubblicarne uno a settimana al massimo, così siamo sicure che non vi lasceremo nessuna settimana senza il seguito. Insomma crediamo che a voi può far più piacere aspettare una settimana tra un capitolo e l'altro, piuttosto che vederli pubblicati tutti insieme e poi aspettare un mese per la stesura dei nuovi.

 

Shaida Black: E tu ora l'hai scoperto che siamo pazze? XD Eh si Ashley è proprio da definire "una tipa come quella" proprio per la sua assurdità e irrazionalità. Ashley ha occhi solo per Nobu, vive per lui, e tutto ciò che fa lo fa in funzione di lui. Più che amore, si potrebbe chiamare attaccamento morboso, non credi anche tu? Comunque è vero Yamato è stato un po' cattivello con la nostra Rumichan... (Ma io lo perdono, è così sexy ndRachel_che_sbava) (Ma piantala T___T ndSan_con_mitra_puntato_verso_Rachel)

 

Cardel: A quanto pare è scoppiata la Akki-mania perché non sei la sola pazza di lui... mi sa che dovrai combattere con le unghie e con i denti per averlo ahah XD Beh, ma com'è, ultimamente tutti quelli che scoprono la storia la leggono in una giornata? Ma siete dei fulmini o.o Comunque spero che tu non sia morta davvero dalla curiosità, aspettando questo capitolino, eheh. Grazie dell' "Ammirevole"... ci hai commosse ç_ç sigh sob

 

Alweyn_Tail: Ecco, ecco, siamo andate avanti siamo andate avanti >.< Le cose cominciano a prendere strane pieghe da questo capitolo, ma spero tu continuerai lo stesso a seguirci ^^ W Akki eh? =P

 

Al prossimo chappo!

San&Rachel Dickinson

  
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