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Autore: OctoberRain    04/09/2010    1 recensioni
Larissa ha sedici anni. Michael ventuno. Si sono conosciuti mentre erano entrambi lontani da casa. Essendo così liberi si sono lasciati andare..anche troppo. Ci sono delle conseguenze da affrontare ma anche ricordi che affiorano.
Solita storia di una ragazzina incinta? Forse, ma magari vi piace! =}
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi venne incontro allargando il sorriso.

"Non hai idea di quanto mi faccia piacere vederti." disse dolcemente.

"È lo stesso per me, davvero."

Passò qualche secondo imbarazzante nei quali pensammo in che modo salutarci.

Optammo, poi, in un rapido abbraccio.

"Spero che tu abbia rinfrescato il tuo inglese perchè ho intenzione di farti parlare fino a perdere la voce! Devi raccontarmi tutto quello che stai facendo!"

"Allora è meglio che faccia rifornimento di pastiglie per la gola!" scherzai.

"Io ho una proposta migliore> disse lanciando gli occhi dappertutto "

Era imbarazzato, come se mi stesse chiedendo di uscire per la prima volta.

"Grazie ma l'ho già preso."

"in verità anch'io...lungo e dolce?"

"Esattamente" Fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Sapere che conosceva queste piccole cose di me mi fece uno strano effetto.

"Allora..." riprese mentre iniziavamo a passeggiare "So che potrò sembrare poco contento di averti qui ma devo chiederti cosa ci fai a Toronto...voglio dire, so che ti è sempre piaciuta ma...insomma...hai capito no?"

Il suo nervosismo era respirabile.

Strano, era teso più di me, che mi auto-definivo “la regina del nervoso”.

"Si, si, ho capito...e comunque è una domanda lecita."

"A proposito di domande lecite, i tuoi genitori ti hanno fatto venire qui da sola?"

Mi sentii sollevata dato che stava ignorando la prima domanda che mi aveva fatto ma anche in difficoltà per la seconda.

I miei genitori erano un tasto dolente. Riuscì per poco tempo a tener loro nascosta la cosa forse semplicemente perchè non lo volevo. Non avevo voglia di iniziare a mentire.

Tanto a cosa sarebbe servito?

Inspiegabilmente la presero in maniera ragionevole.

Fece malissimo: invece delle urla, dei gridi, delle minacce di buttarmi fuori di casa...tutte reazioni che mi aspettavo, mi abbracciarono e mi dissero che in qualche modo saremmo riusciti a venirne fuori. Sapere di averli delusi mi uccise. Non credo che ce l'avrei mai fatta senza mia sorella Alessandra. Lei fu l'unica che riuscì a starmi vicino senza giudicarmi. Fu la prima a cui raccontai il mio progetto di partire per il Canada e, cosa che non mi stupì, capì la mia scelta.

Si offrì anche di venire con me ma non mi sembrò il caso.

Mi ricordo ancora le sue parole:

"È la scelta migliore, Michael ha diritto di sapere. Non importa come la prenderà."

Tenendomi all'oscuro, Ale disse del Canada ai nostri genitori e tutti e tre insieme mi programmarono questo viaggio. Non so bene come si organizzarono. Un giorno tornai a casa e vidi il biglietto sul mio letto. Mi lasciò sbalordita e grata: sapere di avere una famiglia pronta a sorreggermi soprattutto in questi momenti difficili mi sembrò una fortuna enorme.

"Si può dire che hanno capito la mia scelta." dissi alla fine.

"Mi fa piacere."

Michael era uno che sbatteva la palpebre spesso e velocemente, ma dopo aver detto quelle semplici parole iniziò a scrutarmi, come se stesse cercando qualcosa.

"Cosa c'è?" chiesi infastidita. Se c'è una cosa che odio sono le persone che fissano.

"Niente..." sospirò senza convinzione. "È solo che sei diversa. Hai presente quando le persone affrontano delle battaglie impegnative dai cui escono segnate e incomprensibilmente riesci a vedere questo cambiamento sui loro volti?"

Mi fece questa domanda sapendo che non avrei compreso appieno quello che voleva dire.

Ma, bisogna ammetterlo, ci aveva preso.

"Ah, dimenticavo, ti trovo benissimo." Il suo sorriso si fece impercettibile.

"Grazie, anche tu, meglio dell'ultima volta."
Mi lasciai sfuggire un complimento sincero.

"Ma va!" disse iniziando a ridere

"Anch'io allora!" esclamai.

"Affatto...non assomigli proprio alla ragazza che vidi la prima volta nella caffetteria."

Allontanò lo sguardo e si mise ad osservare la strada.

Io riflettei un attimo.

"Pensavo che la prima volta che ci vedemmo fu alla cerimonia di inizio dei giochi."

Ovviamente con “ci vedemmo” intendevo “mi vedesti”.

"Io non l'ho mai detto."

"E quando mi avresti vista?" La mia curiosità era alle stelle.

"Va bene, te lo racconto."

______________________

Come continuerà il racconto di Michael? Sarà tutto nel prossimo capitolo!

Per ammazzare l'attesa che ne dite di farmi sapere quello che pensate?

Buon Sabato Sera! OctoberRain =}

  
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