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Autore: Laura Sparrow    05/09/2010    3 recensioni
Terzo capitolo della saga di Caribbean Tales - Una volta qualcuno li aveva definiti "una razza in via d'estinzione". Ora Will poteva solo sperare con tutte le sue forze che quel tale, quella volta, stesse sbagliando di grosso.Le acque dei Caraibi si fanno burrascose, qualcosa comincia a cambiare. Forse solo Jack, come Pirata Nobile, può sfidare le forze che ancora una volta si muovono contro di loro, e accettare un'alleanza vitale quanto pericolosa. Nel frattempo Laura comincia a capire il prezzo del titolo di "Capitano", mentre per Will la stessa parola comincia ad avere il sapore di qualcosa di inevitabile...
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 13
Cambi di bandiera


Già da alcuni minuti, Michael stava fissando il bruto dai lunghi capelli rossi raccolti in una coda, che lo aveva sollevato e messo sulla scialuppa come se non pesasse niente. Erano seduti faccia a faccia, mentre la donna pirata, quella col cappello e coi capelli neri, seduta dietro di lui, faceva segno ai marinai di calare l'imbarcazione in acqua.
- Cos'hai da guardare?- sbottò il pirata rosso, fulminandolo con lo sguardo, e la voce diede al ragazzo la conferma di quanto già sospettava: era una donna. Una donna alta e robusta come non ne aveva mai viste, talmente ben camuffata in abiti da marinaio da trarre in inganno alla prima occhiata, ma comunque una donna.
- Scusatemi. - rispose, mentre faceva del suo meglio per trattenere David che, sentendo i primi scossoni, cercava di allungarsi verso il parapetto per guardare giù. - E' la prima volta che vedo delle donne pirata, a parte quelle della Perla Nera... -
Quella fece un verso a metà tra il divertito e lo sprezzante, e scosse il capo. - Ce ne sono più di quante non si immagini, mozzo. Solo che non è saggio andare ad urlarlo ai quattro venti. -
La scialuppa toccò l'acqua, e le due si chinarono per prendere i remi. Per un attimo, spinto da un impulso di inutile cavalleria, Michael fu tentato di chiedere di poter prendere il posto di una di loro, ma David gli stava già dando abbastanza grattacapi: quel bambino sembrava incapace di starsene fermo e tranquillo perfino a bordo di un guscio di noce traballante.
- Tieni stretto il tuo fratellino, ci sarà da ballare un po'. - lo avvisò la donna dai capelli neri, cominciando a remare di buona lena.
- Non è mio fratello. - la corresse Michael, acciuffando il bambino e riportandoselo in grembo: David lo fissò con espressione scocciata, e incrociò le braccia. - Ma ormai è come se lo fosse... - sospirò, come per un ripensamento, quindi si chinò su di lui e lo rimproverò: - Ti ho già detto che devi startene buono, almeno per adesso! Che facciamo se la barca si rovescia, eh?-
- Nuotiamo. - rispose David, con sicurezza allarmante.
- Nuoti tu, soldo di cacio, perché sarai l'unico a cadere dalla scialuppa. - replicò la rossa, anche se in tono più scherzoso e meno ruvido di prima. Raggiunsero la riva in breve tempo, e non da soli: dietro di loro incombevano ben quattro navi; il Curlew, di Rackham, la Queen Anne, e la Perla, che trainava il relitto malandato di quello che era stato il Neptune.
La battaglia, sulla spiaggia, si era finalmente conclusa, e le operazioni di recupero avevano portato via poco tempo: quello che bastava a caricare sulla Perla gli uomini e l'armamentario rimasti a terra, e di agganciarsi al relitto del Neptune per trascinarselo dietro fino alla baia dove si sarebbe preparata l'imboscata.
Ora le tre navi si erano ormeggiate nella baia, chiuse a cerchio attorno al relitto come un branco di squali su una preda, e alcune scialuppe si stavano avvicinando alla riva. Michael scese e aiutò le due donne a tirare la barca fin sul bagnasciuga; dietro di loro era approdato anche Rackham, scortato da altri due dei suoi pirati.
Era stato deciso che i capitani si consultassero sul da farsi prima che calasse la notte: le ciurme invece sarebbero rimaste a bordo, pronte ad ogni evenienza.

*

Quando sbarcai, fui contenta di rivedere Michael e David sani e salvi. Erano su una scialuppa insieme alla donna pirata che avevo visto prima, e -a meno che non mi sbagliassi di grosso- un'altra donna dai capelli rossi.
Mi avvicinai al quartetto insieme a Faith, Ettore e Gibbs, e fui la prima ad incrociare lo sguardo di Michael quando si voltò verso di noi, raggiante, tenendo per mano il piccolo David.
- Hai fatto un ottimo lavoro, Mickey, sono fiera di te. - mi complimentai, dandogli una pacca sulla spalla.
- Faith invece era ansiosa come una vecchia suocera. - scherzò Ettore, tormentando sua moglie col gomito. Lei lo respinse bruscamente, piccata.
- Smettila!- protestò. - Avevo anche ragione ad essere preoccupata... è già abbastanza grave che Valerie sia rimasta ferita!- poi però si fece avanti e abbracciò il fratello, che per una volta non si ribellò a quella dimostrazione di affetto. David, invece, si guardava attorno con aria vagamente preoccupata.
- Dove sono mamma e papà?- mi chiese con la sua vocina inquisitoria, puntando gli occhi nei miei: non avrei saputo dire perché facesse domande a me, forse gli ispiravo fiducia.
- Arriveranno presto, David... -
Come facesse un bambino così piccolo a scoccare certe occhiatacce di sufficienza, lo sapeva il Cielo. In quel momento, Rackham scese a terra insieme ad altri due uomini: ogni capitano era venuto con la sua scorta, come io avevo portato la mia. La donna dai capelli neri mi si avvicinò, squadrandomi con aria strana: incuriosita, forse. Avrei voluto parlare con lei già da prima, ma non ne avevamo avuto occasione.
- E' curioso che portiate con voi un bambino così piccolo. - commentò, accennando a David.
Io non potei fare altro se non annuire. - Lo so. I suoi genitori sono dei nostri; lo hanno sempre portato con loro. Ormai è parte della ciurma. -
- Vedo. - la donna finalmente sorrise, quindi mi tese la mano. - Sono Anne Bonny. -
- Laura Sparrow. - ce la stringemmo brevemente, poi lei si voltò ad indicare la sua compagna dai capelli rossi che se ne stava in disparte, appoggiata alla scialuppa. - Lei è Mary Read. Sembra che abbiamo qualcosa in comune. -
Rackham attendeva a pochi passi da noi, con le mani sui fianchi e l'aria nervosa, mentre si guardava continuamente attorno; Barbanera invece si stava prendendo tutto il tempo, come se non gli importasse, e lui e la sua scorta stavano scendendo a terra solo in quel momento. Notai che anche i suoi pirati -fra i quali riconobbi il vecchio con troppe pistole- si guardavano attorno. Inutile chiedersi chi stessero cercando.
Notando un'occhiata di troppo di Ettore verso le due donne pirata, Faith gli diede un colpo di gomito. - So che cosa stai guardando. - lo avvertì.
Lui sussultò e la fissò ad occhi sbarrati, arrossendo appena: doveva essere la prima volta che lo vedevo fare qualcosa come arrossire. - Non... non le stavo guardando in quel modo!- protestò, in un bisbiglio.
- Sì, sì... coda di paglia, eh?- continuò lei, sogghignando maliziosa. - Allora devo proprio vendicarmi: qua ci sono tanti di quegli uomini... Trentacolpi, per esempio, quello sì che è un gran pezzo d'uomo!-
Scoppiarono a ridere tanto Ettore quanto lei, e perfino Michael che aveva origliato tutto la conversazione. Io sorrisi tra me, incurante del fatto che i nostri scherzi avrebbero potuto irritare i nostri alleati. Eravamo tutti di buon umore, da quando eravamo finalmente riusciti a riunirci alla ciurma e alla Perla.
Anche il vecchio però ci aveva sentito, e senza tanti complimenti lasciò indietro i suoi compagni e il capitano, per venirci a raggiungere. - Si parlava di me?- domandò, con un sorrisaccio che si apriva fra la barba ritta e incolta. Ettore cinse possessivamente le spalle di Faith con un braccio. - Non importa, ha cambiato idea. - disse, tranquillo ma con un tono che non ammetteva repliche.
Trentacolpi si fece una grassa risata, gettando indietro la testa pelata, poi si esibì in un inchino tutto svolazzi, accompagnato dal clangore assordante di tutte le sue pistole che cozzarono fra loro. - Martinho Gutierres, detto Trentacolpi, per servirvi, miss! O magari... - fece un sorriso sghembo. - ...voi gradireste servire me!-
Faith alzò gli occhi al cielo, poi sorrise al vecchio, scuotendo la testa. - No grazie, davvero non ci tengo. -
- Ma che peccato. - lui rise di nuovo, poi girò sui tacchi e tornò verso il suo gruppo, col concerto metallico delle pistole che lo seguiva ad ogni passo. Curiosamente, la comparsa del vecchio mi aveva fatta sorridere: dalla ciurma di Barbanera mi aspettavo ben di peggio, invece l'uomo era stato quasi... gentile, con noi. Per gli standard di un pirata, naturalmente. Strano, davvero, anche perché sembrava infischiarsene bellamente sia del suo capitano che del resto della ciurma, limitandosi ad andarsene semplicemente per i fatti suoi. Ettore si voltò verso sua moglie con un sorrisetto di scherno. - Faith, hai trovato un amico!-
- Oh, sta zitto. - borbottò seccamente lei.
- Ditemi, miss Sparrow... - se ne uscì ad un tratto Rackham in tono fin troppo gentile, cosa che mi mise subito in allarme. - Si sta facendo tardi, e ho ragione di credere che i nostri inseguitori potrebbero già essere pericolosamente vicini... Avete idea di dove sia finito vostro marito? Il tempo stringe, e non vorrei che avesse deciso, ecco, di non attenersi al piano... -
- Non abbiamo fatto altro che correre, pur di stare dietro al nostro piano!- protestai. - E non importa quando arriverà; possiamo cavarcela benissimo da soli, come abbiamo fatto finora. -
Il capitano sollevò un sopracciglio, chiaramente sorpreso. - Quindi... sapete che cosa ha in mente?-
In verità Jack mi aveva lasciata senza dirmi niente di definitivo, ma mi aveva detto di recuperare la nave, e avevo intuito che cosa intendesse farci. Ma cercai di mostrarmi più sicura di quanto non fossi, a scanso di equivoci: nemmeno Rackham sembrava propenso a darmi troppa fiducia. - Sì che lo so. - gettai uno sguardo alle mie spalle, dove si era fermato Barbanera insieme a cinque pirati della sua risma. Non disse una parola, e non fece altro se non restarsene con le braccia conserte e la barba ancora fumante per le micce accese: era evidente che riteneva di avere già fatto la sua parte, e ora voleva che fossimo noi a preparare un piano.
- Il relitto del Neptune è la nostra esca. - continuai: dovevo cercare di pensare come Jack, mi dissi, e tutto sarebbe andato bene. Di solito funzionava. - Presto sarà notte, e scommetto che i nostri amici saranno nei paraggi nel giro di qualche ora. Tutto quello che dobbiamo fare è attirarli qui dentro. Se noi ci nascondiamo lungo i bracci della baia e lasciamo il relitto da solo, nel centro, col buio non riusciranno a vedere quanto è danneggiato. Potremmo semplicemente lasciarlo lì, magari alzando la bandiera bianca. -
- Attirarli con la richiesta di soccorso? Banale. Troppo banale. Non ci cascheranno mai. - commentò Teach in tono brusco.
- Potrebbe, invece. - replicò Rackham, pizzicandosi pensoso la barba. - Da fuori, le rocce nascondono le vere dimensioni della baia. Avvicinandosi, e non vedendo nessun'altra nave all'interno, potrebbero decidere di fidarsi ed entrare: non riusciranno ad indovinare che le navi sono nascoste dietro i bracci di roccia, prima che sia troppo tardi. -
Barbanera sembrò sul punto di ribattere e dare il via all'ennesima lite, ma proprio in quel momento Anne Bonny gettò uno sguardo alle nostre spalle come per caso, e di colpo sobbalzò dalla sorpresa, sfoderando istantaneamente entrambe le pistole che portava alla cintura. - Che diavolo...?!- urlò, puntando le armi.
Pessima mossa da fare, davanti ad una congrega di pirati piuttosto intrattabili: in un attimo avevamo tutti sfoderato spade e pistole, voltandoci freneticamente ora verso Anne, che aveva estratto le armi per prima, ora verso il punto imprecisato che aveva catturato la sua attenzione.
- Prego, non c'è alcun bisogno di emozionarsi così tanto. Non siamo niente più che innocenti spettatori. -
Quattro persone uscivano a passo spedito dalla boscaglia, e si stavano avvicinando a noi. Non so che cosa in quel momento mi fece sussultare di più: se vedere Jack, impettito e sorridente in testa al gruppo; oppure Elizabeth, sveglia e apparentemente sana e salva accanto a Will; o la vista del quarto, inquietante personaggio che camminava alle spalle dei tre come un'ombra... un'ombra enorme, alta quasi due metri, massiccia come un orso e con un volto... un volto che esitai parecchio a riconoscere come quello di un uomo.
L'attenzione generale sembrò concentrarsi sul gigante, e vidi alcuni dei pirati sbiancare e tirarsi indietro, stringendo le armi con mani tremanti. Barbanera sgranò gli occhi e imprecò, e pensai che quella era probabilmente la prima volta che lo vedevo sorpreso: il brusio di imprecazioni, bestemmie ed esclamazioni di sorpresa salì di tono quando il quartetto ci raggiunse e si fermò a pochi passi da noi.
Io stessa avevo messo mano alla pistola, anche se l'avevo abbassata non appena avevo riconosciuto Jack e i Turner. Ora il mio sguardo incredulo rimbalzava da loro al gigante che li accompagnava, mentre le parole sembravano essermisi strozzate in gola.
- Perdio, fate avvicinare quella cosa e ve la restituisco con un buco in fronte!- ruggì Anne Bonny che, riscuotendosi per prima dallo stupore, fece due passi decisi in avanti puntando minacciosamente le pistole.
- Fermi!- Will si era messo in mezzo, disarmato e con le mani sollevate. - Non farà del male a nessuno, se non gli darete motivo di farlo. Mettete giù le armi. -
- Decido io dove tenere le mie armi, e non sarà certo uno sbarbatello come te a farmi cambiare idea. -
- Anne. - Rackham raggiunse la donna e la prese per un polso, facendole abbassare le pistole; era il gesto più determinato che gli avessi visto fare di recente. - Stiamo cercando di smetterla di minacciarci a vicenda, ora non mettertici anche tu. -
Stranamente, dopo il rimprovero del suo capitano, Anne Bonny abbassò la guardia senza fiatare, anche se non smise di guardare con sospetto il quartetto appena arrivato. Vedendo che gli adulti avevano smesso di fare gli stupidi, David lasciò la mano di Michael e si precipitò tutto contento dai suoi genitori che, improvvisamente dimentichi di tutto, lo abbracciarono con altrettanto slancio. Jack si fece avanti nel nostro cerchio a braccia aperte, e attaccò a parlare come se riprendesse una conversazione che avevamo interrotto solo pochi istanti prima.
- Ebbene, devo dire che è splendido ritrovarsi di nuovo tutti insieme, Rackham... Teach... - fece un cenno di saluto a ciascuno dei due pirati, ma passando davanti al secondo incrociò per un attimo il suo sguardo per niente rassicurante, e fece bruscamente dietro-front per tornare a rivolgersi verso la ciurma di Calico. - Miss Bonny, è un piacere rivedervi... non fate quella faccia, per favore, il nostro smisurato amico è con noi per un motivo preciso e non infastidirà nessuno a meno che non sia strettamente necessario. Ma veniamo a noi... Mi dispiace veramente tanto per il ritardo ma, vedete, abbiamo avuto delle faccende da sbrigare. -
- Non avevo dubbi che avresti trovato qualche scusa. Hah!- Barbanera tirò sul col naso prima di esibirsi nell'ennesimo, disgustoso, sputo sulla sabbia ai nostri piedi.
Jack si limitò a tirare su il mento, con fare altezzoso. - Non ho perso tempo, Teach. E mi sembra anche di avervi lasciati in ottime mani. - si voltò brevemente verso di me, rivolgendomi un fugace sorriso. In quel brevissimo scambio di sguardi, ricambiai. Decisamente non era il momento opportuno per qualche commovente riunificazione come per i Turner, anche se, potendo, non mi sarebbe dispiaciuto.
- In buone mani?- ruggì Barbanera, piantandoglisi davanti. - Siamo stati ad aspettare te e la tua ciurma del cazzo, solo per vedere spuntare dal bosco quella mocciosa insieme a cinque smidollati che ci chiedevano di venire a salvare la tua dannatissima nave! E adesso che noi abbiamo fatto il lavoro sporco, tu te ne arrivi tranquillo, come se non fosse successo niente, portandoti dietro i tuoi leccapiedi e questa sottospecie di... - tentennò per un momento, scrutando il gigante. - ...grasso... elefante. Non so se ho voglia di sopportarti ancora per molto, Sparrow. -
Per una volta, Jack rimase a guardarlo senza battere ciglio: questo mi fece sospettare che avesse qualche altra sorpresa in serbo per noi. - Se non hai altri fantasiosi appellativi da affibbiare alla gente che frequento... - replicò, insolitamente freddo. - ...magari posso finire. Se mi fate il favore di guardare un istante, con attenzione, alle nostre spalle, potrete notare che mi sono portato dietro ben più del nostro grosso amico. -
Tutti quanti alzammo lo sguardo, seguendo la direzione che ci indicava, e ci trovammo a fissare il limitare della macchia che circondava la spiaggia sassosa. Dapprima non vidi nulla, poi, aguzzando la vista, notai alcune figure immobili, quasi perfettamente mimetizzate con la boscaglia: prima due o tre, poi almeno una decina, poi sempre di più. Sussultai, sgranando gli occhi: era la gente di Praho.
Sembrava che l'intero villaggio si fosse radunato all'ombra della macchia, e fosse rimasto a fissarci in assoluto silenzio, invisibile, per tutto quel tempo.
Calico Jack allargò gli occhi per la sorpresa, voltandosi verso di noi. - Buon Dio, Sparrow! Chi sono questi?-
- Amici che vivono qui. - rispose lui, con un sorrisetto soddisfatto. - Amici che portano barili... e barili... e barili... di polvere da sparo in buono stato, nonché numerose micce da cannone. Abbastanza per fare saltare in aria, diciamo, quello che resta di quella nave. - indicò il relitto del Neptune.
Per lunghissimi istanti sul gruppo di pirati calò un silenzio stupefatto, mentre io mi voltavo di scatto a scambiare una fugace e allarmata occhiata con Faith, Ettore e Gibbs. A quanto pareva, avevo indovinato il piano di Jack solo per metà: sapevo che intendeva usare il relitto come esca, ma non avrei mai immaginato che il suo progetto prevedesse anche di imbottirla di polvere da sparo e farla esplodere... specie non dentro una baia, con la nostra nave pericolosamente vicina.
- ...Saltare in aria?- Rackham fu il primo a recuperare l'uso della parola. - Aspetta, aspetta un momento, Sparrow, stiamo correndo troppo: un carico così grosso di polvere da sparo potrebbe fruttarci una piccola fortuna! E perdio, le navi costano! Perché buttarne via una così? Certo è ridotta male, ma si può sempre recuperare il legno: quello inglese te lo pagano a peso d'oro!-
- E come pensate di vendere la polvere da sparo e il legname, se continuerete ad essere braccato costantemente?- lo interruppi, guardandolo storto. Anne Bonny, al fianco di Rackham, quasi rise.
- Questo è il punto. - rincarò Jack. - La nostra prima priorità, quindi, è liberarci dei nostri inseguitori. E per farlo occorrerà sacrificare qualcosa, comprendete? Non sarà bello e non ci guadagneremo un granché, ve lo posso assicurare, ma ci toglieremo un gran peso. -
Rackham si accigliò ancora di più. - Allora che intendi fare?-
Jack si fece avanti allargando le braccia, preparandosi ad un'altra delle sue teatrali delucidazioni. - Il relitto del Neptune è la nostra esca... -
- Questo l'ha già detto lei. - sbottò Barbanera, accennando a me col capo. Jack mi fissò inarcando le sopracciglia. Io gli sorrisi e scrollai le spalle. Un po' deluso, tornò a rivolgersi ai pirati e sbottò, sbrigativamente: - Oh insomma, giacché sappiamo già tutti che cosa c'è da fare, muoviamoci. Gli indigeni caricheranno l'esplosivo sul relitto appena glielo dirò io. Non intralciateli e non infastiditeli in alcun modo; non avete idea di quanta fatica abbiamo fatto per strappare questa concessione, e non vorrei rovinare tutto. -

*

Pochi minuti dopo eravamo ancora su quella striscia di spiaggia, tutti seduti attorno ad una lanterna perché ormai era calato il buio, coi tre capitani intenti a confabulare e a spostare sei piccole pietre che dovevano rappresentare le nostre navi, il relitto, e le altre due che sarebbero dovute arrivare.
Appurato che la Perla e le altre due, protette dietro i bracci di roccia, sarebbero state al sicuro dall'esplosione, Teach sollevò gli occhi dal rozzo modellino per voltarsi verso la Perla, ancora ormeggiata al centro della baia, accanto al relitto.
- Insomma, abbiamo chiarito che cosa dobbiamo fare noi, Sparrow. Ma non hai detto neanche una volta quale sarà il tuo ruolo in tutta la battaglia. - indicò la pietra che rappresentava la Perla, ferma accanto a quella che avrebbe dovuto simboleggiare l'imboccatura della baia.
- Il mio ruolo è questo. Esattamente questo. - Jack picchiettò la pietra con l'indice. - La Perla starà lì per tutta la battaglia. Sorveglierò l'imboccatura in modo che nessuno esca, ma, e questa è la cosa più importante, temo di non avere intenzione di unirmi all'arrembaggio. -
Pensavo che la sua risposta avrebbe scatenato un putiferio, invece solo Rackham sobbalzò e lo fissò sbalordito. Barbanera si limitò a ridurre gli occhi a due fessure, fissando Jack con profondo disgusto e sibilando fra sé una bestemmia: considerato il suo normale temperamento, era come se non avesse fatto una piega.
- Non capisco la tua posizione, Sparrow. - disse Calico, allargando le braccia e scuotendo il capo con espressione disarmata. - Hai accettato tu di allearti con noi. Hai detto tu che consideravi vantaggioso il nostro accordo. Sei venuto a chiederci aiuto, e noi te lo abbiamo concesso anche se non faceva parte dei piani. Adesso, perché dovresti rifiutarti di combattere?-
Jack rimase stranamente serio. - Perché io avevo un unico nemico che mi dava fastidio: il Neptune. E, ora che tu e Teach mi avete fatto il favore di levarmelo dai piedi, io ricambierò la cortesia offrendovi il mio piano e soprattutto la mia polvere da sparo. Non è un regalo: è uno scambio, Non ho mai detto che avrei mandato la mia ciurma a morire per voi, perché è una bella carneficina quella che state preparando, nel caso non l'aveste ancora capito. Avete scelto voi di combattere all'ultimo sangue, sia per l'equipaggio del Neptune, sia per quello delle navi che stiamo aspettando. Io no. Non voglio cambiare il mondo, né posso ricostruire dal nulla la Fratellanza: e nemmeno tu, Rackham, vuoi farlo, a dirla tutta. Tu ci hai chiamati perché avevi paura, e ti serviva qualcuno che ti coprisse le spalle. Guarda caso hai scelto me e Teach... non potevo rifiutare l'accordo quando l'alternativa era farmi impallinare, no?- accennò a Barbanera mentre lo diceva; la cosa più sorprendente fu che il pirata sembrò quasi trovare la cosa divertente, perché sbottò in una cupa risata rauca, guardando storto tanto Jack quanto Rackham.
Quest'ultimo sembrava preso in trappola. Sconvolto e piccato, faceva rimbalzare lo sguardo tra i due capitani che gli stavano davanti, inaspettatamente quasi coalizzati contro di lui, almeno per il momento. Ad un certo punto guardò verso di me, e la sua espressione si indurì: senza più considerare gli altri due, puntò un dito contro di me e sbottò: - Un comportamento veramente leale, non c'è che dire. Sapevate tutto questo, quando siete venuta a mendicare il mio aiuto e vi ho dato ospitalità sulla mia nave?-
Pur di non affrontare a viso aperto i due capitani, sceglieva di prendersela con me, magari cercando di farmi sentire in colpa. Non avevo nulla contro di lui, ma anch'io capivo fin troppo bene quali erano state le sue vere intenzioni fin da quando ci aveva proposto il patto. Così come sospettavo che intendesse spingere la Perla e la Queen Anne verso la battaglia finale per poi restarsene nelle retrovie, come aveva fatto poco prima.
- Non vi stiamo abbandonando, Rackham. - risposi con freddezza. - Per rispondere alla vostra domanda; sì, già immaginavo che ci saremmo trovati a questo punto. Ma vi stiamo offrendo un modo per combattere i vostri nemici, come avevamo deciso. -
- Non avevamo deciso proprio niente...!- protestò il capitano, accalorandosi, ma ad un tratto Anne Bonny lo spinse da parte con una spallata e lo fulminò con lo sguardo per un attimo che sembrò eterno. Mi sorprese che la donna osasse tanto, ma era evidente che si fosse guadagnata il diritto di farlo perché, senza esitare, si rivolse a noi tre in tono spiccio, ignorando Calico.
- L'accordo è valido. Andata. - fece, con un cenno del capo. - Voglio però che voi della Perla vi atteniate al piano e sorvegliate l'imboccatura della baia: nessuno vi chiederà di unirvi all'arrembaggio, se non volete farlo; mi basta che teniate pronti i vostri cannoni e non lasciate scappare quei bastardi. E voglio tutto quell'esplosivo a bordo del relitto entro mezz'ora. -
Incrociai lo sguardo e ammiccai. - Andata. -
- Andata. - fece Jack, col suo solito sorrisetto.
- Che siate fottuti all'inferno tutti quanti. - grugnì Barbanera, ma annuì.
- Davvero, mi aspettavo un po' più di collaborazione da parte vostra, Sparrow. - protestò ancora Rackham in tono lamentoso. Il suo aspetto non suggeriva niente di pericoloso, ma i suoi occhi bruciavano di rabbia e di incredulità.
- La avrete, la nostra collaborazione. - replicai, desiderosa soltanto di fargli chiudere la bocca: a lui e a Barbanera. - Io sarò a bordo del relitto, per accendere la miccia quando sarà il momento. -
- Cosa?!- esclamò Jack, con un'improvvisa nota più acuta nella voce.
- Cosa?!- gli fece eco Faith.
- Qualcuno dovrà pure farla esplodere tutta quella polvere, no?- prima che qualcun altro potesse replicare, tesi la mano ad Anne Bonny e ce la stringemmo vigorosamente, suggellando il patto.

*

Tenevo gli occhi fissi sui miei piedi, escludendo qualsiasi altro rumore che non fosse il fischiare vento, o il lento respiro della risacca.
Le onde si arrampicavano lungo il bagnasciuga, e a intervalli regolari mi sommergevano di spuma fino alle caviglie: sentivo il terreno cedevole sgretolarsi sotto le piante dei piedi nudi, i sassolini che mi sgusciavano fra le dita. Quel continuo, freddo sgambetto mi costringeva a camminare molto lentamente, ma era anche piacevole.
L'acqua, sotto il cielo senza luna, era quasi nera. La baia era scura e silenziosa, e solo il relitto del Neptune si distingueva dalle rocce, immobile nel centro della baia come una grande balena arenata. Alzai lo sguardo per guardarmi attorno. Nessuna traccia delle tre navi pirata. Se non avessi conosciuto perfettamente la posizione di ognuna di loro, avrei potuto credere che la baia fosse deserta.
- A volte dovresti imparare a frenare l'entusiasmo. - Jack camminava dietro di me: come me era a piedi nudi e teneva gli stivali in mano; in silenzio, aveva voluto seguirmi in quella specie di passeggiata propiziatoria.
Gli indigeni avevano già finito il loro lavoro pochi minuti prima: rapidi e muti, avevano sfilato davanti ai nostri occhi, andando avanti e indietro dalla spiaggia al relitto coi loro carichi di polvere. Dopodiché, erano tornati nella foresta, anche se ero sicura che fossero ancora lì da qualche parte ad osservarci.
Sorrisi a Jack, affondando i piedi fra i sassolini. - Mi sembrava un compromesso ideale. -
- Ideale per chi?!- protestò lui, lasciando involontariamente trapelare il nervosismo che provava. Rendendosene conto, tornò a fare il vago, guardando altrove e agitando i piedi nell'acqua bassa.
- Per tutti. Per te, se vuoi giustificare uno scambio equo, e per me. -
Jack alzò gli occhi al cielo. - Non hai bisogno di fare colpo sulla ciurma. -
- Sì, invece!- ribattei in tono più duro. - Non sono come te, Jack, non so uscire splendidamente da qualsiasi situazione. Io ho bisogno di guadagnarmelo, il rispetto della ciurma, ora più che mai. -
Stavolta fu lui a scoccarmi il sorriso di chi la sa lunga. - Da quello che ho sentito, hanno piuttosto apprezzato il modo in cui ti sei comportata una volta ripresa la Perla. Grazie per lo “splendidamente”, comunque. -
Feci vagare di nuovo lo sguardo sulla baia: sembrava che le uniche luci fossero quelle delle lanterne accese sulle scialuppe rimaste ad aspettarci sulla spiaggia. Mancava pochissimo. Dovevamo solo andare ai nostri posti, poi avremmo atteso il nostro momento. Poteva risolversi tutto solo in una lunga nottata al freddo, sola, a bordo del relitto... ma ero piuttosto sicura che i nostri nemici si sarebbero presentati proprio quella notte. Non avevano più motivo di tardare.
- Devo essere io a farlo. - risposi, stringendomi nelle spalle come se non fosse poi una gran cosa. - E' giusto che anche noi ci assumiamo i nostri rischi... e tu servi a bordo più di me. -
Jack represse una risatina e si avvicinò, posandomi rapido l'indice sulle labbra. - Le nobili intenzioni tienile per Rackham, gioia. Tu vuoi fare la splendida davanti a tutti. -
Mi trattenni a forza per non sbuffare per l'esasperazione. - Vuoi che lo dica? E va bene: voglio fare la splendida! Voglio fare la mia carnevalata, voglio recitare la parte del capitano temerario con tanto di fuochi d'artificio, così che tutta la ciurma rimanga a bocca aperta e mi faccia un bell'applauso pensando: “E' incredibile; seguiamo questa fanciulletta in capo al mondo!”. Non è quello che facciamo continuamente? Teatralità!- spalancai le braccia, improvvisando una goffa piroetta. - La più grande arma dei pirati. Dei capitani pirata, in particolare. -
Lui annuì, suo malgrado. - Dolcezza, non dirò che non hai ragione. Hai dannatamente ragione, e direi che hai capito fin troppo bene come vanno le cose. E' solo che mi sembra lecito essere preoccupato per te, comprendi?-
Mi fermai a guardarlo. - Eccome se comprendo. -
Senza aggiungere altro, lui mi tese la mano libera e camminammo gli ultimi metri di spiaggia in silenzio, tenendoci per mano. Le sue dita mi sembrarono così calde che, anche quando mi lasciò andare, continuai a sentirne il calore sul palmo.
Sulla riva ci stavano aspettando due scialuppe: su una, prevedibilmente, erano rimasti ad attenderci Faith, Ettore e Gibbs; fui più sorpresa di vedere le due donne del Curlew, Anne e Mary, in piedi accanto all'altra barcaccia.
- E' tutto pronto?- domandai a Gibbs mentre mi rimettevo gli stivali, e il nostromo annuì frettolosamente.
- Ogni cosa è stata sistemata a bordo del relitto, i cannoni della Perla sono puliti e carichi... e ogni uomo è al suo posto. -
- Perfetto. - mi sforzai di inghiottire il groppo che avevo in gola.
- Spero che tu sappia quello che fai. - era stata Anne Bonny a parlare. Le risposi con un sogghigno.
- Lo spero anch'io. -
- Non perdere tempo, quando sarai a bordo. - aggiunse la donna dai capelli rossi, al suo fianco. - Dai fuoco a quello che serve, e poi vattene. Trova un punto buono per tuffarti, e fallo in fretta. -
- E' coraggioso quello che fai, non credere. - Anne ci squadrò tutti quanti per qualche istante, poi mi fece un cenno come a chiamarmi in disparte: mi avvicinai, e lei abbassò la voce. - Non pensare ad una parola di quel che ha detto Calico. - mi disse, in tono duro. - So cosa gli passa per la testa, e avete fatto solo bene. Che vi uniate all'arrembaggio o no, per me avete mantenuto la parola; siete puliti. -
- In verità mi dispiace. Ci avete aiutati, e non volevo davvero dovervi piantare in asso... -
- Lascia stare, non abbiamo tempo per essere sentimentali. E Calico è un cagasotto; questo lo so fin da quando è nata sua figlia. -
- Sua figlia?- aggrottai le sopracciglia, poi ebbi un'intuizione. - Voi siete...?-
Anne scrollò le spalle, scambiando una breve occhiata eloquente con Mary. - Più o meno. Non quanto te e il tuo capitano, comunque. - l'ultima frase la disse con un sorrisetto sardonico.
Non dissero altro e poi, rapide e precise, saltarono sulla scialuppa per mettersi ai remi. - Aspettiamo il vostro segnale. - si limitò a ricordarci Anne, prima di allontanarsi nell'oscurità insieme alla sua compagna.
Salii a mia volta a bordo della barcaccia, e cominciammo a remare verso il relitto: tutti quanti eravamo molto silenziosi. Tutti tranne Gibbs, naturalmente, che appena fui a bordo mi si attaccò e mi tempestò di frettolose istruzioni: - Ti hanno dato un ottimo consiglio: non perdere tempo. La maggior parte della polvere è stata stipata nella santabarbara, ma a te basterà incendiare la miccia sul ponte. Dopodiché, lanciati dalla prua e non voltarti indietro neanche un momento. -
Io mi limitavo ad annuire, cercando di restare calma. Il pensiero di dovermi tuffare mi spaventava più di tutto il resto. Una volta appiccato il fuoco, non avrei avuto il tempo per calare una scialuppa: inoltre, qualsiasi imbarcazione che si fosse trovata vicino al relitto avrebbe rischiato di essere spazzata via.
Tutti avevano convenuto che sarei stata più al sicuro sott'acqua, e la Perla distava solo poche braccia di mare: niente che non potessi fare a nuoto.
Le singole parti del piano, prese da sole, non mi facevano davvero paura. Era tutto l'insieme a terrorizzarmi. Ettore fermò la scialuppa accanto alla chiglia del relitto, e Faith mi porse la lanterna. - Per favore, non fare cose stupide. - mi pregò; la luce della fiamma illuminava il suo viso corrucciato dalla preoccupazione.
- Allora non dovrei neanche salirci, sul relitto. - scherzai.
Mi alzai in piedi, e solo in quel momento mi resi conto del primo problema, ovvero risalire la scaletta con la lanterna in mano: cosa per niente facile. Per fortuna, Jack si alzò per aiutarmi e, recuperato un pezzo di corda dal fondo della scialuppa, la fece passare attorno al gancio della lanterna per poi allacciarmela alla cintura: la lampada scottava un po' contro la mia gamba, ma almeno avevo le mani libere.
- Vai. - mi bisbigliò Jack all'orecchio, prima di lasciarmi andare. Mi arrampicai su per la scaletta, e salii a bordo.
Il ponte era impiastricciato di pece e di sangue. Quando mi guardai attorno, facendomi luce con la lanterna, storsi il naso: non tutti i cadaveri erano stati buttati in mare, quando Barbanera aveva finito il suo lavoro; diversi erano ancora stesi qua e là sul ponte, alcuni addirittura erano stati spinti contro i parapetti o legati alle sartie, per dare l'impressione, da lontano, che a bordo ci fossero ancora dei sopravvissuti.
Quel macabro trucco portava la firma di Teach e, per quanto orribile, poteva anche funzionare.
La fiamma illuminò il volto livido di un soldato in uniforme rossa, e io distolsi lo sguardo. Mi sarei sentita molto meglio quando avessi dato alle fiamme quel relitto, con tutto il suo carico di morte. Almeno quei cadaveri non sarebbero rimasti a mollo nelle acque presso l'isola, pallidi e gonfi, a decomporsi pian piano e ad ingrassare i pesci.
Feci il giro del ponte e accesi altre due lanterne, una a poppa e una a prua. Poi mi sedetti sulle scale del castello di prua, e rimasi ad aspettare.

*

- Identificatevi!- gridò il capitano della goletta inglese chiamata Florence, all'uomo in un uniforme rossa fermo sul cassero della nave che aveva a fianco.
- Barnes, capitano dell'Esperanza. - rispose quello, in inglese perfetto. La cosa fece accigliare ancora di più il capitano britannico.
- Non siete spagnolo. - le due navi si erano avvicinate nell'oscurità, ma era abbastanza sicuro di avere visto sul loro pennone la bandiera spagnola. Erano abbastanza vicini da potersi parlare direttamente, e grazie alla luce delle lanterne il capitano vide anche l'espressione divertita dell'altro.
- No, infatti: la mia nave la è, e spagnoli sono coloro per cui lavoro. Sono sulle tracce di una nave pirata. -
Il capitano della Florence annuì. - Già, sembra che non si faccia altro, ultimamente. I miei compatrioti del Neptune stavano inseguendo la Perla Nera, ma abbiamo perso ogni traccia di loro dopo la tempesta. Io sto inseguendo Edward Teach in persona, ma non so se lo troverò qui, a questo punto. -
- Nemici pericolosi. - gli gridò di rimando Barnes. - Devo contraddirvi, capitano, quest'isola invece è un nido perfetto per i pirati. Sono abbastanza sicuro di trovare qui la mia preda, il Curlew di Calico Jack Rackham: la tempesta deve avere colto di sorpresa anche lui, ne sono certo, ed è molto probabile che abbia scelto questo posto per nascondersi. -
In quel momento il dialogo dei due capitani fu interrotto dalle vedette di entrambi, che annunciarono la presenza di una nave non identificata a poca distanza da loro. Entrambi si sporsero dal parapetto, e il capitano della Florence fu abbastanza sicuro che in quel momento le loro espressioni si assomigliassero molto: davanti alle loro navi si stagliava il profilo scuro dell'isola, ma nella baia brillava la luce fioca di almeno tre lanterne, rivelando quello che era inequivocabilmente il profilo di un'imbarcazione.
- Non è Rackham. E' troppo grande. - lo informò il capitano Barnes, che in quello stesso momento stava scrutando la baia con un cannocchiale.
- No... è il Neptune!- esclamò lui, incredulo. Come gli fosse piovuta dal cielo quella certezza non lo sapeva neppure lui, eppure c'erano troppe coincidenze: aveva esattamente le stesse dimensioni, per quello che poteva vedere, e aveva provato una sorta di brivido familiare quando l'aveva vista. Non poteva sbagliarsi.
Un esame più attento col cannocchiale confermò i suoi sospetti, anche se c'era così maledettamente buio che non riuscì nemmeno a leggere il nome sulla fiancata: tuttavia, aveva visto quel galeone troppe volte per sbagliarsi. Sembrava in brutte condizioni, doveva avere almeno un albero spezzato, e diverse vele e pennoni spezzati. Forse aveva perfino degli squarci nella fiancata, anche se l'oscurità impediva di accertarsene.
Anche il Neptune era stato travolto dalla tempesta, e si era ormeggiato lì, mezzo distrutto, in attesa dei soccorsi? Di certo qualcuno a bordo stava chiedendo aiuto. Distingueva le sagome di alcuni uomini appoggiati ai parapetti, nell'ombra; forse guardavano verso l'orizzonte sperando di scorgere una vela al di fuori della baia. C'era perfino qualcuno sulle sartie. Ma ciò che attirò il suo sguardo fu il movimento di una lanterna che andava su e giù per il ponte: c'era qualcuno che doveva averli visti, e ora si muoveva freneticamente, agitando la lampada per attirare la loro attenzione.
- Date volta; cerchiamo di raggiungerli. Tutti gli uomini ai loro posti, massima allerta!-
- Capitano!- Barnes lo richiamò, dalla sua nave. - Massima prudenza: quel galeone non è stato ridotto così da una burrasca. Se è stato attaccato dai pirati, potrebbero essere ancora qui attorno, se non proprio a bordo del relitto. Suggerisco di optare per una manovra di accerchiamento e caricare i cannoni. -
L'uomo annuì. - Eseguire. Avete sentito? Tutti ai vostri posti!-
Le due navi entrarono nella baia perfettamente affiancate, puntando verso la nave ferita come due squali sulla preda. Nella baia regnava un silenzio di morte, eppure quella luce a bordo continuava a muoversi.
Il capitano continuava ad ispezionare la baia col cannocchiale, senza riuscire a vedere altro che un muro di buio pesto che sembrava stringerli in una morsa. La lanterna sul ponte del Neptune danzava, in un disperato e muto grido di soccorso.
Aveva un pessimo presentimento.
  
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