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Autore: Neve nera    23/10/2005    4 recensioni
La storia è ambientata più o meno nel periodo in cui Lorelai sta insieme a Jason, Rory è a Yale e Jess è già partito; proprio il ritono di quest'ultimo sconvolgerà i sentimenti della giovane Gilmore. Inoltre che tra Lorelai e Luke cominci ad esserci qualcosa di più di una semplice amicizia??!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano da poco scoccate le dieci di sera quando la neve aveva ricominciato a cadere imperturbabile sull’intera cittadina, e tutta quella atmosfera invernale, confondeva un caloroso senso di tranquillità nel cuore della giovane Gilmore che, nel frattempo,

            Il coraggio di amare

 

 

Una semplice parola

 

 

Erano da poco scoccate le dieci di sera quando la neve aveva ricominciato a cadere imperturbabile sull’intera cittadina, imbiancando nuovamente tutto ciò facesse parte del suo tragitto e rendendo l’ambiente ancora più natalizio del giorno precedente; oltre al freddo, però, quella atmosfera invernale aveva la capacità di infondere un caloroso senso di tranquillità nel cuore della giovane Gilmore che, nel frattempo, stava percorrendo la strada verso l’appartamento di Lane, poco distante dalla sua abitazione. Sicuramente l’amica non vedeva l’ora di raccontarle i minimi particolari a proposito dell’ingaggio proposto alla sua band  da quel Robert Dellord e, in modo particolare, del fatto che in questo modo avrebbe fatto capire alla madre che si era completamente sbagliata su di lei e sul suo sogno, apparentemente così lontano dal realizzarsi. Inoltre, Rory era ansiosa di avvertirla dell’arrivo di Jess, anche se, ora che ci pensava bene, lavorando nel locale di Luke, Lane sicuramente lo sapeva già; chissà perché non le aveva ancora telefonato, tempestandola di domande, come era suo solito fare?! visto che la conosceva da una vita, le era senz’altro successo qualcosa di tutt’altro che positivo; motivo in più per andarla a trovare, anche se l’orario non era dei migliori.

Mentre i suoi pensieri continuavano a concentrarsi sulla giovane amica coreana, l’auto di Rory, regalatagli dai nonni per il diploma, cominciò ad emettere uno strano suono, simile a quello delle auto d’epoca nei film in bianco e nero; ma, visto che la sua macchina era tutt’altro che vecchia, quel chiasso non presagiva nulla di buono.

 

“no…non abbandonarmi proprio ora…”

 

Ma, quello che appariva un chiaro invito a portarla perlomeno a casa, non fu esaudito e, infatti, dopo alcuni secondi, l’auto terminò quella che sembrava essere un’agonia, fermandosi del tutto e non dando alcun cenno di ripresa.

 

“no…non è possibile…”

 

Trovandosi improvvisamente in una situazione come quella, l’irritazione cominciò a fare a pugni con la calma e ogni minuto che passava, quest’ultima sembrava avere sempre di più la peggio; la ragazza dai capelli castani cominciò a girare la chiave più e più volte, senza però sentire quel tanto desiderato suono dell’accensione del motore; dopodichè, invasa dallo scoraggiamento, prese la borsa che le era accanto e scese dalla macchina, andandosi a sedere sopra al marciapiede, già semi coperto dalla coltre bianca. Così, con un’espressione visibilmente annoiata, Rory cominciò a “sfogliare” i nomi che componevano la rubrica del suo cellulare, pensando a chi potesse aiutarla in un momento come quello. Avrebbe volentieri chiamato sua madre, ma dopo aver percepito quella strana agitazione nella telefonata di poco fa, il suo sesto senso, leggermente malizioso, le suggeriva di cercare qualche altro buon samaritano disposto ad aiutarla.

 

“Uffa…ma è possibile che devono capitare tutte a me?!...

 

“serve un aiuto?!

 

Quella voce la conosceva fin troppo bene: apparentemente sempre così fredda e cauta con chiunque si rivolgesse, anche se questo qualcuno fosse stato la persona più affidabile di tutta la città; ma, se si imparava a ascoltarla, era così dolce e rassicurante da non sembrare neppure la stessa.  Dopo poco più di un giorno da quando aveva saputo del suo arrivo a Stars Hollow, era già la seconda volta che incrociava lo sguardo del proprietario di quella voce e tutto ciò non le piaceva affatto, dato che ogni volta che lo incontrava finiva per andare a letto sommersa da mille pensieri, tutti rivolti a ciò che era successo in passato.

Velocemente, la giovane Gilmore abbassò lo sguardo, cercando di non cadere nuovamente vittima di quello sguardo così dolce e  penetrante, che già la sera prima l’aveva fatta sentire così debole.

 

“no ce la faccio da sola!”

 

“ah si…e da quando te ne intendi di macchine?”

 

“da quando te ne sei andato via senza dire niente!”

 

Quelle parole, Rory le aveva pronunciate  con una notevole nota di acidità; anche se il suo cuore avrebbe parlato al ragazzo in una maniera tutt’altro che fredda, la mente ebbe la meglio e nel sentire quel tono così distaccato e freddo, l’agitazione del giovane Jess cominciò a farsi più vivace, rendendogli il tutto ancora più difficile.

Nel vedere gli effetti della sua “frecciatina”, Rory concentrò nuovamente la sua attenzione sul cellulare, senza così accorgersi che quella frase non aveva effettivamente avuto l’effetto sperato. Jess, infatti, si avvicinò all’auto e, dopo aver alzato il cofano di questa, cominciò a maneggiare con alcuni ingranaggi a lui per nulla sconosciuti. Dopo alcuni attimi, però, la Gilmore si alzò di scatto dal marciapiede, avvicinandosi con passo spedito al ragazzo.

 

“mi sembra di averti già detto che no ho bisogno di aiuto…soprattutto del tuo!”

 

“a me sembra il contrario visto che non c’è anima viva con questo tempo!”

 

“esiste il cellulare per questo!”

 

“perché devi fare tutte queste storie se ci sono io!?

 

perché nei momenti in cui avevo bisogno di te non ci sei stato, perciò…”

 

“BASTAA!”

 

Nel sentire di nuovo quel tono così acido provenire dalle parole di Rory, in Jess crebbe un notevole nervosismo, percepibile non solo dal tono di voce, ma anche dai movimenti della mandibola che, ad ogni attimo, sembrava volersi serrare sempre di più.

Velocemente il ragazzo si allontanò dall’auto, dando le spalle alla Gilmore che, nel frattempo, fissava un punto del motore come se questi avesse la capacità di darle un consiglio sul modo più corretto di comportarsi in un momento come quello; il giovane si allontanava sempre di più fino a che, all’improvviso, si bloccò di scatto ritornando rapidamente sui suoi passi.

 

“dimmi….che…che devo fare per farmi perdonare?! Ti ho chiesto scusa che vuoi che faccia di più?! Lo so mi sono comportato da schifo…sono stato un codardo ma…ma io…”

 

“smettila…non voglio sapere come o cosa ti è passato per la testa! ho sperato tanto in una tua telefonata…in un tuo ritorno. Ma poi ho capito che è inutile aspettare una persona che non vuole tornare! Quindi…non…non aiutarmi per metterti apposto la coscienza…perché se devo essere sincera preferisco tornare a piedi!”

 

Detto ciò, la ragazza dai capelli castani aprì la porta grigia  dell’auto che si trovava dalla parte del guidatore, staccò le chiavi dall’accensione e si allontanò, lasciando Jess in uno stato quasi impietrito, come se quelle parole avessero avuto la capacità di spezzargli il cuore in tanti piccoli pezzi, talmente sottili da essere quasi impossibili da riordinare. D’improvviso, però, Rory si bloccò di colpo e, senza votare lo sguardo, si rivolse nuovamente al giovane Mariano, con un tono tutt’altro che acido, in quanto esprimeva tutto il dolore che, fino ad allora, la ragazza  aveva tentato di nascondere.

 

comunque…non mi hai mai detto…scusa…”

 

Se le parole di pochi minuti prima gli avevano causato tanto dolore, non potevano che essere definite come il “colpo di grazie” che Jess doveva unicamente limitarsi ad incassare.

 

Dopo circa una decina di minuti da quando aveva abbandonato la macchina vicino al marciapiede, Rory si ritrovò dinanzi alla sua abitazione che, prontamente, sembrò trasmettergli una sorta di tranquillità, come se quello fosse l’unico luogo in grado di distaccarla momentaneamente dalla realtà e da tutti i suoi problemi. Lentamente si avvicinò alla porta d’ingresso e, con la stessa andatura l’aprì per poi richiuderla alle sue spalle; nel percepire quell’improvviso calore, proveniente dal riscaldamento appena uscito da una fase “critica”, il corpo della ragazza non poté trattenersi dal generare un piccolo tremito; così, dopo essersi sfilata il giubbotto, leggermente ricoperto di neve soprattutto nella zona delle spalle, la ragazza si accinse a  togliersi anche le scarpe, ma uno strano rumore proveniente dalla cucina la fece bloccare di colpo. Il rumore assomigliava molto ad un tamburellare di dita sopra ad un tavolo: un suono regolare, sempre uguale, quasi fosse impaziente di farsi attendere.

Ad ogni tocco le pupille della ragazza si estendevano sempre di più ed il cuore pareva voler stare a tempo con quel insolito rumore; passò un intero minuto, ma la situazione sembrava non voler cambiare di una virgola. Di conseguenza, visto che non sarebbe potuta rimanere immobile all’ingresso per sempre, la ragazza si diresse verso la cucina con le uniche due cose che aveva a disposizione: una piccola quantità di coraggio e un ombrello giallo che avevano vinto, lei e la madre, con i punti della benzina.

Con un passo talmente lento da farla assomigliare ad un ladro, la giovane Gilmore raggiunse la stanza; prima di entrare, però si affiancò al muro e, stringendo più che poteva quella che doveva essere la sua arma, pensò a ciò che avrebbe dovuto fare nei secondi successivi.

 

“al tre…uno…due….TRE! VA VIA PRIMA CHE CHIAMI LA POLIZIA!!

 

Chi si trovava nella cucina in quel momento, quella scena non se la sarebbe scordata neanche tra un milione di anni. Dopo aver contato fino a tre, infatti, Rory fece irruzione nella stanza, accese speditamente l’interruttore e puntò l’ombrello in direzione del tavolo, scoprendo così, che chi tamburellava non era di certo un ladro.

 

“M…mamma!?

 

Mentre la figlia la fissava con un’aria decisamente stralunata, Lorelai appoggiò sul tavolo l’enorme scatola di gelato al cioccolato che fino a quel momento si stava gustando, per poi conficcare dentro a quest’ultima un cucchiaio, anch’esso di dimensioni tutt’altro che piccole.

 

“Rory…perché mi punti l’ombrello?!

 

“forse dovrei essere io a chiederti perché te ne stai in cucina, al buio, con una barile di gelato in mano!?”

 

“già…forse”

 

Dopo aver posato l’ombrello vicino alla porta che dava sul retro, Rory si sedette sulla sedia che si trovava accanto alla madre, capendo che doveva essere capitato qualcosa di veramente grave visto che indossava il pigiama blu che le aveva regalato la nonna due natali fa; la perfetta immagine della disperazione.

 

“allora cos’è successo?”

 

“ho combinato un guaio!”

 

“coraggio mamma…lo sai meglio di me che Jason è innamorato cotto di te…e poi, se vuoi saperla tutta, hai fatto bene a prendertela….non doveva fare una simile scenata di gelosia davanti alla nonna!”

 

“Jason?!...non è per lui. Anche se ci siamo lasciati…o meglio l’ho lasciato!”

 

“Hai lasciato Jason?!

 

“sì…”

 

“ah…rapida…!…ma…allora che c’è?! Prima al telefono andava tutto bene…non mi sembravi in uno stato tanto depresso!...è successo qualcosa con Luke?!”

 

Nel sentire quella domanda, apparentemente così semplice e innocua, Lorelai si accinse ad afferrare nuovamente il barattolo di gelato che fino a quel momento le aveva permesso di sfogarsi, ma la figlia, prevedendo ciò che stava per fare la madre, glielo sottrasse da sotto il naso per poi lanciargli un’occhiata visibilmente minacciosa.

 

“allora?!...non dirmi che ci hai litigato ancora?!”

 

“non proprio…”

 

“ascolta mamma…potresti sforzarti di formulare una frase completa?!hai presente…verbi, aggettivi, sostantivi…vedi un po’ tu insomma…capito?!”

 

“è una mia impressione o questa sera sei più spiritosa del solito?!

 

“Yale fa quest’effetto!...dai racconta!”

 

“va bene…ma niente domande!”

 

“ok…”

 

“bè…dopo essere andata via dalla nonna sono andata da Luke…”

 

“allora Jason aveva ragione?!

 

“Eh eh…Niente domande!”

 

“ah già!”

 

“...comunque…ero andata lì e…tra una cosa e…e l’altra…”

 

“vi siete baciati!”

 

“NO!...ma che ti salta in mente?!”

 

“perché?...che c’è di male…vi conoscete da anni…lui sa trattare con la tua pazzia e con la tua fobia del caffé…non vedo cosa ci sarebbe di tanto strano!”

 

“quasi!”

 

“quasi cosa?”

 

Lorelai si alzò velocemente dalla sedia e cominciò a camminare su e giù per la stanza, giocherellando, in una maniera decisamente nervosa, con il labbro inferire, tentando in questo modo di scaricare l’ansia che sembrava voler aumentare ad ogni parola.

 

“ci siamo quasi…baciati!”

 

ma?!”

 

ma mi sono bloccata…”

 

perché?!”

 

“p…perchè…avevo paura…paura che il giorno dopo si pentisse e mi dicesse una cosa del tipo -Lorelai...mi dispiace ma sono sposato da vent’anni ed ho tre figli di cui uno va all’università con Rory-…o…o che ne so di cosa avevo paura…sta di fatto che ne avevo e molta e…e...la stanza a smesso di girare, così mi sono accorta di quello che stavo facendo. Così mi sono detta…Lorelai ma che fai?!

 

“mamma…”

 

e mi sono staccata…lui ha fatto lo stesso. È naturale…chissà cosa avrò pensato?!  Forse ora è felice perché si sentirà sollevato...oppure…”

 

“MAMMA!”

 

“Sì?!”

 

“calmati…si sistemerà tutto”

 

All’improvviso la stanza venne impadronita da un profondo e inaspettato silenzio che, prontamente venne interrotto dalla più giovane delle Gilmore.

 

“…ma…allora tu volevi…”

 

“non chiedermelo!!

 

“…okcomunque, ora è meglio che non ci pensi. Vedrai che domani il caffé ci porterà consiglio!”

 

La donna dai capelli di un intenso castano scuro, ritornò a sedersi sulla sedia accanto alla figlia, lanciando a quest’ultima un sorriso che, nonostante fosse leggermente sforzato, aveva in sé la naturale dolcezza che caratterizzava Lorelai.

 

“spesso mi sembra di essere la figlia…”

 

“spesso assomiglio ad una mamma!”

 

“…se devo essere sincera, poco fa sembravi la figlia di Zorro e Mary Poppins! L’ombrello te l’ha regalato lei?!

 

ah ah…e tu sembravi Bridget Jones con quel fusto del gelato in mano!”

 

Velocemente Rory si alzò dalla sedia, dirigendosi verso il piano superiore della casa, seguita a ruota dalla madre che, nonostante l’ultima critica fattagli dalla figlia, portò in camera con sé il “barile” che fino a quel momento l’aveva consolata.

 

“ne hai ancora bisogno?!

 

“lo porto per prevenire un attacco notturno!”

 

Rory non poté fare a meno di lanciare un sorriso a Lorelai che, immediatamente ricambiò; ad ogni frase la madre sapeva rispondere con una battuta a volte impossibile da controbattere ed era proprio questa una delle caratteristiche in grado di renderla più speciale di quanto già non fosse. Così, ognuna con i propri pensieri e problemi che occupavano le loro menti, le due si diressero nelle proprie camere da letto, con la speranza che almeno tra le braccia di Morfeo i problemi apparissero più piccoli.

 

Dopo gli avvenimenti della sera precedente, il mattino sembrò giungere fin troppo presto in casa Gilmore; e nonostante l’inverno fosse già nel pieno delle sue forze, il sole quel giorno si levava talmente alto e maestoso da cominciare già a sciogliere una piccola parte della fitta coltre bianca che ricopriva da un po’ di tempo la piccola cittadina di Stars Hollow.

Mentre il tempo fuori sembrava farsi leggermente più mite, Lorelai se ne stava in piedi davanti alla finestra del soggiorno, con la consueta tazza rossa colma di un nero e fumante caffé; era proprio l’aroma di quest’ultimo a conferire alla casa quel non so che di confortevole e familiare, percepibile anche con una piccola quantità come quella contenuta nella tazza che, nel frattempo, la donna non smetteva di stringere a se, godendosi quel confortante calore.

Ma quel breve istante di tranquillità, capace di farle dimenticare ciò che fino alla sera precedente aveva occupato i suoi pensieri, venne immediatamente interrotto da un rumore proveniente dalla stanza adiacente; la donna, però, evitando di commettere la stessa figura che la figlia aveva fatto il giorno prima, diede l’ennesimo sorso alla bevanda, per poi dirigersi verso  la cucina.

 

“Buongiorno!”

 

“buongiorno mamma”

 

Nello stesso momento in cui Lorelai fece la sua entrata, Rory si sedette nella sedia che poche ore prima l’aveva già ospitata, cominciando a sorseggiare la stessa bevanda che la madre aveva appena terminato di bere.

Nonostante il tempo fosse meno rigido dei giorni precedenti, Rory indossava ugualmente vestiti adatti a quella stagione: un semplicissimo maglione nero con sotto una canottiera dello stesso colore, abbinati ad un paio di jeans chiari che, come sempre, risaltavano la sua figura longilinea. Al contrario di quest’ultima, Lorelai indossava dei comodi, ma allo stesso tempo eleganti, pantaloni neri che contrastavano perfettamente con la camicia bianca dagli insoliti pizzi posizionati su entrambe le maniche.

 

“allora…come sta Lane?!

 

“Lane?!”

 

“sì Lane… ragazza coreana, capelli neri, occhiali…non ti dice niente?!

 

più o meno…”

 

“non dovevi andare da lei ieri sera?!

 

“ah già…alla fine però non ci sono andata perché ho avuto un piccolo problema con la macchina…”

 

che problema?”

 

“bè, mi ha abbandonata a circa un centinaio di metri da casa…”

 

“ e sei riuscita a spingerla fino qui?! COMPLIMENTI….da oggi in poi ti chiamerò            -Rory, la forzuta di Stars Hollow!-”

 

“no…non l’ho spinta…l’ho lasciata lì, vicino al marciapiede!”

 

“allora la macchina uguale alla tua proprio davanti a casa nostra di chi è?!”

 

Nel sentire quella domanda, gli occhi della ragazza si allargarono lievemente, lasciando posto ad una agitazione mista alla curiosità; dopo aver appoggiato la tazza ancora contenete il caffé fumante sopra al tavolo, Rory si alzò di scatto dalla sedia, si diresse verso la porta d’ingresso e uscì speditamente nel vialetto, confermando con i suoi stessi occhi ciò che la madre le aveva detto poco prima.  Quella che si offriva dinanzi a lei era proprio la stessa auto che l’aveva abbandonata in mezzo alla strada, obbligandola ad un incontro che non era ancora effettivamente pronta ad affrontare.

Lentamente, incurante del freddo che senza fretta sembrava entrarle nelle ossa, la Gilmore si avvicinò alla macchina con l’intento di soddisfare la sua curiosità trovando un qualunque indizio che l’aiutasse a svelare il mistero; non passarono più di due secondi che il suo desiderio si realizzò. Velocemente, aprì il portello dell’auto e, sopra al sedile del guidatore, trovò un biglietto;  non si poteva dire di certo che fosse una lettera, visto che conteneva una sola parola; una sola sì, ma con una significato tale da renderla più importante di mille parole.

 

- Scusa -

 

 

 

 

 

Ciao a tutti! Prima di tutto voglio scusarmi con tutti quelli che stanno leggendo la mia ff per il mio, fin troppo lungo ritardo; mi sarebbe piaciuto scriverlo prima…ma mi sono trovata in cattura: tra un milione di impegni di ogni genere e il computer che è andato KO, cancellando tutto il mio lavoro….era impossibile non ritardare.

Scusatemi ancora…e spero che continuiate a leggere e a commentare la fan fiction.

 

Grazie di cuore a: g90, Sam carte, Maggy, miki_koishikawait, Kaj, Emiko 92, Giorgia, Sally, Anna…e a tutti quelli che mi hanno generosamente lasciato dei bellissimi commenti.

 

Un bacione

  
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