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Autore: lames76    06/09/2010    1 recensioni
Altro racconto sul settimo cavaliere, più maturo e completo del precedente e leggibile singolarmente (leggibile anche senza aver letto il precedente). Menion si ritrova in una situazione critica e per una volta non sarà da solo a combattere il male ma sarà affiancato da valorosi compagni.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Il passaggio a Faerie avvenne come al solito. Aperto grazie allo specchietto ed alla spada di Menion ed attraverso il "tunnel" di luci e colori.
Al suo arrivo nel reame fatato il ragazzo rimase immediatamente shockato.
Ogni volta che si materializzava a Faerie appariva sempre nello stesso punto, presso una ridente radura, in mezzo ad un boschetto d'alberi ad alto fusto. Vicino gorgogliava un torrentello che formava una piccola cascata e tutto intorno, ad accoglierlo, c’erano sempre i suoni della natura, i fruscii nei cespugli mossi dal vento leggero, i richiami degli uccelli e dei piccoli animali.
Se si appoggiava alla grande quercia poteva spiare, in una vallata sottostante, gli unicorni, spesso intenti a rincorrersi ed a brucare la verde erba del reame fatato.
Adesso si trovava al suo solito posto di arrivo, ma tutto pareva diverso.
L’albero ed il boschetto che gli dava sempre il benvenuto erano stati bruciati, la valle degli unicorni era una distesa immobile, brulla e la sorgente dalla quale un tempo sprizzava acqua cristallina era stata distrutta ed ora regnavano solo alcune pozze di fango.
Vide qualcosa di candido nelle acque sporche e quando osservò meglio capì che un unicorno era stato ucciso e sventrato proprio sopra la sorgente, il suo sangue argenteo imbrattava ogni singola pietra e si mischiava con il fango e la terra. Gli occhi di Menion si riempirono di lacrime a quella vista ed una rabbia incredibile lo colse, ma Olimpia fu subito al suo fianco e lo abbracciò.
"Era a questo che cercavo di prepararti", disse la benevola voce di Due Lune appoggiandogli una mano sulla spalla.
Lui si voltò verso di loro con una determinazione incredibile sul volto, "Facciamogliela pagare!"
Ma la più shockata era Tintinnio, si era posata come spossata, sulla spalla del suo cavaliere e stentava a reggesi seduta. Pareva che tutta la sua gioia e la sua felicità le fossero state tolte e per le fatine quei due sentimenti erano quelli che fornivano le maggiori energie. Anche il suo risplendere si era fatto fioco e lei appariva scura e pallida, l’ombra di se stessa.
Il ragazzo, con una delicatezza incredibile, la prese sul palmo della mano e se la avvicinò al viso.
"Tintinnio, vedrai, andrà tutto bene", le sussurrò con dolcezza.
Lei sollevò il capo con lentezza e con quello che parve uno sforzo infinito, "No", gemette quasi priva di forza, "Non andrà bene, non può..."
"Fidati di me", continuò lui, rendendosi conto pienamente, di quanto voleva bene alla sua piccola consigliera e giurandosi di fare qualsiasi cosa per aiutarla a riprendersi. Le sorrise con sincerità, "Vinceremo e faremo tornare tutto a posto"
Tintinnio lo guardò, negli occhietti un dolore immenso, troppo grande per una creatura così piccola, ma lesse la determinazione negli occhi del suo Cavaliere e vi lesse anche l’amore infinito che provava per lei, "Me... me lo... prometti?", riuscì a chiedere speranzosa.
Lui le sorrise ancora una volta, "Si, te lo prometto"
La fatina annuì poi, con estrema fatica, si sollevò a sedere e si sforzò di sorridere, "Ti credo", un po’ della sua luce riapparve. Le sue ali fremettero riflettendo la luce circostante e poi iniziarono a battere più velocemente. Tornò a volare e si fermò vicino alla guancia di Menion dove gli schioccò un bacio, "Grazie", gli mormorò all’orecchio.
"Bene ora andiamo a prepararci", disse Alessandro Magno voltandosi ed avviandosi con passo sicuro lungo un sentiero. Non pareva provato da quella vista, solo estremamente determinato. Menion si chiese se esistesse qualcosa che potesse scuotere quell’uomo.
Camminarono per quello scenario di morte e distruzione per diversi minuti, non si curarono di nascondersi perché sia il nativo americano che il greco li assicurarono che i nemici erano distanti.
Giunsero di fronte ad un intricato boschetto che pareva l’unico rimasto integro. La fatina si pose di fronte alle piante e mormorò qualcosa spargendo la sua polvere luminosa.
Dopo un attimo di attesa, lentamente, i rami si scostarono rivelando l’ingresso di una caverna.
Al loro passaggio, delle torce, appese alle pareti, si accesero spontaneamente rischiarando la strada lastricata.
"Questo luogo è un’armeria che è stata creata all’alba dei tempi appositamente per questa situazione", riferì Tintinnio, "Speravo di non entrarci mai..."
Giunsero infine in quella che pareva una grande stanza, con un tavolaccio di legno posto al centro e diverse porte chiuse. Menion vide sulle varie aperture diverse serie di incisioni, simili a rune.
"Indicano quali porte possiamo aprire e quali no", rispose alla sua tacita domanda la fatina.
"Perché non possiamo aprire alcune porte?", chiese incuriosito il cavaliere.
"Perché dietro alcune, sono presenti armi di un tempo futuro"
"Ed allora?"
"Sai che per regola un cavaliere deve agire solo nella sua epoca ed in quelle precedenti e mai in quelle future...", vide che il cavaliere non aveva compreso, "Anche se siamo in situazione di emergenza non possiamo modificarle!"
Nel frattempo Due Lune si era dotato di arco e frecce, due fucili winchester e diversi caricatori di munizioni. Alessandro aveva indossato una corazza di cuoio borchiato ed aveva preso qualche lancia e due spade di lunghezza diversa. Olimpia guardava gli altri un po’ confusa, ma il pellerossa le si avvicinò e le porse una specie di armatura, una cotta di maglia dorata.
"Questa ti sarà utile giovane, è più di quanto sembri", le fece uno dei suoi enigmatici sorrisi.
Menion, dal canto suo, decise che non avrebbe preso niente, d’altronde si sentiva già sicuro con la sua spada magica, ma fu avvicinato dal re che gli porse quello che pareva un largo bracciale, "Indossalo, ti fornirà una protezione contro i nemici che affronteremo"
Il ragazzo lo indossò senza protestare e questo, pur essendo di metallo, parve modellarsi per adeguarsi alla circonferenza del suo avambraccio. Senza pensarci si appoggiò al muro, vicino ad una delle porte ancora chiuse.
Tintinnio si era munita di una piccola armatura di cuoio, di uno stiletto e di una piccola bacchetta di legno.
"Qual è il piano?", chiese il cavaliere stringendo i pugni.
"Siamo in numero estremamente inferiore al nemico", spiegò Alessandro, "Ma godiamo del vantaggio della sorpresa. L’unica tattica utilizzabile è quella della guerriglia, colpiremo e scompariremo senza farci mai vedere. In questo modo, oltre a rallentarli, forse riusciremo a spaventarli", guardò l’indiano, "Il comando sarà di Due Lune, lui è più avvezzo di me a questo genere di tattiche"
Il nativo americano abbassò il capo in segno d’assenso, mentre la fatina stendeva una cartina di Faerie.
"Dovremo scoprire dov’è l’esercito nemico, poi inizieremo a colpire le retrovie", spiegò l’uomo, "In più dovremo cercare eventuali sopravvissuti che potrebbero unirsi a noi..."
"Se fossi il nemico starei dirigendomi qui", il re indicò il centro del regno, "E se hanno colpito per ultimi i cavalieri dovrebbero aver preso questo percorso...", fece scorrere il dito lungo una linea della mappa, poi fece una pausa, "Io, Due Lune e Menion inizieremo gli attacchi, Tintinnio ed Olimpia cercheranno i sopravvissuti"
Le due parvero sul punto di protestare.
"E’ la cosa più logica", intervenne il nativo americano bloccando le proteste, "Voi passerete più facilmente inosservate ed attirerete la fiducia di eventuali sopravvissuti. D’altro canto noi sapremo infliggere danni maggiori al nemico"
"Ci rincontreremo qui", la fatina atterrò sulla cartina vicino al centro del regno, indicando una specie di monumento di pietra, simile ad una torre bianco-argentea, "Fra qualche giorno"
Menion tornò vicino al tavolo, ora indossava anche un lungo e pensate mantello scuro.
"State attente", disse sorridendo alla fatina ed all’amazzone.



Grazie a tutti i lettori soprattutto a Beatrix Bonnie (che bello riaverti qui! ^_^).
Come avete potuto leggere dovrete aspettare ancora una settimana per sapere chi è l'altro cavaliere sopravvissuto... provate ad indovinare :D
   
 
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