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Autore: JulyAneko    06/09/2010    2 recensioni
Un caso, un avvocato. Una nuova conoscenza, un vecchio legame. Cosa succederà al nostro team se le sue acque verranno scosse non solo da nuovi atroci casi?!
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti! Solo una piccola nota... mi scuso con tutti voi che avete seguito la mia storia, che avete commentato (<3), che avete letto... perché sono stata davvero troppo tempo senza pubblicare ma non riuscivo più a scrivere nonostante sapessi benissimo cosa dovevo fare e come si dovesse concludere la storia. Per questo vi chiedo davvero scusa! Ora vi lascio agli ultimi capitoli della mia piccola storia a cui sono tanto affezionata *-*



CM 014

 

"Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare" Seneca.

Scese a passi svelti nell'open-space e salutò con un cenno della testa i propri colleghi avvicinandosi alle loro scrivanie. Non fece in tempo a guardare l'orologio che sentì le porte dell'ascensore aprirsi e subito alzò la testa e si diresse verso quella ragazza che aveva appena messo piede nella sede operativa dell'FBI.
-April, tutto ok?- chiese avvicinandosi alla ragazza e afferrando la sua valigetta dove teneva tutti i fogli del proprio lavoro.
-Aaron..- sospirò lei raggiungendo la propria scrivania e sorridendo agli altri colleghi -Sono due giorni che non vivo più da te e in questi due giorni ti ho sempre avuto tra i piedi a casa mia, quindi.. sto decisamente come ieri. Bene, grazie.-
A quelle parole Aaron le tirò un'occhiataccia -Avvocato Johnson, credo che lei si stia prendendo un po' troppe libertà!- ironizzò.
-E tu continui ad essere fin troppo protettivo.- giunse dalle loro spalle la voce di David.
-Ok, mi arrendo! Ma..-
-..ma oggi è un giorno speciale!- prese la parola Emily vedendo il proprio capo in una dura lotta fra l'Aaron professionale lavorativo e l'Aaron spensierato casalingo.
-April è tornata a lavorare sul campo!- esclamò Jennifer sorridendo alla ragazza e abbracciandola.
-Siamo contenti di riaverti fra noi.- le sorrise Derek.
-Grazie! Ma ora vediamo di cominciare a lavorare o mi farete arrossire!- borbottò April già abbastanza emozionata per l'affetto che i suoi colleghi nonché amici le mostravano sempre. Tirò un veloce sguardo a Spencer che se ne era sempre stato seduto alla sua scrivania osservando la scena in silenzio e uno strano senso di benessere le invase il corpo.
Perché diavolo non riusciva ad essere arrabbiata con quel ragazzo? Eppure lui non si era fatto più sentire se non qualche giorno addietro e anche se poi era stato molto carino con lei.. doveva pur sempre farsi perdonare tutto quel lungo periodo nel quale l'aveva lasciata a se stessa a pensare a quello che era accaduto prima del suo rapimento. In realtà, a pensarci bene, non che poi avessero messo in chiaro le cose.. anzi, la situazione continuava ad oscillare nel surreale. Cosa rappresentavano, davvero, l'uno per l'altra?
-Ehi voi, per quanto volete bighellonare ancora?!- la voce di Penelope la risvegliò dai suoi pensieri, velocemente salutò la collega e con gli altri si avviò nella sala riunioni.
Avevano un nuovo caso di cui occuparsi.
-Ho caricato tutto come mi hai detto.- informò Penelope JJ che aveva appena acceso lo schermo del televisore.
-Benissimo, grazie.- disse Jennifer prima di iniziare ad illustrare il caso -Non ci muoviamo, siamo a Washington. Quattro vittime e due ritrovate stamani in due posti diversi, uccise a distanza di qualche ora.-
-Due uomini e due donne?- chiese Emily osservando le immagini sullo schermo mentre accanto a lei April prendeva appunti.
-Sì. Marito e moglie dirigenti di un'azienda familiare e due colleghi che lavoravano in uno studio privato.-
-Che genere di studio?- domandò Hotch cercando nel dossier.
-Un grande studio medico che oltre ai normali medici di famiglia possiede anche una parte dedicata a terapeuti specifici. Le due vittime appartenevano a questo ramo.-
-Uccise con uno sparo alla nuca quando le vittime erano in ginocchio.. sa tanto di bande.- esclamò Morgan.
-I terapeutici potrebbero entrarci ma per l'azienda familiare.. beh, se avessero avuto merce di contrabbando..- pensò ad alta voce Reid.
-Dobbiamo capire qualcosa di più. Prentiss con me nel luogo dell'omicidio di Mel Caraway. Rossi, Morgan e Reid all'omicidio di Broke Finnigan. Penelope cerca di scoprire più cose possibili sull'azienda dei Cohen. Johnson e Jereau al distretto di polizia.- finì Hotchner chiudendo la cartellina e alzandosi dalla sedia per dirigersi, seguito dal resto del team, ai doveri del proprio lavoro.

Era dannatamente nervoso. E non poteva fare a meno di roteare gli occhi su ogni singolo componente della squadra. Tutti tranne lei. Era il suo modo per non concentrarsi sulle sensazioni che quel giovane avvocato emanava su di lui.
Di nuovo sul campo. Di nuovo al suo fianco per affrontare un nuovo serial killer.
E lui non poteva che preoccuparsi.
Ogni particella del suo corpo si sarebbe schiacciata su di lei per proteggerla da qualsiasi cosa, ma sapeva esattamente di aver perso il diritto per tutto ciò nel momento stesso che aveva deciso di non andarla più a trovare durante quel lungo periodo di degenza all'ospedale e poi a casa Hotchner.
Hotch, già.. c'era voluto addirittura lui perché si decidesse ad andare da lei, a parlarle.. anche se di ben altre cose.
Si sentiva stupido.
Dannatamente stupido.
Come aveva fatto a perderla così? Cosa gli aveva detto la sua testa quando lo sguardo di Tom Orson gli aveva riso negli occhi? Cosa aveva pensato il suo cervello quando la figura di April era stata cancellata dalla sua vista dalla porta che si chiudeva velocemente grazie alle mani di quell'astuto avvocato? Cosa?
Spencer non riusciva a darsi una risposta.
Reid non riusciva a darsi una risposta.
Né il ragazzo né il genio riuscivano davvero a capirsi fino in fondo.
Sospirò mentre saliva in macchina con Morgan e Rossi.
Sapeva che non poteva nascondere nulla a quei due e così non si arrischiava nemmeno a provarci. Cercava solamente di vivere quei momenti il più concentrato possibile sul caso ma il volto di April dominava la sua testa e lui proprio non riusciva a smettere di pensarla. E forse, forse nemmeno lo voleva.
-Broke Finnigan è sulla quarantina, è figlia di un primario, benestante.- sentì la voce di David arrivare alle sue orecchie dai sedili davanti.
-Niente che coincida con la Signora Cohen.-
-A parte l'età.- intervenne Reid cercando di concentrarsi sul discorso -In più ho notato che entrambe sono more con occhi scuri.-
-Potrebbe essere una coincidenza come un fatto portante.-
-Gli uomini però sono completamente diversi anche fisicamente. Non hanno nulla in comune.- precisò Derek.
-Già..- biascicò Spencer poggiando una mano al finestrino dell'auto e lasciando che il suo sguardo vagasse sulla strada che scorreva veloce sotto i suoi occhi.
Sarebbe venuto a capo di tutto quello. In qualsiasi modo.. ma ci sarebbe riuscito.

Proprio non capiva perché Aaron l'aveva mandata al distretto di polizia, sarebbero potuti andare dopo tutti insieme. Continuava a pensare che fosse per il fatto che quello era il suo primo giorno di lavoro dopo il caso Jenkins.
Sospirò lanciando uno sguardo furtivo alla ragazza che la stava aspettando all'entrata del distretto. Menomale che Jennifer era con lei, così non si sarebbe sentita completamente tagliata fuori dagli schemi.
-E' solo routine.- le sorrise la bionda appena varcarono la soglia.
-E Hotch vuole solo tenermi a bada ancora per un po'.-
-Ok, touche!- esclamò Jennifer alzando le braccia come in segno di resa -Forse è vero però possiamo rimediare trovando qualche informazione sul caso. Sai che anch'io ho bisogno di te, non solo loro.-
-Sì, scusami JJ.- scosse la testa April -E' che devo un po' ritrovare i ritmi del lavoro e credo.. abituarmi di più a seguire te invece che il resto del team.-
-Tranquilla, ci divertiremo da pazze!- le fece la linguaccia JJ mentre salivano le scale, prima di ricomporsi e assumere quell'atteggiamento fiero e professionale che la contraddistingueva da sempre nel lavoro.
Appena giunsero nell'open office del distretto di polizia, un alto giovane dal portamento sicuro le raggiunse tendendo la mano -Voi dovete essere dell'FBI, sono il detective Paul Tennison!- esclamò con un sorriso sornione osservando le due ragazze.
-Molto piacere, April Johnson e lei è l'agente Jereau.- rispose l'avvocato lanciando un'occhiata eloquente alla collega.
-Il piacere è tutto mio.- sussurrò il detective senza lasciare la presa sulla mano di April ma, anzi, stringendola e tirandola verso il proprio ufficio. -Sono davvero felice che siate qui, questo caso ci ha scombussolato già abbastanza!-
-Quattro morti sono abbastanza!- esclamò April divincolandosi e staccandosi dalla presa del detective mentre Jennifer tratteneva a stento le risa.
-Lo so, per questo vi abbiamo chiamato.- sembrò tornare serio l'uomo.
-Abbiamo bisogno di uno spazio dove sistemarci per poter analizzare accuratamente il caso.-
-Il mio ufficio.- allargò le braccia Tennison come a mostrare quello spazio, per poi concludere ammiccando: -Fate come foste a casa vostra.-

-Il cadavere è stato trovato stamani ma il medico legale ha detto che molto probabilmente l'uomo è stato ucciso tra l'una e le due di notte.- disse il detective Laurence, un buffo ometto sulla sessantina vestito con impermeabile e cappello.
-Un colpo di pistola alla testa e nessuno ha sentito nulla, probabilmente ha usato un silenziatore.- notò Prentiss guardando dalla finestra gli edifici vicini.
-Sì, anche per le altre vittime è stato così. Un colpo alla testa e nessuno ha visto o sentito nulla.- confermò Laurence.
-Il Signor Caraway dirigeva il settore delle medicine complementari dello studio, giusto?- chiese Hotchner mentre osservava delle carte sulla scrivania.
-Esattamente.- rispose il detective -Ah, abbiamo lasciato tutto come lo abbiamo trovato... è passata solo la scientifica.-
-Che non ha trovato niente fuoriposto.- concluse Emily ricordando il fascicolo sul caso che aveva dato JJ.
-Precisamente.- entrò nella stanza una donna dai capelli raccolti in un elegante chignon -Sono Emma Defrange, il direttore di tutto lo studio medico.- si presentò.
-Buongiorno.- fece un cenno del capo Aaron -Possiamo avere tutti i lavori del signor Caraway?-
-Beh, le cartelle mediche sono personali ma potete prendere i fascicoli che Caraway compilava ogni sera e portava a casa con sé.-
-Sì, materiale sulle giornate lavorative.- spiegò il detective indicando una pila di fogli già raccolti in un angolo della scrivania.
-Signora Defrange, in qualche modo Caraway o Broke Finnigan o la studio stesso, hanno subito delle minacce?- chiese allora Emily cambiando strada e lanciando un'occhiata eloquente al proprio capo.
-No, non che io sappia...- sospirò la donna.
-E... una qualche connessione con le bande della zona?-
-Bande?- chiese perplessa Emma -E' un rinomato studio medico quello che gestisco, tutti i miei medici sono qualificati e scelti da un'ampia concorrenza... come può essere collegato a qualcosa di così bassa levatura!- strillò.
-Era una domanda plausibile.- intervenne Hotch decisamente scocciato dal comportamento della donna -Due dei suoi medici sono stati uccisi come in un'esecuzione.-
-Oh...- rabbrividì lei posando una mano sulla bocca. -Mi dispiace ma, davvero, non so come possono entrarci Mel e Broke con la malavita.-

April aveva appena finito di attaccare tutte le cose utili per l'indagine sulla lavagna quando si sentì due paia di occhi puntati addosso. Si girò di scatto e incrociò lo sguardo dell'ispettore Tennison che la squadrò da capo a piedi per poi sorriderle sornione.
Sorrise forzatamente e si rigirò verso la lavagna. Non sopportava quel genere di uomini, quelli che ti fissavano come a volerti mangiare, che ti facevano battutine ironiche per niente pertinenti e che, ad ogni occasione, non facevano che sfiorarti.
Si sistemò la gonna e si abbottonò un bottone in più della camicetta lilla che portava. Non voleva proprio aver fastidi, almeno non il primo giorno di ritorno al lavoro e quindi il primo giorno nuovamente a stretto contatto con Spencer.
Sospirò pensando a come quel ragazzo le avesse timidamente sorriso quando era arrivata in ufficio quella mattina, come avesse cercato di evitare il suo sguardo, come, in realtà, avesse tentato di evitare qualsiasi contatto con lei. Così proprio non andava. Dovevano smettere di fare gli adolescenti, erano grandi e vaccinati! Dovevano affrontare la situazione, dovevano parlarsi e non dirsi semplicemente mezza parola sussurrata e legata a qualche strano e dannatamente invitante gioco di sguardi.
-Sembra agitata avvocato..- si sentì mormorare all'orecchio da una voce che non le piaceva nemmeno un po'.
Si girò quasi al rallentatore scostandosi da quell'uomo che per lei le si era avvicinato decisamente troppo.
-Abbiamo uno strano caso da seguire se non se lo ricorda, detective.- disse pungente mentre, sempre lentamente, si spostava a sedere alla scrivania davanti a Jennifer che le aveva lanciato uno sguardo ironico e che se la stava ridendo sotto i baffi.
-Decisamente strano!- esclamò la voce di Rossi appena entrato nell'ufficio con gli altri due colleghi.
-Che avete scoperto?- chiese subito April scostandosi una ciocca di capelli da davanti gli occhi.
-Broke Finnigan abita esattamente dall'altra parte della città rispetto a Mel Caraway ma entrambi in zone periferiche.-
-Poca luce, poca gente.. un bersaglio perfetto per non farsi notare.- concluse Derek.
-E questo a cosa ci porta?- chiese Jennifer non riuscendo ad intuire l'utilità di tutto questo.
-Beh, possiamo scartare la pista delle bande.. è poco probabile che due di queste si siano spinte in punti diversi dal loro territorio.- spiegò Spencer.
-Nel senso che se fossero state loro avrebbero ucciso nel loro raggio d'azione?- chiese l'avvocato.
-Esattamente, però controllerei ugualmente il quartiere di dov'è la clinica che è lo stesso dell'azienda dei Cohen.- finì David scuotendo la testa.
-Perfetto!- esclamò April alzandosi dalla sedia e afferrando la sua borsa.
-Non crederà di andare a parlare con una banda di quartiere, vero?- iniziò subito il detective parandolesi davanti -Chissà cosa potrebbero fare ad un avvocato del genere!- la squadrò nuovamente poggiandole una mano sul fianco come a fermarla.
Sul volto di April comparve un ghigno di irritazione, non si sarebbe abituata ad essere trattata così nemmeno col proprio ragazzo, figuriamoci con un cascamorto del genere!
-Mi scusi..- lo superò liberandosi dalla sua presa -Devo fare il mio lavoro.- disse tirandogli un'occhiataccia mentre vedeva David raggiungerla sulla soglia dell'ufficio e dire agli altri che sarebbero andati a parlare col capobanda.
Prima di uscire sentì uno sguardo leggero posato sul suo volto e non poté fare a meno di sorridere a quei due occhi che la osservavano irritati.

David arrivò alla macchina alla quale April si era poggiata per aspettarlo. Aveva lui le chiavi.
-Un flirth alla luce del sole!- ironizzò tirandole un buffetto sulla guancia.
-Non è affatto divertente, Dave.-
-Per me decisamente sì.- sorrise l'uomo con aria furba -Non avevo ancora mai conosciuto un detective così spudorato.-
-Puoi spuntare una casella della tua lista di persone strane.- disse April facendo con le mani il gesto delle due virgolette. Avrebbe voluto chiamare quel poliziotto con un aggettivo decisamente diverso, decisamente più offensivo.
-Già fatto, cara! Comunque è uno spasso.. per poco non scoppiavamo a ridere con Derek. Non so come JJ abbia fatto a resistere a lungo!-
-Oh, era anche meglio prima senza di voi.. si è decisamente sdato! Purtroppo per me ha notato quasi subito la fede di Jennifer.-
-Tutto tuo allora!- esclamò divertito David facendo il giro dell'auto per raggiungere la portiera del guidatore.
-Senta Mister Allegria, apra la macchina che è meglio!- sorrise April scuotendo la testa mentre l'uomo faceva scattare la serratura del suv nero.

Erano appena rientrati in auto ma il silenzio che si era creato fra di loro era presente da quando Aaron aveva ripreso la signora Defrange sulla domanda che le aveva posto Emily.
Non sapeva esattamente come si sentiva, non riusciva a trovare una sensazione uguale per tutto il suo corpo. Era arrabbiata per il fatto che Aaron l'avesse, in qualche modo, difesa dalle urla di quella donna ma, d'altro canto, sapeva anche che lui non lo aveva fatto per se stesso né tantomeno per toglierla da un impiccio. L'aveva fatto semplicemente per lei, per darle ragione su una domanda lecita anche se detta troppo freddamente, forse.
L'agente Hotchner non voleva affatto proteggerla, non voleva affatto insegnarle il suo lavoro, voleva semplicemente rafforzarla. Sì, di questo ne era certa. Ma nonostante tutto sentiva che il suo ego aveva aggiunto una macchietta su se stesso che proprio non le piaceva. Lo sapeva, a volte era proprio permalosa e con quell'uomo lo stava diventando anche troppo.
-Non volevo intromettermi.- incominciò Aaron come se le avesse letto nella mente.
-Oh, non fa niente.- rispose subito lei. Troppo in fretta perché un esperto profiler sperasse che andasse tutto bene.
-Emily.- calcò quel nome come qualcosa di prezioso, come qualcosa di cui non voleva privarsi, -Mi è semplicemente venuto naturale rispondere alla signora Defrange. Lo sai, odio quel genere di comportamenti.-
-Lo so benissimo, Aaron.- disse Emily calcando allo stesso modo il nome di lui, -Come so benissimo che il mio carattere non mi permette debolezze su questioni anche stupide come queste.-
Come disse quelle parole un sorrisetto comparve sulle sue labbra: un pensiero aveva invaso la sua mente e non sembrava volersene andare. Si era immaginata al fianco di quell'uomo a battibeccare su questioni assurde mentre sorseggiavano una limonata. Si era immaginata insieme a quell'uomo come una coppia che litiga col sorriso sulle labbra per poi fare pace nel migliore dei modi.
-Scusami.- continuò Emily cercando di ricomporsi dato che lo aveva visto girarsi sorpreso dalla sua parte nonostante stesse guidando, -Stavo semplicemente pensando all'assurdità delle mie parole... ma credo che ogni tanto ci voglia per tornare in equilibrio con se stessi.-
-Con se stessi e distanti dall'atroce mondo che ci circonda ogni giorno.- finì Aaron pigiando sull'acceleratore. Non sapeva esattamente perché quella donna prima lo avesse imbeccato per poi sogghignare con uno dei più bei sorrisi che avesse mai visto. Ma in quel momento, in quel preciso istante, si era immaginato con lei ad un bar a sorseggiare limonata. Come una normale, normalissima coppia.

Il suono del cellulare di Jennifer rimbombò in quell'ufficio che era rimasto silenzioso dopo che April ed David se ne erano andati. Ognuno si era concentrato sul caso, JJ e Morgan per non ridere, Spencer per non pensare.
-Pronto Garcia, ti metto in vivavoce.- rispose la bionda mettendo il telefono al centro del tavolo sul quale stavano lavorando.
-Tesori miei, ho fatto ricerche incrociate sulle vittime.- esordì Penelope con la sua solita voce squillante.
-Hai trovato qualche legame?-
-Forse. La Signora Cohen si faceva prescrivere diversi farmaci omeopatici da Broke Finnigan, si incontravano quasi regolarmente ogni due mesi.-
-Questo potrebbe riaprire la pista delle bande.. se non crediamo al semplice incontro medico-paziente.- osservò Spencer.
-I farmaci sono sempre stati ritirati dalla Signora Coeh tranne l'ultima volta, perché è stata uccisa la sera dello stesso giorno dell'incontro con Broke Finnigan.- continuò Garcia.
-E sull'azienda Cohen hai trovato qualcosa di interessante?-
-A dire la verità nulla, tutto lisco come l'olio.. nessun fatto negativo.-
-Potrebbero aver aperto un'attività nuova che non è andata giù al traffico di farmaci che passa per la via delle bande.- ipotizzò Jennifer scuotendo la testa.
-O potrebbe anche essere un'intera bufala.. dobbiamo andare all'azienda Cohen e vedere di scoprire qualcosa.- concluse Morgan, salutando poi Garcia e alzandosi battendo una mano sulla spalla del collega. -Andiamo, occupiamocene noi.-
Reid scosse la testa e controvoglia si alzò e seguì l'amico verso l'uscita dell'edificio. Non aveva punta voglia di concentrarsi su quel caso, ci aveva provato.. aveva davvero voluto non pensare ad altro che a quel caso ma proprio non ce la faceva, non era un diversivo così potente da far scordare alla sua mente quel dannato nome: April Johnson.
Sospirò rigirandosi le chiavi della macchina fra le mani.
-Ehy ragazzino, che pensieri hai?- gli chiese Derek vedendolo così distante da tutto il loro lavoro.
Spencer mugugnò qualcosa scuotendo la testa poi, improvvisamente, si fermò.
-Secondo te perché se ne è andata?- chiese riferendosi al comportamento di April di prima. Non aveva bisogno di specificarlo, sapeva benissimo che Derek lo avrebbe capito.
A quella domanda il bel ragazzo di colore sorrise afferrando le chiavi dalle mani dell'amico -Eppure dovresti fare il profiler.-
Reid lo guardò scuotendo la testa senza capire mentre Morgan sospirava avviandosi all'auto.
-Tu sei convinto che tutte le donne che ti hanno cercato lo hanno fatto perché in qualche modo gli hai salvato la vita, vero?-
-Beh.- abbozzò Spencer -Non è così?- chiese poggiando una mano al suv nero parcheggiato in una strada laterale.
Derek sorrise scuotendo la testa -Anche se fosse.. non mi sembra che il tuo rapporto con April sia cambiato dal caso Jenkins.- disse togliendosi gli occhiali da sole e puntando i suoi occhi scuri in quelli del ragazzo che, deglutendo, cambiò subito traiettoria al suo sguardo.
Morgan aspettò qualche lungo secondo senza fiatare ma restando immobile a guardare le varie espressioni che nascevano sul volto del giovane collega. Timore.
Poi velocemente sbatté una mano sul cofano della macchina e fece per raggiungere la portiera del guidatore ma fu solo allora che la voce di Spencer lo fermò. -Ci siamo baciati.-
Derek si girò quasi a rallentatore a fissare nuovamente l'amico che stavolta resse il suo sguardo -Ed è stato prima del caso Jenkins.. Prima che voi arrivaste alla casa a Thistledown.-
Continuò a guardarlo mordicchiarsi il labbro, sorrise. Quel ragazzo era un genio ma nella vita di tutti i giorni era davvero una frana. -Beh e dopo tutta la storia vi siete chiariti?-
Fu a quel punto che Spencer nuovamente distolse il suo sguardo da quello del collega -In realtà io.. non sono mai andato a trovarla in ospedale.-
-Fammi capire, tu non sei mai stato a trovarla?- gli chiese Derek sorpreso.
-Sì, cioè.. sono andato là ma c'era Tom con lei e così me ne sono andato.-
-Quindi questa è la prima volta che la rivedi dopo il caso Jenkins?-
-No..- biascicò Reid -Sono andato a casa di Hotchner una sera che lui mi aveva praticamente detto che non ci sarebbe stato.. abbiamo semplicemente chiacchierato ignorando tutto il resto.-
-Oh.- esclamò Derek alzando le sopracciglia in un'espressione fra il disperato e lo sconfortato -Te l'ho già detto che sei un caso disperato?-
-Più o meno ogni volta che parliamo di ragazze.-
-Bene.. ma stavolta credo che tu debba proprio rimediare!-
-Credo proprio di volerlo..- sussurrò Spencer alzando lo sguardo verso l'amico.
Sì, stavolta ne era davvero convinto.
Lui voleva quella donna.
Con tutto se stesso.

IMMAGINE

Appena Dave parcheggiò una strana sensazione invase il suo corpo. Quel locale disastrato che avevano davanti proprio non le ispirava nulla di buono.
Deglutì a fatica maledicendosi per essere scappata così tanto velocemente dal distretto di polizia.
Meglio uno stupido detective che una mandria di uomini violenti ed ubriachi.
Aprì lentamente la portiera cercando di farsi forza. Sapeva esattamente che qualche tempo prima quel posto non le avrebbe fatto né caldo né freddo, ma adesso... adesso che aveva provato davvero la paura, la voglia di vivere nonostante la prigionia... soltanto adesso poteva dire davvero cosa in realtà, nel suo animo, la spaventava e la riconduceva a quei giorni di sofferenza.
E fu in quel momento che due occhi da cucciolo le vennero in mente e la fecero tranquillizzare.
Si maledì.
Perché?! Perché doveva essere un ragazzo, un uomo, la cura per i suoi mali?
No, proprio non lo tollerava.
-Da spaventati a furiosi... i tuoi occhi mi suggeriscono che la tua testa ha fatto un viaggio mentale.- esclamò David raggiungendola e aiutandola a scendere di macchina.
-Un viaggio che decisamente non doveva fare.- disse acida April chiudendo l'auto e avviandosi verso quel bar malfamato.
David la guardò scuotendo la testa, quella ragazza doveva proprio imparare ad esternare le sue emozioni e non a trascinarle dentro di sé in un abisso senza fine... o prima o poi sarebbe scoppiata.
-April!- la chiamò prima di raggiungerla e posare una mano sulla maniglia della porta del locale, -Stai dietro a me. Sono io quello grande.- scherzò.
A quelle parole sorrise all'uomo che le stava davanti e che le infondeva sicurezza ad ogni suo gesto.
Forse, in quel momento, aveva proprio bisogno di una figura come David al suo fianco. E per questo, non avrebbe mai smesso di ringraziarlo.

L'azienda Cohen si estendeva sul terreno di una piccola villa e da lì vendeva prodotti genuini raccolti con le proprie mani sotto il sole spendente, come diceva lo slogan della ditta che Spencer si era soffermato a leggere.
-Una casa-azienda.- esclamò Derek osservando i due ingressi collegati per l'abitazione e per il negozio.
-Forse in questo modo i dipendenti potevano anche avere accesso all'abitazione dei Cohen?-
-Non esattamente.- rispose una voce da dentro la villetta, prima che sulla soglia della porta del negozio apparisse una giovane donna in tailleur e ballerine.
Strano accostamento pensò subito Spencer mentre col collega saliva gli ultimi gradini che li separavano dall'ingresso.
-Agente Morgan e agente Reid.- presentò Derek -Siamo qua per la morte dei coniugi Cohen.-
-Sì..- mormorò la ragazza abbassando la testa, -Sono la nipote, Dora. Vivevo con loro e lavoravo nell'azienda.-
-Da molto?-
-Beh, da qualche anno ormai...-
-Mi spiace per la sua perdita.- mormorò Spencer.
La ragazza lo guardò ricambiando il suo sguardo tenero, -Oh, vorrete controllare i registri e tutto, suppongo...-
-Grazie mille. Sapete se i Signori Cohen potevano avere nemici? Lamentele e quant'altro?-
-No, no..- rispose subito la ragazza -Questa era una piccola azienda, in realtà non stava nemmeno andando molto bene.-
-Davvero?-
-Sì, gli introiti erano sempre meno e con l'arrivo dell'inverno i nonni erano davvero molto preoccupati.-
-Avevano solo questa attività?-
-In che senso?!- esclamò subito Dora, -Non penserete mica che possano aver avuto attività illegali!-
-No, no... non intendevamo questo.- si affrettò a dire Spencer lanciando un'occhiataccia al collega, -E' che abbiamo avuto altre due morti che possono essere collegati ai suoi parenti e stiamo battendo anche questa pista, tutto qua.-
-Certo, scusate...- singhiozzò lei, -Sono molto scossa e devo tenere sotto controllo l'attività tutta da sola. Sono un po'...-
-Non si preoccupi, andrà tutto bene e noi troveremo l'assassino.-
-Grazie.- sorrise Dora a quel ragazzo che le aveva sfiorato un braccio mentre Derek lo guardava stupito e con una voglia matta di prenderlo a ceffoni.

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