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Autore: Sara Saliman    06/09/2010    3 recensioni
"Non c'erano Goblin a brulicare per la stanza, questa volta, non c'erano risatine che facessero vibrare le ombre, nè tuoni fuori dalla finestra. Nessun temporale aveva spalancato le imposte con una folata di vento. Ma lui... al chiarore che entrava dall'esterno, lui costituiva la stessa visione allucinata di allora." A cinque anni dagli eventi narrati nel film, una minaccia grava sul Labirinto e sui suoi abitanti. Jareth e Sarah sono costretti a collaborare: lui per il bene del Labirinto, lei per la salvezza dei propri amici. Ma, come sempre, nulla è come sembra!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Grazie per le recensioni! Ho risposto alla fine del capitolo :)

Ovviamente: Questi personaggi non appartengono a me ma ai rispettivi proprietari; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, per il solo divertimento di chi vorrà leggerla.




****


Sarah imboccò il vialetto correndo, la borsa stretta al corpo sottile, le falde del soprabito sollevate dal vento.
Infilò la chiave nella toppa, entrò in casa e richiuse la porta, appoggiandosi ad essa.
-Va tutto bene.- si disse a voce alta. -Sono solo incubi. Non. Sono. Reali.-
E poi stiamo parlando del re dei Goblin: l'essere meno indifeso che io conosca! E' semplicemente assurdo che io sia preoccupata per lui!
-Sarah?- una voce provenne dal bagno.-Sei tu? Sei lì con qualcuno?-
Sarah si sfilò la borsa e il soprabito e si lasciò scivolare sul divano.
-No, Gillian. Sono sola.-
-Ah, ok!- La porta del bagno si aprì. Avvolta in una nube di vapore e in un accappatoio di due taglie troppo grande, Gillian entrò nel soggiorno. Con un'asciugamano bianca si tamponava i capelli neri e viola, sparati in tutte le direzioni.
-Mi era sembrato di sentirti parlare con qualcuno e... Sarah, tutto ok? Hai una faccia!-
La ragazza si nascose il viso fra le mani.
-Sei la seconda persona che me lo dice.-mugugnò.-Devo avere proprio un aspetto orrendo.-
-Be', orrendo no, però sembri un po' sconvolta. Ma che ore sono? Mi stavo preoccupando!-
Sarah guardò l'orologio.
-Le otto meno qualcosa. Scusami, avrei dovuto avvertire che tardavo, ma non mi sono resa conto.-
-Lo so, lo so.- ridacchiò Gillian bonariamente. -Piccola testa fra le nuvole! Ehi, stasera Michael ed io andiamo a cena e poi a ballare al Dedalo. E tu - disse puntandole contro un dito minaccioso- vieni con noi!-
Sarah si appoggiò il mento sulle mani.
-Dedalo, eh? Non te l'ho mai sentito nominare.-
-Per forza, è un locale nuovo! Si chiama così. Significa...-
-...Labirinto, lo so.-
Gillian battè le mani allegramente.
-Già, be', non cambiamo discorso! Mettiti qualcosa di carino: tu stasera sei dei nostri!-
Sarah arricciò il piccolo naso.
-Ehi, la mia camicia è carina!- protestò.
Gillian annuì.
-Certo. Color panna... maniche ampie... sarebbe addirittura bellissima, se fossimo nel Settecento! Dai, ti presto qualcosa di mio: starai benissimo.-
Sarah cercò di immaginarsi con uno dei vestiti supergriffati di Gillian e rabbrividì, ma si sforzò di apprezzare il pensiero.
-Gil sei un tesoro, davvero, ma sono talmente stanca che mi addormenterei in un angolo! La prossima volta, magari.-
-Ho perso il conto delle volte in cui lo hai detto!-
Sarah non poteva negarlo, così si alzò, recuperò il soprabito e imboccò le scale, sperando che la coinquilina desistesse. Speranza vana: nonostante le dimensioni tascabili, Gillian era decisamente un osso duro.
-Non è che hai un appuntamento con Adrian?- buttò lì.- Me lo diresti se lo avessi, vero?-
Sarah rise.
-Quando parli così sembri la mia matrigna.-
-Ti presento qualcuno io! -
-Sembra una minaccia, davvero!-
Entrò nella propria stanza, chiedendosi se almeno lì sarebbe stata al sicuro. Gillian si fermò sulla soglia: a Sarah sembrò un buon segno.
Quando parlò, Gillian lo fece con un tono insolitamente serio.
-Sarah, ti voglio un bene dell'anima, lo sai, però a volte mi preoccupi. Vivi più fra i tuoi libri che fra gli esseri umani!-
La ragazza si voltò di scatto, punta sul vivo.
-Oh, andiamo, questo non è vero! Ho i miei interessi, come tutti!-
Gillian si erse in tutta la sua -niente affatto imponente- altezza.
-Sì? Quali? Un corso di teatro frequentato da secchioni sfigati? Una serie di corsi di letteratura e folklore?- Abbracciò con un ampio gesto tutta la camera.-Poster di draghi, fumetti e Dio sa che altro?-
-Ehi, Sandman non è un fumetto! E' arte!-
Gillian sollevò le mani, conciliante.
-Ok, ok. Sandman è arte! Ma non si vive solo di quello. Dico: hai vent'anni, sei giovane, intelligente, decisamente carina! Come puoi rintanarti in un mondo così ristretto?-
Sarah sospirò e mosse un passo verso di lei, prendendo le sue mani tra le proprie.
-Gillian, basta, per favore. Probabilmente hai ragione su tutto, ma io sono fatta così. La mia vita mi piace com'è: tranquilla e ordinata.-
-Tranquilla? Ordinata?! Non ti sento parlare di felicità!-
Sarah strinse un po' più forte le mani della sua amica, poi le lasciò andare.
-La prossima volta che mi inviterai verrò.-
-Promesso?-
-Promesso.-
Gillian si voltò verso il corridoio, poi sembrò ripensarci e tornò indietro.
-Sai, a volte sembra che tu abbia paura di qualcosa. Di lasciarti andare con le persone, o forse persino di vivere. Non lo so.-
Sarah strinse le spalle.
Lasciarsi andare? pensò.
L'unica cosa che so delle persone è che prima o poi se ne vanno.
Ma non disse nulla.
Gillian dovette accorgersi di averla ferita, perchè entrò nella stanza e le diede un rapido bacio sulla guancia.
-Ti voglio bene, testa dura!-Si alzò in punta di piedi e le scompigliò affettuosamente i capelli.- Ora devo scappare.-
Sarah la vide sparire nel corridoio. Rimase sulla soglia finchè non la sentì tornare al piano di sotto, poi tornò in camera. Non accese la luce.
Aprì la radio su una stazione a caso e si sedette alla scrivania, massaggiandosi le tempie con le punte delle dita.
Le note di una canzone cominciarono a diffondersi nella penombra.

Just like a spy through smoke and lights
I escaped through the back door of the world
and I saw things getting smaller
fear as well as temptation.

Now everything is reflection as I make my way through this labyrinth
and my sense of direction
is lost like the sound of my steps
is lost like the sound of my steps.


Sarah sgranò gli occhi, incredula.

Scent of dried flowers and I'm walking through the fog
walking through the fog
Scent of dried flowers---


Spense la radio con un'imprecazione.
- Labyrinth, di Elisa!- commentò seccata. -Ovvio. Era il minimo che potessi aspettarmi!-
Dopo qualche minuto sentì il rumore della porta d'ingresso e seppe che Gillian era uscita.
Chiuse gli occhi e sospirò, assaporando la solitudine della casa deserta.
Riaprì gli occhi e fu allora che la vide: una sfera di cristallo grande quanto il suo pugno, appoggiata sulle coperte al centro esatto del suo letto.
Con il cuore in gola, Sarah si alzò e protese la mano. Per un istante le sue dita incontrarono una superficie liscia e perfetta, poi la sfera scoppiò come una semplice bolla di sapone.
Ripensò alle ultime settimane: i sogni sempre più insistenti, il ritrovamento del libro, la parola "labirinto" che risuonava continuamente attorno a lei con i motivi più disparati. E adesso questo.
Sentì una rabbia improvvisa montarle in petto, insieme ad un indistinto senso di allarme.
-Non ti permetterò di tornare nella mia vita!- sibilò alla stanza vuota.
Estrasse il libro rosso dal soprabito e lo poggiò sul piano della scrivania, sedendosi di fronte al grande specchio che era appartenuto a sua madre.
Il libro era piccolo, sdrucito: aveva un'aria insignificante.
Sarah ne sfiorò la copertina con dolcezza.
Più di una volta aveva pensato di distruggerlo, ma non ne aveva mai avuto il coraggio. Era un pezzo troppo grande di cuore: quelle parole, quei personaggi l'avevano traghettata fuori dal periodo più buio della sua vita.
Sollevò lo sguardo: la propria immagine la osservò da dentro la cornice dello specchio.
Si rivide quindicenne, gli occhi verdi brillanti di rabbia e un berretto a righe in testa, mentre recitava a Toby la fiaba sui Goblin. Il pianto di suo fratello riempiva la casa e lei credeva di essere disposta a tutto pur di farlo smettere.
Anche a chiamare il re dei Goblin.
Però poi ho attraversato tutto il Labirinto per salvarlo.
Poggiò una mano sullo specchio, il palmo contro quello del proprio riflesso.
-Hoggle!- chiamò piano.-Mi senti?-
Lo specchio si oscurò e una figura comparve dall'altra parte, ma molto incerta e sfumata.
-Sarah?-
-Hoggle?- Sarah poggiò sul vetro anche l'altra mano.- Che succede? Perchè sei così lontano?-
L'immagine del suo amico si fece un poco più distinta, il volto rugoso prese forma dentro la cornice, ma i bordi tremavano come quelli di un riflesso sull'acqua.
-Sta succedendo qualcosa che non capisco.- disse Sarah angosciata.
-Tanto per cambiare!- borbottò il nano.
Sarah gli diede un colpetto sulla punta del naso.
-Gentile come sempre, vero?-
Il nano sbuffò leggermente.
-Scusa, sono nervoso. Raccontami tutto, ma fai in fretta, non posso restare molto.-
-Prima vorrei sapere come sta... uhm... lui.-
Il nano si mosse a disagio.
-Non lo so. Bene, credo. Perchè questa domanda?-
-Perchè penso che stia cercando di mettersi in contatto con me.-
Hoggle sollevò le sopracciglia cespugliose, i suoi occhi azzurri si spalancarono così tanto che Sarah temette di vederli schizzare fuori dallo specchio.
-CHE COOOSA?!-
- Calmati! Al momento è solo un'ipotesi, ma mi sembra sensata.-Sarah gli raccontò brevemente del libro, delle parole e della sfera. Non gli disse dei sogni: era un discorso che non voleva affrontare.
La risposta di Hoggle la disorientò.
-Non pensavo che la situazione fosse così disperata!-
-Situazione? Che situazione?-
Il nano si guardò furtivamente alle spalle prima di continuare in tono sommesso.
-Io non volevo dirti nulla per non farti preoccupare, ma dopo che te ne sei andata nel Labirinto sono cambiate molte cose, e non in meglio.- Esitò un istante, come cercasse le parole. -Anche molti di noi stanno cambiando... presto persino io potrei non essere più lo stesso. Jareth è in difficoltà, questo lo sapevo, ma non pensavo che avrebbe chiesto aiuto proprio a te!-
Sarah era sbalordita.
-Lui, chiedere aiuto! A me!- Non sapeva quale delle due cose le suonasse più sconvolgente. -Cosa... che sta succedendo?-
-Non è affar tuo! -sbottò il nano. -Ricordati: lui non ha potere su di te, non può raggiungerti se tu non lo chiami! Per cui è semplice: non devi chiamarlo!-
-Come sarebbe che non devo chiamarlo! Hai appena detto che il Labirinto...-
Il nano la fulminò con un'occhiataccia, Sarah non l'aveva mai visto così agitato.
-Il Labirinto riuscirà ad andare avanti, come ha sempre fatto! Ma tu devi restare fuori da tutto questo! Hai capito, Sarah? -
-Ma...-
-Niente discussioni, signorinella! Prometti che resterai fuori da questa storia!-
Sarah incrociò le dita sotto il piano della scrivania.
-Hoggle, calmati! Te lo prometto.- mormorò in un soffio.
-Bene!- Hoggle era visibilmente sollevato. Il suo sguardo si addolcì. -Eri una ragazzina insopportabile, sai? Testarda e impulsiva come un Goblin, ma avevi un cuore d'oro e non avevi paura di niente! E guarda che bella ragazza sei diventata!-
Sarah sentì un brivido di gelo arrampicarsi lungo la spina dorsale.
-Da come parli sembra che ci stiamo salutando per sempre.- gli fece notare.
Il nano distolse lo sguardo, come faceva sempre quando le stava nascondendo qualcosa.
-Credo che dovremmo interrompere qui la conversazione e non sentirci per un poco.-
-Hoggle, aspetta...-
-E' più sicuro. -
A Sarah sembrò che gli occhi azzurri fossero pieni di lacrime, ma non poteva esserne certa, perchè il nano stava svanendo. -Ricorda la promessa che mi hai fatto! E ricorda che tutti qui ti abbiamo voluto molto bene!-
Sarah premette le mani contro lo specchio.
-Hoggle, aspetta!-
Era svanito.
-Hoggle! Sir Didimus! Ludo!-
Nessuno rispose.
Lo specchio tornò a restituirle il proprio riflesso: una giovane donna dai capelli scuri, gli occhi verdi pieni di sgomento e le guance chiazzate di rosso.
Ricorda che tutti qui ti abbiamo voluto molto bene.
Sarah realizzò lentamente che Hoggle aveva parlato al passato.
Nel Labirinto sono cambiate molte cose... Jareth è in difficoltà, ma non pensavo che avrebbe chiesto aiuto proprio a te!
Sarah riflettè qualche istante, tamburellando con le dita sulla scrivania.
Nei suoi incubi il re era decisamente più che in difficoltà, e certo non era più in grado di chiedere aiuto a nessuno. Questo significava che i sogni non erano reali.
Non ancora, almeno.
E tuttavia non poteva dare nulla per scontato: era la prima lezione che il Labirinto le aveva impartito.
C'è un solo modo per scoprire come stanno le cose... o per incasinarle definitivamente.
Strinse il bordo della scrivania fino a farsi sbiancare le dita.
Poi, con un sussurro sommesso e deciso, pronunciò quel nome.
-Jareth!-


****


Cari lettori, se non vi disturba vi pongo una domanda specifica: secondo voi il mio stile è troppo pesante? Vorrei saperlo per migliorarmi, per cui siate schietti, sinceri e senza peli sulla lungua!

Shinigami Noir: guh, il primo commento non si scorda mai! *__* Sono contenta di avere catturato il tuo interesse: adesso spero di riuscire a trattenerlo! ;) Ah, ovviamente NON risponderò alle domande che hai fatto, eh u__u

Daydreamer: grazie per il commento! Sì, secondo me il fatto che Jareth abbia risentito della sconfitta subita è velatamente suggerito dal finale del film. Poi vabbè, secondo me ne ha risentito alla grande soprattutto il suo orgoglio! :D Io amo le storie abbastanza forti, ma visto che voglio restare nel range arancione, cercherò di non esagerare! Wè, tu aggiona, però ;)

Crow84 grazie! Spero ti piaccia anche questo capotolo!

   
 
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