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Autore: PaleMagnolia    06/09/2010    3 recensioni
Credere di essere migliori degli altri è un potente catalizzatore di eventi. E frequentare le persone sbagliate può condurre a scelte pericolose."[...]“Con questo, naturalmente, non voglio dire che non debbano avere le stesse opportunità di istruzione di tutti gli altri”, stava dicendo lei. “Però non si può nemmeno negare che le classi con un’alta percentuale di nati Babbani siano parecchio indietro col programma. Insomma, come si può parlare di Cura delle Creature Magiche, quando metà della classe non è nemmeno sicura che le creature magiche *esistano davvero*?”...".
Cosa possono condurti a fare le cattive compagnie lo sa fin troppo bene Severus Snape, che vive tormentato dai rimorsi per le sue azioni. Non lo sa altrettanto bene Altea Von Wasser, la cui giovane, suggestionabile mente sarà profondamente condizionata dall'incontro con uno studente dagli occhi neri... E quando quel ragazzo emaciato le ricomparirà davanti qualche anno dopo, adulto e perseguitato dai ricordi, nei panni austeri dell'insegnante di Pozioni...
PS: sto cercando di mantenere Snape IC. E' un tentativo disperato e uno sforzo quasi disumano (per una Snapeaholic come me), ma ci sto provando. Apprezzate l'impegno :)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Altea prese l’abitudine di invitare i suoi amici nella sua grande casa di campagna, con sempre maggior frequenza

Altea prese l’abitudine di invitare i suoi amici nella sua grande casa di campagna, con sempre maggior frequenza.

Elessa e gli altri trovavano tutto (dai candelabri d’argento agli arazzi, dalle tende tarlate al più vecchio degli elfi domestici) “delizioso”, definivano suo padre “affascinante” e le moorlands “incantevoli”, e presto finirono per passare lì buona parte delle vacanze.

Il padre di Altea si soffermava talvolta a chiedere informazioni sui loro genitori – suoi vecchi compagni di scuola o lontani parenti (tutte le grandi famiglie magiche erano imparentate), e sembrava compiaciuto degli amici della figlia.

Nelle sere d’inverno, i sei ragazzi sedevano mollemente a chiacchierare fino a tardi attorno al grande camino della biblioteca: accaldati e assonnati, un bicchiere di idromele in mano, ridacchiavano nella stanza in penombra, illuminata solo dal riverbero delle fiamme.

Lucien Macmillan si metteva talvolta seduto al grande pianoforte a coda e - le maniche della camicia rimboccate, un bicchiere di whisky incendiario sul sedile accanto a lui  - suonava distrattamente brani di musica classica. Lena Prewett seguiva la melodia muovendo la mano a mezz’aria, a occhi chiusi, la testa abbandonata all’indietro sulla poltrona.

Erano tutti abbastanza inclini a bere, e spesso passavano le giornate immersi in un dolce torpore, con merende a base di succo di zucca e sandwich sotto le querce – Elessa, vestita di bianco, che si dondolava pigramente sulla vecchia altalena, Lucien e Nathan sdraiati sull’erba col braccio sugli occhi – e compiti di Incantesimi sulla veranda, con le tazze di tè accanto e gli elfi domestici che si avvicendavano – eccitati per l’inconsueta presenza di ospiti – per portare loro tartine e biscotti allo zenzero. Qualche volta, se il tempo era bello, facevano una passeggiata sulle colline o andavano fino alle torbiere per cercare di avvistare un Avvincino (senza troppa convinzione, di solito ridacchiando e spintonandosi); ma la maggior parte del tempo la passavano ciondolando sul patio, ridendo, oppure oziando nella biblioteca.

Elessa, Lena, Norma, Nathan e Lucien. E lei stessa. Altea si rendeva perfettamente conto, con una sensazione di calore e fierezza, che erano dei privilegiati, tutti loro, per poter indugiare in quella magnifica pigrizia: circondati da servitori pronti ad esaudire ogni loro richiesta, a portare il tè su vassoi d’argento, a versare loro Aquaviola in vecchi pesanti bicchieri di cristallo sfaccettato.

Sei giovani intelligenti e ricchi, dai modi raffinati, che abitavano in belle case e venivano invitati dalle famiglie più in vista.

Non tutti i maghi erano così fortunati; nemmeno i Purosangue erano tutti facoltosi e di buona famiglia come loro.

“Pensate un po’,” aveva detto Lena una volta. “Una mia cugina – si chiama Molly, è più vecchia di me - ha appena sposato un Weasley. È un Purosangue anche lui, ma è senza un soldo, povero diavolo, e adora tutte quelle cose Babbane... le auto-mobi-li, e la televisione e tutto il resto. Una vera passione.” C’era stato un coro di “ma dai” e “non ci credo”.

Lena aveva bevuto un sorso di Burrobirra e annuito. “Uh-hum. I miei zii l’hanno disconosciuta, povera Molly. Mi dispiace un po’ per lei; dover fare tutte le faccende di casa senza un solo elfo domestico, e non poter più presentarsi a nessuna festa... Sapete, dicono che suo marito è” e qui abbassò la voce “un traditore del proprio sangue”. Tutti parvero molto impressionati. “Anche se, a dirla tutta, non so che significhi”, aveva concluso Lena.

“Io sì”, aveva ribattuto acidamente Nathan, ma nessuno aveva fatto caso a lui.

 

Una sera in cui, durante le vacanze invernali, si trovavano tutti a casa di Altea, erano arrivati al cottage sei gufi arruffati e coperti di neve, portando altrettante inviti.

Al maniero dei Malfoy veniva data la tradizionale festa di Natale, e le ragazze – eccitate, con abiti da sera che lasciavano nude le belle, giovani schiene, avevano ballato coi rampolli dei casati più importanti sotto un enorme, luccicante candelabro di cristallo e a milioni di candele sospese a mezz’aria.

Altea aveva ballato un valzer anche con Lucius Malfoy che, pur essendo molto più vecchio di lei, era straordinariamente attraente; aveva anche scambiato qualche parola cortese con la sua bellissima moglie, Narcissa (nata Black), che mostrava, nei capelli biondi e nel viso bianco e delicato come porcellana, una vaga somiglianza con la lontana cugina Elessa.

Ad un certo punto, mentre Lucius (un bicchiere in mano) raccontava ad Elessa qualcosa che la faceva ridere, un uomo sui sessant’anni imponente e aristocratico, con freddi occhi grigi e lineamenti duri, si era avvicinato ad Altea, che si era seduta fra una danza e l’altra e si stava facendo aria con un piccolo ventaglio.

“Devi essere la giovane Von Wasser, la figlia di Aldous" le aveva detto. "Ho sentito che tuo padre è molto orgoglioso dei tuoi ottimi risultati a scuola. La cara Elessa... come già saprai, il nostro casato e quello dei Black sono molto legati... Elessa, dicevo, pensa sia un vero peccato che tu non sia una Serpeverde: la sua Casa ha perso un’eccellente strega, quando sei stata smistata in Corvonero. Spero che tu ti stia divertendo alla nostra piccola festa”, aveva concluso cortesemente, con voce bassa e profonda.

Altea aveva notato che si appoggiava ad un bastone col pomolo d’argento a forma di testa di serpente: doveva essere Abraxas Malfoy, il padre di Lucius.

Aveva annuito, e lo aveva ringraziato, non sapendo bene cosa dire.

“Conoscevo tua madre. Tu le somigli davvero molto, sai? Era una donna molto bella.”

Detto questo, l’uomo si era spostato conversare brevemente anche con Lena e Norma; poi aveva dato una paterna pacca sulla schiena a Nathaniel e una vigorosa stretta di mano a Lucien, ed era passato a intrattenere gli altri ospiti.

Altea era rimasta seduta, un po’ confusa.

Tutti le dicevano che somigliava moltissimo a sua madre; ma non era del tutto vero.

Alia, la madre di Altea, era dolce e riservata, ed aveva ereditato dai genitori - aristocratici del Sud – quella raffinatezza e quella grazia misurata che possono venire solo da una predisposizione naturale.

Era anche una donna di una bellezza non comune; attorno al viso delicato e regolare, un poco malinconico e chiaro come una magnolia, aveva lucidi capelli nero-inchiostro, sempre raccolti in un pesante chignon sulla nuca o avvolti in una grande treccia attorno alla testa, e sopracciglia dritte e sottili dello stesso colore; ciglia ugualmente nere ombreggiavano incantevoli occhi verde pallido - luminosi come berillo -, le iridi bordate di verde più scuro.

Altea aveva gli stessi capelli scuri e identici occhi chiari, ma quello che nella madre era una bellezza fiera, in lei era fierezza allo stato puro; quel che in Alia era riserbo, in lei era diffidenza. Vedendola così pensierosa, Lucien Macmillan le si era avvicinato e si era seduto accanto a lei. “Cosa c’è, Tea?”, le aveva chiesto gentilmente, sorridendo. “Uno Kneazle ti ha mangiato la lingua?”

Altea aveva risposto al suo sorriso. “No. È che tutti continuano a dire che assomiglio a mia madre.”

Aveva fatto una smorfia. “Ma non importa. Andiamo a ballare”

 

 


ninive: mi deludi molto *assume aria profondamente delusa* - insomma, allora non stai attenta quando parlo! Non sono capace di fare gli schemi e i grafici a grappolo e gli insiemi di Eulero-Venn, per quello devi chiedere alla Prewett! Io se vuoi faccio i bigliettini per i compiti in classe di Slughorn, per tutto il resto devi andare dagli altri.
Comunque.
Sì, in effetti ultimamente c'è un po' di affollamento nella vita di Altea "MiniDiGinsGiropassera" Von Wasser... ma è un po' come quando ho letto Deathly Hallows: ogni due o tre pagine zompava fuori qualcuno (Dean Thomas, Yaxley, Stanley Shunpike) e io non facevo altro che dire fra me e me (che fra l'altro c'è pochissimo spazio - oh, oh, come sono divertente)(no) "Hmmm, e adesso questo qui chi minchiacazzo era?" (e chiedo scusa per il francesismo)(e per le parentesi)(prometto che non le uso più).
Però, da brava fanghèrl, facevo finta di ricordarmelo beniSSimo e procedevo felice nella lettura.
E' questo il trucco.
Fare finta di niente, sorridere e avvicinarsi lentamente all'uscita più vicina.

Per quanto riguarda la mia magggica vena fanficciara - ho un segreto segretissimo e superfescion: per una volta nella mia grama vita, ebbene sì, siore e siori... *rullo di tamburelli* ho FINITO UNA STORIA.
Cioè, sì, ecco, non è proprio finita-finita, ci sono ancora alcune scene da scrivere e un paio da rivedere *coff coff*completamente*coff coff*, ma in generale so come comincia, come procede e anche - udite udite - come finisce, e una buona parte è già stesa e pronta per la sequenza di maturazione di ogni capitolo, che si compone di otto (8) fasi
- sedimentazione & fermentazione della storia (1 o 2 notti)
- rilettura & superamento della fase "Schifo Assoluto per Quanto si è Scritto in Precedenza/Tremenda Vergogna per La Propria Evidente Incapacità di Usare la Lingua Italiana/Rifiuto Totale Di Ogni Tipo di Paternità del Capitolo", fase che mi prende ogni volta che rileggo qualcosa di mio scritto il giorno prima
- revisione grammatical/logico/formale
- aggiunta/rimozione di parti varie ed eventuali
- pubblicazione
- commento di ninive
- LOL loudissimo da parte mia
Anzi, proprio questa novità di avere una storia quasi completa fra le mani fa sì che non veda l'ora di portarla a termine: sai, per una volta che (gente, adesso cantate tutti con me: ... Briii-gitte Bardot, Bardot! Braaa-ziiilll, na nanana na na nanaaaa...) SO COME FINISCE, mi sento fighissima... (ma quanto sono fèscion, eh? EH? QUANTO SONO FESCION!!!)(ok, no)(accidenti, ho usato di nuovo le parentesi)

Per concludere, per quanto riguarda:

"Elessa: allora, ti piace Nathaniel?
Altea: ehm, quello con i baffi?
E: no.
A: ha gli occhiali?
E:no
A: le lentiggini? Oh, scusa, non ti ho chiesto se è un maschio o una femmina..."

Ti odio. Davvero. Ti odio e ti detesto.

...

(lol)

PS: le tessere ce le ha Norma, chiedi a lei - ma temo che le abbia usate per accendere il fuoco sotto il calderone; dovresti pagare 10 zellini di iscrizione, ma te li abbuono perchè oggi sono fèscion.
  
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