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Autore: L_Fy    24/10/2005    7 recensioni
"...E’ vero, ho un problema serissimo. Non è ammissibile, in questo anno di grazia post femminismo, post liberalizzazione sessuale e post emancipazione, arrivare a 16 anni ed avere un Problema come il mio (con P maiuscola e tutto il resto). Problema che va risolto, immediatamente, a seguito di un piano dettagliato e preciso, studiato a tavolino da un’abile stratega, curato nei tempi e nei modi ma veloce perché tra poco compirò sedici anni ed è tassativamente d’obbligo risolverLo prima di quella scadenza. Devo assolutamente trovare un ragazzo, innamorarmene e dargli il mio Primo, Vero Bacio"
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 : Sguardi e proposte

 

Oggi sarà il quinto giorno che Rodrigo ci accompagna a scuola in macchina. In classe, sia il Priorato delle Orsoline sia lo Scoglio sono sempre addosso a me e Mariàpi per carpirci informazioni su di lui e noi facciamo di tutto per far credere loro di essere intime amiche di quel gran pezzo di manzo, quando in realtà Rodrigo è talmente figo che ci mette in soggezione e raramente riusciamo a spiaccicare più di qualche parola (e comunque, a sproposito) in sua presenza. Però, tutte le sante mattine, mentre salgo in macchina incontro il suo sguardo ammiccante fermo su di me e, tutte le sante mattine, arrossisco come un San Marzano da sugo.

"Io sono convinta che gli piaci" mormora con aria cospiratrice Mariàpi mentre aspettiamo l’augusto passaggio in macchina sul marciapiede di fronte a casa "Il vostro scambio di sguardi ardenti dice più di mille parole"

E meno male, perché di parole vere ce ne siamo scambiate pochine. Mariàpi è la solita ottimista, non credo di piacere davvero a Rodrigo. Cioè, sembra anche a me che mi guardi spesso, ma forse il mio è solo un pio desiderio…

"Ma guardale" ci sorprende Andrea arrivandoci di soppiatto alle spalle "Poi dicono della signora Gennaro e della Raimondi…le pettegole all’opera!"

"Ma cosa ne sai tu di cosa parliamo?" reagisco di malumore (paragonarmi alla Gennaro, poi!).

"Bè, è lapalissiano!" esclama Andrea con l’aria di sapere chissà che.

"Lapa cosa?" fa Mariàpi vivamente interessata.

"E’ lapalissiano, ovvio, scontato: stavate parlando di maschi ed ho tre ottime prove a sostenere al mia tesi. Primo, parlavate sottovoce, sghignazzando come iene che hanno avvistato una carcassa di gnu; secondo, mia sorella ha la faccia a chiazze e le viene così solo quando ha la varicella o quando si innamora, e adesso la varicella non ce l’ha; terzo, da due anni a questa parte non parlate d’altro, voialtre due. Devo continuare?"

"Che analisi fine e dettagliata!" sospiro io all’indirizzo di Mariàpi "Hai sentito, il mio fratellino, che investigatore che è diventato?"

"Io sono ancora incagliata là dal lapalissiano" risponde lei, candidamente.

"In realtà stavamo parlando di mestruazioni" mento io disinvolta e proprio sull’ultima parola arriva Rodrigo.

"Buongiorno, belle donne" tuba, tranquillo e sereno. Ma da dove è sbucato? E la macchina? E la mia solita figura di m….? Lui mi fa subito un sorriso condiscendente; nel mentre, io vorrei morire dalla vergogna.

"Ho dovuto parcheggiare più in là, non c’era posto qui davanti" spiega mentre saluta Alice spettinandole i codini "Siete pronti?"

"Prontissimi!" squilla Mariàpi a voce altissima: probabilmente avrebbe detto la stessa cosa se gli avesse chiesto "pronti per l’infibulazione?". Ci avviamo verso la macchina con i due piccoletti davanti, Mariàpi in mezzo che tenta disperatamente di coinvolgere Camillo e Andrea in una conversazione e io e Rodrigo dietro.

"Allora, che mi racconti di bello, sorella piccola?" mi chiede Rodrigo con un sorriso canzonatorio.

Se c’è una cosa che mi manda in bestia è sentirmi chiamare sorella piccola. E se c’è una cosa che mi sblocca la lingua è l’andare in bestia.

"Oh, niente di particolare" rispondo prima che riesca a mettere un filtro alla mia boccaccia "Oggi giocheremo con le bambole e pasticceremo coi colori a tempera e la colla vinilica. Poi, dopo il riposino, canteremo "il coccodrillo come fa" tutti in coro. Il solito, insomma"

Bestia!! Da dove mi viene tutta questa acidità da vecchia zitella? Vorrei mordermi la lingua e ciliciarmi la schiena, ma per fortuna Rodrigo scoppia a ridere, deliziato.

"Ho capito, non dovevo chiamarti sorella piccola" risponde, ammiccando allusivo.

"Scusa" balbetto contrita e vergognosa ma lui fa un gesto vago con la mano.

"No, hai ragione tu. Mi sono lasciato influenzare da Andrea che parla spesso di te, convinto che tu sia una poppante. Invece sei una ragazza, ormai. Molto simpatica, anche"

Non so se sono più sconvolta dall’apprendere che Andrea parli di me coi suoi amici o dal quel "molto simpatica" che mi ha scatenato una potente aritmia cardiaca. Siamo arrivati alla macchina intanto e anche se la mente si affanna a cercare qualcosa di divertente da dire, rimango muta come una carpa presa all’amo.

Saliamo in macchina con il solito numero da circo che prevede i miei fratellini stipati nel baule.

"Cos’hai lì?" chiede all’improvviso Camillo indicando il mio sacchetto stazzonato della merenda. Di solito, se la merenda è qualcosa che non mi va, la regalo a Camillo che è anche il nostro spazzino di merende ufficiale. Mangia come una betoniera a pieno regime, e chissà dove le accumula poi, tutte quelle calorie! E’ più magro di un tagliolino senza sugo, porello (me molto, molto invidiosa: io ingrasso solo a guardarlo, il tagliolino). Fingo un’espressione assente, sperando di non dover parlare del mio imbarazzante sacchetto della merenda in presenza di Rodrigo.

"Niente" dico noncurante, ma mia sorella decide di pugnalarmi alle spalle in quel momento.

"La merenda: oggi la mamma ci ha fatto il panino con la cotoletta" esulta Alice, contenta di sapere la risposta. Rodrigo mi lancia uno di quegli sguardi da suora, di quelli che ti dicono "Oh, povera cara…con la cotoletta!". Sento quasi il pat pat sulla spalla. Voglio morire. Seppellitemi!

"L’ho presa per te" dico brusca allungando di scatto il sacchetto a Camillo che mi sorride, radioso.

"Oh…grazie, Anna!" mormora sinceramente estasiato.

La sua espressione grata, ovviamente, mi fa sentire ancora di più un verme. Alzo gli occhi e incontro lo sguardo verde e destabilizzante di Rodrigo nello specchietto retrovisore. Di nuovo! Mi sorride e io tento di fare altrettanto ma la mascella ha una paresi fulminante e rimango lì con un’espressione da vongola che mi prenderei a sberle da sola.

"Quanti anni avete detto che avete, voi due?" chiede Rodrigo salottiero rivolto alle "sorelle piccole" cioè noi.

"Mariàpi ne ha compiuti sedici ad agosto ed è del leone" si intromette di nuovo Alice, rischiando la decapitazione tramite morso da parte di Mariàpi "Anna ne compie sedici a dicembre, sagittario con ascendente pesci. Io e Alessio compiamo undici anni a novembre e siamo entrambi dello scorpione ascendente toro. Andrea li ha compiuti qualche giorno fa ed è della vergine mentre Camillo…"

"Vi prego, fermatela" gorgoglia Rodrigo e a tutti scappa una risatina condiscendente. Nuova sbirciatina nello specchietto retrovisore: uff, ancora lì! Ma la guarderà mai la strada?

"Oggi è il vostro giorno fortunato, belle signorine: tre baldi e aitanti giovanotti verranno a prendervi all’uscita della scuola con un cocchio argentato della Citroen. Che ne dite?"

"Forte" dico io, incerta. Cosa ti aspetti, ciccio, che ti faccia la ola?

"Un cocchio coi cavalli?" si informa subito Alice con gli occhi brillanti.

"Scema, parlano della macchina" la brutalizza Alessio togliendo per un attimo gli occhi dal game boy.

"Hei, cosa cacchio è un cocchio?" ironizza Andrea.

"Non lo so, ma è sicuro che costa un occhio" risponde sagace Rodrigo. Poi quei due si buttano via dal ridere mentre Camillo alza sul tettuccio della macchina lo sguardo rarefatto di chi preferirebbe essere lontano anni luce e Mariàpi mi guarda duramente col mento alzato. So cosa dice quel mento: dice "Ok, avrà anche il senso dell’umorismo di un sasso di fiume, ma è un figo da paura e oggi ci viene a prendere a scuola: quindi, non fare storie! Sorridi e pensa a Groucho Marx"

* * *

"Gli piaci" afferma Mariàpi assolutamente convinta. Stiamo salendo le scale della scuola e sia ragazze del Priorato delle Orsoline che quelle dello Scoglio sono ancora tutte lì che sospirano di Rodrigo e del suo cocchio.

"Ma va là" minimizzo io: mi sento un po’ a disagio in mezzo a tutti questi sguardi famelici.

"Andiamo, Anna, lo avrebbe capito anche una sordomuta!"

"L’avrebbe capito solo una sordomuta, non mi ha detto più di due parole in croce!"

"La solita pessimista" ribatte Mariàpi, piccata "Sempre a cercare il pelo nell’uovo. Vabbè, non sarà un mostro di scienza e nemmeno un fine dicitore e se va d’accordo con Andrea sicuramente qualche tara ereditaria al cervello ce l'ha, ma è il figo più figo che sia mai passato da queste parti e tu gli piaci. Non so perché, visto che quando c’è lui fai una figura di legno dietro l’altra, forse ha il gusto dell’orrido, ma ti consiglio di non lasciarti sfuggire questa occasione per raggiungere l’OPB"

"Scommetto che non ci pensa nemmeno lontanamente a baciare una sorella piccola come me" protesto io debolmente: solo a pensare a Rodrigo e all’OPB nello stesso contesto mi sento le ginocchia di gelatina, più dall’imbarazzo che dall’emozione.

"La tua materia grigia è diventata marrone a forza di lasciarla macerare nel cranio senza usarla" ribatte Mariàpi acida "Svegliati! Quello ti si vuole fare. Ripassa un po’ di teoria sull’argomento, perché tra un po’ dovrai mettere in pratica le lezioni che ti ho dato su come si bacia un ragazzo….OPB in arrivo!!"

Mariàpi è entusiasta, io un po’ meno. La mia abissale ignoranza sull’argomento bacio comincia a pesarmi parecchio: quello che è sempre stato un problema affrontabile sta diventando un macigno di proporzioni epiche. Mettiamo che io piaccia davvero a Rodrigo: come faccio ad uscire con lui sapendo che ci farò l’ennesima figura di merdissima visto che non so baciare? Come risolvo il problema? Ci ha pensato Camillo a trovare la risposta alle mie domande.

* * *

"Anna, volevo chiederti un favore"

Camillo è venuto a casa mia sapendo benissimo che Andrea è fuori, e scommetto che l’ha fatto apposta. E’ venuto in camera mia ed ha chiuso la porta accuratamente, come se dovesse rivelarmi un segreto di stato. Ha lo sguardo serio e sembra leggermente agitato, il che è tutto un dire vista la flemma che lo accompagna da sempre.

"Un favore?" trasecolo io. Camillo non chiede MAI favori: è sempre quello che li fa, lui, i favori. "Sentiamo" dico, guardinga.

Tutto d’un tratto le pallide guance di Camillo si colorano di rosa. Un bel rosa maialino, in perfetta pandance pastello con gli occhioni di porcellana e i capelli biondo-quasi-bianco. Ci metto un po’ a capire che è arrossito.

"Devi promettermi, però, che non ne parlerai con nessuno" si precipita a dire, già sfiatato (ha anche l’asma, è vero! Il povero Camillo).

"Se non si tratta della confessione di un omicidio, penso che si possa fare" rispondo io, prudentemente.

Camillo cambia posizione: allunga le gambe da fenicottero e sposta di un millimetro il culo ossuto dal bordo del letto, poi torna esattamente nella stessa posizione di prima.

"Mi devi aiutare, Anna" dice alla fine, con aria contrita "Sei l’unica ragazza a cui ho trovato il coraggio di chiederlo. Vedi …io…a dicembre compio diciotto anni"

"Ti devo preparare la festa di compleanno?" scherzo io, cercando di metterlo a suo agio. Ovviamente, riesco solo ad agitarlo di più.

"No, no..ah…vedi…Già mi considerano sfigato così…per il fatto che sono alto e inciampo dappertutto, perché preferisco leggere piuttosto che giocare a pallone e perché spesso sono un po’…distratto…"

Un po’ distratto! Il povero Camillo: praticamente vive in un’altra dimensione. Tutto d’un tratto, mi sorge un dubbio amletico.

"Senti, non vorrai mica confessarmi che sei un finocchio?"

Ecco: nemmeno il tempo di pensarlo che quella merdosa fornace che ho per bocca ha già partorito la stronzata giornaliera. Per fortuna, Camillo mi guarda stupefatto e poi scoppia a ridere, rinfrancandomi.

"No, no…anzi…è proprio del contrario che volevo parlare" inspira profondamente, poi, trovando il coraggio nelle oscure cavità delle sue chilometriche gambe, butta fuori la sua richiesta "Anna, io non so baciare. Mi insegni, per favore?"

Non so cosa mi ha fatto ammutolire di più: se la richiesta in sé o quel "per favore" così educato, così…camillesco. Tra tutte le persone di questo mondo a cui Camillo avrebbe potuto chiedere una cosa del genere, proprio da me doveva venire? Me, che sono l’unica persona di razza caucasica abitante in Europa al di sopra dei 15 anni a non avere ancora mai dato il primo bacio? Al prolungarsi del mio mutismo, il rosa maialino è tornato a colorare le guance di Camillo.

"Ti prego, non mi guardare come se fossi una sottospecie di paramecio…ho davvero bisogno d’aiuto. C’è una ragazza, a scuola…una straniera. E’ davvero carina e secondo Andrea potrei anche piacerle"

Ho capito di chi parla: la francese. Andrea e la sua combriccola di segaioli non parlano d’altro.

"Andrea dice che sopporta la mia presenza solo perché sono l’unico a parlare la sua lingua" ammette Camillo pensieroso (tipico di Andrea svilire la concorrenza…anche se proprio non riesco a vedere Camillo in concorrenza con Andrea!) "Ma io credo, ecco, sì, io…credo di piacerle. Forse"

Di nuovo arrossisce: il fenomeno è davvero affascinante, con quelle guance rosa Camillo è davvero l’immagine di un cherubino di porcellana.

"Solo che…non ho mai baciato una ragazza…e non posso provarci con lei senza aver fatto un minimo di pratica…ci farei la figura dello stronzo e Andrea e Mariàpi…mi massacrerebbero"

Verissimo: guarda quello che era successo al povero Antonio (un altro "povero": Camillo, non parti sotto una buona stella, a quanto pare!). Il povero Antonio aveva cambiato giro dopo che una stronzetta della scuola l’aveva sputtanato davanti a tutta la compagnia mimando una specie di assalto a fornace perpetrato da Antonio nei sui confronti. Andrea, dall’alto della sua supposta esperienza, l’aveva letteralmente fatto a pezzi. Povero Antonio.

"Quindi…tu sei una be-bellissima ragazza e di sicuro avrai maturato molta esperienza nel campo…"

Esperienza nel campo? Ma come cacchio parli, Camì? Ma lui è così: parlerebbe come un libro stampato anche se l’argomento fosse la merda (che lui, probabilmente, chiamerebbe deiezione).

"Ti prego…dì qualcosa" mormora Camillo, sull’orlo delle lacrime "Va bene anche un no, basta che la smetti di guardarmi con quella faccia…"

Ci provo, Camillo, ci provo, ma sono rimasta letteralmente di sale: e poi, sto ancora pensando a quel "tu sei be-bellissima", che mi ha francamente spiazzato…e lusingato, ammettiamolo. Ma lui aspetta, con la testa china come una vittima sacrificale. Devo sbrigarmi a rispondere: non posso far soffrire così il povero Camillo. Certo, non gli dirò che nemmeno io ho mai baciato nessuno, ci mancherebbe! Ma il mio rifiuto sarà deciso, indulgente, molto adulto ma con una leggerissima componente altezzosa. Apro la bocca, finalmente.

"Sì"

Una sillaba. Lui mi guarda stupefatto, come se gli avessi buttato un secchio d’acqua gelata in testa. A dire il vero, anch’io sono sconvolta: che ho detto? Adesso è il mio turno di arrossire, solo che sulla mia pelle il rossore assume una tonalità mattone a chiazze sparse, tipo alopecia fulminante, assolutamente agli antipodi del suo rosa pastello così delicato e angelico.

"Co…come?"

Non se l’aspettava. Gli si legge in faccia come se se lo fosse tatuato sul naso che non credeva mai che avrei accettato. Probabilmente voleva solo mettersi in pace la coscienza, ma la mia risposta lo ha fregato e adesso è cento volte più agitato di prima perché non sa assolutamente che pesci pigliare. Mi fa una tenerezza, povero Camillo. Non può sapere che io sono più sconvolta di lui.

"Ho detto di sì" rispondo con più convinzione: pensandoci un attimo, è un’ottima idea! Camillo è convinto che io sia una gran baciatrice (beato), mentre invece io ho l’OPB da raggiungere con Rodrigo. Ma il mio bronzo è sicuramente un esperto e arrivare all’OPB senza nemmeno un filino di rodaggio è da stupidi. Sono convinta che un po’ d’allenamento farebbe più che bene anche a me. Ovviamente, baciare Camillo sarebbe assolutamente da non considerarsi come un bacio vero. Sarebbe solo allenamento: il vero obbiettivo è Rodrigo, ma uno così perfettamente bello e figo deve essere per forza scafato sull’argomento e io non posso mica arrivargli davanti con solo due bacetti sulla bocca a labbra chiuse come bagaglio culturale! Userò Camillo come scuola guida. Certo!! Immediatamente, mi vergogno di me stessa: com’è che riesco sempre a girare le frittate in maniera che ci sia un tornaconto personale?

"Perché?" chiede Camillo, sinceramente sconvolto.

"Perché sei un bravo ragazzo e ti voglio aiutare" dice la mia voce dolce, condiscendente. Bugiarda. Faina.

"L’importante è che tu mi giuri su tutto quello che hai di più caro che nessuno lo verrà mai a sapere"

Bè, ovvio, no? Dove andrebbe a finire l’OPB se si sapesse in giro che mi alleno baciando Camillo, il povero Camillo? La sua testa pompa su e giù in segno d’assenso, ma i suoi occhioni sporgenti non la smettono di fissarmi, stupefatti. Non guardarmi così, Camillo. C’è tanta roba buona dentro di te vista da quelle finestre azzurre spalancate, mi fai sentire un verme verminoso a sbattermele in faccia così.

"Cosa…cosa devo fare?"

Adesso è letteralmente terrorizzato: mica penserà che ci mettiamo la lingua in bocca qui su due piedi, eh? Al pensiero, il mio terrore forse supera addirittura il suo (la grande baciatrice…puah, mi sento ancora in piena fase pre-scolare).

"Partiremo prima con un po’ di teoria" dico in fretta, con voce professionale "La prima importantissima fase è quella del cioccolatino"

"Eh?" dice Camillo: è di nuovo completamente nel pallone. Chiunque altro, al posto suo, penserebbe di essere preso per il culo, ma lui no, invece: mi guarda smarrito, ma con una sconfinata (snervante) fiducia.

"Il cioccolatino" ripeto, paziente "Ti metti in bocca un cioccolatino e cominci a lavorartelo senza usare i denti. Come se fosse la lingua di una ragazza…capito?"

Le sue emozioni passano davanti ai finestroni azzurri dei suoi occhi rapidamente, ma riesco comunque ad intuirle tutte: perplessità, sorpresa, dubbio…e fiducia, di nuovo, una sconfinata fiducia in Anna –la-grande-baciatrice. Povera me: perché tutto questo mi fa sentire così colpevole?!?

"Ho capito" risponde con voce soave "E’ un’ottima idea. Non ci avevo mai pensato"

Calma, Camillo, non ammirarmi: la storia del cioccolatino non è farina del mio sacco. Me lo aveva consigliato la Cavallini, qualche annetto fa…e ti dirò, a parte un’eruzione cutanea dovuta al troppo cioccolato ingerito, non credo di aver tratto molti benefici da questa tecnica. Comunque, per prendere tempo va più che bene.

"Oggi ti alleni col cioccolatino" continuo con il mio tono da maestrina "Domani ci troviamo qui, stessa ora, per la prima prova pratica"

L’ho di nuovo terrorizzato: i suoi fanali azzurri sono pieni di angoscia e il pomo d’Adamo va su e giù come se stesse per vomitare.

"Oh" dice. Il povero Camillo.

  
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