Gomenasai… 2.
Brian
rimase ancora qualche secondo seduto pensando all’ultimo sorriso che ricevette
da lui, ma non andò avanti con il ricordo, gli avrebbe fatto troppo male e in
quel momento non aveva bisogno di ulteriore dolore. Decise di andare a fare una
doccia e così fece. Quando uscì indossò un paio di pantaloni da ginnastica e
salì sul tapis roulant: secondo lui in quel modo riusciva a eliminare un po’ di
stress. Ma la sua corsa non durò ancora a lungo: bussarono alla porta.
-è
aperto!- urlò Brian asciugando il sudore dalla fronte e dal torace.
-Hai
parlato con Michael, vero?- chiese posando l’asciugamano sul pavimento.
Debbie
annuì sorridendo debolmente. –Come stai?- chiese poi.
-Bene.-
rispose Brian curvando leggermente la testa.
-Andiamo
a sederci.- Invitò Debbie sedendosi sul divano.
-Deb,
non ho bisogno di uno psicologo.Te l’ho detto: sto bene.- replicò lui.
Vieni
a posare il tuo culo perfetto sul divano!- ordinò lei.
-Vuoi
qualcosa da bere?- chiese lui ignorando completamente la richiesta di Debbie.
-No!
Non voglio nessuna fottutissima bevanda! Voglio che tu venga a sederti qui
vicino a me.- ripetè lei.
Questa
volta Brian fece come chiesto e si sedette. Rimasero in silenzio per
un po’.
-Debbie,
non è da te tenere la boccaccia chiusa.-
-Sto
aspettando che sia tu a parlare per primo.-
-Allora
puoi aspettare, perché non ho nulla da dire.-
Debbie
si sistemò meglio sul divano come per dire “Io non mi muovo da qui, bello.”
Rimasero
ancora in silenzio.
-Il
fatto è che mi manca da morire.- confessò Brian in un sospiro.
-Anche
a me. Dio solo sa quanto quel ragazzino abbia cambiato in meglio le nostre
vite. Soprattutto la tua… e adesso… Lui non c’è più.- a Debbie pizzicavano gli
occhi, ma non voleva piangere, non più almeno.
Brian
alzò lo sguardo verso Debbie, ma non disse nulla.
-Qual è
la cosa che ti manca più di lui?- chiese lei.
Brian
perse lo sguardo nel vuoto. “Cosa mi manca?” pensò. “Mi manca tutto. Mi manca
il suo odore, il suo sapore. Mi manca quando si svegliava al mattino e si
accucciava sul mio petto o sulla mia pancia e io facevo finta di dormire perché
in realtà mi piaceva, ma “se fossi stato sveglio” avrei dovuto respingerlo
perché sono un coglione. Mi manca fare la doccia con lui e insaponarlo. Mi
manca baciarlo. Mi mancano i suoi occhi in cui mi piaceva perdermi quando non
guardava.Mi manca il suo culo. Mi mancano addirittura le sue orribili mutande.
Lo amavo e sono stato un perfetto idiota a non dimostrarglielo. Adesso l’ho
perso. Mi sta bene!”
-Non lo
so, il suo sorriso forse.- rispose lui cupo.
-Anche a
me. Ma quello che mi manca di più è la sua innata dolcezza. Riusciva a far
stare meglio persino Vic che grazie a lui era spesso più allegro. E tu… tu
finalmente eri riuscito a capire che non si vive solo di Babylon e Dark Room,
continuavi a farlo perché ti piaceva e perché sapevi che a casa c’era lui ad
aspettarti. Era la tua garanzia: quando i frocetti carini non ti avrebbero più
voluto avresti avuto lui a ricambiare il tuo amore.- concluse.
Brian
le lanciò uno sguardo misto di emozioni indecifrabili.
-Sai,
Brian Kinney manca a tutti. Quando hai intenzione di tornare alla tua vita? E
intendo una vita diversa da quella con lui.-
-Sono
una persona diversa adesso. Questo fa paura anche a me. Sento di mancare anche
a me stesso. Vorrei tornare quello di sempre. Ma… Quando esco e poi rientro a
casa vedo lui che combina disastri in cucina. Quando faccio la doccia aspetti
sempre che si unisca a me, che entri da un momento all’altro. Quando faccio i
miei esercizi vedo lui a ritrarmi. Spesso ricordo l’ultima sera passata
insieme, il suo ultimo sorriso rivolto a me, un sorriso pieno d’amore, che
trapelava tutta la gioia di quel momento, Anche la mia. Poi però arriva lui e
lo uccide… lo uccide davanti a me, ai miei occhi. E io non ho potuto fare nulla
per impedirlo. Lo sogno, mi sveglio di soprassalto sperando di trovarlo lì,
accanto a me, e di poterlo osservare dormire beatamente. Credo di essere
impazzito. Ma non preoccupatevi, anche se non adesso, tornerò. Ho solo bisogno
di tempo.- sorrise debolmente.
Debbie
si spinse verso di lui e lo abbracciò forte, come per proteggerlo dal male che
si stava infliggendo da solo.