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Autore: BeGD    08/09/2010    1 recensioni
una fuga d' amore mette scompiglio nel mondo della musica e all' interno dei Green Day. Vecchi rancori emergono nella preoccupazione, mentre la compagna d' avventura di Billie Joe, Eleonora, vive esperienze straordinarie con colui che credeva essere solo un sogno. E' la mia prima ff.. gradita clemenza..
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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John era andato al cimitero con la scusa di portare dei fiori alla tomba di una vecchia zia, sicuro di trovarci Billie. Era il 15 settembre, non poteva essere che lì. Lo trovò, infatti, accompagnato da Mike. Non poteva avvicinarsi, con accanto quell’ uomo come una guardia del corpo. Doveva aggirare l’ ostacolo.

Ed era sicuro che ci sarebbe riuscito. Ripose il mazzo di sgargianti fiori addossato alla lapide. Di sicuro Billie si sarebbe seduto lì accanto, come aveva fatto ogni anno che John si era appostato a spiarlo, ad ammirarlo in quel momento di profondi bellezza e dolore.

Billie stringeva in biglietto nella tasca: voleva essere sicuro di non perderlo, e che Mike non lo vedesse. Glielo avrebbe di sicuro ridotto a brandelli. Lo avrebbe letto a casa.

Durante il tragitto in macchina, ammirando le colline alla periferia di Berkeley, pensava a cosa potesse esserci scritto, su quel foglietto di carta: potevano essere delle scuse, o.. voglia di riconciliarsi, o.. di abbandonarlo. No, non poteva essere. Quei fiori erano per lui, sicuramente. Qualcuno di molto furbo, per aggirare Mike, aveva portato dei fiori sulla tomba di suo padre perché lui avesse il messaggio che ora stringeva con tanta foga. Doveva essere qualcuno che Billie conosceva bene, qualcuno che lo aveva visto al cimitero ogni anno, per dedurre che lui si sedeva e si sarebbe seduto sempre lì. Doveva essere Adrienne, o Joey, o Jakob. Più Jakob, secondo lui. Era quello che voleva riconciliarsi, o voleva chiedere solo spiegazioni, pensava Billie.

Arrivato a casa si rinchiuse in bagno. Seduto su uno sgabello colmo di asciugamani, tirò il foglietto di carta fuori dalla tasca dei jeans attillati e lo stirò. Nell’ ossessione di stringerlo perché non cadesse, lo aveva stropicciato moltissimo. Riconobbe una grafia sottile ed elegante, riconoscibilissima. Era John. Spiegò la carta e lesse:

 

Caro Billie,

mi sono interrogato sul perché tu non ti sia fatto vivo per tutto questo tempo, quando proprio la sera prima eravamo usciti dopo tanto tempo in cui avevi trovato le scuse più disparate per non vedermi. Poi ti ho visto con Mike, qualche giorno fa, e ho capito che il modo migliore per rintracciarti e chiedere spiegazioni era scriverti. Peccato che Mike riconosca da miglia la mia calligrafia, e sicuramente ti avrebbe impedito di leggere le mie lettere dato che, secondo lui, sarebbero state per te fonte di perversione e sofferenza. E forse avrebbe ragione. Così ho deciso di scegliere questo momento così delicato per farti sapere che mi sei mancato da morire, che mi è mancato il tuo sorriso, il tuo modo di fare, il tuo corpo sinuoso che si muoveva con il mio in una danza infuocata. Almeno, per me era così, spero che lo sia stata anche per te. Senza di te mi sono sentito vuoto, finito. Non sapevo dov’ eri, e non sapevo perché eri via. Ho pensato che fossi via da me, ho pensato che ti avessi fatto male, che avessi violato malamente il tuo corpo un’ altra volta, come tanti anni fa. Di quell’ episodio mi scuso ancora, e non smetterò mai di farlo. Mi rammaricavo al solo pensiero di averti perso un’ altra volta. Ti amo, Billie, sappilo in ogni caso, che tu mi voglia piantare o no. Non ti dimenticherei mai, non dimenticherei mai le notti solo nostre, in quella camera d’ albergo profumata di noi. Ricordi? Spero che tu non abbia già rimosso dalla memoria questi ricordi, nella speranza di cancellare anche me. Ti prego di rispondere a queste mie parole, in qualsiasi modo. Mi manchi

                                                                                                                                                                                                   John.

Il pensiero di quelle notti in bianco riaffiorò dalla mente di Billie come un fulmine, ma si fermò regalandogli un sorriso. Erano solo loro, era vero, e la pelle madida luccicava alla fioca luce delle candele. Si erano amati tanto, e le immagini di quelle notti infuocarono la mente di Billie, e non solo. I jeans si erano fatti parecchio più stretti, mentre il cantante allargava automaticamente le gambe, come per farci rientrare le emozioni provate con John. Ma doveva fermarsi, per Mike sarebbe stato un brutto spettacolo, forse. Ma era solo, cosa gli importava? Senza pensare più, lasciò cadere a terra la lettera e, piano, prese a slacciarsi i pantaloni.

Jared era arrivato a San Francisco da poco, con un pensiero fisso: Billie. Lo bramava da tempo immemore, ormai, e l’ unico suo desiderio era correre da lui, anche solo per vederlo di sfuggita, anche solo per salutarlo con un gesto della mano. Non riusciva a fare a meno di lui, anche se la presenza incombente di Mike lo inibiva. Doveva vederlo, però, e avrebbe fatto qualunque cosa pur di avvicinarlo.

Mentre pensava tutto ciò, la figura di una biondina gli passò davanti, ed era l’ ultima persona che Jared desiderasse vedere: Avril Lavigne, altra che avrebbe fatto follie per Billie, l’ unica che era stata rifiutata anche solo per una notte, a quanto pareva. Ma si era vendicata: era stata lei a fare uscire l’ articolo, lei a ricattare tutti quegli artisti, lei.. insieme a Sharon. Ma come dimostrarlo?! Senza uno straccio di prova, non sapeva come muoversi. Ma quella ragazza gli incuteva odio profondo, e questo era certo.

Mike si aggirava dubbioso per la casa; dove era andato a finire Billie?! Non  scorgeva da nessuna parte. Forse era in bagno, pensò, ma quanto ci metteva? Decise di evitare di entrare di entrare, per non violare la privacy, ma si accostò alla porta, in attesa dell’ uscita del compagno. Poi udì qualcosa di sospetto.

Dal bagno di Mike si apriva una minuscola porticina che conduceva nel vasto giardino di casa Dirnt; era una bella porta verniciata di bianco dalla maniglia argentata, semplice ma bella. A Billie era sempre piaciuta, non sapeva nemmeno perché. Era sullo sgabello appena accanto alla porta che dava sul corridoio, intento a darsi piacere e a scrutare la porticina, nonostante la vista resa offuscata dall’ eccitazione. Tentava di stare in perfetto silenzio per non farsi sentire da Mike, eppure gli parve di sentire un lento miagolio. Ma non poteva essere nulla, Mike non possedeva gatti. Sto sognando, pensò Billie. Si stiracchiò meglio sullo sgabello tornando ai suoi intenti, quando avvertì il raspare di un paio di zampe sulla porta, accompagnato da un disperato miagolio. Le seghe aspetteranno, pensò il frontman, questo povero gattino va salvato. Dopo di che, ancora con la cintura dei pantaloni slacciata ma almeno con i boxer che nascondevano malamente la fiera eccitazione, andò ad aprire la porticina e vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere. Era talmente pietrificato che non pensò nemmeno ad allacciarsi i pantaloni mentre l’ esile figura bionda procedeva a sedersi sullo sgabello dove finora stava seduto lui.

-ti faccio già questo effetto, Billie?!- esclamò lei, maliziosa, non staccando gli occhi dai pantaloni aperti del frontman.-

-con che diritto piombi a casa mia, così poi?!- ribatté lui, con un sussurro. Aveva tutta l’ intenzione di risolvere la questione senza che Mike lo venisse a sapere.

-così come? Sono vestita e con le mani a posto, non come te fino a qualche momento fa.. sì, ho visto tutto, e non fare quella faccia, tranquillo, non dirò nulla a mammina- e ammiccò alla porta che dava sul corridoio.

-cerca di sparire, Avril, non mi fare..- tentò lui, senza risultato. La ragazza si avvicinò a lui, immergendo i suoi occhi azzurri nella tempesta verde di lui. Senza che Billie potesse fermarla, afferrò saldamente la sua erezione, come fosse una mano, e iniziò ad accarezzarla.

-eccitare? È proprio quello che voglio fare, amore mio. Non ti piace?!- finì lei, leccandosi le labbra e spingendo per le spalle un impotente Billie contro un muro.

-Avril.. ahh.. io non.. sei una stronzaaa.- soffiò lui con gli occhi socchiusi, incapace di fermarla.

-davvero?! Se vuoi me ne vado. Lo vuoi?- lo provocò l’ audace ragazza, infilando una coscia tra quelle di Billie. L’ altro prese a strusciarvisi senza pudore, dopo che Avril mollò la presa dal suo membro.

-ah..-

-non mi hai dato una risposta, bello. Vuoi che me ne vada?!- ripetè Avril, togliendo la gamba dal cavallo di Billie e abbassandogli i pantaloni con un gesto brusco.

-n.. non lo so.. non do-dovresti essere qui.. ahh.. mi hai fatto del male.. stronza.. ahh..- balbettò lui, in preda ai gemiti, provocati da lei che lo masturbava, ora senza sosta.

-ora ti sto facendo del male? Voglio solo il tuo piacere, Billie, voglio solo vederti godere a causa mia, solo questo. L’ ho sempre voluto, ma tu non l’ hai mai capito.- ansimò lei, strofinando le gambe. Sotto la corta gonna a pieghe, era bagnatissima.

-solo questo? Ahh..- sospirò l’ altro, mentre Avril, senza preavviso, gli abbassava i boxer e prendeva la sua cappella in bocca, succhiando con voracità.

Billie non riusciva più a parlare, a chiedere spiegazioni, sapeva solo di avere la vista offuscata dal piacere. Era dannatamente brava, quella piccola canadese.

 

 

 

Ecco qualcosa di più spinto, pronto per voi che ormai odierete Billie e la sua mania di farsi “coinvolgere”. In effetti, non dimostra di essere una persona coerente, al contrario, sembra pronto a lasciarsi abbindolare da qualche “manina lesta”, anche mettendo in pericolo i suoi affetti. Ma sarà così fino alla fine?! Chissà, non l’ ho ancora deciso definitivamente.

Volevo come consuetudine ringraziare tutti coloro che leggono e seguono la mia ff, quelli che l’ hanno messa tra le preferite o le seguite ecc., tutti quelli che mi incoraggiano a continuare a scrivere e in particolare Drunky Bunny e Franklyn, che recensiscono!! Un bacio..

 

 

 

 

   
 
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