John era andato al
cimitero con la scusa di portare dei fiori alla tomba di una vecchia zia,
sicuro di trovarci Billie. Era il 15 settembre, non poteva essere che lì. Lo
trovò, infatti, accompagnato da Mike. Non poteva avvicinarsi, con accanto
quell’ uomo come una guardia del corpo. Doveva aggirare l’ ostacolo.
Ed era sicuro che ci
sarebbe riuscito. Ripose il mazzo di sgargianti fiori addossato alla lapide. Di
sicuro Billie si sarebbe seduto lì accanto, come aveva fatto ogni anno che John
si era appostato a spiarlo, ad ammirarlo in quel momento di profondi bellezza e
dolore.
…
Billie stringeva in
biglietto nella tasca: voleva essere sicuro di non perderlo, e che Mike non lo
vedesse. Glielo avrebbe di sicuro ridotto a brandelli. Lo avrebbe letto a casa.
Durante il tragitto in
macchina, ammirando le colline alla periferia di Berkeley, pensava a cosa
potesse esserci scritto, su quel foglietto di carta: potevano essere delle
scuse, o.. voglia di riconciliarsi, o.. di abbandonarlo. No, non poteva essere.
Quei fiori erano per lui, sicuramente. Qualcuno di molto furbo, per aggirare
Mike, aveva portato dei fiori sulla tomba di suo padre perché lui avesse il
messaggio che ora stringeva con tanta foga. Doveva essere qualcuno che Billie
conosceva bene, qualcuno che lo aveva visto al cimitero ogni anno, per dedurre
che lui si sedeva e si sarebbe seduto sempre lì. Doveva essere Adrienne, o
Joey, o Jakob. Più Jakob, secondo lui. Era quello che voleva riconciliarsi, o
voleva chiedere solo spiegazioni, pensava Billie.
Arrivato a casa si
rinchiuse in bagno. Seduto su uno sgabello colmo di asciugamani, tirò il
foglietto di carta fuori dalla tasca dei jeans attillati e lo stirò. Nell’ ossessione
di stringerlo perché non cadesse, lo aveva stropicciato moltissimo. Riconobbe
una grafia sottile ed elegante, riconoscibilissima. Era John. Spiegò la carta e
lesse:
Caro Billie,
mi sono interrogato sul
perché tu non ti sia fatto vivo per tutto questo tempo, quando proprio la sera
prima eravamo usciti dopo tanto tempo in cui avevi trovato le scuse più
disparate per non vedermi. Poi ti ho visto con Mike, qualche giorno fa, e ho
capito che il modo migliore per rintracciarti e chiedere spiegazioni era
scriverti. Peccato che Mike riconosca da miglia la mia calligrafia, e
sicuramente ti avrebbe impedito di leggere le mie lettere dato che, secondo
lui, sarebbero state per te fonte di perversione e sofferenza. E forse avrebbe
ragione. Così ho deciso di scegliere questo momento così delicato per farti
sapere che mi sei mancato da morire, che mi è mancato il tuo sorriso, il tuo
modo di fare, il tuo corpo sinuoso che si muoveva con il mio in una danza
infuocata. Almeno, per me era così, spero che lo sia stata anche per te. Senza
di te mi sono sentito vuoto, finito. Non sapevo dov’ eri, e non sapevo perché
eri via. Ho pensato che fossi via da me, ho pensato che ti avessi fatto male,
che avessi violato malamente il tuo corpo un’ altra volta, come tanti anni fa.
Di quell’ episodio mi scuso ancora, e non smetterò mai di farlo. Mi rammaricavo
al solo pensiero di averti perso un’ altra volta. Ti amo, Billie, sappilo in
ogni caso, che tu mi voglia piantare o no. Non ti dimenticherei mai, non
dimenticherei mai le notti solo nostre, in quella camera d’ albergo profumata
di noi. Ricordi? Spero che tu non abbia già rimosso dalla memoria questi
ricordi, nella speranza di cancellare anche me. Ti prego di rispondere a queste
mie parole, in qualsiasi modo. Mi manchi
John.
Il pensiero di quelle notti in bianco riaffiorò dalla mente di Billie come
un fulmine, ma si fermò regalandogli un sorriso. Erano solo loro, era vero, e
la pelle madida luccicava alla fioca luce delle candele. Si erano amati tanto,
e le immagini di quelle notti infuocarono la mente di Billie, e non solo. I
jeans si erano fatti parecchio più stretti, mentre il cantante allargava
automaticamente le gambe, come per farci rientrare le emozioni provate con
John. Ma doveva fermarsi, per Mike sarebbe stato un brutto spettacolo, forse.
Ma era solo, cosa gli importava? Senza pensare più, lasciò cadere a terra la
lettera e, piano, prese a slacciarsi i pantaloni.
…
Jared era arrivato a San
Francisco da poco, con un pensiero fisso: Billie. Lo bramava da tempo immemore,
ormai, e l’ unico suo desiderio era correre da lui, anche solo per vederlo di
sfuggita, anche solo per salutarlo con un gesto della mano. Non riusciva a fare
a meno di lui, anche se la presenza incombente di Mike lo inibiva. Doveva
vederlo, però, e avrebbe fatto qualunque cosa pur di avvicinarlo.
Mentre pensava tutto ciò,
la figura di una biondina gli passò davanti, ed era l’ ultima persona che Jared
desiderasse vedere: Avril Lavigne, altra che avrebbe fatto follie per Billie,
l’ unica che era stata rifiutata anche solo per una notte, a quanto pareva. Ma
si era vendicata: era stata lei a fare uscire l’ articolo, lei a ricattare
tutti quegli artisti, lei.. insieme a Sharon. Ma come dimostrarlo?! Senza uno
straccio di prova, non sapeva come muoversi. Ma quella ragazza gli incuteva
odio profondo, e questo era certo.
…
Mike si aggirava dubbioso
per la casa; dove era andato a finire Billie?! Non scorgeva da nessuna parte. Forse era in
bagno, pensò, ma quanto ci metteva? Decise di evitare di entrare di entrare,
per non violare la privacy, ma si accostò alla porta, in attesa dell’ uscita
del compagno. Poi udì qualcosa di sospetto.
…
Dal bagno di Mike si
apriva una minuscola porticina che conduceva nel vasto giardino di casa Dirnt;
era una bella porta verniciata di bianco dalla maniglia argentata, semplice ma
bella. A Billie era sempre piaciuta, non sapeva nemmeno perché. Era sullo
sgabello appena accanto alla porta che dava sul corridoio, intento a darsi
piacere e a scrutare la porticina, nonostante la vista resa offuscata dall’
eccitazione. Tentava di stare in perfetto silenzio per non farsi sentire da
Mike, eppure gli parve di sentire un lento miagolio. Ma non poteva essere
nulla, Mike non possedeva gatti. Sto
sognando, pensò Billie. Si stiracchiò meglio sullo sgabello tornando ai
suoi intenti, quando avvertì il raspare di un paio di zampe sulla porta,
accompagnato da un disperato miagolio. Le seghe aspetteranno, pensò il
frontman, questo povero gattino va salvato. Dopo di che, ancora con la cintura
dei pantaloni slacciata ma almeno con i boxer che nascondevano malamente la
fiera eccitazione, andò ad aprire la porticina e vide ciò che non avrebbe mai
voluto vedere. Era talmente pietrificato che non pensò nemmeno ad allacciarsi i
pantaloni mentre l’ esile figura bionda procedeva a sedersi sullo sgabello dove
finora stava seduto lui.
-ti faccio già questo
effetto, Billie?!- esclamò lei, maliziosa, non staccando gli occhi dai
pantaloni aperti del frontman.-
-con che diritto piombi a
casa mia, così poi?!- ribatté lui, con un sussurro. Aveva tutta l’ intenzione
di risolvere la questione senza che Mike lo venisse a sapere.
-così come? Sono vestita
e con le mani a posto, non come te fino a qualche momento fa.. sì, ho visto
tutto, e non fare quella faccia, tranquillo, non dirò nulla a mammina- e
ammiccò alla porta che dava sul corridoio.
-cerca di sparire, Avril,
non mi fare..- tentò lui, senza risultato. La ragazza si avvicinò a lui,
immergendo i suoi occhi azzurri nella tempesta verde di lui. Senza che Billie
potesse fermarla, afferrò saldamente la sua erezione, come fosse una mano, e
iniziò ad accarezzarla.
-eccitare? È proprio
quello che voglio fare, amore mio. Non ti piace?!- finì lei, leccandosi le
labbra e spingendo per le spalle un impotente Billie contro un muro.
-Avril.. ahh.. io non.. sei
una stronzaaa.- soffiò lui con gli occhi socchiusi,
incapace di fermarla.
-davvero?! Se vuoi me ne
vado. Lo vuoi?- lo provocò l’ audace ragazza, infilando una coscia tra quelle
di Billie. L’ altro prese a strusciarvisi senza
pudore, dopo che Avril mollò la presa dal suo membro.
-ah..-
-non mi hai dato una
risposta, bello. Vuoi che me ne vada?!- ripetè Avril,
togliendo la gamba dal cavallo di Billie e abbassandogli i pantaloni con un
gesto brusco.
-n.. non lo so.. non
do-dovresti essere qui.. ahh.. mi hai fatto del
male.. stronza.. ahh..- balbettò lui, in preda ai
gemiti, provocati da lei che lo masturbava, ora senza sosta.
-ora ti sto facendo del
male? Voglio solo il tuo piacere, Billie, voglio solo vederti godere a causa
mia, solo questo. L’ ho sempre voluto, ma tu non l’ hai mai capito.- ansimò lei,
strofinando le gambe. Sotto la corta gonna a pieghe, era bagnatissima.
-solo questo? Ahh..- sospirò l’ altro, mentre Avril, senza preavviso, gli
abbassava i boxer e prendeva la sua cappella in bocca, succhiando con voracità.
Billie non riusciva più a
parlare, a chiedere spiegazioni, sapeva solo di avere la vista offuscata dal
piacere. Era dannatamente brava, quella piccola canadese.
Ecco qualcosa di più spinto, pronto per voi che ormai
odierete Billie e la sua mania di farsi “coinvolgere”. In effetti, non dimostra
di essere una persona coerente, al contrario, sembra pronto a lasciarsi
abbindolare da qualche “manina lesta”, anche mettendo in pericolo i suoi
affetti. Ma sarà così fino alla fine?! Chissà, non l’ ho ancora deciso
definitivamente.
Volevo come consuetudine ringraziare tutti coloro che
leggono e seguono la mia ff, quelli che l’ hanno
messa tra le preferite o le seguite ecc., tutti quelli che mi incoraggiano a
continuare a scrivere e in particolare Drunky
Bunny e Franklyn,
che recensiscono!! Un bacio..