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Autore: Hotaru_Tomoe    08/09/2010    2 recensioni
Dopo la morte di Silente le strade di Severus ed Oleander si dividono: lui fugge con Draco e i Mangiamorte, lei resta ad Hogwarts. Nel frattempo Harry e tutti i suoi amici iniziano a percorrere il sentiero che li porterà verso lo scontro finale con Voldemort. Un anno lunghissimo, costellato di confronti, indagini, scoperte, intrighi ed avventure.
Questa fanfiction è il seguito de "Il vaso di Pandora".
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Severus Piton, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Severus ed Oleander'
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CAPITOLO 21 - L'ULTIMO HORCRUX

Marcy si avvicinò timidamente alla poltrona sulla quale sedeva Narcissa Malfoy, con in mano un vassoio con su dei dolcetti di zucca e zenzero ed un bicchiere colmo di latte, intonsi.
"Si-signora - pigolò debolmente l'elfa - la bambina non vuole mangiare."
Narcissa le rivolse un'occhiata irritata "Avrà capito anche lei che la tua cucina fa schifo." Si alzò, mentre l'elfa si ritraeva impaurita per farla passare, e andò nella stanza al piano superiore.
Si trovavano in una villa di campagna appartenuta al bisnonno Cygnus, dove spesso i loro genitori le portavano per le vacanze estive.
Spalancò la porta della stanza e per un momento ebbe paura che la bambina che doveva custodire fosse scappata. Ma no, impossibile: gli incantesimi sigillavano ogni possibile via di fuga: infatti eccola lì, nell'angolo più buio della camera, raggomitolata sul pavimento, le ginocchia strette al petto in una posizione di difesa. D'altronde non avrebbe potuto fare molto altro: non aveva manifestato alcun potere magico dal giorno della sua cattura, era una magonò.
Quella mattina era arrivata lì con Bellatrix e la loro piccola prigioniera. Sua sorella le aveva detto sbrigativamente "Il nostro Signore vuole che resti qui a sorvegliarla, dice che non ti sei ancora ripresa del tutto dalla morte di Draco."
Narcissa sollevò una mano e distolse lo sguardo, come a voler respingere quell'argomento. Bellatrix l'afferrò per le braccia "Sii forte, presto dimenticherai, perchè da stanotte inizierà una nuova era. La nostra era. Sarà tutto meraviglioso, sorella mia, come lo abbiamo sempre sognato."
"E la bambina?"
"La bambina cosa?" aveva replicato Bellatrix, corrugando la fronte.
"Sì, insomma, cosa ne faremo dopo stanotte, una volta che sarà tutto finito?"
Bellatrix l'aveva guardato come se fosse lei la pazza, tra loro due "Cosa vuoi che importi, Cissy? Che muoia pure: è solo per precauzione che la teniamo ancora in vita, ma dopo stanotte non servirà più. Non ci sarà posto per gli anormali come lei nel mondo che l'Oscuro Signore sta forgiando." e con lo sguardo più folle che mai si era congedata.
"Tu! E' da stamane che non tocchi cibo, devi mangiare." disse Narcissa alla ragazzina in tono freddo ed autoritario. Per tutta risposta quella si raggomitolò ancor di più su se stessa, come un riccio. I capelli argentei sparavano disuguali in ogni direzione, dopo che Bellatrix le aveva reciso le trecce quando l'avevano trovata.

"Questo è il mondo che stiamo costruendo? Terrorizzare una insulsa bambina, questa è la nostra futura grandezza?" si chiese la donna bionda.
"A che mi serve mangiare? Tanto morirò comunque. - disse la bambina, la testa sempre nascosta tra le gambe - Mi ucciderai, come avete ucciso la mamma."
La mente di Narcissa tornò ad un mese prima.

Una trionfante Bellatrix le aveva comunicato di aver finalmente trovato la persona che il Signore Oscuro stava cercando. Quella notte si smaterializzarono in un piccolo paese di pescatori sulla costa. La maga, seguita dalla sorella, si diresse sicura verso una casetta isolata, lontana dall'abitato principale. Due donne, presumibilmente madre e figlia, erano nel cortile a ritirare il bucato.
"Il nostro obiettivo è la bambina." disse Bellatrix in tono sbrigativo e sguainò la bacchetta.
La madre del loro obiettivo intuì qualcosa, perchè urlò alla bambina di scappare e poi cercò di fronteggiare Bellatrix, mentre Narcissa pietrificava la piccola per impedirle la fuga.
Non ci fu neanche un vero duello, Bella era troppo superiore alla sua avversaria e la freddò con un Avada Kedavra in pochi minuti.
Poi si era avventata sulla bambina inerme e con un incantesimo le aveva tagliato di netto i capelli, mentre il cuore di Narcissa mancava alcuni battiti: Bella aveva maneggiato la bacchetta con una tal furia che credette le avrebbe tagliato la testa.
"Ora vediamo se con questo - e strinse con forza le ciocche di capelli argentei - gli verrà voglia di collaborare a dovere."
"Bella, che significa tutto questo? Mi spieghi chi è questa bambina? E chi deve collaborare?"
"Questa è un incentivo perchè qualcuno faccia il suo dovere."
Non era riuscita a cavarle nulla più di quella criptica risposta.

Narcissa guardò una grossa pendola: era notte inoltrata, ormai... perchè ci mettevano così tanto? Quella mattina, prima della sua partenza, Lucius, nelle fattezze di Amycus Carrow, le aveva sussurrato di tenersi pronta, che non appena si fosse presentata l'occasione, lui e Draco l'avrebbero raggiunta.
Quasi in risposta alle sue preghiere, suo marito e suo figlio si materializzarono nella stanza con uno schiocco sonoro. Narcissa li abbracciò entrambi "Finalmente. Lucius, amore mio, non sai quanto sono stata in pena per voi."
"Sei stata molto brava. - le rispose il marito, passandole una mano sui capelli biondi - Ti chiedo solo di avere un po' di pazienza e poi ci lasceremo questo incubo alle spalle. Prima però devo onorare un debito con Severus."
"Di cosa si tratta?"
"Le bacchette dei nemici dell'Oscuro Signore hanno smesso di funzionare. Piton pensa che l'incantesimo per fare questo si stia svolgendo in quella stanza segreta del palazzo e che il responsabile sia il signor Olivander."
A quella parola la bambina scattò in piedi "Il nonno! Tu conosci il nonno?"
"Olivander è tuo nonno?" chiese Draco. La ragazzina annuì vigorosamente.
"Un incentivo. - mormorò Narcissa - Certo, ora capisco cosa intendeva dire Bella: l'Oscuro Signore ci ha fatto prendere in ostaggio la nipote, per costringere Olivander ad assecondare i suoi piani."
Lucius squadrò la bambina "Alzati in piedi - le ordinò - Tu ci servi."

I Malfoy e la nipote del fabbricante di bacchette si materializzarono nel Covo di Lord Voldemort. A custodia della stanza era rimasto solo Mulciber: il Mangiamorte restò inebetito a guardare Lucius e Draco, che credeva morti e sepolti, non fece neanche in tempo a pronunciare una sillaba prima che Lucius lo tramortisse con un incantesimo. Schiantò il portone ed entrò nella stanza, seguito dalla bambina: nell'aria si libravano piccoli fili, impalpabili ed eterei come volute di fumo, si avvitavano, fluttuavano e splendevano, ruotando a spirale attorno a un uomo, seduto al centro di una gigantesca runa, che cantilenava un incantesimo.
"Muoviti, va' da lui." disse Lucius alla bambina. Lei non se lo fece ripetere due volte e gli corse incontro. "Nonno! Nonnino."
"Ann! - l'anziano fabbricante di bacchette la strinse a sè - Ann, la mia piccola Ann." poi alzò gli occhi, increduli ed interrogativi, sul signor Malfoy.
"Hai riavuto ciò che volevi proteggere, se vuoi puoi smettere di fare ciò che stai facendo."
Olivander non se lo fece ripetere due volte: smise di recitare l'incantesimo del Vestigium creatoris e tutti quei fili colorati si dissolsero all'istante.
A chilometri di distanza, ad Hogwarts e al Ministero, le bacchette che fino a quel momento erano state inerti ed inutili, tornarono funzionanti sprizzando scintille rosse. 

Nella ex stanza delle profezie i Weasley e Shacklebolt erano pronti a vendere cara la pelle, fronteggiando il gruppo di Mangiamorte che stava per abbattere la barriera davanti alla porta. D'un tratto si udirono urla e molti incantesimi gridati contemporaneamente da voci ben conosciute: Auror e colleghi di Arthur. E presto tutti i Mangiamorte tacquero. 

A Hogwarts un gruppo di Mangiamorte era riuscito a raggiungere la Torre di Grifondoro e stava per sfondare la porta. In quel momento, tutte le bacchette dei ragazzi lì riuniti ripresero a funzionare: non si era mai vista una scarica di incantesimi come quella che investì il gruppo di maghi oscuri lì fuori. 

L'eco delle parole pronunciate da Piton sembrava risuonare ancora nell'aria immobile. Hermione prese a piangere silenziosamente ed Oleander dovette ricordare a se stessa di ricominciare a respirare.
"Non è vero! - sussurrò Ron - Ditemi che non è vero." Hermione gli si abbandonò contro, distrutta.
"Allora è così." la voce di Oleander era stanca, rassegnata. Quindi Voldemort aveva creato l'horcrux dentro ad Harry con l'omicidio di sua mamma. E ad Hogwarts, per uno scherzo del destino, Harry era stato smistato a Grifondoro, in un certo senso era un oggetto di Grifondoro. La collezione del mago oscuro poteva dunque dirsi completa: aveva un horcrux per ciascuno dei fondatori della scuola di magia.
"Questo - la voce di Ron tremava tanto da essere irriconoscibile - significa che per sconfiggere Voldemort, Harry dovrà morire?" rivolse all'ex insegnante uno sguardo furioso ed indignato, quasi che fosse colpa sua.
"Cosa facciamo?" chiese Hermione tra le lacrime.
"Intanto... - Oleander cercò di raccogliere quel briciolo di lucidità che le era rimasta - intanto troviamolo e poi... e poi ci penseremo."
Ripresero a correre verso la casa dei Potter. 

La schermaglia fra Harry e Voldemort nel frattempo proseguiva, incantesimi di ogni colore illuminavano il cielo, sfrigolando in ogni direzione. Con la coda dell'occhio il ragazzo notò alcuni Mangiamorte che osservavano da lontano, spettatori divertiti di quel duello. Ma d'improvviso si accasciarono a terra, l'uno dopo l'altro e al loro posto comparvero Neville, Luna e Ginny. Quest'ultima lanciò il suo Patronus nel buio della notte.
"Andate via! - urlò Harry - E' troppo pericoloso, via!"
"Su, su - disse Voldemort, con tono falsamente bonario, mentre respingeva una fattura del suo opponente - non essere scortese e falli restare, dopotutto stanno per assistere ad uno spettacolo che non si vede tutti i giorni."
I tre amici di Harry confabularono qualcosa, poi levarono le bacchette all'unisono ed indirizzarono i loro incantesimi contro il mago oscuro. Questi fece un gesto quasi seccato e li respinse contro i giovani maghi, che vennero scagliati via. Harry si portò sulla traiettoria, per impedirgli di colpirli ancora.
"Coraggioso, ma del tutto inutile. Dopo questa notte non ci sarà più nulla in grado di ostacolarmi. Silente ha perso: ogni sua mossa, anche quella di mandare Piton a fare da boicottatore è fallita, non ha più pedine. Mi rammarico solo che ora non sia qui, ad ammirare ciò che sta per accadere."
L'odio si fece strada prepotente in Harry non appena Voldemort pronunciò il nome di Silente. Con furia cieca ricominciò ad indirizzargli contro ogni sorta di fattura, ma il suo avversario sembrava in grado di respingerle tutte, finchè, in tutta calma, disse "Ora basta così, abbiamo giocato abbastanza." e con un preciso Expelliarmus, disarmò il ragazzo. Harry restò paralizzato sul posto, poi si sentì come afferrato dalla parte dei piedi da una forza misteriosa, cadde sulla schiena e venne trascinato al centro del giardino.
"Vuoi ascoltare una storia, Harry? - sibilò Voldemort con la sua voce serpentina - Una storia di diciassette anni fa?"
Ad un movimento della bacchetta di Voldemort un cerchio di luce nera, come una nebbia densa, si formò attorno al ragazzo inchiodato sull'erba. Harry inarcò la schiena con tutte le sue forze, cercando di disancorarsi da quella invisibile forza magnetica che lo schiacciava a terra. Si mosse solo di pochi millimetri, per poi ripiombare giù, ansante. Il mago oscuro, in piedi davanti a lui, era del tutto indifferente ai suoi sforzi ed al panico che iniziava a deformargli i lineamenti.
"Quella notte accadde qualcosa di davvero inaspettato. Uccidere tuo padre fu relativamente facile, ma tua madre si rivelò un osso molto più duro. Sapevo che era un'ottima Auror che aveva mandato ad Azakaban alcuni dei miei più fedeli seguaci, ma non mi aspettavo una reazione così veemente. Le offrii di salvarsi, in cambio della tua vita, ma lei rifiutò. E così la uccisi."
Harry urlò, cercando di alzarsi ancora: voleva farlo a costo di farsi scoppiare il cuore, voleva balzare in piedi e stringere le mani attorno al collo dell'assassino di sua mamma.
Voldemort proseguì a raccontare, ignorando i suoi sforzi "All'inizio non avevo intenzione di creare un horcrux con lei. E' un processo piuttosto sfibrante, sai? E io, di horcrux, ne avevo già a sufficienza. Pensavo solo di uccidere anche te e andarmene. Ma poi accadde l'inspiegabile: tu respingesti l'Anatema che uccide, che rimbalzò. Sapevo che non avrei potuto evitarlo, ma la cosa non mi preoccupava più di tanto, avevo altri horcrux ben custoditi. Piuttosto, ero affascinato dal fatto di non essere riuscito a colpirti. E sai cosa pensai, Harry? - mosse un passo all'interno del cerchio e si inginocchiò accanto a lui - Pensai 'voglio il suo potere magico, voglio la sua anima in grado di sconfiggere l'Anatema mortale'. E così lasciai il mio corpo in pegno in quella stanza, affinchè il mio desiderio si realizzasse, lo combinai con il mio ultimo horcrux e lo depositai qui." Voldemort sfiorò il petto del ragazzo all'altezza del cuore.
Harry urlò fino a sentir bruciare le corde vocali.
"Fa male? - chiese l'Oscuro Signore con finto interesse - Immagino di sì. Avrei voluto fare una prova con un altro horcrux prima di te, ma non mi è stato possibile. Non temere, comunque, il male passerà. Presto non sentirai più nulla, perchè ora riscatterò quel pegno lasciato diciassette anni fa: riprenderò quell'horcrux, che in questi anni è cresciuto, cullato dal tuo potere."
Ed il mondo di Harry si fece nero all'improvviso. 

Il cavallo argenteo di Ginny raggiunse Ron, Hermione, Oleander e Piton a meno di un isolato dalla casa dei Potter. Accelerarono il passo ed erano quasi in vista della meta, quando quelle strane formelle runiche impresse lungo la strada, presero a pulsare di una luce nerastra e maligna, collegandosi l'un l'altra con un raggio di quella stessa luce inquietante. Ron fece un salto indietro per non calpestarne una.
"Professore, lei sa cosa sono quei simboli?" chiese Hermione.
"Sono parte di un antico incantesimo: annullano gli effetti delle altre fatture, producendo il risultato contrario. Ero riuscito a manomettere le formule magiche di alcuni di essi, ma purtroppo l'Oscuro Signore mi ha scoperto e deve aver ripristinato l'incantesimo originale. E' stato tutto inutile." mormorò con voce greve di amarezza, odiandosi per quel fallimento.
"Guardate!" Ron puntò il dito contro tre figure stese a terra: Luna, Neville e Ginny. Hermione e Ron li rianimarono, mentre Severus e Oleander si portarono di fronte alle rovine e la donna non potè trattenere un grido, davanti alla visione di Voldemort, chinato su Harry, mentre entrambi erano avvolti da un cerchio di magia oscura, che andava espandendosi. A quel suono, il Lord si voltò lentamente verso di loro ed il grido di Oleander aumentò d'intensità: era la prima volta che vedeva Voldemort di persona e immediatamente capì perchè la maggior parte dei maghi tremasse solo all'idea di pronunciarne il nome. La magia nera, malvagia che si spandeva dalla sua persona, come un'aura mortale, il volto scheletrico, privo di naso, che non aveva quasi più nulla di umano e poi quegli occhi... quelle iridi rosse che parevano poterti uccidere anche a quella distanza, bastava la sua presenza ad incutere terrore più di una schiera di Dissennatori. Come avevano potuto pensare di sconfiggerlo? Non si poteva sconfiggere un mostro del genere... erano stati degli sciocchi, dei pazzi a crederlo e sarebbero morti tutti quanti.
Piton le strinse una spalla per calmarla, con forza e lei, istintivamente, posò una mano sulla sua. Severus aveva spiato Voldemort per anni, si era presentato al suo cospetto, aveva occluso la mente, gli aveva mentito, aveva informato Silente dei suoi piani. Si chiese dove avesse mai trovato il coraggio per portare avanti quella missione suicida e cercò i suoi occhi neri, sperando che le infondessero almeno una goccia del suo ardimento.
Non appena Ron l'ebbe innervata, Ginny balzò in piedi e si lanciò in direzione di Harry. "Signorina Weasley, ferma!" tuonò Piton e l'afferrò per la manica della camicia. Sbilanciata la ragazza urtò appena con l'altro braccio il fascio di nebbia nera che, sempre più fitto, avvolgeva il perimetro della casa dei Potter. Fu come se mille cavatappi le si fossero conficcati nella carne, roteando e spandendo dentro di lei un dolore lacerante che le esplose fin nel cervello. L'ex-professore prese lesto la bacchetta e la passò sul braccio di Ginny, mormorando un incantesimo.
Voldemort parve leggermente sorpreso di vedere Piton, il traditore, ancora vivo, ma non parve minimamente turbato, nè preoccupato. Tornò a rivolgersi ad Harry, inchiodato al suolo, lo sguardo vacuo ed inespressivo. "E' così, in te c'è mio ultimo horcrux. L'ho lasciato dentro di te perchè crescesse, si rafforzasse abbeverandosi della tua magia e mi rendesse invincibile. In questo luogo, in questi mesi i miei fedeli Mangiamorte hanno pazientemente tracciato le formule ed i simboli magici di un complesso incantesimo che mi permette di invertire ed annullare la creazione dell'horcrux. Ora mi riprenderò ciò che mi appartiene e grazie a te spazzerò via in un sol colpo chi ha osato mettersi sulla mia strada." 

L'oscurità era ovunque: attorno a lui, ma soprattutto dentro di lui. La sua anima era nera, la sua anima era come quella di Voldemort, era l'anima di Voldemort. Lui era l'arma con cui il suo nemico avrebbe ucciso tutti i suoi amici, sarebbe stato lui la rovina definitiva di tutto ciò che amava. "Ridammi ciò che mi appartiene." sussurrava la voce serpentina di Voldemort, ma era anche la sua voce, perchè ormai erano la stessa cosa, era una parte di lui.
Non poteva opporsi, non poteva lottare, non poteva fare nulla, non con l'anima del suo oscuro nemico radicata in sè, fusa con la propria.
Non c'era salvezza, non c'era speranza, non c'era nulla nella vastità di quel buio senza confini. Era corrotto, perso per sempre.
E solo.
Nulla, laggiù, avrebbe mai potuto raggiungerlo. Non c'era più nessuno.
Era stanco, spossato.
Che tutto quello finisse al più presto, pregò.
Lentamente, l'anima iniziò a scivolare via da lui. 

La nebbia nera aumentò ancora, coprendo quasi completamente le due figure al centro del giardino. Ron e Neville avevano il loro da fare nel cercare di trattenere Ginny, che urlava e piangeva disperata "Harry! Harry, no!"
Hermione e Luna provarono a lanciare i loro Patronus, nel disperato tentativo di disperdere la nebbia, ma le figure argentee si dissolsero all'istante.
"Potter! - la voce di Piton risuonò carica di quel disgusto che sempre aveva quando si rivolgeva a lui - E' tutta qui la tua forza? Sei debole fino a questo a punto? Mi deludi, mi deludi profondamente. Sei davvero solo un ragazzino arrogante ed incapace."
"Ma cosa... stia zitto!" urlò indignato Ron, ma Oleander gli tappò la bocca con una mano "Lascialo provare. A meno che tu non abbia un'idea migliore." e quando tolse la mano, Ron si limitò a guardare entrambi con occhi torvi.
"Lily ha dato la vita per proteggerti - proseguì Piton, con uno sforzo enorme - Lei è morta per te, perchè tu vivessi ed ora la ripaghi così? Abbandonandoti a Voldemort senza lottare? Getti via il suo sacrificio. Il suo amore. Tu non sei altro che un codardo e non sei degno di un dono così prezioso." 

Fu come essere colpiti da una secchiata di acqua gelata nel sonno. Quella voce, l'odiosa voce di Piton giunta fin lì, così ferma, così indignata, così accusatoria lo strappò di colpo a quel torpore a cui si era abbandonato con colpevole facilità.
Stava dicendo la verità. La tagliente, cruda verità.
E quegli insulti sprezzanti colpirono con forza il suo orgoglio di Grifondoro, che si ribellò.
Piton aveva ragione: non poteva cedere senza lottare, senza opporre resistenza a quel buio malefico, ma non sapeva come.

"Sì che lo sai, Harry." una voce femminile, cristallina, lieve, dolce.
"Mamma!"

"Sì, sono io." rispose pacatamente la voce di Lily, da qualche parte nell'oscurità.
"Mamma, aiutami, non so cosa fare."

"Sev ti ha indicato la via, ascoltalo. Harry, puoi farcela: tu possiedi la forza per battere Voldemort, hai qui, dentro di te, qualcosa che lui non potrà mai comprendere."
Compassione, dolcezza, spirito di sacrificio.
In una parola, l'amore.
"Amore..." disse piano.

"Proprio così, Harry, proprio così. Il mio amore, quello di James, di Sirius, di Remus e di tutti i tuoi amici. Hai tutto questo amore."
E d'un tratto le sentì: le voci di Hermione, Ron, Neville, Luna e della sua piccola Ginny, che urlavano il suo nome, che lo incoraggiavano.
"Ma la mia anima è la sua."

"No! - la voce di Lily, pur non smettendo di essere dolce, negò con forza assoluta quell'affermazione - No, Harry. Tu non sei Voldemort. Tu non hai mai perso il sorriso neanche in undici anni di maltrattamenti dei tuoi zii, tu sei il ragazzo che ha diviso i suoi dolci con Ron sul treno, che ha protetto la Pietra filosofale senza alcuna brama di usarla, che non ha avuto esitazioni ad affrontare il Basilisco per salvare Ginny, che hai risparmiato la vita a Peter. Harry, la tua anima ha tutte queste cose dentro di sè. La tua, e non quella di Voldemort."
"Cosa devo fare, mamma?"

"Pensi di essere in grado di trasmettere questo amore anche a quel frammento di anima oscura?"
Lo sentiva. Sentiva il flusso di quei sentimenti caldi e meravigliosi dentro di sè "Sì."
"E allora, lascia semplicemente che l'amore trabocchi." 

Voldemort staccò la mano dal petto di Harry e la sollevò, trascinando con sè uno zampillo di luce che salì alto nel cielo. Il mago oscuro spalancò le braccia ed attese che quel fiotto di potere ricadesse su di lui.
Nel preciso momento in cui questo avvenne, però, accadde anche qualcosa di inspiegabile. Si era aspettato di sentir fluire dentro di sè il potere e l'ebbrezza della magia fresca e giovane di quel ragazzo, ma ciò che sentiva crescere dentro di sè era qualcosa di strano, sconosciuto, incomprensibile e assolutamente insopportabile. Uno strano calore, un fuoco senza fiamma che pareva annullare tutto di lui, cancellare ciò che era, annichilirlo in sensazioni ignote "NOOO! DANNATO, CHE COSA MI HAI FATTO!"
Brillava, il suo corpo brillava di una luce bianca, troppo pura e luminosa per quel brandello di anima disperata e corrotta che quel simulacro di corpo ancora ospitava. Le membra iniziarono a disfarsi, a scomparire, inghiottite dalla luce che quell'horcrux purificato dall'amore, che lui stesso aveva richiamato nel suo corpo.
I maghi restarono immobili ed increduli sul selciato, a guardare a bocca aperta il corpo di Voldemort che si dissolveva nella luce, fino a scomparire del tutto.
L'incantesimo nero e corrotto che circondava la casa dei Potter, prese ad allungarsi velocemente verso di loro.
"Allontanatevi, presto!" urlò Piton, poi afferrò Oleander per la vita e si smaterializzò, imitato dagli altri ragazzi, un attimo prima che quella strada venisse investita dalla nebbia nera. 

"Harry, svegliati."
Una voce lo stava chiamando. Non era quella di sua mamma, ma gli era comunque ben nota.
"Coraggio, ragazzo mio, svegliati."
No, impossibile... non poteva essere lui.
"Se non ti svegli - proseguì la voce con tono divertito - sarò costretto a togliere dieci punti a Grifondoro e la cosa mi dispiacerebbe parecchio."
Harry aprì i suoi occhi verdi: era sdraiato a terra e chino su di lui si ergeva la figura di Albus Silente.
"Professor Silente?" sussurrò il ragazzo, incredulo.
"No, tecnicamente no. Sono solo una magia da lui creata e posta dentro di te prima che morisse. Ma per evitare confusione, puoi chiamarmi così."
Il ragazzo si mise a sedere: erano nel parco di Hogwarts. La figura del castello, rassicurante nella sua imponenza, si stagliava all'orizzonte, nella vivida luce del mattino. Ma solo un attimo prima era a Godric's Hollow, nel giardino della casa dei suoi genitori.
"Dove siamo?"
"Nella tua mente. Ma ho pensato che un paesaggio familiare ti avrebbe fatto piacere."
Il ragazzo scattò in piedi all'improvviso "Voldemort?"
"E' morto, Harry." disse semplicemente Silente.
Harry sbattè le palpebre e restò a lungo in silenzio, poi sussurrò piano, come se dar fiato ai suoi pensieri potesse sovvertire la realtà delle cose "Davvero?"
"Sì - sorrise Silente - Non tornerà più. Tutti i suoi horcrux sono stati distrutti e lui è venuto in contatto con l'unico sentimento che è sempre andato al di là della sua comprensione. La sua anima era talmente corrotta che non è stata in grado di sopportare il contatto con qualcosa di così puro. Cercava potere, ma dentro di te ha trovato ben altro."
Il ragazzo annuì "Posso farle una domanda, signore?"
"Perchè immaginavo che si sarebbe giunti a questo? - scherzò l'anziano mago - Chiedimi tutto quello che vuoi."
"Laggiù, nel buio, ho sentito la voce di mia mamma. Era solo la mia immaginazione, o..."
Silente guardò il ragazzo con dolcezza "No, Harry. Anche se è morta, in un certo senso lei è sempre qui, nel tuo cuore. C'è dal momento in cui sei nato e ci sarà sempre."
"Ma ormai sono maggiorenne e la protezione è cessata il giorno del mio compleanno."
"L'incantesimo di protezione ha perduto i suoi effetti, è vero, ma l'amore di una madre è talmente sconfinato da non esaurirsi mai: ti protesse quella notte, permettendoti di respingere l'anatema e ti ha protetto stanotte, indicandoti la strada. Vedi, ragazzo mio, l'amore non tiene conto di sciocche ragioni anagrafiche." Silente prese ad avviarsi verso il castello ed Harry lo seguiva.
"L'amore..." disse il ragazzo tra sè e sè. Non una battaglia, quindi, non degli incantesimi... era stato un sentimento a sconfiggere il più grande mago oscuro di tutti i tempi?
"Non è davvero una forza meravigliosa, Harry?" osservò Silente, in risposta alle sue riflessioni.
Harry annuì convinto e Silente sorrise "Per tutto quest'anno ti ho osservato, qui nella tua mente. Ho visto la tua anima vacillare, inghiottita da quegli scoppi di rabbia, che non erano altro se non l'horcrux che cercava di prendere il sopravvento. Ma tu non hai ceduto alla collera, al male, alle lusinghe dell'horcrux contenuto nella Coppa di Tassorosso." Gli posò una mano sulla spalla guardandolo negli occhi non più come un bambino o uno studente, ma un giovane uomo che aveva affrontato e vinto una grande prova "Sono molto fiero di te, Harry."
Il ragazzo sentì le lacrime pizzicargli gli occhi "Grazie, signore."
"I tuoi amici si staranno chiedendo dove sei. Forse faresti meglio a svegliarti e io devo porre fine a questo incantesimo. Mi piacerebbe restare per sempre qui, nella tua testa e fare due chiacchiere con te ogni tanto, ma credo che sarebbe oltremodo invadente ed indelicato."
"Aspetti, professor Silente! Ho un'altra domanda, riguarda Piton."
"Il professor Piton, Harry. - lo corresse Silente con un piccolo rimprovero - Ma sono contento che tu mi abbia chiesto di lui."
"Mentre lottavamo, Voldemort ha chiamato Piton 'traditore', ma non capisco perchè."
"Perchè è così: Severus Piton non è mai stato dalla parte di Tom Riddle. In tutti questi anni, dalla morte dei tuoi genitori, ha spiato, ha boicottato, ha lottato per la sua caduta e per proteggerti da lui. Sei scettico, vero?" chiese, di fronte allo sguardo sospettoso del ragazzo.
"Mi è impossibile crederle, specie dopo... quella notte... in cui lui..." si morse il labbro inferiore, ricordando la morte del suo preside.
"C'è una spiegazione per tutto, anche per quello. Vedi Harry, tu hai sempre guardato e giudicato il professor Piton con poca obiettività, io vorrei offrirti un altro punto di vista. Osserveresti qualche ricordo con me? Poi sarai libero di giudicare." Silente stese una mano e davanti a lui si materializzarono scene, sequenze, brevi frammenti di vita, ad iniziare da un ricordo che Harry stesso aveva dimenticato: avrà avuto sì e no quattro anni. I Dursley erano andati a fare la spesa: lui ficcato in malo modo nel carrello, Dudley che rideva in braccio a Vernon. E finita la spesa i suoi zii raccolsero i sacchetti dal carrello, dimenticandolo lì. Piton, che osservava dall'interno di una cabina del telefono, agitò appena la bacchetta ed il carrello con su Harry si mosse da solo, in direzione dei Dursley, ormai vicini alla macchina e si piantò davanti a loro, con silenzioso rimprovero.
E poi quando iniziò la scuola: Piton che, al primo anno, sorvegliava Raptor, impedendogli di avvicinarsi ad Harry ogni volta che era solo, che recitava i controincantesimi per impedirgli di cadere dalla scopa. Al terzo anno, mentre percorreva di corsa i corridoi del castello in cerca di lui dopo che Malfoy gli ebbe rivelato di averlo visto a Hogsmeade, sul volto un'ombra di .... preoccupazione...? Piton che si parava davanti a lui, Ron ed Hermione per proteggerli da Remus trasformato in licantropo [1]. Al quinto anno, mentre a lezione spiegava l'uso dei tentacoli di purvincoli, il giorno dopo la sua punizione con la Umbridge, che Hermione avrebbe poi usato per la pozione lenitiva; durante le lezioni di occlumanzia, quando cercava di spiegargli quanto potesse essere pericoloso aprire la mente a Voldemort (e non aveva avuto ragione?); sempre Piton che forniva alla Inquisitrice del Ministero dell'innocua acqua al posto del Veritaserum; a casa di Sirius, mentre, litigandoci, cercava di convincerlo a non muoversi di lì.
Harry era sempre stato convinto che Piton quell'anno avesse solo istigato Sirius con la sua lingua tagliente per spingerlo al Ministero, dove aveva trovato la morte. Silente gli aveva detto che si sbagliava, ma in quell'occasione lui era troppo arrabbiato per ascoltarlo, aveva assolutamente bisogno di qualcuno a cui dare la colpa e Piton era il capro espiatorio ideale ai suoi occhi.
Le immagini proseguivano, mostrando un Piton furibondo nei confronti di Silente, dopo che la maledizione dell'anello gli aveva bruciato la mano; che si recava con discrezione al San Mungo, per controllare le condizioni di Katie Bell. E un'ultima scena, nello studio del preside. Piton era appoggiato alla scrivania, il capo piegato, i capelli sul viso, a celarne l'espressione, ma la voce amara, sofferente "Albus, ti prego, non chiedermi questo."
"Severus, al punto in cui ci troviamo non c'è altra soluzione." osservò Silente, con il tono pacato di chi sta disquisendo del tempo.
Piton alzò la testa di scatto, sibilando "Come puoi, Albus? Come puoi chiedermi di ucciderti?"
"Perchè così deve essere. Io ho commesso un errore con quell'horcrux, io ne pagherò le conseguenze. Ma piuttosto che aspettare una fine lenta ed indecorosa, possiamo sfruttare questa occasione a nostro vantaggio: così facendo Voldemort non avrà motivo di dubitare ulteriormente della tua fedeltà e può darsi che ti riveli i piani che ha in mente."
"Vantaggio? - urlò Piton - Che vantaggio ne trarrà la mia anima dall'ucciderti?" Strinse i pugni, incapace di fermare il tremore che lo scuoteva.
"Se potessi evitarti questo dolore lo farei, ma sai benissimo anche tu che non c'è altro modo. Quando verrà il momento, tu mi ucciderai, Severus, procederai con il nostro piano. - gli occhi dell'anziano mago si fecero duri - E questo è un ordine."
Quella notte, quella terribile notte si rivelava ad Harry in una nuova e mai considerata prospettiva: Silente non stava implorando Piton di risparmiarlo, mentre invocava dolcemente il suo nome. No, lo stava supplicando di avere il coraggio di adempiere a quella sciagurata promessa. Lo supplicava di ucciderlo.
E quando Harry l'aveva affrontato, vicino alla capanna in fiamme, il volto dell'uomo era deformato dalla rabbia e dall'odio, ma tali sentimenti erano rivolti solo verso se stesso. Era dolore ciò che sputava fuori assieme alle parole, dolore per la morte del suo vecchio amico. E, intanto, gli salvava la vita per l'ennesima volta, tenendolo a bada ed impedendogli di inseguire i Mangiamorte, in quella che sarebbe stata senza alcun dubbio, un'azione suicida.
Severus Piton aveva voluto bene a Silente, non meno di quanto avesse fatto Harry. E nonostante questo, l'aveva ucciso, obbedendo ad un suo stesso ordine. "Tu saresti mai stato in grado di fare ciò che chiese Silente?" si chiese. Il ragazzo alzò lo sguardo verso l'anziano mago: era sconvolto.
"Per dovere di cronaca, devo dirti che quest'anno è stato lui, utilizzando un Imperius su Zacharias Smith, a far comparire quel messaggio sulla mia tomba, quello che vi ha aiutato a scoprire che Voldemort controllava le vostre mosse."
"Ero convinto fosse lei, signore. Lo credevo davvero."
"Credo proprio che Severus contasse su questo, perchè non avresti mai accettato un suggerimento che provenisse direttamente da lui. E immagino che abbia cercato di boicottare Voldemort anche in altri modi che non ho avuto modo di conoscere. So che l'hai odiato Harry e a volte hai avuto ragione a farlo, perchè Severus non ha mai mostrato altro che odio e disprezzo nei tuoi confronti, ma non potevamo permetterci che Riddle sospettasse qualcosa. C'erano in gioco troppe cose importanti."
Harry scosse la testa "Io non capisco. Perchè Piton ha fatto tutto questo? Perchè in tutti questi anni mi avrebbe protetto? Lui odiava mio padre..."
"E' vero. Il fatto è che tuo padre ha avuto qualcosa che a lui non è mai stato concesso e che desiderava ardentemente: l'amore di Lily."
"Non può essere, lui non amava mia madre! La chiamò 'sporca mezzosangue', l'ho visto in un suo ricordo."
"Severus e Lily erano vicini di casa ed amici fin da bambini e i primi anni a scuola andavano molto d'accordo." Silente stese nuovamente la mano e una nuova immagine prese vita davanti ai loro occhi.
"Sev, aiutami - chiedeva una piccola Lily - Pozioni è una materia difficile!"
"Va bene, vieni con me." le rispose un altrettanto piccolo Piton in tono solenne. Condusse sua mamma sulle rive del lago, dove passò il pomeriggio ad illustrarle le più comuni erbe impiegate nelle pozioni del primo anno.
E quando al compito successivo Lily prese 'O' si voltò raggiante, cercando Piton e gli sorrise.
"Col tempo le cose cambiarono: Severus iniziò a frequentare compagnie che Lily  detestava, finirono per allontanarsi. In quel ricordo che tu spiasti, lei lo vide mentre James e Sirius lo umiliavano e questo ferì il suo orgoglio. Non pensava davvero ciò che disse in quel momento e so per certo che se ne pente tutt'ora, così come si pente di aver rivelato a Voldemort la profezia." Silente stese nuovamente il braccio e una nuova immagine si formò davanti a loro: un giovane Severus, accovacciato davanti alla lapide dei suoi genitori scavava nella terra a mani nude, senza magia, per mettere a dimora un bulbo di gladioli. Sfiorò con un dito la pietra fredda e sussurrò "Qualsiasi cosa accada, io proteggerò tuo figlio, Lily. E' l'unica cosa che posso fare per te. Anche se questo non laverà via le mie colpe. Anche se non avrò mai il tuo perdono."
Gladioli e non gigli per sua mamma, perchè Lily nell'anima era una combattente [2].
L'immagine cambiò più e più volte, mostrando Piton in piedi davanti alla lapide nel corso degli anni, immobile, le labbra serrate, il dolore ancora vivo nel fondo di quegli occhi nerissimi, il tempo che impietoso scavava rughe sul suo volto e quella pianta di gladioli che tornava sempre a germogliare, come una promessa che si rinnovava nel tempo.
"Io..." iniziò Harry, ma non trovava le parole. Non c'erano parole.
"Credo che tu possa smettere di odiarlo, ora. - disse Silente con semplicità - Ma adesso devi proprio andare. Oltretutto vorrei che mi facessi un favore: sta per arrivare Fanny, porta un pacchetto molto prezioso e vorrei che tu lo consegnassi al Wizengamot. Addio Harry. Se puoi, vai a fare due chiacchiere ogni tanto con il mio ritratto: ho idea che gli farebbe molto piacere." I contorni del paesaggio attorno a loro presero a sfocare, a dissolversi.
"Un'ultima cosa, signore."
"Dimmi pure."
"Sassi, bruscolini, calzini di lana."
Il volto di Silente fu illuminato da un sorriso compiaciuto "Questo si chiama parlare, Harry."

Il ragazzo spalancò gli occhi nel buio. L'incantesimo di Voldemort aveva devastato i dintorni della sua vecchia casa, ma la lapide, come nell'occhio di un ciclone, era rimasta intatta. Lo stelo di gladioli bianchi ondeggiava placidamente nella brezza notturna.
Il cielo fu solcato all'improvviso da un bagliore infuocato, come una meravigliosa cometa "Fanny!" il ragazzo si rialzò e, naso all'aria, corse dietro alla fenice di Silente.
Attorno a lei si udivano parecchie voci concitate e schiocchi continui di materializzazioni. Oleander aprì gli occhi, per trovarsi distesa sul petto di Severus: il mago era ancora incosciente e la ferita sul fianco aveva ripreso a sanguinare. Si guardò in giro in cerca di aiuto, ma le vie d'intorno erano un turbinio di caos: "I babbani si sono accorti di qualcosa, alcuni stanno venendo da questa parte." "Bisogna chiamare il Ministero, servono delle squadre di obliviatori, con urgenza." "Ci sono diverse persone prigioniere da mesi nelle proprie case, dobbiamo liberarle." "Perchè gli Auror tardano tanto?" "Qui, qui, ho bisogno di aiuto."
Severus si mosse, gemendo per il dolore. Oleander lo aiutò a mettersi seduto.
"Serve aiuto?" un mago si avvicinò a loro.
"Grazie, ma penso di farcela da sola. Mi smaterializzerò direttamente al San Mungo..." Oleander non riuscì a completare la frase, perchè il mago, un Auror, le puntò la bacchetta tra gli occhi.
"Ho trovato il ricercato Severus Piton - urlò - chiamate rinforzi, dobbiamo arrestarlo."
"No! - lo implorò Oleander - Devo portarlo subito in ospedale."
"Non se ne parla! - urlò l'uomo, inferocito - quest'uomo è il braccio destro di Colui-che-non-può-essere-nominato, l'unico posto dove finirà è un'aula di tribunale... se ce lo facciamo arrivare."
"E' ferito! - gli urlò di rimando Oleander, altrettanto furibonda - E' ferito gravemente."
"Non mi importa. - disse l'Auror - Per quel che mi interessa, può anche morire qua, così ci risparmiamo la seccatura di fargli un processo."

"Maledetto mulo!" pensò Oleander e la sua mano corse alla bacchetta, ma Piton la bloccò "Non fare pazzie, ti ucciderebbe." le sibilò ad un orecchio.
"Basta così, Farland. - la mole possente di Shacklebolt comparve dietro l'Auror - Noi siamo diversi da Tu-sai-chi, non usiamo i suoi metodi."
"Come vuoi Kingsley, ma almeno lasciami assicurare che non fugga. Incar..." l'Auror non potè completare l'incantesimo, perchè Fanny atterrò giusto tra lui e Piton ed Oleander, spalancando le sue ali rosso fuoco e levando un grido acuto, come a dire che chi avesse voluto toccarli, avrebbe prima dovuto fare i conti con lei.
"Da dove arriva questo uccello?" chiese Farland, grattandosi la testa.
"Quella è Fanny, la fenice di Albus Silente." ansimò Harry, arrivando di corsa. Scansò Shacklebolt e le mille domande che sicuramente aveva da fargli e si avvicinò all'uccello, accarezzandolo sulla testa. Docilmente la fenice gli porse un rotolo di pergamena che teneva stretto in una zampa, all'interno del quale c'era una piccola ampolla contenente una sostanza argentata. "Immagino che questo sia ciò di cui mi parlava il professor Silente." La fenice annuì, continuando a tenere le ali spalancate a protezione di Piton e Oleander.
Harry si volse verso Shacklebolt "Voldemort è morto. E non c'è alcun motivo di trattenere o arrestare quest'uomo: è sempre stato dalla nostra parte e ci ha aiutato a sconfiggerlo. E se non volete credere a me, potete credere ad Albus Silente." Mise nelle mani dell'Auror nero la pergamena ed il ricordo e tornò a guardare Piton e Oleander.
La maga sorrise, poi abbracciò Severus, concentrandosi per smaterializzarsi e in quel momento il ragazzo fissò i suoi occhi verdi in quelli nerissimi dell'uomo "Grazie di tutto, professor Piton." 

 

 

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NOTE:

[1] Sì, lo so. Questa scena è presente solo nel film e non nel libro, dove le cose sono descritte in modo diverso, Ma mi piace troppo, troppo. Non potevo non metterla.
[2] Il nome del gladiolo deriva dal latino e significa "piccola spada". Io ho sempre pensato che fosse questo il fiore che meglio descriveva Lily, la madre combattiva, battagliera e coraggiosa, più del giglio. 

"Ho fatto morire Voldemort affogandolo nella melassa." è stata la prima cosa che ho pensato alla fine di questo interminabile capitolo XD. Il più sofferto, il più difficile da scrivere. Ma tutto sommato ne sono soddisfatta. E, finalmente, riesco a far pronunciare ad Harry "Professor Piton" e non più solo "Piton". Un gesto di rispetto assolutamente dovuto.

 
RINGRAZIAMENTI:

@ Arabesque: Eh, pensa che io, dopo aver letto la scena di Nagini in DH, ho chiuso il libro e l'ho riaperto dopo quattro giorni -.-

   
 
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