CAPITOLO 21 - L'ULTIMO HORCRUX
Marcy
si avvicinò timidamente alla poltrona sulla quale sedeva
Narcissa Malfoy, con
in mano un vassoio con su dei dolcetti di zucca e zenzero ed un
bicchiere colmo
di latte, intonsi.
"Si-signora
- pigolò debolmente l'elfa - la bambina non vuole mangiare."
Narcissa
le rivolse un'occhiata irritata "Avrà capito anche lei che
la tua cucina
fa schifo." Si alzò, mentre l'elfa si ritraeva impaurita per
farla
passare, e andò nella stanza al piano superiore.
Si
trovavano in una villa di campagna appartenuta al bisnonno Cygnus, dove
spesso
i loro genitori le portavano per le vacanze estive.
Spalancò
la porta della stanza e per un momento ebbe paura che la bambina che
doveva
custodire fosse scappata. Ma no, impossibile: gli incantesimi
sigillavano ogni
possibile via di fuga: infatti eccola lì, nell'angolo
più buio della camera,
raggomitolata sul pavimento, le ginocchia strette al petto in una
posizione di
difesa. D'altronde non avrebbe potuto fare molto altro: non aveva
manifestato
alcun potere magico dal giorno della sua cattura, era una
magonò.
Quella
mattina era arrivata lì con Bellatrix e la loro piccola
prigioniera. Sua
sorella le aveva detto sbrigativamente "Il nostro Signore vuole che
resti
qui a sorvegliarla, dice che non ti sei ancora ripresa del tutto dalla
morte di
Draco."
Narcissa
sollevò una mano e distolse lo sguardo, come a voler
respingere
quell'argomento. Bellatrix l'afferrò per le braccia "Sii
forte, presto
dimenticherai, perchè da stanotte inizierà una
nuova era. La nostra era. Sarà
tutto meraviglioso, sorella mia, come lo abbiamo sempre sognato."
"E
la bambina?"
"La
bambina cosa?" aveva replicato Bellatrix, corrugando la fronte.
"Sì,
insomma, cosa ne faremo dopo stanotte, una volta che sarà
tutto finito?"
Bellatrix
l'aveva guardato come se fosse lei la pazza, tra loro due "Cosa vuoi
che
importi, Cissy? Che muoia pure: è solo per precauzione che
la teniamo ancora in
vita, ma dopo stanotte non servirà più. Non ci
sarà posto per gli anormali come
lei nel mondo che l'Oscuro Signore sta forgiando." e con lo sguardo
più
folle che mai si era congedata.
"Tu!
E' da stamane che non tocchi cibo, devi mangiare." disse Narcissa alla
ragazzina in tono freddo ed autoritario. Per tutta risposta quella si
raggomitolò ancor di più su se stessa, come un
riccio. I capelli argentei
sparavano disuguali in ogni direzione, dopo che Bellatrix le aveva
reciso le
trecce quando l'avevano trovata.
"Questo
è il mondo che stiamo
costruendo? Terrorizzare una insulsa bambina, questa è la
nostra futura grandezza?" si chiese la donna bionda.
"A
che mi serve mangiare? Tanto morirò comunque. - disse la
bambina, la testa
sempre nascosta tra le gambe - Mi ucciderai, come avete ucciso la
mamma."
La
mente di Narcissa tornò ad un mese prima.
Una
trionfante Bellatrix le aveva
comunicato di aver finalmente trovato la persona che il Signore Oscuro
stava
cercando. Quella notte si smaterializzarono in un piccolo paese di
pescatori
sulla costa. La maga, seguita dalla sorella, si diresse sicura verso
una
casetta isolata, lontana dall'abitato principale. Due donne,
presumibilmente
madre e figlia, erano nel cortile a ritirare il bucato.
"Il nostro obiettivo è la
bambina." disse Bellatrix in tono sbrigativo e sguainò la
bacchetta.
La madre del loro obiettivo intuì
qualcosa, perchè urlò alla bambina di scappare e
poi cercò di fronteggiare
Bellatrix, mentre Narcissa pietrificava la piccola per impedirle la
fuga.
Non ci fu neanche un vero duello, Bella era
troppo superiore alla sua avversaria e la freddò con un
Avada Kedavra in pochi
minuti.
Poi si era avventata sulla bambina
inerme e con un incantesimo le aveva tagliato di netto i capelli,
mentre il
cuore di Narcissa mancava alcuni battiti: Bella aveva maneggiato la
bacchetta
con una tal furia che credette le avrebbe tagliato la testa.
"Ora vediamo se con questo - e
strinse con forza le ciocche di capelli argentei - gli verrà
voglia di
collaborare a dovere."
"Bella, che significa tutto questo?
Mi spieghi chi è questa bambina? E chi deve collaborare?"
"Questa è un incentivo perchè qualcuno
faccia il suo dovere."
Non era riuscita a cavarle nulla più di
quella criptica risposta.
Narcissa
guardò una grossa pendola: era notte inoltrata, ormai...
perchè ci mettevano
così tanto? Quella mattina, prima della sua partenza,
Lucius, nelle fattezze di
Amycus Carrow, le aveva sussurrato di tenersi pronta, che non appena si
fosse
presentata l'occasione, lui e Draco l'avrebbero raggiunta.
Quasi
in risposta alle sue preghiere, suo marito e suo figlio si
materializzarono
nella stanza con uno schiocco sonoro. Narcissa li abbracciò
entrambi
"Finalmente. Lucius, amore mio, non sai quanto sono stata in pena per
voi."
"Sei
stata molto brava. - le rispose il marito, passandole una mano sui
capelli
biondi - Ti chiedo solo di avere un po' di pazienza e poi ci lasceremo
questo
incubo alle spalle. Prima però devo onorare un debito con
Severus."
"Di
cosa si tratta?"
"Le
bacchette dei nemici dell'Oscuro Signore hanno smesso di funzionare.
Piton
pensa che l'incantesimo per fare questo si stia svolgendo in quella
stanza
segreta del palazzo e che il responsabile sia il signor Olivander."
A
quella parola la bambina scattò in piedi "Il nonno! Tu
conosci il
nonno?"
"Olivander
è tuo nonno?" chiese Draco. La ragazzina annuì
vigorosamente.
"Un
incentivo. - mormorò Narcissa - Certo, ora capisco cosa
intendeva dire Bella:
l'Oscuro Signore ci ha fatto prendere in ostaggio la nipote, per
costringere
Olivander ad assecondare i suoi piani."
Lucius
squadrò la bambina "Alzati in piedi - le ordinò -
Tu ci servi."
I
Malfoy e la nipote del fabbricante di bacchette si materializzarono nel
Covo di
Lord Voldemort. A custodia della stanza era rimasto solo Mulciber: il
Mangiamorte restò inebetito a guardare Lucius e Draco, che
credeva morti e
sepolti, non fece neanche in tempo a pronunciare una sillaba prima che
Lucius
lo tramortisse con un incantesimo. Schiantò il portone ed
entrò nella stanza,
seguito dalla bambina: nell'aria si libravano piccoli fili, impalpabili
ed
eterei come volute di fumo, si avvitavano, fluttuavano e splendevano,
ruotando
a spirale attorno a un uomo, seduto al centro di una gigantesca runa,
che
cantilenava un incantesimo.
"Muoviti,
va' da lui." disse Lucius alla bambina. Lei non se lo fece ripetere due
volte e gli corse incontro. "Nonno! Nonnino."
"Ann!
- l'anziano fabbricante di bacchette la strinse a sè - Ann,
la mia piccola
Ann." poi alzò gli occhi, increduli ed interrogativi, sul
signor Malfoy.
"Hai
riavuto ciò che volevi proteggere, se vuoi puoi smettere di
fare ciò che stai
facendo."
Olivander
non se lo fece ripetere due volte: smise di recitare l'incantesimo del
Vestigium creatoris e tutti quei fili colorati si dissolsero
all'istante.
A
chilometri di distanza, ad Hogwarts e al Ministero, le bacchette che
fino a
quel momento erano state inerti ed inutili, tornarono funzionanti
sprizzando
scintille rosse.
Nella
ex stanza delle profezie i Weasley e Shacklebolt erano pronti a vendere
cara la
pelle, fronteggiando il gruppo di Mangiamorte che stava per abbattere
la
barriera davanti alla porta. D'un tratto si udirono urla e molti
incantesimi
gridati contemporaneamente da voci ben conosciute: Auror e colleghi di
Arthur.
E presto tutti i Mangiamorte tacquero.
A
Hogwarts un gruppo di Mangiamorte era riuscito a raggiungere
L'eco
delle parole pronunciate da Piton sembrava risuonare ancora nell'aria
immobile.
Hermione prese a piangere silenziosamente ed Oleander dovette ricordare
a se
stessa di ricominciare a respirare.
"Non
è vero! - sussurrò Ron - Ditemi che non
è vero." Hermione gli si abbandonò
contro, distrutta.
"Allora
è così." la voce di Oleander era stanca,
rassegnata. Quindi Voldemort
aveva creato l'horcrux dentro ad Harry con l'omicidio di sua mamma. E
ad
Hogwarts, per uno scherzo del destino, Harry era stato smistato a
Grifondoro,
in un certo senso era un oggetto di Grifondoro. La collezione del mago
oscuro
poteva dunque dirsi completa: aveva un horcrux per ciascuno dei
fondatori della
scuola di magia.
"Questo
- la voce di Ron tremava tanto da essere irriconoscibile - significa
che per
sconfiggere Voldemort, Harry dovrà morire?" rivolse all'ex
insegnante uno
sguardo furioso ed indignato, quasi che fosse colpa sua.
"Cosa
facciamo?" chiese Hermione tra le lacrime.
"Intanto...
- Oleander cercò di raccogliere quel briciolo di
lucidità che le era rimasta -
intanto troviamolo e poi... e poi ci penseremo."
Ripresero
a correre verso la casa dei Potter.
La
schermaglia fra Harry e Voldemort nel frattempo proseguiva, incantesimi
di ogni
colore illuminavano il cielo, sfrigolando in ogni direzione. Con la
coda
dell'occhio il ragazzo notò alcuni Mangiamorte che
osservavano da lontano,
spettatori divertiti di quel duello. Ma d'improvviso si accasciarono a
terra,
l'uno dopo l'altro e al loro posto comparvero Neville, Luna e Ginny.
Quest'ultima lanciò il suo Patronus nel buio della notte.
"Andate
via! - urlò Harry - E' troppo pericoloso, via!"
"Su,
su - disse Voldemort, con tono falsamente bonario, mentre respingeva
una
fattura del suo opponente - non essere scortese e falli restare,
dopotutto
stanno per assistere ad uno spettacolo che non si vede tutti i giorni."
I
tre amici di Harry confabularono qualcosa, poi levarono le bacchette
all'unisono ed indirizzarono i loro incantesimi contro il mago oscuro.
Questi
fece un gesto quasi seccato e li respinse contro i giovani maghi, che
vennero
scagliati via. Harry si portò sulla traiettoria, per
impedirgli di colpirli
ancora.
"Coraggioso,
ma del tutto inutile. Dopo questa notte non ci sarà
più nulla in grado di
ostacolarmi. Silente ha perso: ogni sua mossa, anche quella di mandare
Piton a
fare da boicottatore è fallita, non ha più
pedine. Mi rammarico solo che ora
non sia qui, ad ammirare ciò che sta per accadere."
L'odio
si fece strada prepotente in Harry non appena Voldemort
pronunciò il nome di
Silente. Con furia cieca ricominciò ad indirizzargli contro
ogni sorta di
fattura, ma il suo avversario sembrava in grado di respingerle tutte,
finchè,
in tutta calma, disse "Ora basta così, abbiamo giocato
abbastanza." e
con un preciso Expelliarmus, disarmò il ragazzo. Harry
restò paralizzato sul
posto, poi si sentì come afferrato dalla parte dei piedi da
una forza
misteriosa, cadde sulla schiena e venne trascinato al centro del
giardino.
"Vuoi
ascoltare una storia, Harry? - sibilò Voldemort con la sua
voce serpentina -
Una storia di diciassette anni fa?"
Ad
un movimento della bacchetta di Voldemort un cerchio di luce nera, come
una
nebbia densa, si formò attorno al ragazzo inchiodato
sull'erba. Harry inarcò la
schiena con tutte le sue forze, cercando di disancorarsi da quella
invisibile
forza magnetica che lo schiacciava a terra. Si mosse solo di pochi
millimetri,
per poi ripiombare giù, ansante. Il mago oscuro, in piedi
davanti a lui, era
del tutto indifferente ai suoi sforzi ed al panico che iniziava a
deformargli i
lineamenti.
"Quella
notte accadde qualcosa di davvero inaspettato. Uccidere tuo padre fu
relativamente facile, ma tua madre si rivelò un osso molto
più duro. Sapevo che
era un'ottima Auror che aveva mandato ad Azakaban alcuni dei miei
più fedeli
seguaci, ma non mi aspettavo una reazione così veemente. Le
offrii di salvarsi,
in cambio della tua vita, ma lei rifiutò. E così
la uccisi."
Harry
urlò, cercando di alzarsi ancora: voleva farlo a costo di
farsi scoppiare il
cuore, voleva balzare in piedi e stringere le mani attorno al collo
dell'assassino di sua mamma.
Voldemort
proseguì a raccontare, ignorando i suoi sforzi "All'inizio
non avevo
intenzione di creare un horcrux con lei. E' un processo piuttosto
sfibrante,
sai? E io, di horcrux, ne avevo già a sufficienza. Pensavo
solo di uccidere
anche te e andarmene. Ma poi accadde l'inspiegabile: tu respingesti
l'Anatema
che uccide, che rimbalzò. Sapevo che non avrei potuto
evitarlo, ma la cosa non
mi preoccupava più di tanto, avevo altri horcrux ben
custoditi. Piuttosto, ero
affascinato dal fatto di non essere riuscito a colpirti. E sai cosa
pensai,
Harry? - mosse un passo all'interno del cerchio e si
inginocchiò accanto a lui
- Pensai 'voglio il suo potere magico, voglio la sua anima in grado di
sconfiggere l'Anatema mortale'. E così lasciai il mio corpo
in pegno in quella
stanza, affinchè il mio desiderio si realizzasse, lo
combinai con il mio ultimo
horcrux e lo depositai qui." Voldemort sfiorò il petto del
ragazzo
all'altezza del cuore.
Harry
urlò fino a sentir bruciare le corde vocali.
"Fa
male? - chiese l'Oscuro Signore con finto interesse - Immagino di
sì. Avrei
voluto fare una prova con un altro horcrux prima di te, ma non mi
è stato
possibile. Non temere, comunque, il male passerà. Presto non
sentirai più nulla,
perchè ora riscatterò quel pegno lasciato
diciassette anni fa: riprenderò
quell'horcrux, che in questi anni è cresciuto, cullato dal
tuo potere."
Ed
il mondo di Harry si fece nero all'improvviso.
Il
cavallo argenteo di Ginny raggiunse Ron, Hermione, Oleander e Piton a
meno di
un isolato dalla casa dei Potter. Accelerarono il passo ed erano quasi
in vista
della meta, quando quelle strane formelle runiche impresse lungo la
strada,
presero a pulsare di una luce nerastra e maligna, collegandosi l'un
l'altra con
un raggio di quella stessa luce inquietante. Ron fece un salto indietro
per non
calpestarne una.
"Professore,
lei sa cosa sono quei simboli?" chiese Hermione.
"Sono
parte di un antico incantesimo: annullano gli effetti delle altre
fatture,
producendo il risultato contrario. Ero riuscito a manomettere le
formule
magiche di alcuni di essi, ma purtroppo l'Oscuro Signore mi ha scoperto
e deve
aver ripristinato l'incantesimo originale. E' stato tutto inutile."
mormorò con voce greve di amarezza, odiandosi per quel
fallimento.
"Guardate!"
Ron puntò il dito contro tre figure stese a terra: Luna,
Neville e Ginny.
Hermione e Ron li rianimarono, mentre Severus e Oleander si portarono
di fronte
alle rovine e la donna non potè trattenere un grido, davanti
alla visione di
Voldemort, chinato su Harry, mentre entrambi erano avvolti da un
cerchio di
magia oscura, che andava espandendosi. A quel suono, il Lord si
voltò
lentamente verso di loro ed il grido di Oleander aumentò
d'intensità: era la
prima volta che vedeva Voldemort di persona e immediatamente
capì perchè la maggior
parte dei maghi tremasse solo all'idea di pronunciarne il nome. La
magia nera,
malvagia che si spandeva dalla sua persona, come un'aura mortale, il
volto
scheletrico, privo di naso, che non aveva quasi più nulla di
umano e poi quegli
occhi... quelle iridi rosse che parevano poterti uccidere anche a
quella
distanza, bastava la sua presenza ad incutere terrore più di
una schiera di
Dissennatori. Come avevano potuto pensare di sconfiggerlo? Non si
poteva
sconfiggere un mostro del genere... erano stati degli sciocchi, dei
pazzi a
crederlo e sarebbero morti tutti quanti.
Piton
le strinse una spalla per calmarla, con forza e lei, istintivamente,
posò una
mano sulla sua. Severus aveva spiato Voldemort per anni, si era
presentato al
suo cospetto, aveva occluso la mente, gli aveva mentito, aveva
informato
Silente dei suoi piani. Si chiese dove avesse mai trovato il coraggio
per
portare avanti quella missione suicida e cercò i suoi occhi
neri, sperando che
le infondessero almeno una goccia del suo ardimento.
Non
appena Ron l'ebbe innervata, Ginny balzò in piedi e si
lanciò in direzione di
Harry. "Signorina Weasley, ferma!" tuonò Piton e
l'afferrò per la
manica della camicia. Sbilanciata la ragazza urtò appena con
l'altro braccio il
fascio di nebbia nera che, sempre più fitto, avvolgeva il
perimetro della casa
dei Potter. Fu come se mille cavatappi le si fossero conficcati nella
carne,
roteando e spandendo dentro di lei un dolore lacerante che le esplose
fin nel
cervello. L'ex-professore prese lesto la bacchetta e la
passò sul braccio di
Ginny, mormorando un incantesimo.
Voldemort
parve leggermente sorpreso di vedere Piton, il traditore, ancora vivo,
ma non
parve minimamente turbato, nè preoccupato. Tornò
a rivolgersi ad Harry,
inchiodato al suolo, lo sguardo vacuo ed inespressivo. "E'
così, in te c'è
mio ultimo horcrux. L'ho lasciato dentro di te perchè
crescesse, si rafforzasse
abbeverandosi della tua magia e mi rendesse invincibile. In questo
luogo, in
questi mesi i miei fedeli Mangiamorte hanno pazientemente tracciato le
formule
ed i simboli magici di un complesso incantesimo che mi permette di
invertire ed
annullare la creazione dell'horcrux. Ora mi riprenderò
ciò che mi appartiene e grazie
a te spazzerò via in un sol colpo chi ha osato mettersi
sulla mia strada."
L'oscurità
era ovunque: attorno a lui, ma soprattutto dentro di lui. La sua anima
era
nera, la sua anima era come quella di Voldemort, era l'anima di
Voldemort. Lui
era l'arma con cui il suo nemico avrebbe ucciso tutti i suoi amici,
sarebbe
stato lui la rovina definitiva di tutto ciò che amava.
"Ridammi ciò che mi
appartiene." sussurrava la voce serpentina di Voldemort, ma era anche
la
sua voce, perchè ormai erano la stessa cosa, era una parte
di lui.
Non
poteva opporsi, non poteva lottare, non poteva fare nulla, non con
l'anima del
suo oscuro nemico radicata in sè, fusa con la propria.
Non
c'era salvezza, non c'era speranza, non c'era nulla nella
vastità di quel buio
senza confini. Era corrotto, perso per sempre.
E
solo.
Nulla,
laggiù, avrebbe mai potuto raggiungerlo. Non c'era
più nessuno.
Era
stanco, spossato.
Che
tutto quello finisse al più presto, pregò.
Lentamente,
l'anima iniziò a scivolare via da lui.
La
nebbia nera aumentò ancora, coprendo quasi completamente le
due figure al
centro del giardino. Ron e Neville avevano il loro da fare nel cercare
di
trattenere Ginny, che urlava e piangeva disperata "Harry! Harry, no!"
Hermione
e Luna provarono a lanciare i loro Patronus, nel disperato tentativo di
disperdere la nebbia, ma le figure argentee si dissolsero all'istante.
"Potter!
- la voce di Piton risuonò carica di quel disgusto che
sempre aveva quando si
rivolgeva a lui - E' tutta qui la tua forza? Sei debole fino a questo a
punto?
Mi deludi, mi deludi profondamente. Sei davvero solo un ragazzino
arrogante ed
incapace."
"Ma
cosa... stia zitto!" urlò indignato Ron, ma Oleander gli
tappò la bocca
con una mano "Lascialo provare. A meno che tu non abbia un'idea
migliore." e quando tolse la mano, Ron si limitò a guardare
entrambi con
occhi torvi.
"Lily
ha dato la vita per proteggerti - proseguì Piton, con uno
sforzo enorme - Lei è
morta per te, perchè tu vivessi ed ora la ripaghi
così? Abbandonandoti a
Voldemort senza lottare? Getti via il suo sacrificio. Il suo amore. Tu
non sei
altro che un codardo e non sei degno di un dono così
prezioso."
Fu
come essere colpiti da una secchiata di acqua gelata nel sonno. Quella
voce,
l'odiosa voce di Piton giunta fin lì, così ferma,
così indignata, così
accusatoria lo strappò di colpo a quel torpore a cui si era
abbandonato con
colpevole facilità.
Stava
dicendo la verità. La tagliente, cruda verità.
E
quegli insulti sprezzanti colpirono con forza il suo orgoglio di
Grifondoro,
che si ribellò.
Piton
aveva ragione: non poteva cedere senza lottare, senza opporre
resistenza a quel
buio malefico, ma non sapeva come.
"Sì
che lo sai, Harry." una voce femminile, cristallina,
lieve, dolce.
"Mamma!"
"Sì,
sono io."
rispose pacatamente la voce di Lily, da qualche parte
nell'oscurità.
"Mamma,
aiutami, non so cosa fare."
"Sev
ti ha indicato la via,
ascoltalo. Harry, puoi farcela: tu possiedi la forza per battere
Voldemort, hai
qui, dentro di te, qualcosa che lui non potrà mai
comprendere."
Compassione,
dolcezza, spirito di sacrificio.
In
una parola, l'amore.
"Amore..."
disse piano.
"Proprio
così, Harry, proprio così.
Il mio amore, quello di James, di Sirius, di Remus e di tutti i tuoi
amici. Hai
tutto questo amore."
E
d'un tratto le sentì: le voci di Hermione, Ron, Neville,
Luna e della sua
piccola Ginny, che urlavano il suo nome, che lo incoraggiavano.
"Ma
la mia anima è la sua."
"No!
- la
voce di Lily, pur non smettendo di essere dolce,
negò con forza assoluta quell'affermazione - No,
Harry. Tu non sei Voldemort. Tu non hai mai perso il sorriso
neanche in undici anni di maltrattamenti dei tuoi zii, tu sei il
ragazzo che ha
diviso i suoi dolci con Ron sul treno, che ha protetto
"Cosa
devo fare, mamma?"
"Pensi
di essere in grado di
trasmettere questo amore anche a quel frammento di anima oscura?"
Lo
sentiva. Sentiva il flusso di quei sentimenti caldi e meravigliosi
dentro di sè
"Sì."
"E
allora, lascia semplicemente che
l'amore trabocchi."
Voldemort
staccò la mano dal petto di Harry e la sollevò,
trascinando con sè uno zampillo
di luce che salì alto nel cielo. Il mago oscuro
spalancò le braccia ed attese
che quel fiotto di potere ricadesse su di lui.
Nel
preciso momento in cui questo avvenne, però, accadde anche
qualcosa di
inspiegabile. Si era aspettato di sentir fluire dentro di sè
il potere e
l'ebbrezza della magia fresca e giovane di quel ragazzo, ma
ciò che sentiva
crescere dentro di sè era qualcosa di strano, sconosciuto,
incomprensibile e
assolutamente insopportabile. Uno strano calore, un fuoco senza fiamma
che
pareva annullare tutto di lui, cancellare ciò che era,
annichilirlo in sensazioni
ignote "NOOO! DANNATO, CHE COSA MI HAI FATTO!"
Brillava,
il suo corpo brillava di una luce bianca, troppo pura e luminosa per
quel
brandello di anima disperata e corrotta che quel simulacro di corpo
ancora
ospitava. Le membra iniziarono a disfarsi, a scomparire, inghiottite
dalla luce
che quell'horcrux purificato dall'amore, che lui stesso aveva
richiamato nel
suo corpo.
I
maghi restarono immobili ed increduli sul selciato, a guardare a bocca
aperta
il corpo di Voldemort che si dissolveva nella luce, fino a scomparire
del tutto.
L'incantesimo
nero e corrotto che circondava la casa dei Potter, prese ad allungarsi
velocemente verso di loro.
"Allontanatevi,
presto!" urlò Piton, poi afferrò Oleander per la
vita e si smaterializzò,
imitato dagli altri ragazzi, un attimo prima che quella strada venisse
investita dalla nebbia nera.
"Harry,
svegliati."
Una
voce lo stava chiamando. Non era quella di sua mamma, ma gli era
comunque ben
nota.
"Coraggio,
ragazzo mio, svegliati."
No,
impossibile... non poteva essere lui.
"Se
non ti svegli - proseguì la voce con tono divertito -
sarò costretto a togliere
dieci punti a Grifondoro e la cosa mi dispiacerebbe parecchio."
Harry
aprì i suoi occhi verdi: era sdraiato a terra e chino su di
lui si ergeva la
figura di Albus Silente.
"Professor
Silente?" sussurrò il ragazzo, incredulo.
"No,
tecnicamente no. Sono solo una magia da lui creata e posta dentro di te
prima
che morisse. Ma per evitare confusione, puoi chiamarmi così."
Il
ragazzo si mise a sedere: erano nel parco di Hogwarts. La figura del
castello,
rassicurante nella sua imponenza, si stagliava all'orizzonte, nella
vivida luce
del mattino. Ma solo un attimo prima era a Godric's Hollow, nel
giardino della
casa dei suoi genitori.
"Dove
siamo?"
"Nella
tua mente. Ma ho pensato che un paesaggio familiare ti avrebbe fatto
piacere."
Il
ragazzo scattò in piedi all'improvviso "Voldemort?"
"E'
morto, Harry." disse semplicemente Silente.
Harry
sbattè le palpebre e restò a lungo in silenzio,
poi sussurrò piano, come se dar
fiato ai suoi pensieri potesse sovvertire la realtà delle
cose
"Davvero?"
"Sì
- sorrise Silente - Non tornerà più. Tutti i suoi
horcrux sono stati distrutti
e lui è venuto in contatto con l'unico sentimento che
è sempre andato al di là
della sua comprensione. La sua anima era talmente corrotta che non
è stata in
grado di sopportare il contatto con qualcosa di così puro.
Cercava potere, ma
dentro di te ha trovato ben altro."
Il
ragazzo annuì "Posso farle una domanda, signore?"
"Perchè
immaginavo che si sarebbe giunti a questo? - scherzò
l'anziano mago - Chiedimi
tutto quello che vuoi."
"Laggiù,
nel buio, ho sentito la voce di mia mamma. Era solo la mia
immaginazione,
o..."
Silente
guardò il ragazzo con dolcezza "No, Harry. Anche se
è morta, in un certo
senso lei è sempre qui, nel tuo cuore. C'è dal
momento in cui sei nato e ci
sarà sempre."
"Ma
ormai sono maggiorenne e la protezione è cessata il giorno
del mio
compleanno."
"L'incantesimo
di protezione ha perduto i suoi effetti, è vero, ma l'amore
di una madre è
talmente sconfinato da non esaurirsi mai: ti protesse quella notte, permettendoti di respingere l'anatema e ti ha protetto stanotte, indicandoti la strada. Vedi, ragazzo mio, l'amore non tiene conto di
sciocche ragioni anagrafiche." Silente prese ad avviarsi verso il
castello
ed Harry lo seguiva.
"L'amore..."
disse il ragazzo tra sè e sè. Non una battaglia,
quindi, non degli
incantesimi... era stato un sentimento a sconfiggere il più
grande mago oscuro
di tutti i tempi?
"Non
è davvero una forza meravigliosa, Harry?" osservò
Silente, in risposta
alle sue riflessioni.
Harry
annuì convinto e Silente sorrise "Per tutto quest'anno ti ho
osservato, qui
nella tua mente. Ho visto la tua anima vacillare, inghiottita da quegli
scoppi
di rabbia, che non erano altro se non l'horcrux che cercava di prendere
il
sopravvento. Ma tu non hai ceduto alla collera, al male, alle lusinghe
dell'horcrux contenuto nella Coppa di Tassorosso." Gli posò
una mano sulla
spalla guardandolo negli occhi non più come un bambino o uno
studente, ma un
giovane uomo che aveva affrontato e vinto una grande prova "Sono molto
fiero di te, Harry."
Il
ragazzo sentì le lacrime pizzicargli gli occhi "Grazie,
signore."
"I
tuoi amici si staranno chiedendo dove sei. Forse faresti meglio a
svegliarti e
io devo porre fine a questo incantesimo. Mi piacerebbe restare per
sempre qui,
nella tua testa e fare due chiacchiere con te ogni tanto, ma credo che
sarebbe
oltremodo invadente ed indelicato."
"Aspetti,
professor Silente! Ho un'altra domanda, riguarda Piton."
"Il
professor Piton, Harry. - lo
corresse
Silente con un piccolo rimprovero - Ma sono contento che tu mi abbia
chiesto di
lui."
"Mentre
lottavamo, Voldemort ha chiamato Piton 'traditore', ma non capisco
perchè."
"Perchè
è così: Severus Piton non è mai stato
dalla parte di Tom Riddle. In tutti
questi anni, dalla morte dei tuoi genitori, ha spiato, ha boicottato,
ha
lottato per la sua caduta e per proteggerti da lui. Sei scettico,
vero?"
chiese, di fronte allo sguardo sospettoso del ragazzo.
"Mi
è impossibile crederle, specie dopo... quella notte... in
cui lui..." si
morse il labbro inferiore, ricordando la morte del suo preside.
"C'è
una spiegazione per tutto, anche per quello. Vedi Harry, tu hai sempre
guardato
e giudicato il professor Piton con poca obiettività, io
vorrei offrirti un
altro punto di vista. Osserveresti qualche ricordo con me? Poi sarai
libero di
giudicare." Silente stese una mano e davanti a lui si materializzarono
scene, sequenze, brevi frammenti di vita, ad iniziare da un ricordo che
Harry
stesso aveva dimenticato: avrà avuto sì e no
quattro anni. I Dursley erano
andati a fare la spesa: lui ficcato in malo modo nel carrello, Dudley
che rideva
in braccio a Vernon. E finita la spesa i suoi zii raccolsero i
sacchetti dal
carrello, dimenticandolo lì. Piton, che osservava
dall'interno di una cabina
del telefono, agitò appena la bacchetta ed il carrello con
su Harry si mosse da
solo, in direzione dei Dursley, ormai vicini alla macchina e si
piantò davanti
a loro, con silenzioso rimprovero.
E
poi quando iniziò la scuola: Piton che, al primo anno,
sorvegliava Raptor,
impedendogli di avvicinarsi ad Harry ogni volta che era solo, che
recitava i
controincantesimi per impedirgli di cadere dalla scopa. Al terzo anno,
mentre
percorreva di corsa i corridoi del castello in cerca di lui dopo che
Malfoy gli
ebbe rivelato di averlo visto a Hogsmeade, sul volto un'ombra di ....
preoccupazione...? Piton che si parava davanti a lui, Ron ed Hermione
per
proteggerli da Remus trasformato in licantropo [1]. Al quinto anno,
mentre a
lezione spiegava l'uso dei tentacoli di purvincoli, il giorno dopo la
sua
punizione con
Harry
era sempre stato convinto che Piton quell'anno avesse solo istigato
Sirius con
la sua lingua tagliente per spingerlo al Ministero, dove aveva trovato
la
morte. Silente gli aveva detto che si sbagliava, ma in quell'occasione
lui era
troppo arrabbiato per ascoltarlo, aveva assolutamente bisogno di
qualcuno a cui
dare la colpa e Piton era il capro espiatorio ideale ai suoi occhi.
Le
immagini proseguivano, mostrando un Piton furibondo nei confronti di
Silente,
dopo che la maledizione dell'anello gli aveva bruciato la mano; che si
recava
con discrezione al San Mungo, per controllare le condizioni di Katie
Bell. E
un'ultima scena, nello studio del preside. Piton era appoggiato alla
scrivania,
il capo piegato, i capelli sul viso, a celarne l'espressione, ma la
voce amara,
sofferente "Albus, ti prego, non chiedermi questo."
"Severus,
al punto in cui ci troviamo non c'è altra soluzione."
osservò Silente, con
il tono pacato di chi sta disquisendo del tempo.
Piton
alzò la testa di scatto, sibilando "Come puoi, Albus? Come
puoi chiedermi
di ucciderti?"
"Perchè
così deve essere. Io ho commesso un errore con
quell'horcrux, io ne pagherò le
conseguenze. Ma piuttosto che aspettare una fine lenta ed indecorosa,
possiamo
sfruttare questa occasione a nostro vantaggio: così facendo
Voldemort non avrà
motivo di dubitare ulteriormente della tua fedeltà e
può darsi che ti riveli i
piani che ha in mente."
"Vantaggio?
- urlò Piton - Che vantaggio ne trarrà la mia
anima dall'ucciderti?"
Strinse i pugni, incapace di fermare il tremore che lo scuoteva.
"Se
potessi evitarti questo dolore lo farei, ma sai benissimo anche tu che
non c'è
altro modo. Quando verrà il momento, tu mi ucciderai,
Severus, procederai con
il nostro piano. - gli occhi dell'anziano mago si fecero duri - E
questo è un
ordine."
Quella
notte, quella terribile notte si rivelava ad Harry in una nuova e mai
considerata prospettiva: Silente non stava implorando Piton di
risparmiarlo,
mentre invocava dolcemente il suo nome. No, lo stava supplicando di
avere il
coraggio di adempiere a quella sciagurata promessa. Lo supplicava di
ucciderlo.
E
quando Harry l'aveva affrontato, vicino alla capanna in fiamme, il
volto
dell'uomo era deformato dalla rabbia e dall'odio, ma tali sentimenti
erano
rivolti solo verso se stesso. Era dolore ciò che sputava
fuori assieme alle
parole, dolore per la morte del suo vecchio amico. E, intanto, gli
salvava la
vita per l'ennesima volta, tenendolo a bada ed impedendogli di
inseguire i
Mangiamorte, in quella che sarebbe stata senza alcun dubbio, un'azione
suicida.
Severus
Piton aveva voluto bene a Silente, non meno di quanto avesse fatto
Harry. E
nonostante questo, l'aveva ucciso, obbedendo ad un suo stesso ordine. "Tu saresti mai stato in grado di fare
ciò che chiese Silente?" si chiese. Il ragazzo
alzò lo sguardo verso
l'anziano mago: era sconvolto.
"Per
dovere di cronaca, devo dirti che quest'anno è stato lui,
utilizzando un
Imperius su Zacharias Smith, a far comparire quel messaggio sulla mia
tomba,
quello che vi ha aiutato a scoprire che Voldemort controllava le vostre
mosse."
"Ero
convinto fosse lei, signore. Lo credevo davvero."
"Credo
proprio che Severus contasse su questo, perchè non avresti
mai accettato un
suggerimento che provenisse direttamente da lui. E immagino che abbia
cercato
di boicottare Voldemort anche in altri modi che non ho avuto modo di
conoscere.
So che l'hai odiato Harry e a volte hai avuto ragione a farlo,
perchè Severus non
ha mai mostrato altro che odio e disprezzo nei tuoi confronti, ma non
potevamo
permetterci che Riddle sospettasse qualcosa. C'erano in gioco troppe
cose
importanti."
Harry
scosse la testa "Io non capisco. Perchè Piton ha fatto tutto
questo? Perchè
in tutti questi anni mi avrebbe protetto? Lui odiava mio padre..."
"E'
vero. Il fatto è che tuo padre ha avuto qualcosa che a lui
non è mai stato
concesso e che desiderava ardentemente: l'amore di Lily."
"Non
può essere, lui non amava mia madre! La chiamò
'sporca mezzosangue', l'ho visto
in un suo ricordo."
"Severus
e Lily erano vicini di casa ed amici fin da bambini e i primi anni a
scuola
andavano molto d'accordo." Silente stese nuovamente la mano e una nuova
immagine prese vita davanti ai loro occhi.
"Sev,
aiutami - chiedeva una piccola Lily - Pozioni è una materia
difficile!"
"Va
bene, vieni con me." le rispose un altrettanto piccolo Piton in tono
solenne. Condusse sua mamma sulle rive del lago, dove passò
il pomeriggio ad
illustrarle le più comuni erbe impiegate nelle pozioni del
primo anno.
E
quando al compito successivo Lily prese 'O' si voltò
raggiante, cercando Piton
e gli sorrise.
"Col
tempo le cose cambiarono: Severus iniziò a frequentare
compagnie che Lily detestava,
finirono per allontanarsi. In quel
ricordo che tu spiasti, lei lo vide mentre James e Sirius lo umiliavano
e
questo ferì il suo orgoglio. Non pensava davvero
ciò che disse in quel momento
e so per certo che se ne pente tutt'ora, così come si pente
di aver rivelato a
Voldemort la profezia." Silente stese nuovamente il braccio e una nuova
immagine si formò davanti a loro: un giovane Severus,
accovacciato davanti alla
lapide dei suoi genitori scavava nella terra a mani nude, senza magia,
per
mettere a dimora un bulbo di gladioli. Sfiorò con un dito la
pietra fredda e
sussurrò "Qualsiasi cosa accada, io proteggerò
tuo figlio, Lily. E'
l'unica cosa che posso fare per te. Anche se questo non
laverà via le mie
colpe. Anche se non avrò mai il tuo perdono."
Gladioli
e non gigli per sua mamma, perchè Lily nell'anima era una
combattente [2].
L'immagine
cambiò più e più volte, mostrando
Piton in piedi davanti alla lapide nel corso
degli anni, immobile, le labbra serrate, il dolore ancora vivo nel
fondo di
quegli occhi nerissimi, il tempo che impietoso scavava rughe sul suo
volto e
quella pianta di gladioli che tornava sempre a germogliare, come una
promessa
che si rinnovava nel tempo.
"Io..."
iniziò Harry, ma non trovava le parole. Non c'erano parole.
"Credo
che tu possa smettere di odiarlo, ora. - disse Silente con
semplicità - Ma
adesso devi proprio andare. Oltretutto vorrei che mi facessi un favore:
sta per
arrivare Fanny, porta un pacchetto molto prezioso e vorrei che tu lo
consegnassi al Wizengamot. Addio Harry. Se puoi, vai a fare due
chiacchiere
ogni tanto con il mio ritratto: ho idea che gli farebbe molto piacere."
I
contorni del paesaggio attorno a loro presero a sfocare, a dissolversi.
"Un'ultima cosa, signore."
"Dimmi pure."
"Sassi, bruscolini, calzini di lana."
Il volto di Silente fu illuminato da un sorriso compiaciuto "Questo si
chiama parlare, Harry."
Il ragazzo
spalancò gli occhi nel buio. L'incantesimo di Voldemort
aveva devastato i
dintorni della sua vecchia casa, ma la lapide, come nell'occhio di un
ciclone,
era rimasta intatta. Lo stelo di gladioli bianchi ondeggiava
placidamente nella
brezza notturna.
Il
cielo fu solcato all'improvviso da un bagliore infuocato, come una
meravigliosa
cometa "Fanny!" il ragazzo si rialzò e, naso all'aria, corse
dietro
alla fenice di Silente.
Attorno
a lei si udivano parecchie voci concitate e schiocchi continui di
materializzazioni. Oleander aprì gli occhi, per trovarsi
distesa sul petto di
Severus: il mago era ancora incosciente e la ferita sul fianco aveva
ripreso a
sanguinare. Si guardò in giro in cerca di aiuto, ma le vie
d'intorno erano un
turbinio di caos: "I babbani si sono accorti di qualcosa, alcuni stanno
venendo da questa parte." "Bisogna chiamare il Ministero, servono
delle squadre di obliviatori, con urgenza." "Ci sono diverse persone
prigioniere da mesi nelle proprie case, dobbiamo liberarle."
"Perchè
gli Auror tardano tanto?" "Qui, qui, ho bisogno di aiuto."
Severus
si mosse, gemendo per il dolore. Oleander lo aiutò a
mettersi seduto.
"Serve
aiuto?" un mago si avvicinò a loro.
"Grazie,
ma penso di farcela da sola. Mi smaterializzerò direttamente
al San
Mungo..." Oleander non riuscì a completare la frase,
perchè il mago, un
Auror, le puntò la bacchetta tra gli occhi.
"Ho
trovato il ricercato Severus Piton - urlò - chiamate
rinforzi, dobbiamo
arrestarlo."
"No!
- lo implorò Oleander - Devo portarlo subito in ospedale."
"Non
se ne parla! - urlò l'uomo, inferocito - quest'uomo
è il braccio destro di
Colui-che-non-può-essere-nominato, l'unico posto dove
finirà è un'aula di
tribunale... se ce lo facciamo arrivare."
"E'
ferito! - gli urlò di rimando Oleander, altrettanto
furibonda - E' ferito
gravemente."
"Non
mi importa. - disse l'Auror - Per quel che mi interessa, può
anche morire qua,
così ci risparmiamo la seccatura di fargli un processo."
"Maledetto
mulo!"
pensò Oleander e la sua mano corse alla bacchetta, ma
Piton la bloccò "Non fare pazzie, ti ucciderebbe." le
sibilò ad un
orecchio.
"Basta
così, Farland. - la mole possente di Shacklebolt comparve
dietro l'Auror - Noi
siamo diversi da Tu-sai-chi, non usiamo i suoi metodi."
"Come
vuoi Kingsley, ma almeno lasciami assicurare che non fugga. Incar..."
l'Auror non potè completare l'incantesimo, perchè
Fanny atterrò giusto tra lui
e Piton ed Oleander, spalancando le sue ali rosso fuoco e levando un
grido
acuto, come a dire che chi avesse voluto toccarli, avrebbe prima dovuto
fare i
conti con lei.
"Da
dove arriva questo uccello?" chiese Farland, grattandosi la testa.
"Quella
è Fanny, la fenice di Albus Silente." ansimò
Harry, arrivando di corsa. Scansò
Shacklebolt e le mille domande che sicuramente aveva da fargli e si
avvicinò
all'uccello, accarezzandolo sulla testa. Docilmente la fenice gli porse
un
rotolo di pergamena che teneva stretto in una zampa, all'interno del
quale
c'era una piccola ampolla contenente una sostanza argentata. "Immagino
che
questo sia ciò di cui mi parlava il professor Silente." La
fenice annuì,
continuando a tenere le ali spalancate a protezione di Piton e Oleander.
Harry
si volse verso Shacklebolt "Voldemort è morto. E non
c'è alcun motivo di
trattenere o arrestare quest'uomo: è sempre stato dalla
nostra parte e ci ha
aiutato a sconfiggerlo. E se non volete credere a me, potete credere ad
Albus
Silente." Mise nelle mani dell'Auror nero la pergamena ed il ricordo e
tornò
a guardare Piton e Oleander.
La
maga sorrise, poi abbracciò Severus, concentrandosi per
smaterializzarsi e in
quel momento il ragazzo fissò i suoi occhi verdi in quelli
nerissimi dell'uomo
"Grazie di tutto, professor
Piton."
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NOTE:
[1]
Sì, lo so. Questa scena è presente solo nel film
e non nel libro, dove le cose
sono descritte in modo diverso, Ma mi piace troppo, troppo. Non potevo
non
metterla.
[2]
Il nome del gladiolo deriva dal latino e significa "piccola spada".
Io ho sempre pensato che fosse questo il fiore che meglio descriveva
Lily, la
madre combattiva, battagliera e coraggiosa, più del giglio.
"Ho
fatto morire Voldemort affogandolo nella melassa." è stata
la prima cosa
che ho pensato alla fine di questo interminabile capitolo XD. Il
più sofferto,
il più difficile da scrivere. Ma tutto sommato ne sono
soddisfatta. E,
finalmente, riesco a far pronunciare ad Harry "Professor Piton" e non
più solo "Piton". Un gesto di rispetto assolutamente dovuto.
RINGRAZIAMENTI:
@ Arabesque:
Eh, pensa che io, dopo aver
letto la scena di Nagini in DH, ho chiuso il libro e l'ho riaperto dopo
quattro
giorni -.-