Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: _Syn    09/09/2010    2 recensioni
Partecipa alla challenge indetta dalla community bingo_italia
*Rivolta napoletana guidata da Masaniello - 1647*
La verità era che Romano aveva fame e in quella casa si sentiva parlare solo di guerra, di spese e di casse vuote, di tasse assurde e di rivolte.
La verità era che quella dannata biblioteca era il luogo dove il silenzio si acquattava dietro le sue orecchie, pronto però a fischiare come il vento tra le foglie, ricordandogli che esso non avrebbe riportato indietro il vecchio splendore. Nel silenzio, Romano non avrebbe concluso nulla.
Il rumore assordante che quegli scaffali avevano prodotto, sollevando polvere e sporcizia – miseria – aveva per un attimo zittito il silenzio insinuante. Poi la decisione. Poi, qualcosa dentro di lui scattò, come quando al mercato una mela rotola via, chissà se per caso o per una ragione ben precisa, e il primo mendicante la afferra, gli occhi che si tingono di rosso e la gola che arde. E’ la follia, la fame, è essere ciechi. E una mela, anche marcia, ricoperta di polvere, costituisce più luce del sole che splende impietoso sui mille volti della povertà. Lei non vuole vederla mai nessuno, neanche quando ce l’hai appiccicata agli occhi, marchiata a fuoco nello stomaco e incisa nelle orecchie.
E’ follia, ma la lucidità che serve per renderla capace di ottenere qualcosa nasce sempre, dopo il silenzio, dopo il rumore. E’ un po’ speranza e un po’ disperazione, un po’ umanità e un po’ voler salire dove nessuno s’era mai innalzato.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Autrice: AlexielFay
Fandom: Axis Powers Hetalia
Personaggi: Romano, Spagna, Francia
Pairing: Spagna/Romano
Genere: Introspettivo, Angst, Storico
Rating: Giallo
Avvertimenti: OneShot, Shounen-ai

PromptGrida

Link alla community: http://community.livejournal.com/bingo_italia/
Link alla tessera
: http://alexiel-fay.livejournal.com/20132.html

Note: In questa one shot si parla della rivolta napoletana guidata da Masaniello prima e da Gennaro Annese poi. 

Vi lascio ciò che dice Wikipedia:

Quella di Masaniello non fu una rivolta antispagnola e repubblicana, come avrebbe voluto la storiografia dell'Ottocento che, profondamente influenzata dai valori risorgimentali, vedeva in lui un patriota ribellatosi alla dominazione straniera. Le cause degli eventi del luglio 1647 risiedono esclusivamente nella specificità politica, economica e sociale della Napoli spagnola nella prima metà del Seicento.

La rivolta fu scatenata dall'esasperazione delle classi più umili verso le gabelle imposte sugli alimenti di necessario consumo. Il grido con cui Masaniello sollevò il popolo il 7 luglio fu: «Viva il re di Spagna, mora il malgoverno», secondo la consuetudine popolare tipica dell'Ancien régime di cercare nel sovrano la difesa dalle prevaricazioni dei suoi sottoposti. Dopo dieci giorni di rivolta che costrinsero gli spagnoli ad accettare le rivendicazioni popolari, a causa di un comportamento sempre più dispotico e stravagante Masaniello fu accusato di pazzia, tradito da una parte degli stessi rivoltosi ed assassinato all'età di ventisette anni.

Nonostante la breve durata, la ribellione da lui guidata indebolì il secolare dominio spagnolo sulla città, aprendo la strada per la proclamazione dell'effimera e filofrancese Real Repubblica Napoletana, avvenuta cinque mesi dopo la sua morte. Questi eventi, visti in un'ottica europea, riaccesero la tradizionale contesa tra Spagna e Francia per il possesso della corona di Napoli.

***

Come il silenzio, come la follia

Non si distingueva quasi nulla in quella immensa nuvola di polvere. Lovino camminava alla cieca, attento a non mettere un piede in fallo e ricommettere l’errore che aveva portato a quel caos.

Dannazione...” tossì, portandosi una mano alla bocca. Cercò di aprire gli occhi ma la polvere bruciava e lo faceva lacrimare. Camminare in quel disordine di libri e scaffali distrutti sarebbe equivalso a rompersi una gamba. Non sarebbe stato così tragico e polveroso se avesse fatto le pulizie come Antonio gli aveva chiesto da quando era arrivato a casa sua. Ma che ci poteva fare lui se la Biblioteca era così grande e sconfinata? Ci sarebbero voluti secoli per spolverare ogni cosa, perciò aveva lasciato che la polvere si depositasse su quei tomi e che il legno degli scaffali marcisse, lento, e smettesse di sostenere il peso di quella storia che si portavano dietro da così tanto tempo.

Anche il pavimento era lurido, notò, quando poggiò una mano per non perdere l’equilibrio mentre cercava di sedersi. Non sarebbe stato difficile ritrovarsi il corpo ricoperto di ragni. All’idea restò disgustato e si chiese se sarebbe stato meglio affrontare la giungla di legno e carta oppure ritrovarsi quelle bestie schifose addosso. Non si diede risposta e restò semplicemente in attesa, sperando che la storia dei ragni fosse solo uno scherzo della sua immaginazione. Alzò le mani dal pavimento, per evitare che si sporcassero ancora, e le ripulì sulla camicia bianca, anch’essa sudicia ormai. La polvere stava ricadendo, ormai, ed era possibile vedere meglio il disordine regnante.

Lovino sbuffò. Sarebbe toccato a lui rimettere in ordine? Fino a prova contraria la colpa era sua, considerando che non aveva messo piede in Biblioteca per pulire praticamente da quando era arrivato lì. Ci era andato qualche volta, soprattutto accompagnato da suo fratello o da Spagna, quando sentiva il bisogno di ritrovare un po’ di silenzio. Persino Antonio chiudeva la bocca in quel luogo. Era un po’ come una Chiesa, diceva, solo che potevi scegliere in cosa credere, in Biblioteca. C’erano talmente tanti libri diversi che sarebbe stato difficile persino sceglierne uno.

Aguzzò la vista e riconobbe la porta, socchiusa, accanto alla quale c’era un ammasso di libri. Non perse tempo a chiedersi quanta cultura avesse fatto fuori con un colpo solo – prendere a calci uno scaffale maledetto e far partire un effetto domino da paura era stata un’azione perfettamente giustificata.

La verità era che Romano aveva fame e in quella casa si sentiva parlare solo di guerra, di spese e di casse vuote, di tasse assurde e di rivolte.

La verità era che quella dannata biblioteca era il luogo dove il silenzio si acquattava dietro le sue orecchie, pronto però a fischiare come il vento tra le foglie, ricordandogli che esso non avrebbe riportato indietro il vecchio splendore. Nel silenzio, Romano non avrebbe concluso nulla.

Il rumore assordante che quegli scaffali avevano prodotto, sollevando polvere e sporcizia – miseria – aveva per un attimo zittito il silenzio insinuante. Poi la decisione. Poi, qualcosa dentro di lui scattò, come quando al mercato una mela rotola via, chissà se per caso o per una ragione ben precisa, e il primo mendicante la afferra, gli occhi che si tingono di rosso e la gola che arde. E’ la follia, la fame, è essere ciechi. E una mela, anche marcia, ricoperta di polvere, costituisce più luce del sole che splende impietoso sui mille volti della povertà. Lei non vuole vederla mai nessuno, neanche quando ce l’hai appiccicata agli occhi, marchiata a fuoco nello stomaco e incisa nelle orecchie.

E’ follia, ma la lucidità che serve per renderla capace di ottenere qualcosa nasce sempre, dopo il silenzio, dopo il rumore. E’ un po’ speranza e un po’ disperazione, un po’ umanità e un po’ voler salire dove nessuno s’era mai innalzato.


I libri, intanto, restavano ammassati lì, davanti alla porta, un po’ dappertutto. Sud Italia continuava a guardarli, chiedendosi a un certo punto chi avrebbe parlato di lui e scritto della sua storia, se ci sarebbe stato posto per un momento di coraggio. Un momento in cui restarsene buoni, nella codardia, si sarebbe trasformato in qualcosa di lucente, qualcosa da ricordare e in cui ricordarsi del sapore della libertà.

Le unghie affondarono nella carne del braccio e gli occhi restarono fissi sui libri. Colse un rumore, poi, proprio dietro la porta, e gli occhi di Spagna incontrarono i suoi.

Romano aveva gli occhi stanchi, le guance pallide – un pallore che neanche il grigio della polvere poteva nascondere – e le labbra che il rosso l’avevano dimenticato.

Spagna aveva gli occhi del dominatore, di chi rincorre il potere e si fa amare e odiare, di chi potrebbe affondare da un momento all’altro. Eppure, nascosto lì, sulle labbra e in fondo alla gola, chiunque avrebbe potuto sostenere che vi fosse accucciato come un toro scatenato un urlo di vittoria, qualcosa per cui risorgere. Cenere che si trasformava in pioggia, pioggia che avrebbe costruito un regno di ricchezza.

C’era il dubbio e il silenzio, però, in quel momento. Ed era quello che Romano voleva distruggere, per portare la sua terra dove voleva che fosse. Dove fosse libera dalla fame, dove non fosse necessario avere quegli occhi per guadagnarsi un abbraccio da un dominatore bastardo che proprio non riusciva a farseli gli affari propri.

Ho fame...”

Non mi lasciare.”



Il 7 giugno 1647 Napoli insorse.


C’era ancora polvere, ovunque. C’erano le urla e c’era festa. Ma la polvere rimaneva.

C’era meno fame e una speranza in più. C’era qualcuno che urlava qualcosa sulla parità tra le classi sociali e ricordava il passato.

In un angolo una mela rotolava via, spinta dai passi di chi impugnava coraggio e cambiamento tra le mani. E urlavano, sì, urlavano.

La mela rotolava, nessuno la vedeva.

La mela rotolava, nessuno la raccoglieva.


C’era la paura di un potere troppo grande nelle mani di chi era troppo piccolo. Di chi era sempre stato troppo insignificante.

C’era il terrore di tornare come prima.

C’era un fiume che straripava, gli argini distrutti. Napoli era insorta per fermare la follia della fame, ma aveva creato la follia del potere. La cecità, come la polvere, restava.



Era tornato in quella biblioteca, Romano, dopo tutte quelle urla. Erano diventate troppo alte.

Gli scaffali erano ancora riversi sul pavimento, i libri sparsi qua e la e il silenzio dietro le orecchie non fischiava più. Non esisteva.

C’era la follia, ancora. Animava la gente, la spingeva a desiderare di più, a desiderare una libertà ancora più grande. Qualcosa per assicurarsi un futuro, forse, oppure semplicemente per rendere meno misero il presente. Al futuro chi ci pensava? La povertà ti permette di pensare ai giorni presenti, a quello che hai e quello che non hai.

E’ come la follia. E’ qui e ora.

E’ come la fame.

Si lasciò cadere nello stesso angolo polveroso in cui era finito quel giorno, incapace di vedere. Ora vedeva ogni cosa, la sentiva perfettamente nel petto. Pulsava insieme alla rivolta, aveva il suono dei passi degli spagnoli che andavano via e di qualcun altro che giungeva.

Quella casa così grande, vuota, adesso non aveva più profumo.


La mela rotolava verso qualcosa che potesse vederla. Verso qualcuno che la raccogliesse.

La mela, spinta via dai passi di chi arrancava verso la libertà, fu raccolta.

Qualcuno che desiderava di più, qualcuno che la offrì a chi avrebbe potuto donare di più.


Il 22 ottobre 1647 la Francia fu accolta a Napoli e nacque la Repubblica Napoletana.



Ora non era semplicemente fuori dalla porta della Biblioteca. Ora, Spagna era fuori da tutto.

Dannato Francia...”

Tossì, sfiancato dalla urla, dalle richieste, dalla pazzia uccisa dal veleno.

Era appassito come appassisce una rosa che viene strappata dal roseto. Senza grazia, senza dolcezza. In una agonia che si era accumulata nelle ossa, appesantendo ogni passo e facendo risuonare la morte nelle orecchie. Pulsava lento, il cuore, e poi accelerava, scuotendo il petto e ritirandosi immediatamente, come la risacca. Inondava di vita ciò che era rimasto e poi, allo stesso modo, strappava via ogni cosa. Tutto ciò che restava era solo uno spicchio di cielo, appena visibile attraverso le palpebre socchiuse, incapaci di stare aperte.

Si sentiva odore di polvere, odore di tramonto. Il sole veniva accolto dalle tenebre, morendo in una linea arancione oltre l’orizzonte, senza assicurargli che l’avrebbe rivisto presto.

Pensò a Romano, a lui sì, accoccolato in quella marea di libri, ricoperto di polvere e circondato da scaffali distrutti. Legno marcio, carta e inchiostro. E Romano. Romano che aveva fame, Romano che l’aveva guardato per un attimo attraverso la fessura tra la porta e il muro, chiedendosi cosa fare, se fosse giusto o sbagliato.

Poi sospirò e il petto bruciò come se avesse il fuoco, dentro, ma non lo stesso fuoco passionale che l’aveva spinto a diventare la Spagna grande e conquistatrice che era stata. Era un fuoco sottile, come una spada che si conficca nel petto e si rifiuta di dare il colpo di grazia. Dona solo dolore, non dona la misericordia. Magari è il peccato che si ritorce contro il peccatore, che ne ha abusato fino a renderlo un’anima redenta. Il peccato che viene perdonato e il peccatore che muore in un’agonia infinita. Il peccato che fugge dal peccatore, il peccato che si rende conto della fine incombente e cerca salvezza.

Rise l’amarezza degli anni trascorsi e poi, mentre l’ennesima onda scuoteva ogni cosa che aveva dentro, mettendo disordine e rubando l’emozione, Spagna vide la linea dell’orizzonte diventare tutt’uno con il cielo blu scuro.

Avrebbe riposato solo un po’, nascondendosi nel blu, e al prossimo sole le mani affondante nella sabbia l’avrebbero stretta a mucchi, trasformandola in oro.

Avrebbe dormito mentre le onde riducevano pian piano l’agonia.

Romano...”

E sarebbe tornato, alla fine.



Che stai facendo, Romano?”

Francia entrò in Biblioteca, trovandolo mentre era intento a raccogliere qualcosa, una scopa in mano.

Romano si voltò, osservando quello che era il suo nuovo padrone. Se era sbagliata, quell’immagine, lui non sapeva dirlo. Se sarebbe stato meglio per tutti, non poteva saperlo. Però quelle urla erano diventate assordanti, quella polvere gli aveva fatto bruciare gli occhi troppo a lungo.

Pulisco.”

Chissà se l’avrebbe ritrovato, dietro le pagine e sotto il legno, quel silenzio che frusciava come il vento tra le foglie.

Chissà se al tramonto avrebbe guardato la linea arancio dell’orizzonte svanire nel blu, respirando un po’ anche per lui.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: _Syn